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lunedì 20 agosto 2012

CASERTA CRIMINALE: Molti dei casi trattati sono lasciati volutamente in sospeso – senza cioè aggiornarli con gli eventuali processi e le relative condanne o assoluzioni - in quanto troveranno sbocco in un libro: “CASERTA CRIMINALE”: i più efferati delitti dal 1950 ad oggi”, di futura pubblicazione.



Accadde a Vairano Patenora il 7 settembre del 1953
FREDDÒ LO FIDANZATA MANEGGIANDO INAVVERTITAMENTE  UNA PISTOLA. DOVEVANO SPOSARSI DOPO POCHI GIORNI
      Al vigile urbano Alfredo D'Ambrosa sabato sera si presentava uno sconosciuto il quale, col viso stravolto, dichiarava di avere ucciso, la sera precedente, in località “Castragallo” del comune di Vairano Patenora, la pastorella Nicolina Piccirillo, sua fidanzata e con la quale fra una quindicina di giorni doveva convolare a nozze. Accompagnato dai carabinieri, l'uomo confermava quanto già detto aggiungendo di chiamarsi Giovanni Panariello, di anni 27, domiciliato a Marzanello, frazione di Vairano Patenora.
     Egli raccontava che il giorno precedente, nel recarsi in campagna per deI lavori, si era incontrato con la fidanzata, che conduceva al pascolo un gregge. I due s’erano intrattenuti brevemente. Ad un certo momento l'uomo cavò di tasca una pistola e la mostrò alla fidanzata; nel maneggiare l'arma partiva inavvertitamente  un colpo che uccideva la ragazza. Preso dalla paura, anziché soccorrerla, l'uomo fuggiva, Dopo aver vagato tutta la notte per le campagne circostanti, egli si è poi costituito.
Le solite domande,però, assillavano gli investigatori: Il delitto dopo una lite? Un tentativo di violenza sessuale per avere “la prova d’amore” prima del matrimonio? Un divorzio  all’italiana per improvvisi dissidi? Nulla di tutto questo. Una disgrazia e la conseguente accusa di omicidio colposo con una condanna a pochi mesi.



Accadde a Brezza di Grazzanise l’8 gennaio del 1954
LA FAIDA TRA I MEZZERA E  GLI ABATE ORIGINATA DALLO SCONFINAMENTO DI UNA PECORA – DUE  FRATELLI MORTI AMMAZZATI E DUE IN GALERA

     Si arrende ai carabinieri l'assassino dei due fratelli mentre i   familiari degli uccisi braccavano selvaggiamente Biagio Mezzera, e per lui è stato provvidenziale l'intervento dei carabinieri.  La cupa faida di contrada Brezza, nell'Agro casertano, è terminata. Infatti, mentre fino alla tarda mattinata la gente di quelle campagne si era mantenuta rinchiusa in casa temendo l'improvviso crepitio di nuovi colpi e altri morti nella sanguinosa scia del dramma, verso il pomeriggio è tornata la calma.
     Il maresciallo Francesco De Angelis, comandante la stazione di Grazzanise,  riusciva a precisare il punto esatto, la fattoria “Frascali”, dove, carico d'armi e munizioni, si nascondeva Biagio Mezzera, deciso a bruciare fino all'ultimo i colpi prima di finire nelle mani della famiglia Abate, i cui superstiti lo braccavano selvaggiamente. Il sottufficiale gli faceva giungere, legato ad un sasso, un biglietto in cui lo rassicurava che tutto sarebbe andato per il meglio se egli si fosse arreso nel maggior silenzio. Un camioncino - spiegava il messaggio - era pronto e in un baleno lo avrebbe portato via dal paese, evitandosi cosi, tra filari e cascine, una fucileria in cui potevano ancora cader vittime.
      La resa del  Mezzera,  era stato concordata, dunque,  il cui segnale era di lanciare giù le armi. Poco dopo, da un abbàino, è caduta una cartucciera, poi un fucile da caccia, poi una “Colt”, ( la Colt M1911,  detta anche Colt 45 per via del tipo di munizionamento è una pistola semiautomatica ad azione singola calibro 45. Progettata da John Browning, è stata la pistola d'ordinanza delle Forze Armate degli Stati Uniti dal 1911 al 1985. Venne largamente usata nella prima e nella seconda guerra mondiale, in Corea e in Vietnam. In totale, nelle versioni M1911 e M1911A1, ne sono stati prodotti 2.700.000 di esemplari).
     Poi Mezzera gettò di sotto  due  pistole “Mauser”,  (la Mauser è una pistola semiautomatica prodotta dalla ditta Mauser tra il 1896 ed 1957.. È la prima delle ”3 tedesche” - le altre sono la Luger P08 e la Walther P38 -  e si distingue immediatamente per il grilletto sistemato in un ponticello praticamente rotondo, e il serbatoio anteriore invece che essere presente nel calcio che è corto e piccolo rispetto alla dimensione della pistola, detto “Broomhandle”,  manico di scopa in inglese) e alcuni pacchetti di caricatori.
     “Niente più?”, ha chiesto da dietro un capanno il maresciallo. Sono seguiti dieci minuti di silenzio. Quindi, da una siepe è apparso l'omicida. Pallido, con i capelli madidi di pioggia, la barba lunga egli ha avanzato, lento, verso i carabinieri che hanno abbassato i mitra: sconvolto, l'uomo piangeva.
     Poi si è buttato in ginocchio ed ha detto: “Madonna, Madonna mia...!”  presentando i polsi alle manette. Alle 16 il camioncino tutto chiuso filava veloce sull'asfalto dell'Appia.  Mezz'ora dopo Biagio Mezzera era nel carcere di Capua, dove lo aveva preceduto il fratello Attilio. Le indagini svolte hanno accertato che la responsabilità dell'accaduto ricade soprattutto sui fratelli  Abate. Il più violento di essi, Francesco, dopo l'aggressione a Rita, la moglie di Biagio Mezzera,  e il conseguente aborto della donna, aveva ancora assalito il marito della contadina.
     La tesi degli Abate, secondo cui essi si erano trovati a passare per caso dinanzi alla fattoria della  frazione Brezza, è caduta dopo il sopralluogo dei carabinieri.  Perchè il viottolo che dalla “provinciale”  arriva al gruppetto di case di quella contrada è cieco, sbucando sull'argine del Volturno. Quale scopo essi avevano - hanno detto i Mezzera -  arrivando fin là con una camionetta se non quello di compiere una vera incursione? Così pure l'autopsia sui due cadaveri, con i fori di entrata e di uscita alla stessa altezza, ha smentito l'affermazione degli Abate secondo cui i Mezzera avevano sparato a tradimento dall'alto.
     I carabinieri hanno arrestato Francesco Abate, mantenendo libero, per ora, il padre. Sono state intanto interrogate una trentina di persone. Le condizioni del ferito, Pasquale Abate, migliorano. I due Mezzera arrestati, ultimi di sette fratelli, erano sposati ed il più grande, Attilio, aveva 3 figlioli. I due morti (Flavio e Raffaele Abate) erano scapoli. E tutta la tragedia - commenta la gente - ha avuto origine dal fatto che un giorno,  tanti anni fa, una pecora ignara di confini, si fermò a brucare un po’ d’erba nel campo di un altro, padrone: ed iniziò la fàida. 

Accadde a Francolise il 23 agosto del 1954
UCCISE A REVOLVERATE LA MOGLIE E LA SUOCERA – LO AVEVANO RIMPROVERATO PERCHÉ ERA SFATICATO -
       Durante un violento diverbio, un contadino di Francolise ha ucciso a revolverate la moglie e la suocera, dandosi poi alla fuga. Tra il  23enne Agostino Iossa, la moglie, Vincenza De Cicco di 21 anni, e la suocera Francesca Aperuta di 57 anni, da tempo erano frequenti le liti, determinate, a quanto risulta dai primi accertamenti, dal fatto che le due donne accusavano il contadino di non saper far rendere abbastanza il piccolo podere della famiglia.
     Esasperato dai rimproveri, il giovane era anche arrivato di recente a manifestare propositi di suicidio. Ieri, durante una lite più violenta delle altre, lo Iossa ha estratto una pistola ed ha sparato ripetutamente contro le due donne, uccidendole. Per puro caso egli non ha colpito anche la figlioletta di tre mesi che era in braccio alla madre. Compiuto il delitto lo Iossa è fuggito di casa; incontrati nella campagna alcuni contadini suoi  conoscenti, ha raccontato loro concitatamente l'accaduto, riprendendo quindi la fuga. I contadini accorrevano immediatamente nella casa del fuggitivo, dove trovavano i due cadaveri. Veniva dato l'allarme e  carabinieri hanno iniziato la ricerca dello 0Iossa organizzando una battuta in tutta la zona.
Accadde a Mondragone il 16 luglio  del 1956
VIOLENTO’ LA FIGLIA TREDICENNE E POI L’UCCISE Un fatto di cronaca che nasconde aberrazione, cinismo e crudeltà. Fu anche sospettato – ingiustamente -  un pazzo evaso dal manicomio che stava per essere linciato dalla folla - 
       La tredicenne Maria Pellegrino, uccisa il 16 luglio e il cui corpo fu trovato sotto un filare di viti l'alba del giorno dopo, in località Bonaggia, nel comune di Mondragone. è stata uccisa dal proprio padre Luigi. Questo è quanto hanno dimostrato i carabinieri. Cade cosi ogni sospetto, dunque,  su Giovanni Pochettino da Pancalieri, il demente evaso dal manicomio di Collegno, fermato e poi tradotto al manicomio civile di Aversa, dove si trova tuttora in osservazione.
     Il Pochettino era stato sospettato perchè la polizia di Aversa aveva accertato la sua presenza, in quel giorno, nella zona del delitto, sia pure ad una decina di chilometri, ed inoltre, perchè era parso strano che avesse lavato i pantaloni, facendone poi  una bisaccia.  Solo stasera si è appresa la verità sulla fosca vicenda. Si è anche capito  perchè i familiari della piccola vittima avessero sempre cercato di ostacolare  le indagini dei carabinieri.
     L'inchiesta ha preso la via giusta quando si sono conosciuti i precedenti penali del padre della piccola.  Costui,   infatti, nei 1948 insieme ad un altro contadino, con un sotterfugio prima, con la prepotenza poi costrinse una adolescente nota per la sua bellezza, Elisabetta Franciosa, chiamata  “Marnò”, a recarsi in una località isolata. L'indomani la fanciulla fu trovata in pietose condizioni. Per questo delitto Luigi Pellegrino e il suo complice erano stati condannati ad alcuni anni di carcere.
     La realtà emersa dalle indagini ha confermato che l'uomo non rispettava neppure la figlioletta. Non si sa ancora se egli l'ha massacrata per una ribellione, della ragazza oppure perchè la sorprese in compagnia del proprio fratello, zio della piccola, Silvio Pellegrino. L'inchiesta ha stabilito due altri particolari che fanno giungere questo dramma ad un incredibile livello di aberrazione, cinismo e crudeltà.
     La bambina, pure colpita al capo, non morì, ma svenne. Alla scena era presente la madre, Filomena, ed assieme a lei il marito organizzò la messinscena per sviare le indagini. Innanzitutto, credendo che fosse morta, la imbavagliarono. La perizia necroscopica ha accertato un fatto orrendo: la bambina fu uccisa appunto da questo bavaglio, che la soffocò. Successivamente i genitori trasportarono il corpicino dalla loro fattoria al vigneto, dove poi il padre e lo zio, Silvio, finsero di trovarlo.
     L'impressione e l'indignazione nelle campagne del Volturno sono enormi, e la Tenenza di Sessa Aurunca, temendo che potessero attuarsi i propositi dì linciaggio da parte della popolazione, dove si parlava di fare giustizia sommaria di tutti i criminali parenti della bambina, hanno inviato rinforzi da varie caserme della provincia in modo che la traduzione dei parenti da Mondragone,  alla caserma possa avvenire senza incidenti, e garantendo l'incolumità degli arrestati, che secondo le rispettive responsabilità verranno denunciati per omicidio con la aggravante del motivo abbietto e per favoreggiamento. Fino a questa sera però, nonostante l'accumularsi preciso delle prove, nessuno dei colpevoli si è deciso a confessare.
 N.d.A.: Molti dei casi trattati sono lasciati volutamente in sospeso – senza cioè aggiornarli con gli eventuali processi e le relative condanne o assoluzioni  - in quanto troveranno sbocco in un libro: “CASERTA CRIMINALE”: i più efferati delitti  dal 1950 ad oggi”,   di futura pubblicazione.















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