L’ULTIMO SCOOP
DI SILVANO VILLANI E’ appena uscito con Tempesta Editore L'ultimo scoop di Silvano Villani il collega maltrattato dalla 'giustizia' fino alla morte. E' scritto dalla sua compagna,
Pia Di Marco.
di Mirella Delfini
“Se non c’è posto per
la giustizia sulla Terra non ha senso la vita degli uomini”. Quel motto di Kant a distanza di più di due
secoli vorremmo che fosse nostro, ancora con il 'se', con il dubbio, ma
purtroppo ci accorgiamo che è troppo tardi: il grande filosofo aveva intuito
come sarebbe andata, cioè male, malissimo, e ora noi siamo di fronte alle
ingiustizie più clamorose e i tronchi marci dei nostri ideali galleggiano sul
fiume che era la nostra vita. E’ vero, come dice Enzo Antonio Cicchino nella
presentazione del libro “L’ultimo scoop”, che Kafka non è morto, che è vivo
nella storia di Silvano Villani, il quale bussava invano al Castello, ossia
alle porte del palazzo di giustizia di Roma perché qualcuno, infine, lo
ascoltasse. E sono un esercito, oramai, quelli che bussano inutilmente.
La storia che Pia Di Marco ricostruisce con
il suo linguaggio straordinario, bruciante, ci arriva come un pugno nello
stomaco. No, la giustizia non c’è, puoi anche morire cercandola,
incaponendoti a volerla. Infatti alla fine il protagonista muore e se non
fosse per le pagine scritte dalla Di Marco annegherebbe nel mare immenso dove
giacciono i sei milioni di fascicoli delle cause civili pendenti, o di quelle
penali che sono tre milioni. Tutti insieme, se uscissero dai 'Palazzi
dell'ingiustizia', occuperebbero qualcosa come cento campi da calcio grandi
quanto quello di San Siro. Qualcosa però è accaduto e si può dire con le
parole di un vecchio film: intanto, nel dolore e nella tragedia, per rivolta,
per amore, ‘è nata una stella’, una scrittrice eccezionale: la sua compagna,
forgiata da lui che era un grande giornalista e da quegli anni
terribili.
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L’ultimo scoop di
Silvano Villani, giornalista, inviato speciale del Corriere della Sera dalla
fine degli anni Cinquanta, è un’inchiesta sulle disfunzioni della giustizia
italiana e sulle logiche perverse che impigliano giudici e cittadini fino a
paralizzare tutto. L’argomento è più che mai attuale. In una nota dell’Adnkronos
risulta che servirebbero 74 campi da
calcio come San Siro per contenere i 6 milioni di fascicoli delle cause
civili pendenti - per quelle penali basterebbero campi più piccoli: sono 3,5
milioni. Silvano aveva cominciato a raccogliere materiale che lo riguardava: nel 2004 era
stato vittima di un incidente stradale e aveva assistito, costernato,
all’incredibile vicenda giudiziaria che ne era seguita. Non ha fatto in tempo
a dare una forma compiuta al suo lavoro - è scomparso il 6 giugno 2011 -,
così l’ho fatto io sulla base dei documenti e dei suoi appunti. Ne è venuto
fuori un romanzo che lo vede protagonista: come un titano (ogni uomo
qualunque lo è, visto da vicino) resiste, si batte, ma a contatto con le
istituzioni misura tutta la propria impotenza. Intanto, si fa strada in lui
la memoria dei giorni passati e degli affetti perduti: una realtà durissima,
nel suo insieme, eppure egli riesce attraverso il black humor a sopportarla,
e a mantenere il controllo di sé. Finché decide di uscire di scena senza dire
a nessuno come. Neppure a me che gli vivo accanto.
PREFAZIONE
di Enzo Antonio
Cicchino *
Kafka non è morto.
Kafka è qui, nella storia di Silvano Villani che bussa invano al Castello del
palazzo di giustizia di Roma per ottenere il magro risarcimento per un
modesto fattaccio automobilistico: il tamponamento del suo motorino da parte
di un'auto guidata da un giovanotto abbondantemente “fatto”.
Ancor più kafkiano il
vigile. Per ignoti motivi ha redatto una relazione “alla rovescia” sull’incidente,
a causa del quale la vittima ha perduto l’uso della gamba sinistra. Tanto per
capirci, ha scritto che l’infortunato prima di salire in ambulanza aveva
parcheggiato il motorino assicurandolo con la catena antifurto (con un femore
in pezzi!).
E' da questa
“insignificante” frattura che l'ottantenne ex inviato del Corriere della
Sera, Silvano Villani, assume le vesti del signor K.. Non più l'agrimensore
che bussa invano alle porte del castello kafkiano, ma il semplice cittadino
che deve lottare addirittura con la dirigente del gruppo di Polizia
Municipale, a cui appartiene lo stesso vigile mentitore.
Con un maligno
pretesto, lei gli rifiuta anche la concessione del posto macchina che il
Comune di Roma di solito dà agli invalidi. La dirigente afferma in un testo
appositamente confezionato che la concessione di parcheggio è riservata a
quelli che ADATTANO il proprio veicolo col cambio automatico, non a quelli il
cui VEICOLO HA già il cambio automatico. Il veicolo di Villani L’AVEVA,
dunque NON PRESENTAVA i requisiti!!!
E' con questo
succedersi di analoghe sentenze che Villani rimane per sempre sulla soglia di
una giustizia che si rifiuta di riconoscerlo vittima. Anzi attribuisce a lui
stesso la colpa. Come il disorientato K. nel Castello, è costretto a vani
vorticosi zoppicanti pellegrinaggi per procure, caserme, vigili, uffici,
avvocati, giudichesse che di volta in volta, elevando un mantra ostinato di
articoli gli negano le ragioni. Gli sbarrano la via del modesto indennizzo
per anni. Concludendosi l'avventura, come per l'altro oscuro impiegato K. de
“Il Processo”, con la morte.
Mi occupo di Storia.
Da tanti anni. Ho macinato chilometri di pellicola dell'Istituto Luce, e
minuti e minuti di immagini relative al Corpo dei Metropolitani, inquadrati
dal fascismo in un vero e proprio esercito di vigili urbani. Fanno impressione quegli squadroni di
cavalleria, quei battaglioni di motociclisti, quei reggimenti di marciatori
appiedati, e autoblindo, e camion, e
unità cinofile. Vere e proprie divisioni in assetto di guerra per provvedere
alla sicurezza delle città.
Certo il fascismo era
quel che era e non vogliamo per nessuna ragione riproporne i metodi. Tuttavia
viene da riflettere: se gli arcigni vigili urbani di allora potevano anche compiere
impunemente certi abusi perché fatti in nome della Dittatura, com’è possibile
che oggi inermi cittadini subiscano quasi gli stessi abusi in regime di
democrazia? E con la stessa rozzezza!?
Il processo che attiva
Silvano Villani ha inizio in sede civile come una normale causa di
risarcimento. Un semplice incidente stradale. Perché poi si complica? perché
salta fuori che il verbale del vigile è zeppo di contraddizioni non risolte?
Come è possibile che
la burocrazia dei tribunali sia ancor più kafkiana di quella di decenni fa?
con l'aggravante che se nello stato totalitario certa violenza era
legittimata dalla ferrea volontà di un duce, oggi, la stessa risulta
inconcepibile, gratuita e ancora più odiosa!?
Villani ha denunciato
il vigile anzitutto alla Sezione Civile del Tribunale di Roma i cui
magistrati (tre) hanno scaglionato le udienze (sette) a distanza di anni,
senza ricercare e produrre alcun elemento pro o contro la sua denuncia che
già non conoscessero. Insomma, col solo effetto di allungare smisuratamente i
tempi.
E' un assurdo
inconcepibile. E' un agire quasi letterario, metafora del disfacimento dei
diritti dell'uomo. Servirebbero
ben 74 campi da calcio grandi come San Siro per metterci le pratiche delle cause civili
pendenti.
E' una crudeltà. Una
crudeltà che riterremmo gratuita e invece forse è funzionale. Potremmo quasi
sintetizzare, con una iperbole, che nel corso dei suoi 150 anni l'Italia
unita ha tranquillamente assistito a uno stato “totalitario liberale” dal
1861 al 1922, uno stato “totalitario dittatura” dal 1922 fino al 1943/45, uno
stato totalitario “del gioco democratico” dal 1945 in poi.
Non dico Democrazia.
La democrazia implica
sul serio la concreta partecipazione del cittadino alla cosa pubblica
attraverso libere scelte, e l’affermazione di una giustizia davvero “eguale
per tutti” e senza alienazioni.
Non Democrazia. Ma
“gioco democratico”.
La politica a cui
assistiamo è espressione solo di una intelligente armonia tra le oligarchie
dei poteri forti organizzati in lobby silenti, o in partiti.
Le multiformi
ingiustizie e i problemi connessi sono lo strumento per condizionare,
indirizzare, inquadrare in modo sottile la volontà dando l'illusione al
votante di poter decidere per la forza politica che di volta in volta urla di
risolverli.
E' il “gioco” dei
rapporti di lotta fra i vari simboli che viene chiamato “democrazia”!
Falsamente! quando invece non è che lo stratagemma per illudere di poter
cambiare opinione.
In passato la scelta è
caduta su chi propagandava la conquista di Eritrea, Somalia, Libia e la
Grande Guerra per Trento e Trieste! Poi per chi ha voluto le parate su Via
dell'Impero e in camicia nera la marcia sull'Etiopia!
Oggi invece tutto si
sviluppa in affollati studi televisivi dai cui microfoni i vari leaders,
all'interno di un serrato dibattito e confronto di idee, si rivolgono alla
gente perché occupi le piazze in corteo, perché sostenga l'una o l'altra
coalizione, perché faccia le giuste libere scelte nell'urna.
Ma intanto quali
possibilità concrete ha il cittadino di limitare la presenza di un qualsiasi
personaggio sui media? Può impedire che un figuro faziosamente interessato
possa invece farsi valere inquinando le coscienze? Cosa c'entra tutto questo
con Silvano Villani, con i suoi fatti, acutamente narrati da Pia Di Marco?
C'entra.
Perché creare
insicurezza, cancellare la certezza del diritto, far sentire tutti banderuole
al vento è proprio il perno di quel protocollo di ricatti psicologici con cui
le oligarchie tengono per il collo il cittadino. Gli fanno perdere il buon
senso della ragione condizionandola. Diviene facile porre in scena di volta
in volta un leader capace di risolvere uno dei gravi problemi, creati
appositamente, o tenuti in vita, quando si sarebbero potuti risolvere da
tempo.
Ignari si è così come
i levrieri che corrono dietro a una lepre abilmente diretta.
Tutto questo non
significa che dobbiamo rassegnarci, sentirci vittime sconfitte. No.
L'importante è esserne consapevoli. Imparare a pensare diversamente. A capire
quel che si cela tra le righe. Bisogna imparare a lottare per i valori in cui
si crede. Essere controcorrente perché le ingiustizie che si subiscono non ci
vincano. Questo è il valore profondo che si cela in questo fattaccio di
Silvano Villani. Lui non si arrende, nonostante l'età, nonostante sia
costretto a subire sentenze dalle quali rimane kafkianamente sbeffeggiato.
Resta in prima linea, sulle barricate delle battaglie civili, sul fronte di
guerra del diritto. Quando il 5
luglio 2011 – colpo di scena - arriva la risposta della Procura di Perugia
che gli ventila qualche possibilità di giustizia, Villani non c’è più, se n’è
andato a causa dei postumi di quell’incidente.
* Enzo Antonio Cicchino.
Autore televisivo di argomenti storici. Ultimi libri pubblicati... “Il Duce
attraverso il Luce” Mursia Editore. “La fonte di Mazzacane” - Laruffa
Editore. Vive a Roma.
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Silvano Villani (Trieste, 22 ottobre
1923-Roma, 6 giugno 2011), triestino, di professione giornalista, si
trasferisce a Londra nei primi anni Cinquanta. Dalla capitale britannica
collabora al “Mondo” di Pannunzio e ai primi numeri de “L’Espresso”. Quindi passa al “Corriere della Sera” di
cui è corrispondente da Stoccolma e da Ginevra. Rientrato in Italia, opera come inviato speciale per il medesimo
quotidiano particolarmente nel Medio Oriente e in Africa. Nel 1964
vince il “Premiolino”, nel 1965 il “Premio Saint Vincent”. Nel 1991
pubblica Il mistero della stanza n. 5
(ITER, Roma, nel catalogo dell’Erma Bretschneider) dedicato agli affreschi
della Villa dei Misteri a Pompei, nel 2000 Il mistero del Sepolcro vuoto (Elèuthera, Milano) un’indagine su
un passo del Vangelo di san Giovanni
apparsa in sintesi in Quaderni
di Storia, n. 57, gennaio/giugno 2003 col titolo Il rebus nel quarto Vangelo: Gv 20,7. Che ne pensano i grecisti?
L’Eccidio di Schio (Mursia, Milano, 1994/1999) documenta le ragioni di un terribile
episodio del secondo dopoguerra. Scrive in proposito Silvio Bertoldi: “Cinquantaquattro anni dopo la strage, cosa ne
sapremmo, cosa ne saprebbe l’Italia, se non fosse per la straordinaria
inchiesta giornalistica di Silvano Villani, un’indagine che in America
avrebbe sicuramente vinto il premio Pulitzer? Solo Villani, anzi, Villani da
solo ha fatto ciò che né la polizia né la magistratura e soprattutto la
pubblica opinione di allora s’erano impegnate a fare…”.(Schio, un massacro che nessuno ricorda,
“Corriere della Sera”, 25 luglio 1999). “Con questo libro, per la verità -
osserva Ernesto Galli della Loggia -, siamo ancora alla ricostruzione
giornalistica ma del migliore giornalismo. Silvano Villani, infatti, racconta
con la massima sobrietà e la massima precisione quanto accadde quella notte,
e le successive, complesse vicende giudiziarie che alla fine portarono alcuni
dei colpevoli a scontare non più di una decina di anni di prigione. Pena
rispetto alla quale sembra appartenere davvero a un altro mondo la severità
mostrata nella stessa occasione dalla giustizia militare americana.” (Assassino, ti conosco, “L’Espresso”,
20 gennaio 1995, p. 149). L’Eccidio di
Schio è citato da Giampaolo Pansa in Il
sangue dei vinti (Sperling & Kupfer, 2003, p. 223).
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Pia Di Marco (Maria
Pia Di Marco) è nata e vive a Roma. Laureata in Lettere con indirizzo storico
artistico all’Università di Roma “La Sapienza”, diplomata in Grafica
all’Istituto Europeo del Design di Roma, ha collaborato con la Cattedra di
Iconografia e Iconologia all’Università di Roma “La Sapienza” e con il
Departamento de Arte, Universidad de Navarra (Pamplona). Si dedica al
Cinquecento, con particolare riguardo alla pittura dell’età della
Controriforma. Ha pubblicato con Pioda Editore, con Giunti, con l’Universidad
de Navarra, con Fabrizio Serra Editore. Della sua produzione grafica si segnalano, fra
l’altro, la copertina e le illustrazioni per Il Mistero della Stanza n. 5 di Silvano Villani, Iter, Roma 1991
(catalogo L’Erma di Bretschneider), le illustrazioni per La vita segreta dei piccoli abitanti del mare di Mirella Delfini,
Franco Muzzio Editore, Padova, 2000, ristampato con il titolo Mollusco sarà lei! da Editori Riuniti
– University Press, 2009, le illustrazioni per “Bambino sarai tu”, Marguerite
Editrice. Ha collaborato alla composizione di Andrà tutto bene di Mirella Delfini, Abel books, 2012, e ne ha
realizzato la copertina. Ha composto i testi e realizzato le illustrazioni de
“La Donna Ragno e altre storie raccontate al piccolo Charles Darwin” di
prossima pubblicazione. Attualmente collabora con l’autore televisivo Enzo
Antonio Cicchino.
Pia Di Marco
Via Petronio arbitro,
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Tel. 0639746847
Cell. 338 9953414
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libreria Odradek, via dei Banchi Vecchi, 57 – Roma http://www.odradek.it/html/librerie/libreriaroma.html
e in qualsiasi
libreria, su ordinazione.
Scaricabile da: http://www.tempestaeditore.it , Amazon, Feltrinelli on
line, IBS, BOL.
pagine 166
genere: narrativa,
collana “Vita Raccontata”
pubblicato il 28
novembre 2012
Copertina del Libro: 50caec5498939-copertina.JPG
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giovedì 20 dicembre 2012
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