STRALCI DELLE
DEPOSIZIONI DEL COLLABORATORE DI GIUSTIZIA
LUIGI GUIDA NEL PROCESSO
COSENTINO
(Nostro
Servizio esclusivo)
Sono Luigi Guida e sono nato a Napoli il 18 aprile
del 1956. Presidente: va bene, diamo la
parola al Pubblico Ministero per il suo esame. P.M.: signor Guida, buongiorno.
Noi abbiamo già acquisito alcune... Teste: dottore, buongiorno a voi. P.M.:
abbiamo già acquisito alcune dichiarazioni che lei ha reso sia in fase di
indagini preliminari che in fase dibattimentale, quindi alcune vicende le diamo
per acquisite. Sinteticamente volevo sapere: all'atto della sua...? Esattamente
lei nel 2001 in che mese fu scarcerato?
Teste: agosto del
2001. P.M.: e da quanto tempo era rimasto ininterrottamente detenuto, prima di
questa scarcerazione? Teste: prima avevo scontato 11 anni, dal 1990 al 2001. P.M.:
era stato recluso in regime di 41 bis? Teste: sì, per sette anni e mezzo al 41
bis e per i restanti di undici anni... P.M.: senta, aveva avuto modo di
incontrare, durante la sua detenzione al regime speciale, qualche esponente
apicale del gruppo Bidognetti? Teste: sì, proprio Francesco Bidognetti. E tanti altri. P.M.: durante questi incontri
è mantenuto quel rapporto di fiducia reciproca che aveva caratterizzato la sua esperienza
precedente, prima del suo arresto, con Bidognetti e i suoi familiari? Teste:
prima della mia scarcerazione, dottore? P.M.: sì, prima della sua
scarcerazione. Teste: (non risponde). P.M.: ha sentito la domanda? Prima della
sua scarcerazione, in relazione agli incontri che ha avuto con Francesco Bidognetti,
in carcere e persone della sua famiglia,
aveva mantenuto questo rapporto di fiducia reciproca che vi era con Francesco
Bidognetti?
Teste: dottore, io vengo arrestato nel settembre del 1990. Dopo
tre o quattro anni, verso il 1994, qualcosa del genere, mi trovavo al 41 bis, a
Cuneo. E venne anche Francesco
Bidognetti. Che eravamo nella stessa sezione. Si andava al passeggio insieme. P.M.:
ho capito.
Senta, in questi incontri eravate rimasti legati,
seppure detenuti entrambi? Il rapporto suo con Francesco Bidognetti come era? Teste: dottore, io facevo parte del
clan dei casalesi dai tempi di Antonio Bardellino, dalla fine degli
anni '70, e quando sono stato arrestato, nel 1990, dipendevo di più da lui, perché
dopo quel fattore della scomparsa di Bardellino, nell'88... fino all'88 io
dipendevo specificamente da Bardellino, dopo la sua scomparsa dipendevo di più
da Francesco Bidognetti. P.M.: e durante
la sua detenzione, fino alla liberazione del 2001, la sua liberazione, lei era
retribuito, stipendiato? Teste: sì, sì. Io per i primi anni diciamo che
provvedevo da solo. Poi più tempo passava e andavo in difficoltà, per cui ho
risolto un po' i miei problemi proprio all'arrivo del Bidognetti a Cuneo, gli
spiegai le mie difficoltà e lui da quel momento disse: "non ti
preoccupare, me la vedo io", e quindi fino alla scarcerazione del 2001 hanno
provveduto lui e i suoi familiari.
P.M.: quindi fu
direttamente stipendiato dalla famiglia Bidognetti, sostanzialmente, lei. Teste: venivo
stipendiato dalla famiglia Bidognetti. P.M.: a chi arrivava il denaro? Il suo
stipendio a chi veniva consegnato? Teste: chi lo consegnava? P.M.: a chi? Chi
era la persona di fiducia che riceveva lo stipendio per suo conto? Teste:
dottore, perdonatemi, ma io tengo il problema
dell'udito. P.M.: mi scusi, ha ragione. Chi prendeva lo stipendio quando
lei era detenuto? Chi riceveva i soldi? Teste: quando andava mia moglie a Casal
di Principe, dalla signora Anna Carrino. O quando dei giovani
affiliati a Bidognetti andavano nel rione Sanità per consegnarlo a mia moglie. P.M.:
più o meno, per capirci, questo stipendio a quanto ammontava? Lo stipendio che
le veniva garantito durante la sua detenzione. Teste: dottore, quando era in
lire, dal 1990 al 2001, era tra i due milioni, i due milioni e mezzo. Con
esattezza non lo ricordo, ma non meno di due milioni al mese.
P.M.: senta,
nell'agosto del 2001 lei fu scarcerato perché la pena era definitiva? Teste:
sì, sì, esatto. P.M.: aveva all'atto
della scarcerazione delle indagini pendenti nei suoi confronti, che lei
sapesse? Teste: il giorno in cui sono uscito mi dovevo recare in caserma,
perché io sono uscito da Lanciano e mi dovevo recare in caserma, da quelle
parti, e nello stesso tempo mi dovevo poi recare a Napoli a ritirare il
libretto della sorveglianza speciale. P.M.: e quindi... Teste: cosa che non
feci. P.M.: quindi doveva recarsi perché venisse notificata la sorveglianza
speciale. Teste: sì. Perché io prima dell'arresto del 1990 ero sorvegliato
speciale. P.M.: ho capito. Lei non si recò per firmare? Teste: no, diciamo che
da quel momento anziché recarmi in caserma mi diedi latitante. Non mi ci sono recato in caserma.
P.M.: chi l'ha
assistita immediatamente durante la sua latitanza? Chi la venne a prendere a
Lanciano e iniziò la sua latitanza? Teste: dottore, venne mia moglie con mia
figlia. Che aveva 11 anni. E sono salito in macchina con mia moglie. E di scorta
erano tre affiliati al gruppo Bidognetti, con un'altra macchina. P.M.: chi
erano questi tre affiliati? Teste: Giosuè Fioretto, Giuseppe Pellegrino e Domenico Vargas. P.M.: di là a poco lei
divenne reggente del clan Bidognetti, sul territorio? Teste: diciamo dopo
alcuni mesi.
P.M.: quindi sempre nel 2001, praticamente? Dopo l'estate del 2001?
Teste:
sì, io sono stato scarcerato il 20 agosto del 2001.
Quando sono uscito
da Lanciano, come vi ho appena detto, invece di recarmi in Questura mi sono
portato da Lanciano a Pescara, sotto un documento di uno dei miei fratelli, che
somigliava a me, ho dormito in un albergo e ci sono stati dei contatti che
venivano degli affiliati a Pescara per incominciarmi a chiarire un po' le idee
sulle cose esterne del gruppo. E dopo una settimana sono sceso con loro che mi
vennero a prendere, sempre di scorta. E sono stato in una casa presa da loro a
Castel Volturno. E da quel momento, man mano, giorno dopo giorno, avvenivano
degli incontri con i vari esponenti del gruppo Bidognetti. Mi illustravano gli amici,
i nemici, le cose da fare e quant'altro. P.M.: l'individuazione, la sua
individuazione come reggente del clan Bidognetti, da chi fu data? Teste: io da
questi incontri, i primi incontri che... quelli là che avevano un pochettino
più voce erano i cugini Letizia, Giovanni e Franco. Diciamo che ai primi mesi
mi consegnavano loro il mensile, quando ero stato scarcerato. E dopo due o tre
mesi che ho capito tutto l'ingranaggio, gli feci capire che ero io il reggente per
volere del Bidognetti.
P.M.: chi le disse
che Bidognetti l'aveva individuata come reggente? Ci fu qualcuno che le diede
questa incombenza? Teste: sì, questo avveniva prima della mia scarcerazione, durante
gli ultimi tempi prima della scarcerazione, quando facevo i colloqui con mia
moglie. Lei teneva i contatti con la signora Carrino e più volte diceva: quello
aspetta a te, devi vedere tu che devi fare, che non devi fare... e io
contemporaneamente gli mandavo a dire... perché poi mi spiegava mia moglie che
erano un po' più giovani questi qua che stavano fuori, essendo che io mi
sentivo da una lunga esperienza, di età più grande di loro, io dissi: ma io non
è che posso fare il giovane di qualcuno. Sono altri che devono stare a sentire
a me. E quindi questi primi incontri dalla mia scarcerazione, anziché
spiegargli prima, il primo giorno che io ero da reggente, ho acquisito prima un
pochettino di cose e poi gli ho detto: io qua vengo per Cicciotto e si fa come
dico io. Nessuno si oppose e si proseguì in
questo modo. P.M.: senta, ci fu qualcuno che aveva ratificato
questo suo
ruolo di reggente del clan nel periodo in cui era libero,
quindi? Qualcuno in particolare vicino a Francesco Bidognetti? Teste: dottore,
la cosa è che io ho parlato direttamente con la signora Carrino e Bernardo Cirillo, cugino di
Francesco Bidognetti . P.M.:
quindi parlò direttamente con Cirillo Bernardo, il cugino. E che cosa le disse,
Cirillo Bernardo? Le confermò l'investitura? Mi fa capire? Innanzitutto mi dice
chi era Cirillo Bernardo e che ruolo aveva nel
clan. Teste: i primi incontri che avvenivano con questi qua...
dice: ma tu fatti capire subito che ti ha mandato Cicciotto. Io dicevo:
Bernardo, non ti preoccupare, fammi capire, poi dopo se ne parla. Molto vicino
a Bernardo, molte volte, a queste discussioni, c'era Giosuè Fioretto. Loro stavano
sempre insieme. Mi presi quindi il tempo necessario, che mi serviva a capire un
po' come erano le cose esterne, e poi così è andata, facevo io il reggente del gruppo
Bidognetti.
P.M.: ho capito.
Quindi Bernardo Cirillo confermò questo messaggio
che le era arrivato quando era in carcere, circa il fatto che una volta uscito
sarebbe diventato il reggente? Teste: sì, dottore, l'ho appena detto. Bernardo Cirillo e la signora Anna Carrino. Più volte Bernardo Cirillo. Ma
anche la signora Carrino mi confermava che il volere di suo marito era che io
dovevo essere il reggente. Anche perché poi io e il marito, Francesco
Bidognetti, ci conosciamo dal 1978, 1979, i tempi di Antonio Bardellino, insomma. Mentre le altre
persone, prima che io venivo scarcerato, che erano del gruppo Bidognetti, non è
che lui le conosceva a tutte quante. In pratica conosceva bene a me, sapeva chi
ero e come mi comportavo. P.M.: quindi ha dovuto farsi conoscere da quelle che
erano le persone del gruppo Bidognetti, che lei non aveva conosciuto prima
perché molto più giovane. Teste: no, io quando sono uscito, diciamo, quello...
l'unico che conoscevo, dai miei tempi, dall'arresto del 1990, io conoscevo...
in questo momento ricordo solo Bernardo Cirillo. Tutti gli altri ragazzi...
perché io ho 57 anni, adesso. Tutte le persone che ho incontrato nel 2001 io
non conoscevo nessuno, prima. P.M.: senta, Bernardo Cirillo che ruoli aveva nel
clan? Teste: dottore, era una persona che sapeva molte cose del clan. Solo che
lui non era un addetto a omicidi e cose più delicate. Però era molto a
conoscenza dei fatti. Nemici, amici e tutte le cose.
Diciamo che non è
mai salito in macchina con me per fare questo omicidio, questo particolare qua.
Però era a conoscenza di cose estorsive, altri particolari. P.M.: ho capito.
Senta, quindi il suo punto di riferimento da scarcerato era stato Bernardo Cirillo ? Teste: dottore, non ho
capito. P.M.: il suo punto di riferimento, per farsi spiegare la situazione,
era divenuto Cirillo Bernardo? Teste: sì, sì, perché la signora poi era sempre
una donna, per mio carattere mi vergognavo, non avevo il carattere di aprirmi
con la signora. C'è stato il fattore che dice: mio marito poi è contento quando
lei è andato al colloquio, vedi tu quello che devi fare, tu sai a te, non sai a
te... e la maggior parte delle imbasciate che arrivavano dei familiari, che lui
effettuava i colloqui, venivano attraverso Bernardo Cirillo. Altri contatti, imbasciate
che arrivavano dal carcere sotto altra forma, insomma, io li facevo sempre
attraverso Bernardo Cirillo. Poi ci sono processi in corso, perciò non mi prolungo.
P.M.: aveva avuto modo di scambiarsi messaggi anche con degli avvocati, dei
legali? Teste: sì, dottore, questo cercavo di non dire, sì. P.M.: con quali
legali si relazionava, lei, scambiandosi dei messaggi? È trattazione di altro
processo? Teste: con quali avvocati? P.M.: sì. Teste: l'avvocato (omissis )
l'avvocato ( omissis ) questi due qua.
Ho fatto io di persona. Sempre attraverso il Bernardo Cirillo.
P.M.: senta, appena
è uscito può indicarci dalle informazioni che ha assunto e da quello che poi
progressivamente ha capito direttamente, ha preso conoscenza direttamente, di
come era la situazione del clan? Come era il clan? Era un clan forte? Diviso?
C'erano delle fazioni interne? Come era strutturato in quel periodo? Qual era la
situazione che lei ha trovato, uscendo dopo dieci anni? Teste: dottore, io
quando sono uscito ho trovato un pochettino di attrito, all'interno del gruppo
Bidognetti. Cioè da un lato erano molto vicini Bernardo Cirillo e Giosuè Fioretto.
Da un lato altro lato avevano più voce in capitolo, perché erano più fatti per
commettere degli omicidi i cugini Letizia, Giovanni e Franco. Da un altro
lato c'erano Francesco Borrata e Massimiliano
Miele. Come se erano due o tre gruppetti, stavano sempre insieme, che erano
lo stesso clan, ma quelli che avevano più voce erano i cugini Letizia. P.M.: ho
capito. Quindi dal punto di vista militare i cugini Letizia avevano più voce”.
Teste: sì, esatto. Proprio per questo. P.M.: e Cirillo Bernardo
e Fioretto Giosuè a chi erano principalmente legati? Se vi erano, rispetto alle
correnti, delle collocazioni... Teste: dottore, Bernardo Cirillo e Giosuè
Fioretto dipendevano più specificamente proprio da Bidognetti Francesco. Cioè loro
avevano più contatti sia attraverso l'avvocato che le imbasciate di Bidognetti
Francesco, sia dagli avvocati che dalla signora Carrino. Mentre i cugini Letizia
erano cugini di Domenico Bidognetti, a sua volta cugino di Bidognetti Francesco.
E poi c'erano Borrata e Miele che, almeno che ricordi io in questo momento,
loro erano insieme a Giuseppe Setola, cioè voglio dire prima della mia scarcerazione.
Quando sono uscito Setola era in carcere, poi Setola uscì quando io ero in
carcere nel 2005 P.M.: quindi uscì dopo, quando lei era già detenuto.
Senta, Bidognetti Domenico, lei l'ha citato,
come legato ai Letizia. Era detenuto anche lui, quando lei fu scarcerato? Teste:
sì, sì, Domenico io già lo conoscevo, Domenico Bidognetti, già prima
dell'arresto del 1990. Comunque
era in carcere quando io sono uscito. P.M.: senta... Teste:
anche al mio arresto, lui era ancora in carcere. P.M.: quando lei assunse
quindi la reggenza, conosceva pochissime persone, ha detto. Volevo chiederle:
lei ha assunto anche il controllo della cassa del clan? Teste: sì. P.M.: quindi
praticamente controllava anche la cassa. Per orientarsi, per quelle che erano
le entrate della cassa del clan, a chi faceva capo? Chi le dava indicazioni sul
punto, visto che lei sostanzialmente era ignaro per la lunga detenzione di ciò
che era accaduto sul territorio? Teste: dottore, essendo che sono napoletano,
in tutti questi
anni che sono stato affiliato, anche ai tempi di Antonio
Bardellino, ho sempre vissuto a Napoli. Nel 2001... insomma, io non
ero del posto, delle varie zone di nostra influenza. Erano tutti gli affiliati
che ritiravano le rate estorsive e quant'altro. A me è capitato in qualche caso
che ho avuto a che fare direttamente con qualche imprenditore, ma poche, pochissime
cose. Ma le centinaia o migliaia di fatti estorsivi avvenivano che li facevano
gli affiliati, sia di Casal di Principe che Villa Literno, Lusciano e quant'altro.
Poi venivano e dicevano: "compà, abbiamo preso questa rata così, abbiamo
chiuso quest'altro lavoro in questo modo", e questo era il funzionamento.
E poi a fine mese ci
incontravamo, uno portava i soldi di qua, un altro i soldi di là. La maggior
parte, non vsempre, non avevo io l'abitudine di farmi portare le rate
estorsive, per non tenerle dove dormivo io, verso Pescopagano. E quindi dicevo
stesso agli affiliati di trovare un posto, o a casa loro o da altre persone,
per tenere nascoste le rate, i proventi
estorsivi. E a fine mese, quando si dovevano fare i conti per pagare i detenuti,
avvocati, a noi esterni affiliati, ci incontravamo la sera prima per darci
appuntamento il giorno successivo, ognuno portava le varie rate, si mettevano
sul tavolo, si contavano e si dividevano. P.M.: senta, quanti erano più o meno
gli affiliati detenuti o meno che stipendiavate, in quel periodo, mensilmente? Orientativamente.
Teste: dottore, proprio quando sono uscito diciamo che si pagava di più ai
detenuti che quelli che eravamo fuori. Poi mano mano, insomma, incominciava a
crescere anche qualche altro affiliato all'esterno. E quindi... se però dovessi
dire adesso, in questo momento, se erano di più i detenuti o quelli che eravamo
fuori... ma ci mettevano parecchi soldi per fare questi pagamenti ogni mese. P.M.:
ci può dare un'indicazione orientativa del denaro che veniva impiegato per
retribuire gli affiliati, liberi o detenuti? Teste: dottore, tra i 70 e gli 80
mila euro al mese.
P.M.: queste erano
le somme necessarie. Il controllo del gruppo Bidognetti, quando lei fu
scarcerato nel 2001, su quali territori si estendeva? Teste: dottore, quello
più sicuro, che era in mano al gruppo Bidognetti, erano Castel Volturno e
Cancello Arnone. Mentre a Villa Literno c'era la rottura più grossa dei nostri
nemici con il gruppo Tavoletta-Ucciero. E
là avvenivano vari omicidi, da ambo le parti, nel senso che a volte loro
commettevano un omicidio, i Tavoletta, e più intostavano il piede a terra di
fare la raccolta
estorsiva nella zona di Villa Literno. Quando noi rispondevamo
con qualche altro omicidio, uno o due, quasi contemporaneamente, allora
intostavamo noi il piede a terra di ritirare noi le rate estorsive. Mentre a
Lusciano eravamo in difficoltà perché c'era uno chiamato Francesco
Pezzella, che era un affiliato al gruppo Bidognetti, e questo qua prima che
io uscissi aveva avuto una spaccatura con il gruppo Bidognetti, cose spiegate
dai Bidognetti a modo loro e più specificamente da Francesco Pezzella , questo qua di Lusciano,
che poi fu ammazzato.
Nel senso che questa
rottura con questo di Lusciano avvenne perché il Pezzella ritirava una tangente
da un ingegnere, una grossa tangente estorsiva, e i casalesi si portavano a Lusciano,
si prendevano la rata per intero, senza restare un po' di soldi a Pezzella e ai
suoi ragazzi. E per questo motivo avvenne la spaccatura, che quando lui ritirava
la tangente se la metteva in tasca e non dava più niente ai casalesi. Tanto è
vero che quando io sono
uscito mi hanno detto che questo doveva essere ammazzato e sono
stato anche io qualche volta "appostiato" per cercare di ammazzarlo.
Poi successivamente usai un'altra formula, io, per riappacificare con Pezzella
e quindi riportai un'altra volta la normalità. E anche Lusciano per intero era
nella nostra influenza. P.M.: altri territori, oltre...? C'erano altri
territori?
Teste: poi successivamente abbiamo preso in mano anche Parete,
in
pratica stiamo parlando di cinque zone. P.M.: ho capito. Perché? Parete era
originariamente controllata da Bidognetti e l'avevate persa, Parete?Teste: sì,
Parete è uno dei punti storici di BidognettiFrancesco, proprio. Perché là i
gruppi che erano diParete, che io conoscevo già prima del mio arresto, ai tempi
di Bardellino, Domenico Feliciello e
altri, loro erano del gruppo dei casalesi e poi prima dell'arresto dei
Bidognetti, mi sembra di Francesco
Bidognetti , del1993, loro stavano proprio, il gruppo di Parete, con Bidognetti.
Facevano capo a
Bidognetti. Poiquando avvenne la scissione dei Bidognetti con i fratelli Diana e Cantiello, questi di Parete si
sono trovati contro al gruppo Bidognetti. P.M.: lei ha parlato di una faida su
Villa Literno tra il gruppo Bidognetti, da lei comandato, e il gruppo Ucciero-Tavoletta.
A chi erano legati gli Ucciero-Tavoletta quando si scontrarono contro di voi?
Teste: dottore, loro erano più legati ai fratelli Luigi
e Alfonso Diana e a Salvatore Cantiello. A sua volta questi
stavano molto più vicini al gruppo Schiavone. P.M.: nel 2001, verso l'agosto
del 2001, quando lei è stato
liberato, come era la situazione per quanto riguardava la
scissione, la rottura che vi era tra il gruppo Bidognetti, i fratelli Diana e i
loro soggetti di
riferimento? Teste: dottore, i fratelli Diana e Cantiello erano
in carcere,
questi qua. Noi ci siamo... P.M.: vi erano altri soggetti che
continuavano la faida per conto dei Diana, oltre gli Ucciero-Tavoletta, o erano
limitati agli Ucciero-Tavoletta? Teste: no, perché quella è una cosa non interrotta,
diciamo. Perché... il contatto che avevano Ucciero-Tavoletta con Cantiello e i
fratelli Diana non si è mai staccato.
Era una
continuazione di quell'episodio della scissione all'epoca, dell'87, se non vado
errato. Quando non c'era Cantiello e Diana, loro venivano sempre appoggiati dal
gruppo Schiavone, e del gruppo Schiavone facevano parte Michele Zagaria, Antonio Iovine... sotto banco il gruppo Schiavone
li appoggiavano sempre. P.M.: mi può spiegare nel 2001, quando lei è stato
scarcerato e ha assunto la reggenza, quali erano i rapporti con gli esponenti
del gruppo Schiavone, suoi e del clan, e come si sono evoluti nel tempo? Se può
darci indicazioni sommarie, ora, in questo momento. Teste: dottore, al
colloquio non c'erano contatti, a un certo punto, quando io sono stato
scarcerato nel 2001.
Dopo qualche anno,
due anni dopo, ebbi a ricevere un'imbasciata di Francesco Bidognetti, con la quale mi mandò a
dire che io mi potevo incontrare con Francesco Schiavone, detto Cicciariello,
cugino di Sandokan. Io così feci,
feci questo incontro e da questo incontro con Cicciariello, successivamente mi
sono incontrato con Cicciariello e Giuseppe
Russo, detto il padrino. Un pochettino dopo mi sono poi incontrato con Giuseppe Caterino, detto Peppinotto;
con Enrico
Martinelli. Poi ho avuto un incontro con Giuseppe Caterino, Antonio Iovine "'o ninno" e Michele Zagaria. E diciamo che con questo
mio intervento, questo mio contatto con l'imbasciata del Bidognetti si
riappacificò un pochettino questo malumore, se così si può chiamare, tra il
gruppo Schiavone e Bidognetti. Perché diciamo che loro erano nemici, però gli
Schiavone dicevano di no, però sotto banco favorivano sempre il gruppo
Cantiello- Diana e contemporaneamente al gruppo di Villa Literno. P.M.: quando
lei fu scarcerato, quindi nel 2001, la cassa Bidognetti era separata dalla
cassa del clan dei casalesi? Teste: sì, dottore, quella è stata separata anche
fino al mio arresto. Questo incontro che io ebbi con... i primi incontri che
ebbi con Cicciariello e Giuseppe Russo si parlò di fare una cassa. E io in quel
momento gli dissi: per me non ci sono problemi. Però io devo avere disposizioni
specifiche da Bidognetti Francesco. Però non si è mai unita la cassa. C'erano
dei contatti, scambi di favore con il gruppo Bidognetti, da questo mio intervento,
però la cassa, che io ricordi, è stata sempre separata, fino a quando io ero
fuori. P.M.: ho capito. Quindi sono rimaste separate per tutto il tempo, dal
2001 al 2005”.
(1
continua )
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