Franco Bonisoli fece parte del commando brigatista che rapì Aldo Moro e ammazzò senza pietà la sua scorta in via Fani, in quell’apocalittico 16 marzo del 1978. Giovanni Ricci è il figlio di Domenico, il carabiniere ucciso alla guida della Fiat 130 con a bordo lo statista dc.

Oggi i due sono amici, a quarantatré anni di distanza da quella tragedia nazionale. E quando a Bonisoli e Ricci è successo di ritrovarsi insieme in pubblico, la scena ha fatto dire ad Agnese Moro, figlia dell’uomo che fece incontrare comunisti e democristiani al governo: “Le cose possono cambiare. Guardo loro e non vedo i mostri che per tanti anni hanno popolato la mia vita”. L’amicizia tra l’ex brigatista e il figlio di una vittima del terrorismo rosso è raccontata in Un’azalea in via Fani. Da Piazza Fontana a oggi: terroristi, vittime, riscatto e riconciliazione, edito dalla cattolica San Paolo. L’autore è Angelo Picariello, giornalista politico di Avvenire.

È un libro potente e delicato allo stesso tempo. E scomodo, ché alla fine lascia un forte e salutare senso di smarrimento rispetto alle divisioni ideologiche che tuttora animano il dibattito su quella fase storica del Paese. Attuale, infine, in queste settimane in cui la cronaca degli anni di piombo è tornata dopo gli arresti a Parigi di alcuni latitanti protetti per decenni dalla dottrina Mitterrand. Da una parte, quindi, la ricerca della verità sui tanti misteri ancora aperti, come ha ricordato ieri il capo dello Stato Sergio Mattarella in un’intervista a Repubblica nella giornata dedicata alle vittime del terrorismo (fu il 9 maggio che venne ritrovato il corpo martoriato di Moro). Dall’altra la questione della riconciliazione. Picariello fa prevalere quest’ultimo aspetto da un’angolazione decisiva ma spesso sottovalutata se non taciuta: la formazione cattolica di tanti terroristi, non solo capi ma anche gregari.

Lucio Brunelli, allievo universitario di Moro e in seguito noto vaticanista tv, ha riassunto così il libro: “Ci sono le storie intrecciate di tanti giovani cattolici finiti nelle Brigate Rosse e di tanti altri giovani, fatalmente attratti dalla ideologia rivoluzionaria, finiti invece in movimenti cattolici come Comunione e Liberazione. Molte di queste storie le conoscevo; altre, davvero incredibili, le ho scoperto leggendo il libro. A volte bastava una circostanza di pura casualità, come nel film Sliding doors, a determinare il destino di una vita”. A proposito di Cl: Picariello rivela che il cattolico fucino Moro, incuriosito dal movimento di don Giussani, versava mensilmente le “decime” a Comunione e Liberazione e a raccoglierle era Nicodemo Oliverio, poi deputato di Margherita e Pd per quattro legislature.

Con un meticoloso metodo storico, Picariello ricostruisce la parabola completa della lotta armata sulla base delle testimonianze e delle storie raccontate. Uno degli ultimi paragrafi è quello sulla giustizia riparativa, il percorso voluto dal cardinale Martini e attuato dal padre gesuita Bertagna e nel quale s’inseriscono le esperienze di Domenico Ricci e Agnese Moro. La sintesi migliore è sempre di Brunelli: “Se Moro fosse sopravvissuto, probabilmente avrebbe cercato un dialogo con i suoi rapitori, per una riconciliazione nel segno della verità”.