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giovedì 31 gennaio 2013

GIORNALISTI. TIZIAN: “COMBATTERE LE MAFIE VALE SEMPRE LA PENA”. CRONISTA SOTTO SCORTA, DOPO INTERCETTAZIONI PIÙ TRANQUILLO


di Daniela Giammusso-ANSA


Roma, 30 gennaio 2013. «Combattere le mafie, ne vale sempre la pena. E ai giovani voglio dire che non è detto che si perde sempre. La mia è una vittoria». A parlare così è Giovanni Tizian, giovane giornalista del gruppo Espresso, diventato un simbolo della lotta alle mafie e da un anno sotto scorta per essere entrato nel mirino della criminalità organizzata che lo voleva morto per un'inchiesta sul giro d'affari dei videogames pubblicata dalla Gazzetta di Modena. Una settimana fa la pubblicazione delle intercettazioni in cui il boss Nicola Femia discuteva con un faccendiere per metterlo a tacere per sempre. «Dalla pubblicazione non è cambiato nulla», racconta Tizian all'ANSA a margine della presentazione del libro di Michele Sasso, Duccio Facchini e Francesco Vignarca “Armi, un affare di Stato”(ed. Chiarelettere). «È un pezzo di una storia che si chiude - dice - Aver letto tutto quello che progettavano e pensavano, paradossalmente, mi ha fatto sentire più tranquillo: ora so cosa si sono detti, conosco volti e nomi, so chi sono. Nulla però è finito. C'è ancora il riesame e l'indagine non è assolutamente chiusa. Aspettiamo».

Trent'anni, figlio di un integerrimo funzionario di banca ucciso a colpi di lupara nell'89 in un agguato tra Locri e Bovalino, presumibilmente per mano della 'ndrangheta, anche alla presentazione del libro, in un centro culturale a Roma, Tizian è arrivato rigorosamente sotto scorta, con gli agenti a proteggerlo a vista. «La vita è cambiata - ammette, senza però mai perdere il sorriso - Non sono più indipendente. Non posso più uscire la mattina, prendere l'auto e andare a lavoro. Vivo in stretto contatto e cercando di dare la massima collaborazione alle persone che mi proteggono. Cerco di non abusarne e, anzi, devo ringraziare loro per lo straordinario lavoro e chi ha deciso di proteggermi: la Procura e il Gico della Guardia di Finanza di Bologna». Ad aprile Mondadori pubblicherà il suo libro 'La nostra guerra non è mai finita’, viaggio attraverso le capitali italiane della 'ndrangheta. Ma il primo a sorprendersi della vastità del giro di affari che con quegli articoli sulla Gazzetta di Modena era andato a toccare sembra proprio Tizian. «Ascoltando l'audio delle intercettazioni - commenta - oggi capisco perchè tutto quel movimento. Quando un anno fa mi comunicarono che mi stavano mettendo sotto scorta fu un fulmine a ciel sereno. Non avevo idea di essere in pericolo, nè di esser finito al centro della loro attenzione. Le indagini invece poi hanno rivelato un business milionario». Ma senza alcun dubbio, incalza il giornalista, «ne vale sempre la pena. Non vorrei - dice - che passasse il messaggio che chi fa il mio lavoro, chi crede nella giustizia o chi combatte per questo vada sempre incontro a queste cose. Ai giovani voglio dire che non cessino di comportarsi così, di lottare contro le mafie e la malavita, perchè non è detto che si perda sempre. Il mio caso è una vittoria. Ci sono stati momenti difficili, ma ho la grande soddisfazione di sentire sempre le istituzioni molto vicine». (ANSA).  

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