Scalata al
Campidoglio: Dove c’è casino ci sono buoni affari per tutti.
(di Stelio W.
Venceslai)
I
commenti stupiti si sono intrecciati per l’etere. Si è parlato di violazione
del Tempio della democrazia, d’incitamento alla rivolta, di un putsch mal riuscito, di un’improvvisa
crisi interna alla società americana, sfociata in un inusitato gesto di
violenza.
Sono
tutte cose fritte e rifritte, spesso ripetute a vanvera.
L’America
non è il Tempio della democrazia, con un sistema elettorale vecchio come il
cucco che permette a una minoranza di avere il maggior numero di grandi
elettori, come accadde con la Clinton nelle scorse elezioni, che prese tre
milioni di voti in più e perse la presidenza a vantaggio di Trump.
L’attacco
al Campidoglio, a Washington, è stato una sceneggiata violenta, ma nulla di
simile a un colpo di Stato. Penso alla rivoluzione romena, che ha travolto i Ceausescu,
penso al tentativo di colpo di Stato comunista, a Mosca, sedato da Eltsin.
Scandalizzarsi perché quattrocento facinorosi armati hanno invaso la sacra
soglia del Campidoglio, in un Paese armato fino ai denti come se fosse in stato
di guerra, è pura e semplice ipocrisia.
Che
poi questo gesto sia stato classificato come violento è corretto dirlo, ma
l’America è sempre stata violenta, priva di una sanità pubblica decente, con una polizia che spara
alle spalle di chi fugge o di chi è già ammanettato, dove si ammazzano i
Presidenti o i leader del dissenso e
la crudeltà si esercita soprattutto nei confronti delle minoranze povere del
Paese, quelle che credono ancora nel “sogno” americano.
Se
quei quattrocento facinorosi fossero stati di colore, quanti morti si sarebbero
ammassati sulle scalinate di Capitol Hill?
La
verità, invece, è che Trump ha dato fastidio a tutti, non solo ai democratici,
ma anche ai repubblicani, non solo all’America, ma a tutto il mondo.
Rozzo,
incompetente, imprevedibile, razzista e confusionario, ha governato come un leader da Paese del terzo o del quarto
mondo, pieno di boria per la potenza del denaro e delle sue forze armate, con una
visione politica da primitivo, credendo che America
first fosse la formula per permettersi tutto, anche negare l’evidenza della
pandemia, l’evidenza delle elezioni perse, l’evidenza del disagio suscitato nel
mondo dalla sua politica tracotante.
Scopriamo
adesso che questo Paese è lacerato dalle divisioni esistenti nella sua
popolazione? Il melting pot non ha
giovato all’integrazione e neppure alla democrazia. Ha consentito solo un
migliore sfruttamento delle risorse umane.
Fa
tristezza vedere una bandiera in fondo gloriosa, come quella dell’antica
Confederazione degli Stati del Sud, sventolata da un italo-americano, pensate,
travestito da sciamano, che sale le scale del Campidoglio con le corna in testa
per opporsi alla sconfitta di Trump. Una metafora della confusione culturale
esistente.
Fa
tristezza, mentre qualcuno piange i suoi inutili morti per sostenere una causa
persa, che la Borsa voli a livelli stratosferici, altra metafora
dell’indifferenza del business americano
e delle grandi multinazionali, il cui potere politico-sociale ed economico è
determinante per il destino degli Stati Uniti e del mondo che non quello del
Congresso, rispetto al dramma reale che sta vivendo l’America, con otto o nove
milioni di disoccupati, quattro/cinque milioni di ammalati e più di
duecentomila decessi al giorno per il Covid.
Mi
ricorda, al tempo del terremoto dell’Aquila, quegli imprenditori che si
fregavano le mani pensando ai soldi che sarebbero arrivati per la
ricostruzione.
A
fronte di tutto questo, c’è un uomo solo, abbandonato da molti dei suoi fedeli,
che però è ancora il Capo dello Stato, il Capo delle Forze Armate e ha in mano
la valigetta nucleare. Potrebbe essere un pericolo pubblico. Non sarà così,
molto probabilmente, ma è da riflettere su un sistema politico che riesce a
mandare al potere dello Stato più forte del mondo un soggetto del genere.
Biden,
il suo successore, avrà un compito molto difficile per ricucire, almeno
apparentemente, le divisioni americane. L’uomo è un tranquillo, un buon nonno,
non certo un’aquila rampante sul Campidoglio. È rassicurante, se non
l’ammazzano prima. Non sarebbe insolito. I suoi interventi sono pacificatori,
più da Capo di una chiesa che da Capo di Stato. Non è un trascinatore di folle,
non è un grande parlatore, non ha il carisma né dell’efficienza né
dell’ideologia. Ben altra cosa la sua vice presidente. Una scelta azzeccata.
Ciò
detto, torniamo alle mirabilia di
casa nostra, emerse in questo frangente. I populisti nostrani sarebbero
sconfitti, perché simpatizzavano per il nazionalismo di Trump. Questa è un’idea curiosa. Il nazionalismo
esclude gli altri e si fonda solo su rapporti bilaterali, come ha cercato di
fare Trump. I Paesi meno importanti, come l’Italia, non possono simpatizzare
con il nazionalismo altrui, perché noi viviamo di liberi commerci con tutto il
mondo, il più possibile aperto. E, poi, chi sono, i nazionalisti o i populisti
nostrani? La destra, certamente,
di Salvini e della Meloni. Ma non erano populisti anche quelli di 5Stelle che
sono stati eletti dalla gente comune, quella che era stufa dei giochetti dei
politicanti di casa nostra? Non è stato Trump a dare una spinta considerevole
al Conte bis, mentre erano in corso le trattative per il governo giallo-rosso,
con la famosa missiva a “Giuseppi”?
O
Trump non aveva capito nulla di come stavano le cose in Italia, il che è più
che possibile data la sua personale dimensione culturale, oppure i suoi
consiglieri erano convinti che appoggiare “Giuseppi” fosse più utile agli Stati
Uniti che farlo nei confronti di Salvini o della Meloni, populisti sì, ma non
alle soglie del potere e, quindi, “graditi, ma non richiesti.”
Queste
pseudo polemiche tra i nostri politici che aspirano ad essere i primi e più
fedeli serventi degli Stati Uniti sono la costante riprova che nulla cambia nel
nostro Paese. D’altro canto, la
dignità, se uno non ce l’ha o l’ha perduta, è difficile ritrovarla. Non a caso
anche in Italia la Borsa segna al rialzo. Altro che preoccupazioni per
l’imminente crisi do governo!
Dove
c’è casino ci sono buoni affari per
tutti.
Roma, 08/01/2021



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