Translate

sabato 22 dicembre 2012


ANGIOLO BANDINELLI

Non solo carceri

21-12-2012
Nelle aule dei nostri tribunali spicca un motto, “la legge è uguale per tutti”, ma è più di una sensazione che l’auspicata eguaglianza sia una irrealizzata aspirazione. I dati che certificano il degrado della giustizia ci sono tutti, l’elenco è smisurato nelle sue puntigliose elencazioni anche di provenienza ufficiale, e trovare il bandolo della matassa per avviare un processo di risanamento appare difficile. Per alcuni è addirittura impossibile. C’è però più di un sospetto che l’ignavia, l’indifferenza, il menefreghismo, le stesse difficoltà esibite siano solo pretesti accampati per lasciare le cose come sono. Nelle pieghe di un diritto, di una giustizia malfunzionante, passano strategie molteplici - private ma anche pubbliche - con denominatore ultimo quello di favorire gli interessi di quel “particulare”, che il Guicciardini indicò quale soggetto ultimo dell’agire umano: una concezione utilitaristica opposta a quella, alta e nobile, delineata dal Macchiavelli, e che Francesco De Sanctis bollò come emblema di quella decadenza dei costumi che doveva essere vista come causa della crisi italiana: dopo l’intensa fioritura rinascimentale arrivava il barocco, con le sue falsità estetiche e la sua sostanziale amoralità. Per De Sanctis il Risorgimento, il moto unitario, dovevano superare e sconfiggere quel “particulare” e tornare all’alta concezione machiavelliana della politica; una analoga concezione etica anima il grande romanzo del Manzoni, dove l’Innominato è il prototipo del potente che straccia ogni giustizia e si fa largo con la violenza, calpestando la legge.
Vecchie, inutili storie? A leggere le cronache italiane odierne sembra che nulla sia cambiato, e che l’Italia debba essere condannata per sempre come il paese dove la promozione del “particulare” è l’unico cemento nazionale. Ma, per rimanere ai nostri tempi, ogni storico potrebbe - se volesse - individuare facilmente il momento in cui la progressiva distruzione del diritto (e non solo della certezza del diritto) ha inizio. I radicali al tema hanno dedicato un “Sathyagraha” il cui frutto è un “Libro giallo”, vera e propria inchiesta sulla “Peste italiana”.
Angiolo Bandinelli è uno scrittore e politico italiano, già deputato della repubblica. Poeta e traduttore, fin dalla giovinezza si è diviso fra l'amore per la letteratura e la passione per il giornalismo e la politica.
A loro avviso, il momento essenziale di questa distruzione si ebbe quando, contraddicendo al dettato dei padri costituenti, sezioni importanti del testo costituzionale vennero lasciate inattuate, al fine di favorire e rafforzare i soggetti della politica del dopoguerra, i partiti, mantenuti liberi da un qualsiasi bilanciamento istituzionale e già protesi verso l’occupazione dello Stato nei suoi più intimi gangli. Così, ad esempio, vennero disattese le norme relative alla istituzione delle Regioni - Regioni dotate di autentica autonomia e quindi embrioni o tasselli di un moderno federalismo - come anche dei referendum, l’istituto più innovativo della nuova Carta, pensato per diventare potente controbilanciamento ai poteri centralizzati posti sotto l’egida dei partiti. L’istituzione delle Regioni e l’attuazione dei referendum avvennero tardi e per motivi opportunistici, strumentali. I partiti sempre più saldati in regime (un noto politologo parlò di “bipartitismo imperfetto”, si sarebbe già potuto parlare di “monopartitismo quasi perfetto”) si accorsero di questa strumentalità, e di Regioni e referendum hanno fatto carne da macello, stravolgendone strutture e funzioni. Non c’è giorno nel quale non si avvii un procedimento penale contro abusi, malversazioni, corruzione perpetrati in questa o quella Regione. E si tratta di fenomeni non individuali, ma attinenti al sistema complessivo. Il fascismo aveva mostrato quanto fosse facile asservire la macchina istituzionale. Il post-fascismo non aveva, nei suoi programmi, una salda concezione dei problemi relativi alla divisione dei poteri, fondamento dello stato di diritto. Dietro lo strangolamento di Regioni e referendum si è scivolati via via in uno scompaginamento sempre più arbitrario del sistema del diritto, cui ha dato mano compiacente una magistratura che si è arrogata i privilegi di un vero e proprio “potere“ dello Stato.
La indecente condizione delle carceri è solo uno degli aspetti di una latitanza del diritto di cui cominciano ad accorgersi, anche se in maniera insufficiente, anche gli organismi europei, che hanno ripetutamente condannato il nostro paese per inadempienze gravi e gravissime. Inutilmente. L’attuale iniziativa di Marco Pannella prende lo spunto dalla disumana condizione carceraria ma guarda molto oltre. Sullo sfondo delle sue analisi ed iniziative appare sempre il tema della restaurazione della giustizia e del diritto, della reintegrazione dunque della politica come funzione “alta”, che sappia e debba superare le strettoie del particulare, quale che sia il nome che ad esso si vuole appiccicare. Sarà “mafia” e famiglia mafiosa, oppure corporazione, vested interest, poteri forti, uso distorto del potere, soggettivismo dilatato ed arrogante, mandarinismo burocratico, scarso o nullo senso dello Stato, e così via: quali che siano le sue fenomenologie, siamo sempre di fronte ad un tarlo che corrode dal di dentro le istituzioni, e minaccia la democrazia, fin nel midollo. Per Pannella, siamo ad un passo dal baratro della aperta crisi della democrazia italiana. Pannella avverte che il nostro Paese ha già dato al mondo il modello del fascismo e dei fascismi: non è improbabile che possa oggi diffondere i germi della sua “peste” in un mondo, in una Europa, nei quali non si può dire che la democrazia abbia radici salde e unanimemente condivise. Queste ed altre, le considerazioni che lo hanno portato alla attuale drammatica iniziativa (che, al momento in cui scrivo appare vicina più alla catastrofe che alla vittoria); occorre, immediatamente e con uno sforzo di fantasia ed iniziativa, rovesciare la tendenza, indicare al paese, e sicuramente anche all’Europa, la via stretta per un rinnovamento epocale delle istituzioni civili.

Nessun commento:

Posta un commento