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domenica 21 luglio 2013

HO SBAGLIATO VOGLIO CHIUDERE QUESTA PAGINA DELLA MIA VITA


Presso la Procura di Napoli il 3 aprile scorso
Ecco una sintesi del drammatico interrogatorio nel corso del quale Gerry Casella  ammette le sue colpe e chiede il giudizio abbreviato

( Elaborazione e sintesi a cura di Ferdinando Terlizzi )




      Ecco alcuni importanti stralci dell’interrogatorio che ha poi determinato l’istanza di giudizio immediato per la D.d.A. e il giudizio abbreviato chiesto dalla difesa. Era presente il pubblico ministero  dr. Antonello Ardituro, e  gli avv. ti Vittorio Giaquinto e Nicola Garofalo, (quest’ultimo per delega di) Giuseppe Garofalo. Risponde Girolamo Casella, detto Gerry, nato il 13/01/1967 a Casagiove:”Risiedo a Casagiove via Venezia n. 42”. 
     Il Pubblico Ministero contesta alla persona sottoposta alle indagini i reati di cui all'ordinanza di custodia cautelare del 12/12/2012 n. 785/1: OCC. già eseguita rendendogli  noti gli elementi di prova e le relative fonti  come riportate riassuntivamente nella medesima Ordinanza di custodia cautelare in carcere.  Lo invita, inoltre,  ad esporre quanto ritiene utile a sua difesa con avviso che ha  facoltà  di non rispondere e che se anche non risponde il procedimento seguirà il suo corso. Si avverte inoltre che le sue dichiarazioni potranno sempre essere utilizzate nei suoi confronti; salvo quanto disposto dall'art. 66 c. 1 . c.p.p.. ha facoltà di non rispondere ad alcuna domanda ma comunque il procedimento seguirà il suo corso. Se renderà dichiarazioni su fatti che concernono la responsabilità di altri assumerà in ordine a tali fatti, assumerà l’ufficio di testimone, salve le incompatibilità.
Risposta: “Intendo rispondere alle domande che mi saranno poste.  Confermo quanto dichiarato nell'interrogatorio del 30 gennaio 2013, ed intendo specificare spontaneamente alcune circostanze: Ho chiesto di essere nuovamente ascoltato anche perché il giorno 30 gennaio essendo  io diabetico, ebbi un calo ipoglicemico dovuto alla mancata acquisizione di farmaci. Voglio spiegare che quanto al dr. Fronterrè io diedi incarico per conto del Semola per ottenere l'incompatibilità con il carcere. Come ho detto vi erano agli atti documenti pregressi sulle condizioni di salute del Semola e del resto il Setola mi chiedeva di preoccuparmi delle sue condizioni, perché sperava di non perdere completamente la vista. Devo anche dire che Setola non era ai miei occhi all'epoca il temibile killer che si è rivelato dopo, perché i suoi precedenti giudiziari erano limitati e si era dichiarato estraneo rispetto ad alcuni fatti di sangue che gli erano stati contestati. Del resto anche successivamente. nel 2008, in occasione del  fermo per l'estorsione Vassallo il Setola mola fu  messo direttamente agli arresti domiciliari, dove già sì trovava  per effetto della  scarcerazione a Pavia”.

“Intendo poi spiegare che con riferimento alla prima relazione io ho portato personalmente a Fronterrè  4.000 euro (più mille che trattenni per me) che mi diede Massimo Alfiero,  in occasione dell'incontro che ebbi con lui da Bartolucci.  In occasione del secondo rapporto avuto con Fronterrè io gli portai prima 5.000 euro,  consegnatimi da Brusciano e poi 15.000.00 a chiusura dei 40.000.00  forniti dalla moglie di Setola.  Voglio poi ribadire con forza che Setola non mi ha mai manifestato di voler fuggire dagli arresti domiciliari”.
“Quello che dice Alfiero non è vero. Forse Alfiero aveva un suo progetto che io non conoscevo né mi fu manifestato. Voglio altresì rappresentare che non ho mai fitto parte dell'associazione criminale. Provengo da una buona famiglia. E quando mi si contestano i messaggi portati dal carcere io posso dire solo che avevo rapporti con N'martino Luigi  Martino ed il Setola mi diceva che si trattava di soldi suoi che il Martino ed altri detenevano per suo conto”.
“Non immaginavo che potessero essere messaggi diretti in altre e diverse direzioni. Del resto non ho mai  riportato risposte al Setola provenienti dal Martino o da altri. Ad un certo punto nel 2011 per ragioni legate al mio impegno politico a Casagiove ho interrotto i rapporti  con Setola  perché mi veniva contestato nell'ambiente che difendevo  questo pericoloso   soggetto e comunque non riuscivo più a tollerare la pressione proveniente continuamente dal Setola che emerge chiaramente dal tenore delle intercettazioni”.



A domanda della difesa:  “Ripeto che anche con riferimento ai soldi di cui si fa cenno  durante le intercettazioni in udienza si trattava di soldi che il Setola diceva essere suoi e detenuti da altri”.
A.D.R:   “Su sua sollecitazione. intendo spiegare che confermo che in ogni caso che l’incarico che demmo al Fronterrè era esclusivamente finalizzato ad ottenere una consulenza di incompatibilità. La presenza di Alfiero al momento del conferimento dell'incarico era relativa alla garanzia della copertura economica della vicenda. Su sua contestazione sulla incongruenza del fatto che Setola volesse per un verso essere riconosciuto incompatibile con il carcere, e per l'altro sperava di essere curato per poter continuare a vedere la figlia, devo precisare che il vero obiettivo di Setola era certamente quello di uscire dal carcere per incompatibilità ed io di questo mi occupai attraverso il rapporto che ebbi con Fronterrè”.
A.D.R.: Intendevo confermare che quei soprannomi utilizzati nelle intercettazioni dei colloqui non mi dicevano niente ed io non so a chi si riferivano.
ADR: Non  so dire se riportavo i soprannomi  indicatimi da Setola a Luigi Martino. Invece alcune volte in maniera calcolata non ho riportato quanto mi veniva detto a proposito per esempio  della “Concordia” ( dovrebbe trattarsi della impresa di pompe funebri gestita a Casale dalla camorra N.d.R)  perché poiché facevo tanti processi sapevo o potevo immaginare che erano cose non lecite”.
“La S.V. mi contesta che proprio questa mia risposta fa cadere clamorosamente la mia difesa in quanto io stesso sto ammettendo che mi rendevo conto che almeno parte dei messaggi che Setola mi chiedeva di portare all’esterno erano illeciti e dunque la S.V. mi contesta che non è assolutamente credibile che io potessi operare questa selezione senza rendermi conto che il Setola era un boss detenuto e che tutti i messaggi indirizzati all'esterno  avevano una caratura illecita, indipendentemente dalla mia specifica  conoscenza del singolo fatto. Prendo atto e rispondo che io in quel momento pensavo effettivamente che si trattava di cose lecite e di soldi suoi che reclamava da persone di varia natura, soldi che gli servivano per pagare avvocati e consulenti”.
Su domanda della difesa:” “Non mi sono posto  il problema della causa lecita o illecita dell'obbligazione che semola vantava e che intendeva esigere, mio tramite, attraverso Luigi Martino”.
A.D.R: “Quanto alla seconda vicenda, la S.V. mi fa notare che si tratta di un fatto clamoroso perché io sapevo benissimo che Semola nel 2008 si era reso protagonista diretto di omicidi,  aveva sparato personalmente e dunque il problema della sua “ipovisione” era chiaramente falso per come appariva nelle consulenze, perché c’era un dato insuperabile di cui avevo diretta conoscenza essendo il difensore di Setola per  quei processi. Rispondo che dopo  l’arresto del gennaio 2009, Setola ottenne una certificazione dal carcere di Opera che indicava le sue perduranti patologie ed allora, su insistenze del Setola  ci adoperammo  nuovamente ritenendo che quella certificazione costituisse un fatto nuovo rilevante”.
ADR: “Non intendo aggiungere altro sulla partecipazione al fatto dell’Avv. Lepre”. ADR: “Nulla so su come Setola ottenne le certificazioni nel carcere di Cuneo e Rebibbia”.
Vista l’ora si chiude l’interrogatorio alle ore 17,28. Alle ore 17,34 su richiesta della difesa si riapre il verbale. L’indagato dichiara: “Intendo anticipare la mia volontà di definire il processo con rito abbreviato, intendendo chiudere al più presto questa vicenda processuale ed una brutta pagina della mia vita”.  “In questo senso la difesa chiede al P.M. nei limiti del possibile,  di velocizzare il rinvio a giudizio”.
Fin qui gli atti ufficiali. “ADR”,  deve intendersi per “a domanda risponde”… ma questa locuzione è molto contestata  dai difensori perché  dicono che i pubblici ufficiali ne fanno spesso abuso alterando  ( o   suggerendo)  il senso della domanda. La domanda andrebbe interamente trascritta come del resto si fa con la risposta.



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