Pulci di notte
di Stefano
Lorenzetto
Dalle pagine della Verità, in
un articolo sulle dimissioni di Nicola Zingaretti, segretario del Pd, Luca
Telese osserva: «Alla fine l’onda lunga di Riad si è abbattuta come uno tsunami
anche sul Nazareno. E ha prodotto un risultato senza precedenti:
l’addio del primo leader – nella storia del Pci-Pds-Pd – che si dimette
sbattendo la porta con un j’accuse senza precedenti». Poco più
avanti aggiunge che Zingaretti lo ha fatto «postando una lettera pubblica su
Facebook, segnata da una durezza senza precedenti». Infine segnala
che il partito è ora in mano a una presidente, Valentina Cuppi, sindaca di
Marzabotto, che «non ha mai avuto esperienze di dirigenza precedenti».
Purtroppo lo stile di Telese ha invece parecchi precedenti.
•
Secondo Wanda Marra del Fatto
Quotidiano, quella del dimissionario Nicola Zingaretti è stata «non una
fredda comunicazione, ma un messaggio fortissimo, polemico, prima di tutto
emotivo, da cui trapela la difficoltà dell’uomo di fronte a un tiro al piccione
quotidiano». Un uomo chiamato colombo.
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In un sommario, La Repubblica attribuisce
a Nicola Zingaretti la seguente frase: «Visto che il bersaglio sono io, per
amore dell’Italia e del Pd, non mi resta che fare l’ennesimo atto per sbloccare
la situazione». Prendiamo atto che Zingaretti è diventato un bersaglio per
amore dell’Italia e del Pd e sentitamente ringraziamo.
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Nel Tgr Lazio delle ore
14 la conduttrice Roberta Ammendola annuncia che «il Lazio resta giallo per un
soffio: l’indice Rt infatti sfiora ma non arriva all’1 per cento». Notizia priva
di senso, giacché l’indice Rt viene espresso per convenzione con un numero
naturale, non con una percentuale. L’Rt segnala il tasso di contagiosità del
Covid-19 dopo che sono state applicate le misure di contenimento del virus.
Esempio: Rt 3 significa che ogni infetto in media contagerà tre persone nel
periodo considerato e queste tre persone ne contageranno altre tre a testa nel
periodo successivo. Quando l’indice Rt è superiore a 1, vuol dire che ogni
persona infetta sta contagiando più di una persona.
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Titolo sopra la testata del Fatto
Quotidiano: «L’Istat: c’è un milione di persone in condizioni di povertà
assoluta. Eppure nel governo Draghi c’è chi vorrebbe smantellare il Reddito di
cittadinanza». Sbagliato. Un milione sono gli individui che nel giro di un anno
si sono aggiunti ai poveri già esistenti. I quali, secondo la stima 2020
contenuta nell’ultimo rapporto dell’Istat pubblicato il 4 marzo, si attestano
ora a quota 5,6 milioni. Il quotidiano di Marco Travaglio è riuscito a ridurli
dell’82 per cento in un sol colpo e si avvia dunque a pareggiare i conti con
Luigi Di Maio, che nel 2018, dal balcone di Palazzo Chigi, proclamò
l’abolizione della povertà.
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In una didascalia, La Stampa qualifica
la grillina Lucia Azzolina come «ex ministra della Giustizia». Non sono bastati
i danni che ha fatto all’Istruzione?
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Titoli da un’unica edizione del Giornale.
«E sulla cura s’incarta pure l’ideologia rossa». «E i dem anticipano la resa
dei conti». «E Bonaccini incalza». «E ora la “zona rossa” spaventa mezza
Italia». «E adesso esplode la rabbia delle famiglie». «E Sputnik prepara lo
sbarco in Europa». «E la giudice condanna i sansepolcrini». «E sui dossier
caldi non potrà più fare melina». «E tornano le proteste». E poi e poi e poi
sarà come morire (copyright Giorgia).
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In un servizio da New York sulla Repubblica,
l’inviata Anna Lombardi scrive: «Peccato che solo lunedì il Cdcp, Center for
Disease Control and Prevention, ovvero l’organo governativo che si occupa della
prevenzione e monitoraggio delle malattie infettive, lo aveva detto chiaro».
Congiuntivo vo’ cercando.
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Titolo in prima pagina sul Tempo:
«Dura lettera di condanna del vescovo di Genova per la corona di spine
indossata da Fiorello. Bufera cattolica sul Festival di Sanremo». Non è così. A
censurare «insulsaggini e volgarità» e a protestare contro il premio attribuito
a «un personaggio che porta nel nome un duplice prezioso riferimento alla
devozione mariana della sua terra d’origine» (Rosario Fiorello), è stato
Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia e Sanremo, non di Genova.
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Titolo dalla Verità: «Filmava
le automobili fuori servizio e poi inviava le multe: vigile indagato». In
realtà le auto erano funzionanti. Quindi bisognava titolare: «Fuori servizio
filmava le automobili e poi inviava le multe: vigile indagato».
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Sottotitolo dalla Verità: «Il
problema non è lui, ma la maggioranza che ha distrutto l’Italia ancora presente
in Parlamento». Fa piacere che l’Italia sia ancora presente in Parlamento,
pensavamo che se ne fosse andata da quel dì. Nel frattempo, si potrebbe
correggere l’italiano: «Il problema non è lui, ma la maggioranza, ancora
presente in Parlamento, che ha distrutto l’Italia».
SL


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