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giovedì 14 febbraio 2013


Valter Vecellio

L’Italia condannata a risarcimenti miliardari. Dagli OPG ai mini-manicomi?

15-02-2013
Tra le dimissioni di papa Joseph Ratzinger, l’inchiesta Finmeccanica che travolge l’AD Giuseppe Orsi, la “coda” dello scandalo Monte dei Paschi di Siena, mettiamoci anche le polemiche sul Festival di Sanremo, ecco che passa in cavalleria la notizia che il 12 febbraio l’Italia è stata condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Questa volta per aver violato l’articolo 6.1 (diritto a un equo processo) della Convenzione Europea, per l’irragionevole durata del processo. Leggiamo dalla sentenza: “Il ricorrente, adduceva un attentato ingiustificato al diritto al rispetto dei suoi beni così come un attentato al diritto a un equo processo in ragione della durata eccessiva del procedimento…”. La Corte ricorda di aver “a più riprese…trattato delle istanze che sollevavano questioni simili a quella del caso di specie ed ha constatato una ignoranza/incomprensione dell'esigenza del «termine ragionevole», considerando i criteri derivanti dalla sua ben consolidata giurisprudenza in materia. Non ravvisando nulla che nella presente causa possa portare a diversa conclusione, la Corte ritiene che sia altresì il caso di constatare una violazione dell'art. 6.1…”. A ciascuno dei due eredi del ricorrente, nel frattempo deceduto, la Corte assegna 4.200 euro, che l'Italia dovrà versare, “per danno morale”.
Ecco che un vero e proprio tsunami potrebbe abbattersi sulle esangui casse della Giustizia italiana; e quello che più inquieta è che la cosa sembra non inquietare nessuno. Si parla dei possibili risarcimenti di migliaia di euro a testa che l’Italia potrebbe essere condanna a versare a chi, dei 66mila detenuti italiani, facesse causa per le condizioni inadeguate e incivili di trattamento detentivo: quel sovraffollamento grazie al quale 66mila persone sono stipate in luoghi che ne dovrebbero contenere al massimo 46mila posti. Sette di quei 66mila che ci hanno provato hanno vinto: "Ciascuno dovrebbe ricevere in media 17mila euro, così ha sentenziato la corte europea dei diritti dell'uomo lo scorso 8 gennaio 2013 nel caso Torreggiani e altri contro Italia", spiega l’avvocato Alessandra Osti, ricercatrice presso l'Università degli studi di Milano, specializzata in giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo. "Ci sono altre centinaia di casi pendenti”, spiega. “Se tutti facessero causa le cifre sarebbero abnormi". Il conto è presto fatto: 1,12 miliardi di euro.
La Corte europea condanna lo Stato italiano, dice Osti, “per violazione strutturale dell'articolo 3 della Convenzione europea in termini di trattamento dei detenuti. È una sentenza pilota, quindi non su un singolo caso ma che segue una causa del 2009, quando l'Italia era stata condannata per un simile motivo a trovare misure per fermare il fenomeno del sovraffollamento. Allora era arrivata dal governo la proposta di nuove carceri. Ma alla luce di questa nuova sentenza, tali intenzioni sono risultate insufficienti così come i rimedi 'interni', ovvero le norme che potrebbero mettere in atto i giudici di sorveglianza. A questo punto la Corte chiede allo Stato italiano di provvedere entro un anno a trovare strade alternative per eliminare tale violazione strutturale”. Lo scenario che si annuncia “potrebbe arrivare all'esclusione dal Consiglio europeo, considerando che c'è un precedente di qualche decennio fa riguardante Grecia e Cipro”. Ma è più probabile che “le sanzioni pecuniarie vengano estese a tutta la popolazione carceraria che denunci le proprie condizioni, e di sicuro lo Stato sarebbe condannato in tutti i casi pendenti”.
Una questione dimenticata. Ricordate? Secondo la legge 9/2012, il 1 febbraio 2013 doveva essere concluso, da parte di governo e regioni (Asl e Dsm), il processo di superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. La stessa legge fissa al 31 marzo il termine entro il quale le misure di sicurezza non si devono più eseguire più all’interno degli attuali Opg. Il 28 gennaio scorso, il Ministro della Giustizia Paola Severino scrive a ciascun presidente di regione: “Desidero sottoporre alla Sua attenzione la delicata situazione delle persone ospitate presso gli Opg, che - a partire dal prossimo 1° aprile - dovranno trovare ricovero in strutture sanitarie regionali... voglia valutare l’opportunità di assumere ogni iniziativa utile per poter accogliere e prestare le cure necessarie ai cittadini oggi ospitati presso gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari”.
Le scadenze stabilite dalla legge 9 non sono state rispettate e nessuna proroga è stata decisa; si rischia dunque di giocare oggi ad un pericoloso “scaricabarile” tra governo e regioni. Il 7 febbraio si è svolta una tempestosa riunione del Tavolo Opg-Stato-Regioni, aggiornata al 26 febbraio prossimo; le possibili conseguenze potrebbero essere una proroga degli Opg, oppure pericolose soluzioni “improvvisate.
Intanto si stanno approntando i cosiddetti “mini-OPG”. Diverse regioni hanno già presentato (o si accingono a farlo) programmi per strutture pluri-modulari, accorpando due o tre moduli da venti posti letto; ma sono i “percorsi di dismissione” sui quali si registra un grave ritardo. Non sono, per esempio, avvenute le dimissioni “senza indugio” delle persone per le quali è cessata la pericolosità sociale, sancite solennemente dalla stessa legge 9; e l’esecuzione del sequestro degli Opg di Barcellona Pozzo di Gotto e Montelupo Fiorentino, decisa dalla commissione presieduta dal senatore Ignazio Marino, è stata rinviata a fine marzo. C’è poi un’altra questione: i magistrati, dove disporranno l’esecuzione delle misure di sicurezza per i nuovi “casi” dopo il 1 aprile?
 

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