Oggi innanzi la Prima Sezione del Tribunale
La quarantesima udienza del processo a Nicola Cosentino
Resta ancora legata ad un filo di “umanità” la sua libertà –
Ascoltati finora collaboratori di giustizia, periti, ministri,
sindaci, prefetti, deputati,
senatori, presidenti e direttori di
Consorzi
Rigettate
tutte le istanze di scarcerazione – Cosentino dal carcere di Secondigliano:”La
galera da innocente è terribile, la detenzione preventiva è una tortura” -
Caserta – ( di Ferdinando
Terlizzi ) - Quella di oggi
lunedì, sei maggio, è la 40esima udienza del processo principale
che vede l'on. Nicola Cosentino ( difeso dagli avvocati Stefano Montone e Agostino
De Caro ) coinvolto in tre processi; due incardinati presso il tribunale di Santa Maria Capua
Vetere e il terzo presso il Tribunale di Roma. Il primo, come è
noto, che si sta celebrando innanzi la Prima sezione penale, collegio “C” ( Presidente Giampaolo Guglielmo ) riguarda
una ordinanza di custodia cautelare emessa a novembre del 2011, con la quale il deputato casertano veniva
accusato di “concorso esterno in associazione mafiosa”, in riferimento all'attività dell'ECO4, il consorzio di aziende che ebbe in gestione
gli appalti per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti in Provincia di Caserta.
Nell’ordinanza di custodia cautelare
chiesta nei suoi confronti dai pubblici
ministeri della DdA Alessandro Milita
e Giuseppe Narducci, il leader del P.d.L.
Campano veniva identificato come “la diretta espressione della criminalità
organizzata con riferimento al clan dei casalesi”. Secondo l'accusa Cosentino utilizzò il suo
potere politico per pilotare appalti e assunzioni presso il Consorzio CE4.
Il
secondo processo: eufemisticamente definito dalla stampa “Il Principe e la
(scheda ) Ballerina”, a ruolo innanzi la
prima sezione (Presidente Orazio Rossi)
è fissato per mercoledì prossimo 8 maggio e vede Cosentino accusato di concorso in
reimpiego di capitali, falso, corruzione e abuso di ufficio con l'aggravante
dell'art.7 della Legge antimafia.
Il terzo processo, in istruttoria a Roma, riguarda il “dossieraggio” contro il
Presidente Stefano Caldoro e Cosentino
è accusato di calunnia, “per aver veicolato notizie sulla sua vita privata nel
tentativo di danneggiarlo nella sua corsa alla Regione”.
La prima udienza del primo processo fu celebrata nell’aprile del 2011,
nel corso della quale il presidente, costituite le parti, lesse la lunga accusa
al deputato il quale- quasi sempre – è stato presente in aula. Il primo colpo di scena si verificò nelle prime
udienze allorquando il pubblico ministero della DdA, Giuseppe Narducci, ( sostituito da Cesare Sirignano, che poi ha lasciato al solo Alessandro Milita lo
scranno dell’accusa ) abbandonò la sua
veste di pubblico accusatore per andare a ricoprire il ruolo di Assessore nella
giunta del suo collega Giuseppe De Magistris eletto – a furor
di popolo – sindaco di Napoli.
Poi nelle successive udienze si sono
alternati periti e collaboratori di giustizia, tutti testi cosiddetti
dell’accusa: Alessandro Pulcri, capitano
dei carabinieri che condusse le indagini; Pasquale
Storace, capitano del Nucleo NOE dei carabinieri, che si occupò in
particolare delle intercettazioni; Antonio
Cupperi, perito del tribunale al quale è stato affidato il gravoso compito
della trascrizione delle intercettazioni ambientali e non; il consulente
immobiliare Armando Cattaneo.
Successivamente ( udienza del 9 gennaio 2012 ) venne
addirittura ascoltato l’ex ministro dell’Ambiante Sen. Alterio Matteoli, che dovette riferire sui risvolti di una revoca
della concessione e agli esiti di una riunione tenutasi a Roma alla quale
presero parte componenti del Consorzio “CE3” e “CE4”. Nella tornata del 6
febbraio del 2012 venne sentito come “testimone assistito” l’ex Governatore Antonio Bassolino, ( con l’assistenza appunto dell’avv. Orazio Cicatelli, perché accusato di reato connesso con processo
in corso a Napoli ) e Massimo Paolucci, da lui nominato sub commissario alla gestione
dei rifiuti in Campania e l’ex direttore
generale della FIBE S.p.A., Angelo
Pelliccia.
All’udienza del 14 maggio del 2012 vennero
ascoltati come testi dell’accusa – e naturalmente sottoposto poi al controesame
dei difensori di Cosentino – Raffaele
Vanoli, ex sub commissario per i rifiuti in Campania; Domenico
Fasci, Ispettore Capo della Squadra Mobile di Caserta ( per alcune
intercettazioni tra Cosentino e altri testi ); Antonio Scialdone – per più di una udienza – direttore generale del
Consorzio di Bacino di Napoli e Caserta; Carmine
Bevilacqua, ex vice Presidente del Consorzio CE3; Mario Melone, ex presidente del consorzio CE3; Giuseppina
D’Alterio, ex direttore amministrativo della “Impregeco S.r.l.”. e i periti del tribunale: Luca De Gregorio, Raffaele e
Angelo Musella.
Giungiamo, così, all’udienza
del 28 gennaio del 2013, quando fu di
scena il senatore Lorenzo Diana, una figura ambigua, un
turista della politica, un professionista dell’Antimafia – come li
definiva Leonardo Sciascia - con cambio
di casacca all’occorrenza; una faccia da “mariuolo”, così definito dall’ex
Ministro Mario Landolfi, in una
intercettazione agli atti del tribunale.
In quella udienza era presente anche l’on. Nicola Cosentino, una udienza quella piuttosto tesa, dove i due esponenti politici di parti opposte, si affrontarono durante il controesame. Alla domanda sulla
leadership, posta dal difensore di
Cosentino, Agostino De Caro, Lorenzo Diana rispose spiegando che il leader della coalizione di
centro destra era, senz’altro, Cosentino “assieme anche – aggiunse – a Gennaro
Coronella, Mario Landolfi e Pasquale Giuliano”.
L’esame di Diana, prima
da parte del pm Alessandro Milita della Dda di Napoli, e poi da parte
dell’avvocato De Caro, durò oltre
quattro ore in un’udienza in cui si parlò
anche del fatto che i fratelli - Sergio e
Michele Orsi (titolari dell’azienda che gestiva la
raccolta dei rifiuti nel consorzio Ce4) - non disdegnavano di interloquire non
solo con esponenti di centro destra, ma anche con quelli di centro sinistra.
Nelle udienze
successive ( dal marzo ad oggi ) hanno
deposto – quali testimoni dell’accusa – collaboratori di giustizia di una certa
levatura, che sono stati protagonisti e
determinanti per lo sfasciume del clan dei casalesi ( dopo il processo
Spartacus e gli ultimi clamorosi arresti
) ormai ridotto ad una filiale di
terz’ordine della camorra – ma non univoci e concordi nell’accusa a Nicola Cosentino.
La Direzione Antimafia
si è avvalsa della collaborazione fino ad oggi di: Carmine
Schiavone, Dario De Simone, Domenico Frascogna, Raffaele Ferrara, Luigi Diana, Alfonso Diana,
Domenico Bidognetti, Francesco Cantone,
Francesco Cirillo, Antonio Verde, e
Gaetano Vassallo.
Nel corso di questo anno e mezzo di udienze, si sono verificati molti colpi di scena, quasi tutti a danno dell’imputato: Una
precisa accusa ( poco credibile però) da parte del pentito Gaetano Vassallo:”Vidi la consegna
di una tangente”. Il boss Michele
Froncillo ha querelato Cosentino
perché ha ritenuto offensiva la frase (
pronunciata in sede di conferenza stampa dall’onorevole ) “Le accuse arrivano
da pentiti camorristi schifosi che hanno da scontare ergastoli e puntano a
salvare il proprio patrimonio”.
Noi, per la verità, la
pensiamo allo stesso modo di Cosentino. Poi, in ultimo (23 aprile 2013) la
Corte Costituzionale ( Presidente Sabino
Cassese ) ha deciso che “le 46 intercettazioni telefoniche dell’ex sottosegretario, oggetto
di conflitto tra il tribunale di Santa Maria Capua Vetere e la Camera dei
Deputati si possono utilizzare nel processo. La Consulta ha deciso che non
spettava alla Camera negare l’utilizzo chiesto dal Gip”.
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