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lunedì 9 aprile 2012


VENERDI’ 13 APRILE INNANZI LA PRIMA SEZIONE  PENALE
PREVISTA UNA UDIENZA  DI FUOCO PER LA RIPRESA DEL PROCESSO
SANTONASTASO – LE DICHIARAZIONI DELL’ IMPUTATO E LE ECCEZIONI DEI
DIFENSORI AL VAGLIO DEL TRIBUNALE  SULLA PERIZIA TAROCCATA  

      S. Maria  C.V. ( di Ferdinando Terlizzi ) – Si prevede “infuocata”  la prossima udienza del processo a carico dell’avv. Michele Santonastaso,  sia per le sue “esplosive” dichiarazioni spontanee  ( rese nelle udienze precedenti ) e sia per le eccezioni che i difensori ( Giuseppe Garofalo,  Gaetano Pastore, Stefano Sorrentino e Laura Arena )  avanzeranno nel corso della prossima sessione del processo. Il Tribunale,  1° Sezione ( Presidente Orazio Rossi, a latere Francesca Auriemma e Pasola Montanaro ) dovrà decidere sulla validità o meno delle perizie e delle superperizie. Ma le tesi sono contrastanti. Da parte della difesa  si ipotizza l’uso di saggi  fonici provenienti da altri processi ( uno  per esempio è il processo “Operazione Domitia” conclusosi l’altro giorno con pesanti condanne ) nonché l’apparizione e  la sparizione di due bobine. 
       I tre periti,  chiamati a deporre dal pm Antonello Ardituro della Dda di Napoli, invece, avrebbero  riscontrato "errori macroscopici" sulla perizia fonica di un'intercettazione ambientale eseguita dal professore dell'Universita'  di Catania Alberto Alfio Natale Fichera, nominato perito dal tribunale di Napoli nell'ambito del processo per il duplice omicidio di Enrico Ruffano e Giuseppe Consiglio, avvenuto a Napoli il 28 aprile del 1999 in cui erano imputati tra gli altri Aniello Bidognetti, figlio del boss Francesco Bidognetti detto Cicciotto e'mezzanotte, Luigi Cimmino, capoclan del Vomero, e il suo gregario Vincenzo Tammaro.
     I tre tecnici  che sono stati  testimoni d'accusa nel processo in corso   (Michele Santonastaso, è accusato di aver favorito il clan dei Casalesi come legale difensore del boss Bidognetti, e aver corrotto  il perito) hanno viepiù accentuato – con le loro deposizioni – il braccio  di ferro tra accusa e difesa.  Il figlio del boss, come è noto,  venne assolto dal duplice omicidio proprio per quella perizia, ritoccata in maniera menzognera, ( per l'accusa, in cambio di 100mila euro dei Bidognetti a Fichera tramite l'avvocato).  
     I periti Ugo Cesari, Roberto Porto e il maggiore del Ris di Roma Sebastiano Zavattaro,  hanno spiegato che "il saggio utilizzato per la perizia sulle voci di Bidognetti e altri affiliati non era strutturato sul caso in esame".  Uno dei difensori di Fichera, l’avv. Giovanni Avila, sostiene addirittura che ci sia stato uno scambio di perizie che abbia indotto in errore la procura.
     A chiarire meglio le cose, però ci ha pensato l’imputato. Ecco il resoconto stenografico delle sue deposizioni. “Io e il professore Fichera  - ha detto Michele Santonastaso nel corso delle sue dichiarazioni spontanee -  siamo stati arrestati sulla scorta di due consulenze fatte dai tre consulenti del Pubblico Ministero, quelle del 2008. Per intenderci, sulla base di quelle due consulenze sono stati motivati sia i provvedimenti restrittivi che i relativi provvedimenti delle impugnazioni successive. Lei mi potrà controllare, perché stanno agli atti. La terza consulenza fatta dal duetto, però, non dai tre, cioè dal professore Cesari e dall'ingegnere Porto, fatta in extremis, ovvero dopo l'arresto e la scarcerazione del professore Fichera, è fatta a mio avviso, Presidente, poi mi controllerete, su materiale di difficile identificazione di origine e di dubbia utilità”.  
     “Su indicazione del professore Romito, che voi avete agli atti, all'allegato 32 della produzione documentale, e sarebbe il caso di prenderla, il saggio del 31 maggio del 2002, che furono prelevati ad Aniello Bidognetti  e  Vincenzo Tammaro, furono dichiarati nulli dalla Corte d'Assise perché il professore Romito obiettò subito una violazione del diritto di Difesa. Quindi questa è la dubbia utilità della terza consulenza. Ma non solo, Presidente. Per cui l'unico saggio fonico utile che era nella perizia del dottore Fichera e Beretta era quella del primo agosto e del 12 settembre del 2002. Mai reperiti, Presidente, mi controllerete agli atti, nel computer del professore Fichera, mai reperiti nei  successivi... interrogatorii fatti  dal Beretta. Ma escono fuori questi due cd solo grazie all'avvocato Avila, il quale si presenta alla Dia, ed erano quei famosi due testimoni che voi dovevate sentire, ma che li recupereremo nella lista testi della Difesa sotto altri nomi, i quali si presentano e portano questi due cd, che erano uno del primo e un altro del 12. Posto questo... quindi per questo io ritengo che siano di dubbia origine e di poca utilità”.
     “Andiamo praticamente... ah, un'altra cosa importante, Presidente. La conferma di tutto ciò voi l'avete dall'elaborato peritale che ha fatto l'ingegnere Laudato, e ci sono i consulenti che possono controllare. Gli accessi ai computer si fermano il 13 luglio del 2002. Quindi non c'è nessun accesso, praticamente, all'interno del computer di Laudato che addirittura possa dire che quei due famosi saggi fonici del primo e del 12 settembre esistevano al momento della perizia. Torniamo un attimo alla perizia del 2008. Io ricordo bene, Presidente, perché ho fatto io il processo, che nelle due consulenze fatte questa volta dal terzetto, cioè dai tre professori del Pubblico Ministero, è fatto su materiale differente da quello che era stato sottoposto al professore Fichera e al capitano, questore, Beretta. Perché, Presidente? Perché al professore Fichera furono date, mi riferisco ad Aniello Bidognetti, quattro conversazioni telefoniche anonime, per cui la certezza del parlatore noto avveniva attraverso il saggio fonico o attraverso le registrazioni in videoconferenza. Questo è chiaro. Quindi abbiamo la certezza al di sopra di ogni ragionevole dubbio che è rappresentata da questo saggio fonico”.

      “A distanza di sei anni, in queste due consulenze, Presidente, scompaiono le videoconferenze, ed è un cattivo ricordo del professore Cesari, perché non è stata assolutamente mai fornita al professore, ai tre, le videoconferenze, ma scompaiono anche i saggi fonici. Vengono sostituiti con un materiale appartenente ad altro procedimento penale, questa volta di quattro conversazioni telefoniche che riguardavano  Aniello Bidognetti.  Io mi sono segnato, Presidente, una espressione del professore Cesari, il quale ha detto: di sicura attribuzione ad  Aniello Bidognetti. Esiste una verità verificata, esiste una verità derivata. La verità verificata è quella della certezza del saggio fonico, la verità derivata evidentemente qualcuno gli ha detto che quella era la voce di Aniello Bidognetti. Perché non c'è assolutamente un documento a cui si fa riferimento negli atti del processo che quelle telefonate appartengano a Bidognetti”.  

     “Ma dirò di più, Presidente. E mi dovete perdonare per questa mia insolenza. Perché, Presidente? Presidente: un attimo. Non perdono. Insolenze non ne perdono. Imputato: e non perdoni, Presidente. Lo chiederemo al Padreterno quando andremo in Paradiso. Presidente: termini insolenti, no. Imputato: allora, Presidente, si sostituisce la certezza di Aniello  Bidognetti, data dal saggio fonico, da queste intercettazioni che sono state registrate nell'ambito di altro processo, identificate con un decreto 182/00, e un codice i numeri che lei leggerà, le prime tre cifre 520, le ultime tre cifre 230. Bene, Presidente. Io vorrei a un certo punto, e questo è quello che poi ritengo che probabilmente inconsapevolmente  il  Pubblico Ministero... perché queste telefonate, Presidente, facevano parte di un procedimento che è lo stesso procedimento che stamattina, con sollecitazione e del  Pubblico Ministero vi ha esibito le trascrizioni del procedimento Domitia. Di questo processo Domitia fa parte quel compendio di intercettazioni telefoniche del 182/00. Bene, Presidente. Di quel processo io sono stato l'artefice di quelle intercettazioni che furono censurate dal Riesame, furono censurate dalla Suprema Corte di Cassazione, sono state censurate dal Tribunale in quel procedimento Domitia”.

     “Quindi quelle intercettazioni erano inutilizzabili innanzitutto perché erano anonime, non si sapeva a chi appartenessero, e poi perché non avevano il decreto, Presidente. Non avevano il decreto. Queste cose stavano nel processo Domitia, che io avrei preferito, indubbiamente inconsapevolmente perché conosco la correttezza del Pubblico Ministero, che avrebbe esibito anche questo decreto, relativo a queste intercettazioni. Che, guarda caso, Presidente, lei noterà, chi ha trascritto queste intercettazioni è l'ingegnere Porto, che conosceva benissimo quel decreto 182. Le esibisco. Controllerete voi agli atti. Io ho finito. Chiedo scusa”. Di tutto questo si dovrà discutere nella prossima udienza. E non è poco.




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