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venerdì 24 agosto 2012

Carcere: bene le riforme del Governo, ma ci vuole comunque indulto e amnistia


DIRETTORE VALTER VECELLIO. 5 ORE 7 MIN FA
DESI BRUNO

Carcere: bene le riforme del Governo, ma ci 


vuole comunque indulto e amnistia

24-08-2012
Bene l’introduzione dell’istituto della messa alla prova e pene detentive non carcerarie, ma servirà ad evitare nuovi ingressi non a ridurre le attuali presenze. Servono insieme amnistia indulto e riforme.
Tra le recenti proposte all’esame del Parlamento, tra cui il disegno di legge “Delega al governo in materia di depenalizzazione, sospensione del procedimento con messa alla prova, pene detentive non carcerarie, nonché sospensione del procedimento nei confronti degli irreperibili”, presentato dal ministro di Giustizia Severino già nel febbraio 2012, ed ancora in esame, va condiviso l’inserimento dell’istituto della sospensione del processo con messa alla prova, di cui si parla da anni e anche nella passata legislatura era stato oggetto di un tentativo fallito di introduzione nell’ordinamento, così come condivisibile l’introduzione di pene detentive non carcerarie, anche se con qualche timidezza quanto a limiti edittali.
Ciò che però è importante è che si tratta di misure che anticipano, almeno si spera, una riforma più completa del sistema sanzionatorio e del sistema penale nel suo complesso. Non a caso le misure che si vogliono introdurre erano già previste nei progetti ultimi di riforma del codice penale Nordio e Pisapia. In questo senso si muove anche la prevista depenalizzazione di tutti i reati puniti con pena pecuniaria.
Di rilievo è anche la proposta di sospendere i processi a carico degli irreperibili con le modalità previste nel disegno di legge, che risolve un problema ripetutamente portato anche all’attenzione della Corte europea per la mancata conoscenza dell’esistenza di un procedimento a carico da parte di molte persone poi condannate.
Queste riforme sono importanti ma deve essere chiaro che non incideranno sull’attuale perdurante sovraffollamento, ma influiranno positivamente sulla diminuzione, in futuro, degli ingressi in carcere. E certamente non è poco, ma non basta.
Si deve ancora consolidare fino in fondo l’idea che la risposta punitiva nella forma della carcerazione dovrebbe riguardare solo quei casi in cui vengono lesi beni di primaria importanza, con una diversa tipologia di sanzioni, più efficaci e al contempo idonee a ridurre la sanzione detentiva, a fronte di una popolazione carceraria che attualmente è costituita da cosiddetta detenzione sociale nella misura del 80%, ovvero da persone che vivono uno stato di svantaggio, disagio o marginalità (immigrati irregolari, tossicodipendenti, emarginati) per le quali, più che una risposta penale o carceraria, sarebbero più opportune politiche di prevenzione e sociali appropriate, e ancor prima che è intollerabile la presenza di persone in custodia cautelare per oltre il 40% della popolazione detenuta.
I segnali in questi mesi si sono manifestati, come la confermata apertura del Ministro Severino all’amnistia, e la lettera firmata dal Prof. Pugiotto e da 120 docenti universitari indirizzata al
Capo dello Stato, a sostegno di provvedimenti di amnistia e indulto che devono accompagnare un percorso complesso e articolato di riforme nel settore giustizia, capace di risolvere il dramma del carcere senza gli errori del passato quando, a inevitabili e condivisibili provvedimenti di clemenza, nulla è stato affiancato in termini di riforme strutturali.

Oggi si deve cambiare, e quindi sì ad amnistia e indulto, accompagnati davvero dalla riforma del codice penale; dalla revisione della legislazione in tema di stupefacenti, immigrazione, recidiva; dalle modifiche al codice di rito. Le proposte sono ormai studiate e articolate da tempo.
Solo così si potrà ripartire con molte migliaia di presenze in meno, risolvendo anche in parte il problema dell’organico della Polizia Penitenziaria, e ridimensionare fortemente quel Piano-carceri che ha previsto, anche in Emilia Romagna, la costruzioni di padiglioni per affrontare il sovraffollamento. Le risorse a ciò destinate, almeno in parte, potrebbero essere utilizzate alla ristrutturazione e alla messa a norma delle strutture esistenti e reimpiegate per finalità di reinserimento delle persone detenute.

 

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