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domenica 19 maggio 2013


STRALCI DELLE  DEPOSIZIONI DEL COLLABORATORE DI GIUSTIZIA  
LUIGI GUIDA NEL PROCESSO COSENTINO
(Nostro Servizio esclusivo)

A cura di Ferdinando Terlizzi





     Sono  Luigi Guida e sono nato a Napoli il 18 aprile del 1956.   Presidente: va bene, diamo la parola al Pubblico Ministero per il suo esame. P.M.: signor Guida, buongiorno. Noi abbiamo già acquisito alcune... Teste: dottore, buongiorno a voi. P.M.: abbiamo già acquisito alcune dichiarazioni che lei ha reso sia in fase di indagini preliminari che in fase dibattimentale, quindi alcune vicende le diamo per acquisite. Sinteticamente volevo sapere: all'atto della sua...? Esattamente lei nel 2001 in che mese fu scarcerato?

     Teste: agosto del 2001. P.M.: e da quanto tempo era rimasto ininterrottamente detenuto, prima di questa scarcerazione? Teste: prima avevo scontato 11 anni, dal 1990 al 2001. P.M.: era stato recluso in regime di 41 bis? Teste: sì, per sette anni e mezzo al 41 bis e per i restanti di undici anni... P.M.: senta, aveva avuto modo di incontrare, durante la sua detenzione al regime speciale, qualche esponente apicale del gruppo Bidognetti? Teste: sì, proprio Francesco Bidognetti. E tanti altri. P.M.: durante questi incontri è mantenuto quel rapporto di fiducia reciproca che aveva caratterizzato la sua esperienza precedente, prima del suo arresto, con Bidognetti e i suoi familiari? Teste: prima della mia scarcerazione, dottore? P.M.: sì, prima della sua scarcerazione. Teste: (non risponde). P.M.: ha sentito la domanda? Prima della sua scarcerazione, in relazione agli incontri che ha avuto con Francesco Bidognetti,  in carcere e persone della sua famiglia, aveva mantenuto questo rapporto di fiducia reciproca che vi era con Francesco Bidognetti?
Teste: dottore, io vengo arrestato nel settembre del 1990. Dopo tre o quattro anni, verso il 1994, qualcosa del genere, mi trovavo al 41 bis, a Cuneo. E venne anche  Francesco Bidognetti. Che eravamo nella stessa sezione. Si andava al passeggio insieme. P.M.: ho capito.

      Senta, in questi incontri eravate rimasti legati, seppure detenuti entrambi? Il rapporto suo con Francesco Bidognetti  come era? Teste: dottore, io facevo parte del clan dei casalesi dai tempi di  Antonio Bardellino, dalla fine degli anni '70, e quando sono stato arrestato, nel 1990, dipendevo di più da lui, perché dopo quel fattore della scomparsa di Bardellino, nell'88... fino all'88 io dipendevo specificamente da Bardellino, dopo la sua scomparsa dipendevo di più da  Francesco Bidognetti. P.M.: e durante la sua detenzione, fino alla liberazione del 2001, la sua liberazione, lei era retribuito, stipendiato? Teste: sì, sì. Io per i primi anni diciamo che provvedevo da solo. Poi più tempo passava e andavo in difficoltà, per cui ho risolto un po' i miei problemi proprio all'arrivo del Bidognetti a Cuneo, gli spiegai le mie difficoltà e lui da quel momento disse: "non ti preoccupare, me la vedo io", e quindi fino alla scarcerazione del 2001 hanno provveduto lui e i suoi familiari.
    
     P.M.: quindi fu direttamente stipendiato dalla famiglia Bidognetti,  sostanzialmente, lei. Teste: venivo stipendiato dalla famiglia Bidognetti. P.M.: a chi arrivava il denaro? Il suo stipendio a chi veniva consegnato? Teste: chi lo consegnava? P.M.: a chi? Chi era la persona di fiducia che riceveva lo stipendio per suo conto? Teste: dottore, perdonatemi, ma io tengo il problema  dell'udito. P.M.: mi scusi, ha ragione. Chi prendeva lo stipendio quando lei era detenuto? Chi riceveva i soldi? Teste: quando andava mia moglie a Casal di Principe, dalla signora  Anna Carrino. O quando dei giovani affiliati a Bidognetti andavano nel rione Sanità per consegnarlo a mia moglie. P.M.: più o meno, per capirci, questo stipendio a quanto ammontava? Lo stipendio che le veniva garantito durante la sua detenzione. Teste: dottore, quando era in lire, dal 1990 al 2001, era tra i due milioni, i due milioni e mezzo. Con esattezza non lo ricordo, ma non meno di due milioni al mese.
   
    P.M.: senta, nell'agosto del 2001 lei fu scarcerato perché la pena era definitiva? Teste: sì, sì, esatto.  P.M.: aveva all'atto della scarcerazione delle indagini pendenti nei suoi confronti, che lei sapesse? Teste: il giorno in cui sono uscito mi dovevo recare in caserma, perché io sono uscito da Lanciano e mi dovevo recare in caserma, da quelle parti, e nello stesso tempo mi dovevo poi recare a Napoli a ritirare il libretto della sorveglianza speciale. P.M.: e quindi... Teste: cosa che non feci. P.M.: quindi doveva recarsi perché venisse notificata la sorveglianza speciale. Teste: sì. Perché io prima dell'arresto del 1990 ero sorvegliato speciale. P.M.: ho capito. Lei non si recò per firmare? Teste: no, diciamo che da quel momento anziché recarmi in caserma mi diedi latitante. Non mi  ci sono recato in caserma.

     P.M.: chi l'ha assistita immediatamente durante la sua latitanza? Chi la venne a prendere a Lanciano e iniziò la sua latitanza? Teste: dottore, venne mia moglie con mia figlia. Che aveva 11 anni. E sono salito in macchina con mia moglie. E di scorta erano tre affiliati al gruppo Bidognetti, con un'altra macchina. P.M.: chi erano questi tre affiliati?  Teste: Giosuè Fioretto, Giuseppe Pellegrino e  Domenico Vargas. P.M.: di là a poco lei divenne reggente del clan Bidognetti, sul territorio? Teste: diciamo dopo alcuni mesi.
P.M.: quindi sempre nel 2001, praticamente? Dopo l'estate del 2001?
Teste: sì, io sono stato scarcerato il 20 agosto del 2001.
      Quando sono uscito da Lanciano, come vi ho appena detto, invece di recarmi in Questura mi sono portato da Lanciano a Pescara, sotto un documento di uno dei miei fratelli, che somigliava a me, ho dormito in un albergo e ci sono stati dei contatti che venivano degli affiliati a Pescara per incominciarmi a chiarire un po' le idee sulle cose esterne del gruppo. E dopo una settimana sono sceso con loro che mi vennero a prendere, sempre di scorta. E sono stato in una casa presa da loro a Castel Volturno. E da quel momento, man mano, giorno dopo giorno, avvenivano degli incontri con i vari esponenti del gruppo Bidognetti. Mi illustravano gli amici, i nemici, le cose da fare e quant'altro. P.M.: l'individuazione, la sua individuazione come reggente del clan Bidognetti, da chi fu data? Teste: io da questi incontri, i primi incontri che... quelli là che avevano un pochettino più voce erano i cugini Letizia, Giovanni e Franco. Diciamo che ai primi mesi mi consegnavano loro il mensile, quando ero stato scarcerato. E dopo due o tre mesi che ho capito tutto l'ingranaggio, gli feci capire che ero io il reggente per volere del Bidognetti.


     P.M.: chi le disse che Bidognetti l'aveva individuata come reggente? Ci fu qualcuno che le diede questa incombenza? Teste: sì, questo avveniva prima della mia scarcerazione, durante gli ultimi tempi prima della scarcerazione, quando facevo i colloqui con mia moglie. Lei teneva i contatti con la signora Carrino e più volte diceva: quello aspetta a te, devi vedere tu che devi fare, che non devi fare... e io contemporaneamente gli mandavo a dire... perché poi mi spiegava mia moglie che erano un po' più giovani questi qua che stavano fuori, essendo che io mi sentivo da una lunga esperienza, di età più grande di loro, io dissi: ma io non è che posso fare il giovane di qualcuno. Sono altri che devono stare a sentire a me. E quindi questi primi incontri dalla mia scarcerazione, anziché spiegargli prima, il primo giorno che io ero da reggente, ho acquisito prima un pochettino di cose e poi gli ho detto: io qua vengo per Cicciotto e si fa come dico io. Nessuno si oppose e si proseguì in
questo modo. P.M.: senta, ci fu qualcuno che aveva ratificato questo suo
ruolo di reggente del clan nel periodo in cui era libero, quindi? Qualcuno in particolare vicino a Francesco Bidognetti? Teste: dottore, la cosa è che io ho parlato direttamente con la signora Carrino e Bernardo Cirillo, cugino di
 Francesco Bidognetti . P.M.: quindi parlò direttamente con Cirillo Bernardo, il cugino. E che cosa le disse, Cirillo Bernardo? Le confermò l'investitura? Mi fa capire? Innanzitutto mi dice chi era Cirillo Bernardo e che ruolo aveva nel
clan. Teste: i primi incontri che avvenivano con questi qua... dice: ma tu fatti capire subito che ti ha mandato Cicciotto. Io dicevo: Bernardo, non ti preoccupare, fammi capire, poi dopo se ne parla. Molto vicino a Bernardo, molte volte, a queste discussioni, c'era Giosuè Fioretto. Loro stavano sempre insieme. Mi presi quindi il tempo necessario, che mi serviva a capire un po' come erano le cose esterne, e poi così è andata, facevo io il reggente del gruppo Bidognetti.

     P.M.: ho capito. Quindi  Bernardo Cirillo confermò questo messaggio che le era arrivato quando era in carcere, circa il fatto che una volta uscito sarebbe diventato il reggente? Teste: sì, dottore, l'ho appena detto.  Bernardo Cirillo  e la signora  Anna Carrino. Più volte Bernardo Cirillo. Ma anche la signora Carrino mi confermava che il volere di suo marito era che io dovevo essere il reggente. Anche perché poi io e il marito, Francesco Bidognetti, ci conosciamo dal 1978, 1979, i tempi di   Antonio Bardellino, insomma. Mentre le altre persone, prima che io venivo scarcerato, che erano del gruppo Bidognetti, non è che lui le conosceva a tutte quante. In pratica conosceva bene a me, sapeva chi ero e come mi comportavo. P.M.: quindi ha dovuto farsi conoscere da quelle che erano le persone del gruppo Bidognetti, che lei non aveva conosciuto prima perché molto più giovane. Teste: no, io quando sono uscito, diciamo, quello... l'unico che conoscevo, dai miei tempi, dall'arresto del 1990, io conoscevo... in questo momento ricordo solo Bernardo Cirillo. Tutti gli altri ragazzi... perché io ho 57 anni, adesso. Tutte le persone che ho incontrato nel 2001 io non conoscevo nessuno, prima. P.M.: senta, Bernardo Cirillo che ruoli aveva nel clan? Teste: dottore, era una persona che sapeva molte cose del clan. Solo che lui non era un addetto a omicidi e cose più delicate. Però era molto a conoscenza dei fatti. Nemici, amici e tutte le cose.

     Diciamo che non è mai salito in macchina con me per fare questo omicidio, questo particolare qua. Però era a conoscenza di cose estorsive, altri particolari. P.M.: ho capito. Senta, quindi il suo punto di riferimento da scarcerato era stato  Bernardo Cirillo ? Teste: dottore, non ho capito. P.M.: il suo punto di riferimento, per farsi spiegare la situazione, era divenuto Cirillo Bernardo? Teste: sì, sì, perché la signora poi era sempre una donna, per mio carattere mi vergognavo, non avevo il carattere di aprirmi con la signora. C'è stato il fattore che dice: mio marito poi è contento quando lei è andato al colloquio, vedi tu quello che devi fare, tu sai a te, non sai a te... e la maggior parte delle imbasciate che arrivavano dei familiari, che lui effettuava i colloqui, venivano attraverso Bernardo Cirillo. Altri contatti, imbasciate che arrivavano dal carcere sotto altra forma, insomma, io li facevo sempre attraverso Bernardo Cirillo. Poi ci sono processi in corso, perciò non mi prolungo. P.M.: aveva avuto modo di scambiarsi messaggi anche con degli avvocati, dei legali? Teste: sì, dottore, questo cercavo di non dire, sì. P.M.: con quali legali si relazionava, lei, scambiandosi dei messaggi? È trattazione di altro processo? Teste: con quali avvocati? P.M.: sì. Teste: l'avvocato (omissis ) l'avvocato ( omissis )  questi due qua. Ho fatto io di persona. Sempre attraverso il Bernardo Cirillo.

     P.M.: senta, appena è uscito può indicarci dalle informazioni che ha assunto e da quello che poi progressivamente ha capito direttamente, ha preso conoscenza direttamente, di come era la situazione del clan? Come era il clan? Era un clan forte? Diviso? C'erano delle fazioni interne? Come era strutturato in quel periodo? Qual era la situazione che lei ha trovato, uscendo dopo dieci anni? Teste: dottore, io quando sono uscito ho trovato un pochettino di attrito, all'interno del gruppo Bidognetti. Cioè da un lato erano molto vicini Bernardo Cirillo e Giosuè Fioretto. Da un lato altro lato avevano più voce in capitolo, perché erano più fatti per commettere degli omicidi i cugini  Letizia, Giovanni e Franco. Da un altro lato c'erano  Francesco Borrata  e Massimiliano Miele. Come se erano due o tre gruppetti, stavano sempre insieme, che erano lo stesso clan, ma quelli che avevano più voce erano i cugini Letizia. P.M.: ho capito. Quindi dal punto di vista militare i cugini Letizia avevano più voce”.

Teste: sì, esatto. Proprio per questo. P.M.: e Cirillo Bernardo e Fioretto Giosuè a chi erano principalmente legati? Se vi erano, rispetto alle correnti, delle collocazioni... Teste: dottore, Bernardo Cirillo e Giosuè Fioretto dipendevano più specificamente proprio da Bidognetti Francesco. Cioè loro avevano più contatti sia attraverso l'avvocato che le imbasciate di Bidognetti Francesco, sia dagli avvocati che dalla signora Carrino. Mentre i cugini Letizia erano cugini di Domenico Bidognetti, a sua volta cugino di Bidognetti Francesco. E poi c'erano Borrata e Miele che, almeno che ricordi io in questo momento, loro erano insieme a Giuseppe Setola, cioè voglio dire prima della mia scarcerazione. Quando sono uscito Setola era in carcere, poi Setola uscì quando io ero in carcere nel 2005 P.M.: quindi uscì dopo, quando lei era già detenuto.
      Senta, Bidognetti Domenico, lei l'ha citato, come legato ai Letizia. Era detenuto anche lui, quando lei fu scarcerato? Teste: sì, sì, Domenico io già lo conoscevo, Domenico Bidognetti, già prima dell'arresto del 1990. Comunque
era in carcere quando io sono uscito. P.M.: senta... Teste: anche al mio arresto, lui era ancora in carcere. P.M.: quando lei assunse quindi la reggenza, conosceva pochissime persone, ha detto. Volevo chiederle: lei ha assunto anche il controllo della cassa del clan? Teste: sì. P.M.: quindi praticamente controllava anche la cassa. Per orientarsi, per quelle che erano le entrate della cassa del clan, a chi faceva capo? Chi le dava indicazioni sul punto, visto che lei sostanzialmente era ignaro per la lunga detenzione di ciò che era accaduto sul territorio? Teste: dottore, essendo che sono napoletano, in tutti questi
anni che sono stato affiliato, anche ai tempi di Antonio   Bardellino, ho sempre vissuto a Napoli. Nel 2001... insomma, io non ero del posto, delle varie zone di nostra influenza. Erano tutti gli affiliati che ritiravano le rate estorsive e quant'altro. A me è capitato in qualche caso che ho avuto a che fare direttamente con qualche imprenditore, ma poche, pochissime cose. Ma le centinaia o migliaia di fatti estorsivi avvenivano che li facevano gli affiliati, sia di Casal di Principe che Villa Literno, Lusciano e quant'altro. Poi venivano e dicevano: "compà, abbiamo preso questa rata così, abbiamo chiuso quest'altro lavoro in questo modo", e questo era il funzionamento.

     E poi a fine mese ci incontravamo, uno portava i soldi di qua, un altro i soldi di là. La maggior parte, non vsempre, non avevo io l'abitudine di farmi portare le rate estorsive, per non tenerle dove dormivo io, verso Pescopagano. E quindi dicevo stesso agli affiliati di trovare un posto, o a casa loro o da altre persone, per  tenere nascoste le rate, i proventi estorsivi. E a fine mese, quando si dovevano fare i conti per pagare i detenuti, avvocati, a noi esterni affiliati, ci incontravamo la sera prima per darci appuntamento il giorno successivo, ognuno portava le varie rate, si mettevano sul tavolo, si contavano e si dividevano. P.M.: senta, quanti erano più o meno gli affiliati detenuti o meno che stipendiavate, in quel periodo, mensilmente? Orientativamente. Teste: dottore, proprio quando sono uscito diciamo che si pagava di più ai detenuti che quelli che eravamo fuori. Poi mano mano, insomma, incominciava a crescere anche qualche altro affiliato all'esterno. E quindi... se però dovessi dire adesso, in questo momento, se erano di più i detenuti o quelli che eravamo fuori... ma ci mettevano parecchi soldi per fare questi pagamenti ogni mese. P.M.: ci può dare un'indicazione orientativa del denaro che veniva impiegato per retribuire gli affiliati, liberi o detenuti? Teste: dottore, tra i 70 e gli 80 mila euro al mese.


     P.M.: queste erano le somme necessarie. Il controllo del gruppo Bidognetti, quando lei fu scarcerato nel 2001, su quali territori si estendeva? Teste: dottore, quello più sicuro, che era in mano al gruppo Bidognetti, erano Castel Volturno e Cancello Arnone. Mentre a Villa Literno c'era la rottura più grossa dei nostri nemici con il gruppo Tavoletta-Ucciero. E là avvenivano vari omicidi, da ambo le parti, nel senso che a volte loro commettevano un omicidio, i Tavoletta, e più intostavano il piede a terra di fare la raccolta
estorsiva nella zona di Villa Literno. Quando noi rispondevamo con qualche altro omicidio, uno o due, quasi contemporaneamente, allora intostavamo noi il piede a terra di ritirare noi le rate estorsive. Mentre a Lusciano eravamo in difficoltà perché c'era uno chiamato  Francesco Pezzella, che era un affiliato al gruppo Bidognetti, e questo qua prima che io uscissi aveva avuto una spaccatura con il gruppo Bidognetti, cose spiegate dai Bidognetti a modo loro e più specificamente da  Francesco Pezzella , questo qua di Lusciano, che poi fu ammazzato.
 
     Nel senso che questa rottura con questo di Lusciano avvenne perché il Pezzella ritirava una tangente da un ingegnere, una grossa tangente estorsiva, e i casalesi si portavano a Lusciano, si prendevano la rata per intero, senza restare un po' di soldi a Pezzella e ai suoi ragazzi. E per questo motivo avvenne la spaccatura, che quando lui ritirava la tangente se la metteva in tasca e non dava più niente ai casalesi. Tanto è vero che quando io sono
uscito mi hanno detto che questo doveva essere ammazzato e sono stato anche io qualche volta "appostiato" per cercare di ammazzarlo. Poi successivamente usai un'altra formula, io, per riappacificare con Pezzella e quindi riportai un'altra volta la normalità. E anche Lusciano per intero era nella nostra influenza. P.M.: altri territori, oltre...? C'erano altri territori?
Teste: poi successivamente abbiamo preso in mano anche Parete,
in pratica stiamo parlando di cinque zone. P.M.: ho capito. Perché? Parete era originariamente controllata da Bidognetti e l'avevate persa, Parete?Teste: sì, Parete è uno dei punti storici di BidognettiFrancesco, proprio. Perché là i gruppi che erano diParete, che io conoscevo già prima del mio arresto, ai tempi di Bardellino, Domenico Feliciello e altri, loro erano del gruppo dei casalesi e poi prima dell'arresto dei Bidognetti, mi sembra di   Francesco Bidognetti , del1993, loro stavano proprio, il gruppo di Parete, con Bidognetti.


     Facevano capo a Bidognetti. Poiquando avvenne la scissione dei Bidognetti con i fratelli Diana e Cantiello, questi di Parete si sono trovati contro al gruppo Bidognetti. P.M.: lei ha parlato di una faida su Villa Literno tra il gruppo Bidognetti, da lei comandato, e il gruppo Ucciero-Tavoletta. A chi erano legati gli Ucciero-Tavoletta quando si scontrarono contro di voi?
Teste: dottore, loro erano più legati ai fratelli  Luigi e Alfonso Diana e a   Salvatore Cantiello. A sua volta questi stavano molto più vicini al gruppo Schiavone. P.M.: nel 2001, verso l'agosto del 2001, quando lei è stato
liberato, come era la situazione per quanto riguardava la scissione, la rottura che vi era tra il gruppo Bidognetti, i fratelli Diana e i loro soggetti di
riferimento? Teste: dottore, i fratelli Diana e Cantiello erano in carcere,
questi qua. Noi ci siamo... P.M.: vi erano altri soggetti che continuavano la faida per conto dei Diana, oltre gli Ucciero-Tavoletta, o erano limitati agli Ucciero-Tavoletta? Teste: no, perché quella è una cosa non interrotta, diciamo. Perché... il contatto che avevano Ucciero-Tavoletta con Cantiello e i fratelli Diana non si è mai staccato.

     Era una continuazione di quell'episodio della scissione all'epoca, dell'87, se non vado errato. Quando non c'era Cantiello e Diana, loro venivano sempre appoggiati dal gruppo Schiavone, e del gruppo Schiavone facevano parte Michele Zagaria, Antonio Iovine... sotto banco il gruppo Schiavone li appoggiavano sempre. P.M.: mi può spiegare nel 2001, quando lei è stato scarcerato e ha assunto la reggenza, quali erano i rapporti con gli esponenti del gruppo Schiavone, suoi e del clan, e come si sono evoluti nel tempo? Se può darci indicazioni sommarie, ora, in questo momento. Teste: dottore, al colloquio non c'erano contatti, a un certo punto, quando io sono stato scarcerato nel 2001.
    
     Dopo qualche anno, due anni dopo, ebbi a ricevere un'imbasciata di  Francesco Bidognetti, con la quale mi mandò a dire che io mi potevo incontrare con  Francesco Schiavone, detto Cicciariello, cugino di Sandokan. Io così feci, feci questo incontro e da questo incontro con Cicciariello, successivamente mi sono incontrato con Cicciariello e Giuseppe Russo, detto il padrino. Un pochettino dopo mi sono poi incontrato con Giuseppe Caterino, detto Peppinotto; con  Enrico Martinelli. Poi ho avuto un incontro con Giuseppe Caterino, Antonio Iovine "'o ninno" e Michele Zagaria. E diciamo che con questo mio intervento, questo mio contatto con l'imbasciata del Bidognetti si riappacificò un pochettino questo malumore, se così si può chiamare, tra il gruppo Schiavone e Bidognetti. Perché diciamo che loro erano nemici, però gli Schiavone dicevano di no, però sotto banco favorivano sempre il gruppo Cantiello- Diana e contemporaneamente al gruppo di Villa Literno. P.M.: quando lei fu scarcerato, quindi nel 2001, la cassa Bidognetti era separata dalla cassa del clan dei casalesi? Teste: sì, dottore, quella è stata separata anche fino al mio arresto. Questo incontro che io ebbi con... i primi incontri che ebbi con Cicciariello e Giuseppe Russo si parlò di fare una cassa. E io in quel momento gli dissi: per me non ci sono problemi. Però io devo avere disposizioni specifiche da Bidognetti Francesco. Però non si è mai unita la cassa. C'erano dei contatti, scambi di favore con il gruppo Bidognetti, da questo mio intervento, però la cassa, che io ricordi, è stata sempre separata, fino a quando io ero fuori. P.M.: ho capito. Quindi sono rimaste separate per tutto il tempo, dal 2001 al 2005”.

(1 continua )

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