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domenica 21 febbraio 2010

basta essere comunista a Santamaria per meritarsi l'intitolazione di una strada a proprio nome...

(22) UN GIORNALISTA
COME HA SCRITTO CARLO DESGRO
“SENZA PREMI E SENZA SCORTA”

E… nel mio piccolo, vengo anch’io, giornalista di provincia, ma capace di attaccare chiunque. Non attacchi indiscriminati, insensati, strumentali. No! Ma pubblicando fatti veri, o perlomeno fatti che nascevano da una interrogazione parlamentare, dai risultati di un’assemblea della camera penale del Tribunale. Chi si faccia a leggere le cronache dell’epoca noterà, senza sforzo alcuno, che non mi sono “sognato” io le accuse e/o le circostanze oggetto dei miei articoli! Mica ho “diffamato”, come spesso fanno nei loro rapporti, polizia, finanza e carabinieri! Mica l’ho messa in giro io la storiella che il procuratore della repubblica, assieme ad un graduato della Guardia di Finanza, addetto alla Squadra di Polizia giudiziaria della Procura, ( poi trasferito per punizione a Benevento), si era recato a Napoli, presso la sede della Finanziaria “Professione & Finanza”, che stava per fallire, per richiedere la restituzione dei suoi 750 milioni di lire? Le accuse sono state denunciate pubblicamente dal senatore Francesco Lugnano, ( all’epoca battagliero e aggressivo, poi gravemente ammalato ), nel corso dell’assemblea della Camera penale a giugno del 1996 – assemblea alla quale erano presenti tutti gli avvocati penalisti del Foro. Non l’ho inventata certamente io l’interrogazione parlamentare dell’on. Mario Gazzilli, ( ex pubblico ministero della Procura sammaritana), che ben conosceva gli andazzi ed era addentro nelle “segreti cose”, che ha parlato di “turbativa della par condicio creditorum?”.
Mentre aggiorno queste note Mario Gazzilli è morto ( 2004 ), ed è morto anche Lugnano ad ottobre del 2005. A proposito di Lugnano, mi piacerebbe sapere quali benemerenze speciali ha acquisito, per meritarsi addirittura l’intitolazione di una strada subito dopo morto? Si tratta di quel piccolo tratto di strada che da via Cappabianca porta a via Bonaparte che ha preso il toponimo di via Francesco Lugnano - avvocato - senatore - 1922- 2005. Ma non vi è una disposizione di legge la quale stabilisce che debbono tassativamente trascorrere dieci anni dalla morte, per poter intitolare un toponimo ad un personaggio?

Già, dimenticavo... il suo merito? Aver militato nella sinistra... la stessa sinistra che a quell’epoca governava la città di S. Maria C.V. e alla quale evidentemente hanno fatto ricorso i figli, con una forzatura, che puzza molto di ricatto. Come pure debbo osservare che nessun consigliere - compreso Giuseppe Stellato che è stato suo allievo - ha proposto la intitolazione di una strada all’avv. Ciro Maffuccini. Né altri si sono ricordati del giudice Nicola Giacumbi di S. Maria C.V. ucciso a Salerno quando era Procuratore della Repubblica dalle Br.

Intanto, anche il processo di appello si è concluso, ( ad aprile del 2005 come avrebbero scritto i cronisti giudiziari - ignoranti - dei giornali di Caserta), ”Con una assoluzione per “prescrizione”. Il Tribunale di Salerno, in primo grado, mi aveva condannato ad un anno di reclusione – senza pena sospesa – per diffamazione, nei confronti del procuratore della repubblica di Santa Maria Capua Vetere, per l’articolo che scrissi, appunto, su “Il Giornale di Napoli”, nel giugno del 1996 - ( lo stesso che ha diretto per un periodo Lino Jannuzzi ).

Ebbene, nel primo giudizio fui condannato, pur avendo esercitato il mio “diritto-dovere” di cronista; per avere riportato fedelmente quanto avvenne nella famosa assemblea della Camera penale, nel corso della quale, il senatore Lugnano accusò il magistrato di “tentativo di turbamento della par condicio creditorum”. Nel processo – furono condannati anche i colleghi Pasquale Clemente, ( 10 mesi, senza pena sospesa, condanna poi prescritta in appello ), e Domenico Mingione, ( pena pecuniaria ). Mentre fu assolto Roberto Paolo, all’epoca dei fatti redattore di “Gazzetta di Caserta” e oggi affermato editorialista de “Il Roma”. I miei difensori a Salerno sono stati Angelo Santoro, per il giudizio di primo grado; Giuseppe Garofalo e Gennaro Iannotti, per l’appello. Mi chiedo, e vi chiedo di spiegarmi: ”Ho esercitato il mio “diritto-dovere” di cronista giudiziario? Ho riportato gli avvenimenti che erano accaduti davanti a me? Perché è stato creduto ( per dirla alla Sciascia ) quel “quaquaraquà” di Lugnano? Il quale, badate, e ciò risulta dal processo, andò perfino nella redazione del “Corriere di Caserta”, per “raccomandarsi” e per lagnarsi che la sua dichiarazione, resa in sede di assemblea della Camera penale – riportata con risalto dal “Giornale di Napoli”, con un articolo a mia firma, non era stata invece pubblicata dal “Corriere di Caserta”. Il giorno successivo il “pezzo” fu pubblicato. Questa è la verità.



(In galera, in galera – 22° -Continua )

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