FISSATA PER OGGI
L’UDIENZA PER IL PROCESSO ALL’AVV. GERRY CASELLA
LA DIREZIONE ANTIMAFIA HA CHIESTO IL GIUDIZIO IMMEDIATO – LA DIFESA HA
CONTROBATTUTO CON LA RICHIESTA DEL PROCESSO ABBREVIATO – LE GRAVI ACCUSE
Sono
coinvolti oltre al Casella anche Aldo Fronterrè, Massimo Alfiero, Gabriele Brusciano -. La vicenda trae origine dalle perizie
sulla presunta cecità di Giuseppe Setola
–
S. Maria C.V. – ( di Ferdinando Terlizzi ) – La Direzione Distrettuale Antimafia,
rappresentata dai pubblici ministeri: Antonello Ardituro, Alessandro Milita e Cesare Sirignano, ha chiesto il processo immediato per Aldo Fronterrè, medico oculista, reo confesso, detenuto; Girolamo
Casella, avvocato di Setola,
parzialmente reo confesso, detenuto; Massimo Alfiero, boss dei casalesi ( detenuto in regime di 41 bis )
e Gabriele
Brusciano, fiancheggiatore (
detenuto ) ed accusati a vario titolo di aver favorito la
fuga del Setola.
Il relativo processo era stato assegnato
alla II° sezione presieduta dal Dr. Luigi
Picardi, del Tribunale di Santa
Maria Capua Vetere e l’udienza era stata fissata per questa mattina 22 luglio.
A giungere alla conclusione di chiedere il processo immediato la DdA era giunta
– evidentemente – in seguito alle confessioni dell’Avv. Gerry Casella che,
secondo alcune indiscrezioni trapelate – nonostante lo stretto riserbo – pare
abbia c”con molte delle contestazioni.
La difesa, rappresentata da Vittorio Giaquinto e Alessandro Barbieri, nello intravedere,
evidentemente, la possibilità di uno “sconto processualistico” ( il reato
contestato di 416 bis non prevede, infatti, misure meno afflittive del carcere
quali gli arresti domiciliari, per esempio) ha controbattuto alla mossa dell’accusa con il richiedere un
processo “abbreviato”.
A questo punto gli atti – giocoforza –
sono stati trasmessi al Gip di Napoli Dr.ssa Laviano, che, però,
non ha ancora fissato l’udienza. Se ne parlerà, come è prevedibile per
la ripresa di settembre. Né Setola né Alfiero né Fronterrè, a mezzo dei difensori, Avv.ti Elena Schiavone e Angelo Raucci, hanno però chiesto di aderire
all’abbreviato per cui saranno processati con il rito immediato. ( Come è noto il giudice per le indagini preliminari Pasqualina Paola Laviano è accusata dal
tribunale per il Riesame di aver trascritto pari pari nel suo provvedimento il
testo relativo alle richieste di custodia cautelare avanzate dai pm che
lavorano a un’inchiesta in cui sono coinvolti il fratello di Totò Riina e il
figlio di Francesco Schiavone, il capo dei Casalesi.)
In particolare, all’avv. Gerry Casella viene contestata che partecipava all'associazione mafiosa facente
capo a Giuseppe Setola, quale leader ancora riconosciuto e quale capo
pienamente operante dal carcere ove è detenuto in regime di 41 bis – sia
nel periodo antecedente all'arresto
del Setola, del gennaio 2009, mantenendo la
disponibilità ad agire secondo necessità ed eseguendo i relativi
ordini - sia nel periodo successivo a partire dalla reclusione al regime
differenziato speciale – facendosi latore delle direttive inviate sul
territorio durante i colloqui, anche utilizzando allo scopo Luigi Martino, il Casella fungeva
stabilmente – da messaggero tra singoli partecipi – ed i vertici del clan,
sfruttando illecitamente sia i mandati
difensivi allo scopo conferiti da Giuseppe Setola e Raffaele Bidognetti, entrambi
sottoposti al trattamento penitenziario
del 41 bis, così frustrando totalmente il relativo regime differenziato, sia direttamente che tramite
terzi, sempre per ordine del capo
recluso, al procacciamento delle risorse finanziarie del clan – anche tessendo e mantenendo le relazione con
i vertici ed affiliati liberi - provviste di cui fungeva anche da custode, anche con lo specifico compito di distribuire lo stipendio mensile ed altre utilità.
Ad Aldo Fronterrè, medico oculista, è stato contestato il concorso nel
416 bis, perché, non essendo inserito
organicamente ed agendo nella consapevolezza della rilevanza causale dell'apporto reso e della
finalizzazione dell'attività agli scopi
dell'associazione di tipo mafioso denominato “clan dei casalesi”, promossa,
diretta ed organizzata, prima, da Antonio
Bardellino; (anni 1981 - 1988), poi, da Francesco Schiavone di
Nicola, da Francesco Bidognetti, da Mario
Iovine, e da Vincenzo De Falco; (1988 -
1991), di seguito da Francesco Schiavone di Nicola e da Francesco Bidognetti e
infine, dopo l’arresto di questi ultimi due che hanno continuato ad esercitare
il proprio ruolo dal carcere, anche da Michele
Zagaria e Antonio Jovine, quali
esponenti di vertice.
In particolare al FRONTERRE', medico oculista, essendo a
disposizione del clan e di diversi capi reclusi al regime differenziato
speciale, quali Enrico Martinelli, ed altri affiliati facenti capo al clan JOVINE, - contribuiva all'associazione mafiosa denominata clan dei casalesi ed alla fazione
facente capo a Giuseppe Setola,
quale leader ancora riconosciuto e quale capo pienamente operante dal carcere
ove è detenuto in regime di 41 bis, nel periodo antecedente all’arresto del Setola del
gennaio 2009, risultando la sua opera decisiva per la sua
illecita liberazione e successiva evasione, dunque per l'assunzione del
comando, sia nel periodo successivo, a partire della reclusione al regime
differenziato speciale, attivandosi per fornire ulteriore apporto al Setola,
dandogli, direttamente ed indirettamente, consigli strumentali a perpetuare la
sua simulazione della patologia, redigendo ulteriori relazioni dirette a
comprovare falsamente uno stato di incompatibilità con il regime detentivo,
relazioni anche utili per ostacolare l'accertamento del fondamentale ruolo del
medesimo nell'ideazione, programmazione ed esecuzione della strategia omicida e
stragista, a scopo terroristico.
Massimo
Alfiero, Gabriele Brusciano, Girolamo Casella, Aldo Fronterrè e Giuseppe Setola, sono accusasti inoltre, di essere coautori di
numerose relazioni, poi annotate nel Diario Clinico, attestanti falsamente
l'esistenza nei riguardi di Giuseppe Setola di patologie oculistiche insussistente
ed indicandole come in continuo peggioramento, attestazioni, anche indotte dai pregressi
comportamenti mistificatori del Setola stesso e incorporate - in modo da indurre il falso
convincimento dell'esistenza di una patologia del Setola incompatibile con la detenzione in carcere, in numerose istanze di scarcerazione rivolte
all'A.G., in relazione a diversi procedimenti (istanza redatta dagli avvocati Alfonso Martucci e Girolamo Casella depositata
presso la Corte di assise d’Appello di Napoli, IV Sezione, in data 30/9/2006,
Cui seguiva l'ordinanza del 9/10/2006, emessa dalla Corte di Assise d'Appello di Napoli, IV Sezione, disponente la
traduzione (in regime detentivo, piantonamento, del Setola ) presso la Casa di
cura città di Milano; istanza redatta dagli avv. Alfonso Martucci e Girolamo
Casella depositata presso la Corte di assise d'Appello di Napoli, IV
Sezione, il 19/3/2007 (parzialmente riproduttiva della precedente istanza del
30/9/2006 ) alla quale faceva seguito l'ordinanza della Corte d'assise
d'appello di Napoli, del 26/3/2007,
applicativa degli arresti domiciliari; istanza redatta dagli avvocati Alfonso Martucci, Gerry Casella e Salvatore
Lepre, quest’ultimo arrestato successivamente per altri reati. .
A Massimo
Alfiero, è stato attribuito il ruolo
di regista, organizzatore ed istigatore
delle condotte illecite , avendo determinato
gli altri, sostenendo i costi delle false certificazioni e all'uopo
stanziando le somme necessarie di denaro proveniente dalle casse sociali del clan
( dallo stesso pro-tempore gestito) - per retribuire illecitamente Aldo Fronterrè
e terzi soggetti, determinandone,
così i comportamenti successivi in vista
della scarcerazione di Giuseppe Setola,
il tutto finalizzato alla sua successiva evasione ed all’assunzione del Comando, con
intenzionale scopo di dare al gruppo “un’impronta sanguinaria e terroristica”.
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