Le dimissioni di Zingaretti
Con un post su Facebook pubblicato alle
16.17 di ieri, Nicola Zingaretti ha annunciato le dimissioni dal ruolo di
segretario del Partito democratico.
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«Lo stillicidio non finisce. Mi vergogno
che nel Pd, partito di cui sono segretario, da 20 giorni si parli solo di
poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid,
c’è il problema del lavoro, degli investimenti e la necessità di ricostruire
una speranza soprattutto per le nuove generazioni.
Sono stato eletto proprio due anni fa.
Abbiamo salvato il Pd e ora ce l’ho messa tutta per spingere il gruppo
dirigente verso una fase nuova. Ho chiesto franchezza, collaborazione e
solidarietà per fare subito un congresso politico sull’Italia, le nostre idee,
la nostra visione. Dovremmo discutere di come sostenere il Governo Draghi, una
sfida positiva che la buona politica deve cogliere.
Non è bastato. Anzi, mi ha colpito invece
il rilancio di attacchi anche di chi in questi due anni ha condiviso tutte le
scelte fondamentali che abbiamo compiuto. Non ci si ascolta più e si fanno le
caricature delle posizioni.
Ma il Pd non può rimanere fermo,
impantanato per mesi a causa di una guerriglia quotidiana. Questo, sì,
ucciderebbe il Pd.
Visto che il bersaglio sono io, per amore
dell’Italia e del partito, non mi resta che fare l’ennesimo atto per sbloccare
la situazione. Ora tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità. Nelle
prossime ore scriverò alla Presidente del partito per dimettermi formalmente.
L’Assemblea Nazionale farà le scelte più opportune e utili.
Io ho fatto la mia parte, spero che ora il
Pd torni a parlare dei problemi del Paese e a impegnarsi per risolverli. A
tutte e tutti, militanti, iscritti ed elettori un immenso abbraccio e grazie.
Ciao a tutte e tutti, a presto. Nicola»
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«Non lo aveva detto a nessuno. Non aveva
avvertito quelli che ormai considera gli avversari interni, cioè il ministro
della Difesa Lorenzo Guerini e l’ex presidente del partito Matteo Orfini. Ma
c’è di più: Nicola Zingaretti non aveva anticipato le sue intenzioni di
dimettersi nemmeno al vice segretario Andrea Orlando e all’alleato Dario
Franceschini. Neanche loro, che pure hanno con il leader del Pd un rapporto
molto stretto ne sapevano niente. Hanno appreso la notizia dai social e
dalle agenzie di stampa. E si sono consultati tra di loro per capire il da
farsi. La mossa del segretario ha spiazzato i massimi dirigenti del partito:
avversari interni e alleati. E ora nel Pd ci si interroga su questa uscita:
Zingaretti intende mollare davvero oppure il suo annuncio di dimissioni è un
modo per stanare tutti, amici e nemici, e poi rilanciare?» [Meli, CdS].
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«La parola passa dunque ai mille che si
riuniranno il 13 e 14 marzo. Per Statuto, in caso di dimissioni, l’assemblea
può eleggere un nuovo segretario oppure sciogliersi. Nel primo caso, se
Zingaretti non tornerà sui suoi passi, il successore dovrà essere votato dai
due terzi dei componenti. Numeri che ci sono, visto che due anni fa l’attuale
leader vinse le primarie con il 66%» [Vitale, Rep].
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«Dopo lo sgomento iniziale, dal partito si
è levato un coro di inviti a ripensarci, non solo dalla maggioranza, anche se
spicca il silenzio di Bonaccini e dei sindaci, da Nardella a Gori» [Jerkov,
Mess].
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«Franceschini ha twittato “tutti insieme
per Zingaretti” ma molti nel Pd sospettano che si tratti di un “bacio di
Giuda”» [Ajello, Mess].
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Secondo i suoi fedelissimi, Zingaretti non
ha alcuna intenzione di tornare sui propri passi: «Non sarebbe una cosa seria e
Nicola è una persona seria».
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Giuseppe Conte gli ha telefonato. Draghi,
a quanto pare, no.
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«Aridatece il Pci» [Jena, Sta].
Il Papa oggi vola in Iraq
Papa Francesco questa mattina alle 7:30
decollerà da Roma sul volo Alitalia AZ4000 e atterrerà a Baghdad quando da noi
saranno le 12. Inizierà così la sua prima visita ufficiale dall’inizio della
pandemia, una visita in un paese pieno di rischi, politicamente instabile, dove
si sono registrati diversi attentati nelle ultime settimane e dove la pandemia
sembra ancora fuori controllo. Per quattro giorni Francesco girerà l’Iraq da
nord a sud, toccando città che erano state controllate dall’Isis. La visita si
concluderà lunedì 8 marzo dopo 700 chilometri e decine di incontri. Sarà la
prima visita di un Papa nella storia dell’Iraq.
[vedi anche la sezione Oggi]
«Il volo papale Alitalia AZ4000
Roma-Baghdad sarà il primo al mondo con a bordo tutti passeggeri vaccinati contro
il Covid. Circa 130 persone — tra pontefice, seguito vaticano, una settantina
di giornalisti, personale della compagnia aerea e addetti alla sicurezza — sono
state immunizzate. Secondo il comunicato di Alitalia a salutare Bergoglio
sottobordo ci sarà il commissario della compagnia Giuseppe Leogrande.
L’equipaggio di undici persone, anche loro vaccinate contro il Covid-19, sarà
composto da tre piloti (tutti con 15-19 mila ore di volo alle spalle) e otto
assistenti di volo. Gli spostamenti interni al Paese – Najaf, Nassiriya, Erbil
– saranno gestiti dal vettore locale Iraqi Airways» [Berberi, CdS].
Casaleggio va alla guerra
Con un post sul Blog delle Stelle,
l’associazione Rousseau ha annunciato il Manifesto Controvento, un «codice
etico di riferimento per la propria azione, ma anche un perimetro solido e ben
definito di termini e condizioni di utilizzo dell’ecosistema Rousseau». La
presentazione ufficiale sarà mercoledì prossimo, ma sembra la nascita del
partito di Davide Casaleggio, in contrapposizione con il M5s. «Un atto di
guerra», l’hanno definito a caldo dal Movimento, i cui vertici si dicono
all’oscuro dell’iniziativa. Nel manifesto di Rousseau si legge: «Non è più
tempo di accontentarsi. Non è più tempo di limitare l’immaginazione. Non è più
tempo di tenere i sogni a terra. Non è più tempo di avere sogni moderati. È
tempo di confronto, di idee ribelli, di sogni che non siano bollati di utopia
da chi non ha capacità, voglia o coraggio di realizzarli. Per tornare a volare
alto dobbiamo sfidare il vento del “si è sempre fatto così».
Lo Sputnik al vaglio dell’Ema
L’Ema, Agenzia europea del farmaco, ha
annunciato di aver dato inizio alla valutazione dello Sputnik V. Per fare in
fretta l’Agenzia seguirà il metodo della “rolling review”: analizzerà i
dati sull’efficacia del siero man mano che vengono resi disponibili, senza
aspettare la fine della sperimentazione.
Draghi blocca 250 mila dosi di vaccino
dirette in Australia
L’Italia ha bloccato l’esportazione verso
l’Australia di 250.070 fiale del vaccino AstraZeneca prodotte nello
stabilimento Catalent di Anagni. «La mossa è stata resa possibile dal
regolamento europeo entrato in vigore a fine gennaio che stringe le maglie
sull’export dei vaccini prodotti in Europa verso Paesi terzi. Il regolamento
riguarda solo gli accordi di acquisto anticipato siglati dalla Commissione Ue
fino ad oggi con sei case farmaceutiche: Pfizer-BioNtech, Moderna, AstraZeneca,
Sanofi, Johnson & Johnson, CureVac. Le norme sono valide fino a fine mese,
ma sono prorogabili, e danno un diritto di veto alla Commissione sull’export.
Ma la procedura deve essere attivata dallo Stato membro. E così è andata. Il
ministero degli Esteri guidato da Luigi Di Maio ha dato parere negativo
sull’esportazione delle fiale verso l’Australia, e lo stesso hanno fatto il
ministro della Salute Roberto Speranza e l’Agenzia delle Dogane guidata da
Marcello Minenna. La ragioni del blocco sono due: la prima è la penuria di
vaccini in Italia, nonostante la terza ondata sia ormai alle porte. La seconda
è che in Australia la situazione non è invece così negativa» [Bassi e Melina,
Mess].
Elezioni amministrative rinviate in
autunno
Il Consiglio dei ministri ha approvato un
decreto legge ad hoc per rinviare elezioni regionali in Calabria, le Comunali
(previste tra l’altro a Roma, Milano, Napoli, Bologna, Torino) e le suppletive
per la Camera a Siena, che si terranno tra il 15 settembre e il 15 ottobre. Le
persone coinvolte sarebbero state 12 milioni: troppe, secondo il governo, per
consentire di tenere comizi in sicurezza prima dell’estate.
La novità del decreto è che per quest’anno
sarà ridotto di un terzo il numero di sottoscrizioni richieste per la
presentazione delle liste e candidature.
Giannini nuovo capo della Polizia
Lamberto Giannini è il nuovo capo della
polizia. Il Consiglio dei ministri l’ha nominato oggi al posto di Franco
Gabrielli, diventato nel frattempo sottosegretario con delega ai servizi. Una
scelta nel segno della continuità: da dicembre era a capo della segreteria del
dipartimento di pubblica sicurezza, di fatto il braccio destro di Gabrielli.
Nato a Roma nel 1964, in polizia dal 1989, Giannini è un esperto di
antiterrorismo, interno e internazionale. Ha lavorato alle questure di Torino e
Roma, prestando servizio nella Digos e occupandosi tra le altre cose delle
indagini sulle nuove Brigate Rosse di Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce,
responsabili degli omicidi Massimo D’Antona e Marco Biagi, delle indagini sulla
morte della studentessa della Sapienza Marta Russo e sull’omicidio della
giornalista Maria Grazia Cutuli in Afghanistan. Nel 2004 era stato nominato
capo della Digos di Roma, incarico che ha mantenuto fino al 2013. Nel 2015 era
diventato capo del Servizio antiterrorismo della polizia e nel 2017 presidente
del Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo.
Come sarà la maturità 2021
Gli esami di maturità 2021 per 470 mila
studenti partiranno il 16 giugno alle 8.30. È quanto prevedono le ordinanze
firmate dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi. Ci sarà una prova
orale, in presenza, che partirà dalla discussione di un elaborato il cui
argomento sarà assegnato dai consigli di classe entro il 30 aprile. Elaborato
che dovrà essere consegnato dagli studenti non oltre il 31 maggio. «La durata
indicativa del colloquio sarà di 60 minuti. Il credito scolastico sarà
attribuito fino a un massimo di 60 punti, di cui fino a 18 per la classe terza,
fino a 20 per la classe quarta e fino a 22 per la classe quinta. Con l’orale
verranno assegnati fino a 40 punti. La valutazione finale sarà espressa in
centesimi, sarà possibile ottenere la lode» [Bruno e Tucci, Sole].
Il coronavirus in Italia
Persone vaccinate (due dosi): 1.535.081
(2,57% della popolazione)
Prime dosi (totali): 3.374.842 (5,66%
della popolazione)
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Attualmente positivi: 446.439
Deceduti: 98.974 (+339)
Dimessi/Guariti: 2.453.706 (+13.488)
Ricoverati: 22.632 (+458)
di cui in Terapia Intensiva: 2.475 (+64)
Tamponi: 41.338.022 (+339.635)
Totale casi: 2.999.119 (+22.865, +0,77%)
[YoutTrend]
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Il tasso di positività, che mercoledì era
al 5,8%, ieri è salito al 6,7.
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«Preannunciata dagli epidemiologi, temuta
da governo, governatori e, soprattutto, operatori economici, la terza ondata è
oramai tra noi» [Russo, Sta].
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La Lombardia ha registrato 5.174 nuovi
contagiati. Era dal 27 novembre che non superava la soglia dei cinquemila casi
in un giorno.
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Da ieri tutta la Lombardia è passata in
zona arancione scuro o rinforzato e ci rimarrà almeno fino al 14 marzo. Lo
prevede un’ordinanza dal presidente della Regione Attilio Fontana. Da oggi
chiudono tutte le scuole ad eccezione degli asili nido, sarà obbligatorio lo
smart working nei casi in cui è possibile, e non si potrà andare nelle seconde
case; sui mezzi pubblici saranno obbligatorie le mascherine chirurgiche o
analoghe (e quindi non quelle in stoffa).
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Alla Scala di Milano una cinquantina di
persone, tra cui 35 ballerini e tre membri della direzione del Ballo, sono
risultate positive al tampone. Le attività del teatro sono state sospese per
due settimane, con una sola eccezione: lo Stabat Mater di
Rossini, che doveva essere trasmesso in streaming su Raiplay oggi alle 18,
andrà in onda lo stesso, visto che professori d’orchestra e membri del coro
sono tutti negativi.
«In questi momenti, la musica sacra sembra
assai appropriata» [Sta].
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Il Ministro della Salute Roberto Speranza
ha chiesto agli scienziati di verificare la possibilità di estendere il vaccino
di AstraZeneca agli over 65, come deciso ieri dalla Germania.
Pulci di notte
di Stefano
Lorenzetto
«Con Il Portavoce sto
vendendo più di Barack Obama», è l’affermazione che Giorgio Gandola, sulla
prima pagina della Verità, attribuisce a Rocco Casalino, spin
doctor del premier Giuseppe Conte in due governi. Come sempre Ta-Rocco, per
usare l’azzeccato nomignolo appioppatogli da Dagospia, le spara
grosse. Nella sua prima settimana in libreria, Il Portavoce (Piemme)
ha venduto infatti 3.665 copie, piazzandosi al 15° posto in classifica. Nella
stessa settimana, Una terra promessa (Garzanti) di Barack
Obama ne ha vendute quasi il triplo, 9.604, occupando il 6° posto in
classifica. Si deve dedurne che Casalino non la racconta giusta. E poiché da
quando è uscito, a metà novembre, il saggio di Obama ha già totalizzato 120.152
copie, per venderne di più a Ta-Rocco servirà un Grande Puntello, più che
un Grande Fratello.
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Nella rubrica «Il racconto», sul Fatto
Quotidiano, Andrea Vitali, il medico diventato romanziere di successo, si
dedica a una briosa dissertazione statistica sui consumi alcolici nel bar che
frequenta abitualmente. Parlando della grappa bianca, egli riferisce che essa è
prediletta da «quei soggetti che, ligi a vecchi costumi, usano avviare la
mattina di lavoro corroborando lo spirito con quel liquore». Definizione assai
impropria: la grappa non è un liquore bensì un distillato, per la precisione
un’acquavite di vinaccia che per legge può essere ricavata solo in Italia da
uve raccolte e vinificate esclusivamente nel nostro Paese.
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«Se esistesse un “Archivio dei giorni
perduti”, alla voce “scuola” bisognerebbe aggiungere 112 miliardi di pagine.
Tanti sono i giorni di didattica in presenza che bambini e ragazzi di tutto il
mondo hanno smarrito dall’inizio della pandemia, esattamente un anno fa»,
scrive Viola Ardone nell’incipit di un articolo sulla prima pagina della Stampa.
Anche ammettendo che dall’inizio della pandemia siano state interrotte le
lezioni in presenza per tutti i 365 giorni (il che non è) e che il fenomeno
abbia riguardato per l’intero anno tutti i 195 Stati sovrani riconosciuti
dall’Onu (il che non è), i giorni in cui sono saltate le lezioni ammonterebbero
a 71.175. L’unico dato importante è che sono stati 1,2 miliardi (stima
dell’Unesco) gli studenti costretti a ricorrere alla didattica a distanza, ecco
tutto. Ma ciascuno di loro avrebbe perduto, nella peggiore delle più fantasiose
ipotesi, 365 giorni di scuola (71.175 volendo riferirsi al totale degli Stati
sovrani). Solo che è più reboante, per i giornali, parlare di 112 miliardi di
giornate perse.
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Titoli da un’unica edizione del Domani.
Pagina 9: «Per approdare al successo, i bitcoin hanno dovuto tradire la loro
missione». Pagina 10: «La parentesi di Draghi deve servire a rendere Renzi
inoffensivo». Pagina 11: «Per essere efficace il Recovery plan deve ripartire
dalle nostre città». Ecco un quotidiano che ha il senso del dovere.
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Parlando dello snobismo sulla Verità,
Silvana De Mari afferma: «La parola deriva da s. nob., che vuol
dire sine nobilitate. Era scritto nei college inglesi di fianco ai
nomi di quelli che non erano né conti né marchesi, e che quindi spesso
sviluppavano un complesso di inferiorità che compensavano con un comportamento
ignobile di aggressione agli umili». Trattasi di una mera ipotesi che fu
avanzata, peraltro in termini un po’ diversi, da Alfredo Panzini nel Dizionario
moderno (1908): «Snob è voce di incerta etimologia. Nobs,
abbreviazione di filius nobilis, dicevasi nei collegi dei
giovanetti patrizi; coloro che vi si accostavano o ambivano accostarsi erano
detti quasi-nobs, indi snobs». Nel Grande
dizionario della lingua italiana (edito fra il 1961 e il 2002),
Salvatore Battaglia ne parla così: «Secondo un’opinione citata dal Panzini, ma
non accreditata, deriverebbe invece dall’abbreviazione s.nob. che i
cancellieri apponevano sugli
elenchi delle famiglie plebee e corrispondente alla
locuzione latina sine nobilitate “senza nobiltà”». Il
vocabolario Treccani dirime la questione in questo modo: «È
priva di fondamento l’opinione, molto diffusa, che sia un’abbreviazione della
locuzione latina s(ine) nob(ilitate) “senza nobiltà”». Infine,
ecco la definizione sullo Zingarelli 2021: «Voce inglese, di
origine scandinava, propriamente “calzolaio, uomo rozzo”; divulgata dal Libro
degli Snob, di W. M. Thackeray (1811-1863), ma presente nel gergo antico
dell’Università di Cambridge per indicare ogni estraneo a quell’ambiente e come
tale non socialmente qualificato».
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Titolo dalla Gazzetta di
Mantova del 1° marzo: «Gravissimo ma vivo il dottor Posteraro». Poiché
nell’edizione del giorno precedente un altro titolo, a tutta pagina, annunciava
«Il Montecchi piange il primario di Riabilitazione. II dottor Posteraro
stroncato da una malattia a 62 anni», il «ma» segnalava che in redazione erano
dispiaciuti non già per il macabro errore bensì perché il medico non si
rassegnava a morire. L’indomani, sospiro di sollievo in pagina: «La notizia
della prematura scomparsa del dottor Lucio Posteraro, 62 anni, vinto da una
grave malattia, è ora confermata». Più che la scomparsa, era prematura la
notizia della morte.
SL
C’era una volta
Dieci anni fa
Domenica 6 marzo 2011. Dopo la
violentissima battaglia di Zawiyah, dove l’esercito di Gheddafi ha ucciso
almeno 30 manifestanti, sono ripresi gli scontri in tutta la Libia.
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A Dar’a, in Siria, una città a maggioranza
sunnita nel sud del paese, un gruppo di ragazzi dai 13 ai 16 anni, colpevoli di
aver realizzato dei graffiti sul muro di una scuola, sono stati arrestati. Tra
le scritte si legge: «Il popolo vuole rovesciare il regime», «È il tuo turno,
dottore», messaggio diretti contro il presidente tiranno Assad. La polizia
promette ai genitori che i ragazzi sarebbero stati detenuti soltanto per poche
ore ma in serata erano ancora dentro.
È da cinquant’anni che la Siria è
governata dalla famiglia Assad. Nel paese si fa un uso massiccio di della
censura, dello spionaggio e dell’intimidazione. «Nei primi mesi della primavera
araba la rete televisiva Al Jazeera definì la Siria “il regno del silenzio”,
perché, a differenza dei suoi vicini, dall’interno dei suoi confini non
sembrava alzarsi nessuna voce di protesta o di dissenso» [IlPost].
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Il cantante Filippo Maria Fanti decide di
chiamarsi Irama.
Venti anni fa
Martedì 6 marzo 2001. Con la legge n. 64
nasce il servizio civile nazionale. Non solo un’alternativa alla leva
obbligatoria, ma un’opportunità per svolgere incarichi di assistenza,
promozione e utilità sociale.
Venticinque anni fa
Mercoledì 6 marzo 1996. Scoppia la guerra
cecena. I ribelli attaccano il quartier generale del governo russo a Groznyj.
Muoiono 70 soldati e poliziotti russi e 130 combattenti ceceni.
Trenta anni fa
Mercoledì 6 marzo 1991. A Brindisi
attraccano due navi mercantili albanesi, la Tirana e la Liriya, cariche di
6.500 profughi. Subito dopo arrivano altre imbarcazioni. Alla fine della
giornata, sulle banchine del porto si contano 15mila persone.
«La banchina Sant’Apollinare del porto di
Brindisi si riempì di feriti, di donne e bambini stremati dal viaggio e dalle
troppe ore passate in piedi o stipati come sardine nelle navi sequestrate dagli
stessi albanesi nei porti di Durazzo e Valona dove l’esercito albanese aveva
avuto l’ordine di non intervenire. Furono tutti mobilitati, polizia,
carabinieri, vigili urbani e Capitaneria di porto, tutti cercarono di contenere
l’enorme folla assetata e affamata, un continuo via vai di ambulanze per
soccorrere le persone ferite nella ressa o estenuate dal viaggio. Alle loro
spalle, in mare, una processione interminabile di imbarcazioni e navi
continuava ad arrivare sino a raggiungere in quella sola giornata quota 15.000
profughi. Alcune centinaia riuscirono ad eludere la sorveglianza e si
riversarono nelle strade della città in cerca di qualcosa da mettere sotto i
denti e vestiti puliti». [BrindisiReport]. Altri sbarchi nei giorni successivi.
Tra i profughi c’è anche l’artista Alfred
Mirashi, in arte Milot. «Aveva 19 anni quando a Durazzo salì su un barcone
senza un soldo in tasca, senza vestiti di ricambio, senza una valigia. E senza
neppure rendersi conto di quel che stava accadendo, risucchiato da una fiumana
di gente che stava scappando in massa da un’Albania resa povera e senza futuro
dalla fine del regime di Enver Hoxha. “La mia famiglia - spiega Milot - viveva
nei gulag, eravamo schiavi dei campi, e a noi era vietato studiare perché
condannati per sempre ai lavori forzati nelle campagne. Fu così che, per me,
l’Italia divenne una sorta di terra promessa” […] Alfred Mirashi finì a
Cervinara, sperduto paesino al confine tra l’Irpinia e il Sannio, meno di
diecimila anime, in provincia di Avellino, nella valle Caudina tra i monti del
Partenio e il maestoso Taburno. “Mi chiesero cosa sapessi fare e io risposi che
ero un intagliatore di legno. Mi prese a lavorare con sé Felice Ferraro. Poi,
quando espressi il desiderio di partecipare al concorso per accedere
all’Accademia di Brera, fui aiutato dalla famiglia del filosofo Carlo Bianco e
dai suoi figli”. Nel ’99 i quotidiani di Milano titolarono “Un albanese vince
il primo premio all’Accademia di Brera”. Era Milot, che l’arte ce l’aveva nel
sangue» [Custodero, Rep].
Cinquanta anni fa
Sabato 6 marzo 1971. A Roma nevica. Alle 8
di mattina si contano già 15 centimetri. Chiuso per molte ore l’aeroporto di
Fiumicino, incidenti stradali, crollo di alberi, numerose assenze negli uffici
e nelle scuole. In tutta Italia fa un gran freddo, con temperature quali non si
ricordavano da oltre mezzo secolo.
•
«Scade alla mezzanotte di oggi la tregua
sul Canale di Suez fra egiziani e israeliani. Escluso un rinnovo formale del
cessate il fuoco, non sembra d’altra parte probabile una ripresa delle
ostilità. Mentre il governo egiziano ha presentato precise condizioni per il
prolungamento formale della tregua, Israele ha rinunciato a richiamare i
riservisti nella convinzione che non vi saranno incidenti. Il pericolo di uno
scontro accidentale è però aumentato» [CdS].
Sessanta anni fa
Lunedì 6 marzo 1961. La regina Fabiola e
re Baldovino sono tornati in Spagna per riprendere il viaggio di nozze
interrotto dai gravi incidenti scoppiati in Belgio poco dopo le loro nozze. A
Siviglia, dove sono scesi, i due sposi hanno posato per la folla di fotografi
che li aspettava in aeroporto.
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Mentre le cronache dedicano ampio spazio
all’improvvisa malattia di Elizabeth Taylor che versa in condizioni
preoccupanti in una clinica di Londra, l’attrice Marilyn Monroe ha lasciato
l’ospedale presso il quale era in cura per un forte esaurimento nervoso.
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Nicole Laquin – la prima donna nuda della
Televisione francese –ha dovuto far cambiare la cassetta delle lettere di casa
sua: non bastava più a contenere tutta la corrispondenza del suoi ammiratori.
Settanta anni fa
Martedì 6 marzo 1951. A New York, alle
10.30 del mattino, si inizia il processo Rosenberg. Julius Rosenberg, ingegnere
elettrico di 33 anni, è accusato di essere il capo di una cellula di spie
comuniste di cui fanno parte anche sua moglie Ethel e un altro attivista di
sinistra, Morton Sobell. I principali accusatori sono David Greenglass e sua
moglie Ruth. Tutto il processo ruota intorno a un episodio avvenuto nel
settembre del 1945, quando, secondo i Greenglass, Julius ricevette da David dei
documenti segreti sulla bomba atomica ed Ethel li ricopiò.
Ottanta anni fa
Giovedì 6 marzo 1941. Dal bollettino n.
272: «Sul fronte greco nulla di notevole da segnalare. Nostri aerei hanno
bombardato impianti portuali dell’isola di Mitilene. Nell’Africa Settentrionale
intensa attività di ricognizioni terrestri ed aeree. In Africa Orientale, nel
settore di Cheren, abbiamo contrattaccato forze nemiche che tentavano di infiltrarsi
di notte nelle nostre linee, catturando alcuni prigionieri.
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In Olanda, il tribunale di guerra tedesco
condanna a morte 18 appartenenti all’Organizzazione di lotta clandestina. Sono
le prime vittime della resistenza olandese all’invasore tedesco [Salmaggi e
Pallavisini].
Novanta anni fa
Venerdì 6 marzo 1931. Complotto a Monaco.
«I monegaschi sono disciplinati. Quando, come si ricorderà, all’Inizio della
stagione invernale il Principe regnante Luigi prese il grave provvedimento di
sciogliere il Consiglio nazionale e il Consiglio comunale, togliendo una parte
delle prerogative costituzionali ai suoi sudditi, la parte di questi che voleva
protestare fu convinta della necessità di rimanere tranquilla durante tutto
l’inverno. Fu loro infatti tenuto il seguente ragionamento. “Se voi provocate
disordini e manifestazioni durante i mesi d’inverno, i forestieri se ne vanno e
allora addio incassi del Casino e utili dei grandi alberghi. Anche noi avremo
la crisi economica e sarà necessario aumentare le tasse o stabilirne delle
nuove. Rimanete dunque tranquilli per il momento; in primavera vedremo”. E gli
abitanti del minuscolo Staterello sono stati buoni buoni durante tutto
l’inverno. Ma ora, che la primavera si approssima, un vento di fronda comincia
nuovamente a spirare nel Principato della roulette. Si parla nientemeno d’un
complotto tendente a rovesciare dal trono, non prima del prossimo aprile
beninteso, il Principe Luigi per mettere al suo posto il Principe Pietro.
Pietro di Polignac, come si ricorderà, era il Principe consorte dello
Principessa Carlotta, erede della corona monegasca alla morte di Luigi II.
Solamente, l’accordo fra il conte francese e la sua principesca metà era
diventato a poco a poco tanto problematico da determinare una sentenza di separazione,
arbitrata a Parigi da Poincaré. In seguito a tale sentenza Pietro di Polignac
perdeva ogni diritto al trono dei Grimaldi. Secondo voci messe oggi in
circolazione, viene affermato che egli non vuole piegarsi più alla ria sorte ad
onta dei molti quattrini che ha ricevuto al momento della separazione e,
stabilitosi in un castello a due chilometri dalla frontiera monegasca, trama
nell’ombra per rovesciare alla fine della stagione invernale il suo principesco
ex-suocero» [CdS].
Cento anni fa
Domenica 6 marzo 1921. Grande adunata di
camicie nere per l’inaugurazione del fascio cittadino. Terminata la cerimonia,
un’automobile è colpita da fucilate provenienti dalla Camera del lavoro. Uccisi
due anziani ex tamburini dell’esercito piemontese (Costantino Brioglio e
Antonio Strucchi), ferito il comandante dei fascisti torinesi De Vecchi.
Fascisti e carabinieri hanno espugnato poi la Casa del popolo con un cannoncino
e due mitragliatrici: negli scontri sono caduti lo squadrista della Enrico Toti
Luigi Scaraglio, i socialisti Francesco Novarese e Domenico Patrucco; le forze
dell’ordine hanno arrestato circa duecento “sovversivi” [Franzinelli1].
Centoventi anni fa
Mercoledì 6 marzo 1901. A Brema
l’imperatore Guglielmo viene ferito non gravemente alla faccia da un esaltato,
Diego Weyland, che gli scaglia contro un anello di rotaia.
Centoquaranta anni fa
Domenica 6 marzo 1881. Il numero delle
vittime nel terremoto di Casamicciola sono più di quelle stimate all’inizio. Il
danno alle case appare sempre più grave. Continuano ad affluire gli aiuti.
Grande commozione in tutta Italia (Comandini).
Centocinquanta anni fa
Lunedì 6 marzo 1871. Pio IX tiene stamane
un concistoro segreto e pronuncia parole di rammarico e di sdegno per gli
avvenimenti del settembre. Respinge fin d’ora ogni idea di accettare le
Guarentigie (Comandini).
Centosessanta anni fa
Mercoledì 6 marzo 1861. «Ai Comuni il
deputato Edwin James pronunzia discorso apologetico della rivoluzione italiana;
sir Robert Peel augura che l’Italia sia unita e rigenerata con Roma; Gladstone,
cancelliere dello scacchiere, fa l’elogio di Vittorio Emanuele; descrive le
iniquità del regime borbonico a Napoli, ed augura il rinnovamento dell’Italia;
Maguire vuol far parere prospere le condizioni degli Stati del papa; Arturo
Russell rileva dalla discussione che la politica del governo inglese verso
l’Italia è stata quale lo spirito pubblico inglese volevala; Roebuck è tutto
propenso per l’unità italiana, ma l’Inghilterra non deve volerla vassalla della
Francia; lord John Russell dimostra tutti i malanni del governo pontificio, e
quanto alla Venezia crede che l’Austria non tarderà a riconoscere la
convenienza di cederla all’Italia» (Comandini).
•
«Scoperta una misteriosa congiura per
restaurare a Napoli la dinastia di Gioacchino Murat, al posto di Re Francesco
II delle Due Sicilie e di Vittorio Emanuele II di Savoia. La notizia è diffusa
martedì 6 marzo 1861, quando la “cospirazione è ormai sventata”. Vera o falsa
che sia, è indicativa dell’instabilità di questi giorni. Il periodico L’Italia
riferisce che a scoprire “la trama” è stato un garibaldino d’origine francese,
tale Inveler. Avrebbe rivelato che «ufficiali del passato governo borbonico e impiegati
destituiti avevano accettato volentieri un partito che dava loro il destro di
vendicarsi dei loro nemici e riacquistare la perduta dignità». Secondo Inveler
“un tal medico svizzero, chiamato Whytand, andava attorno arrolando uomini,
corrispondendo per lettere e missive segrete coi capi, spargendo armi e
denari”. “I documenti che sono venuti in mano alla polizia sono gravissimi”
assicura L’Italia”. “Tra gli altri vi ha una lettera di un noto scrittore al
Whytand in cui gli scrive ch’egli da Marsiglia porterà seco e fucili e
revolver”. Chi è questo misterioso scrittore? Nessuno lo dice. Si aggiunge però
che «due giorni dopo che la lettera è stata intercettata dalla polizia fu
pubblicato nel periodico l’Indipendente un lungo articolo, in cui dicevasi esser
possibil cosa ripristinare a Napoli la dinastia di Murat”. Si racconta che armi
sono state sbarcate in Calabria e nel Salernitano. Ma “per fortuna solenni e
alte rivelazioni sono state fatte alla polizia”» [Lupo, Sta].
Centonovanta anni fa
Domenica 6 marzo 1831. Al Teatro Carcano
di Milano debutta La sonnambula di Vincenzo Bellini. Sul palco
il soprano Giuditta Pasta, il mitico tenore Giovanni Battista Rubini quale
Elvino e il basso Luciano Mariani nel ruolo del Conte Rodolfo. Dedicata da
Bellini all’amico musicista Francesco Pollini, l’opera ottiene un grandissimo
successo
«Vincenzo Bellini compose l’opera in soli
due mesi mentre si trovava a Moltrasio sul lago di Como, ospite nella villa dei
Conti Lucini Passalacqua e vicino alla residenza di Giuditta Turina, una
giovane dama con cui intratteneva una relazione sentimentale. Inizialmente il
duca Litta di Milano aveva commissionato al compositore catanese un’opera
tratta da Hernani di Victor Hugo (in seguito
musicato da Giuseppe Verdi) ma l’opposizione della censura austriaca spinse il
musicista ad abbandonare il progetto originario e a scegliere, anche su
suggerimento di Felice Romani, un soggetto di carattere pastorale e idilliaco.
Comunque parte della musica già composta per Hernani fu
impiegata proprio nella Sonnambula e, successivamente, anche
nella Norma» [amiciliricaviozzi.it].
Duecento anni fa
Martedì 6 marzo 1821. Nel gabinetto di
Carlo Alberto, Roberto d’Azeglio, Santorre di Santarosa, Carlo di San Marzano,
il cav. Giacinto Provana di Collegno e il conte Moffa di Lisio informano il
principe di Carignano dell’imminente rivoluzione militare e chiedono
costituzione e guerra all’Austria. Carlo Alberto concede il proprio assenso.



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