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venerdì 16 agosto 2013

IL LIBRO DI PAOLO ALBANO SUL BOIA DI CAIAZZO PREFATO DA FERDINANDO IMPOSIMATO E PRESENTATO DA CORRADO LEMBO

IL BOIA DI CAIAZZO
PAOLO ALBANO  IL PROCURATORE DELLA REPUBBLICA CHE SOSTENNE L’ACCUSA HA SCRITTO UN LIBRO

Sarà presentato da Corrado Lembo nei primi di settembre – La prefazione è del senatore Ferdinando Imposimato- Il nazista autore dell’eccidio fu condannato all’ergastolo dalla Corte di Assise di S. Maria C.V. – La Germania  non concesse estradizione  –


Caserta – ( di Ferdinando Terlizzi)  Il Dr. Paolo Albano, attuale procuratore della Repubblica di Isernia, all’epoca in cui era Sostituto Procuratore a S. Maria C.V. sostenne con grande impegno e dedizione la pubblica accusa in una vicenda che rievocata ai giorni nostri lasciò interdetti tutti i cittadini per la gravissima rappresaglia del nazista Emedem che fece uccidere nella cava di Carmignano a Caiazzo 22 civili inermi tra cui molti bambini.

Difeso dall’Avv. Nicola Garofalo il militare dell’esercito tedesco fu condannato dalla Corte di Assise all’ergastolo, che accolse, in pieno la richiesta del P.M. Paolo Albano. Ma   la Germania non ha mai concesso l’estradizione sostenendo che il reato era “prescritto”. 

Su questa vicenda il Procuratore Albano ha scritto un saggio  la cui prefazione è stata affidata al Sen. Avv. Ferdinando Imposimato e che3 sarà ufficialmente presentato presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere con un intervento del Procuratore Capo Dr. Corrado Lembo.

Tempo addietro – per i meriti acquisiti per la singolare indagine – la città di Caiazzo ha concesso la cittadinanza onoraria al Procuratore Paolo Albano  in veste di pubblico ministero,  infatti, si adoperò per acquisire ogni elemento utile a smascherare il responsabile della strage di monte Carmignano, dove, il 13 ottobre del 1943 furono uccisi per rappresaglia 22 cittadini, tra cui donne e bambini.

    Il responsabile dell’eccidio è stato condannato all’ergastolo in contumacia per mancata estradizione della magistratura tedesca che, invece, ha assolto per intervenuta prescrizione il “boia” di cui, nel proprio intervento,  nella cerimonia della rievocazione della strage, il magistrato ha volutamente omesso le generalità, in segno di massimo sprezzo.

Nello stesso giorno il prefetto  Carlo Schilardi,  consegnò alla città di Caiazzo, la medaglia d’argento al valor civile, assegnata dal capo dello Stato alla città vittima della strage nazista e dove si verificarono anche 20 morti per alcune bombe sganciate per errore da bombardieri alleati. Presenti alla cerimonia di ieri le massime autorità provinciali, il console di Germania, Jurghen Krieghhoff, il console statunitense Paul Martin. Nella circostanza fu anche scoperta  una targa che intitola una strada  a Giuseppe Capobianco che insieme con lo storico italo americano Joseph Agnone, ha ricostruito il massacro del Monte Carmignano nel volume “La barbarie ed il coraggio”.
 “Il boia non  è pentito di quell’eccidio”, spiega con amarezza Paolo Albano, il procuratore aggiunto di Santa Maria Capua Vetere che non lasciò cadere gli spunti delle ricerche di due storici: l’italoamericano Joseph Agnone e il casertano Giuseppe Capobianco.
A questo tenace magistrato si deve l’indagine che, nel ‘94, portò alla condanna del tenente Karl Emdem e dell’ex sergente Kurt Schuster al carcere a vita. Colpevoli di aver assassinato ventidue innocenti sotto i colpi delle mitragliatrici.

“Peggio – ricorda l’inquirente – le vittime furono oggetto di assurde sevizie e crudeltà, furono infilzate anche con le baionette. A una bimba, tre anni appena, fu amputata una gamba, ritrovata solo a distanza di giorni nel granaio di una masseria. Poi, i loro corpi furono dati alle fiamme”.


Una strage ammessa dallo stesso Emdem. “Lo interrogai in Germania dove, purtroppo, il reato è stato dichiarato prescritto. Mi disse di aver ordinato l’esecuzione e la giustificò affermando che fra quei ventidue vi erano partigiani che aiutavano il nemico – dice il procuratore – una evidente falsità: Emdem scatenò la sua furia omicida perché, pochi giorni prima, era stato censurato dai propri superiori per una croce di guerra che non gli spettava.
 Il tenente pensò di riscattarsi agli occhi dei suoi capi inventando il pretesto che quei ventidue avessero lanciato segnalazioni luminose al nemico. C’è di più: prima della strage i militari tedeschi tentarono di violentare le donne che erano nella masseria. Trovarono decisa resistenza. Anche questo contribuì a scatenare la barbarie dei tedeschi”. Il procuratore sottolinea l’ultima beffa: “Ho visto una sua foto su un giornale tedesco: Emdem era ritratto con cappellino colorato e trombetta, gioioso nella sua veste di capo cerimonia del Carnevale. Ma quando dico che, nell’animo, non è cambiato, mi riferisco alle sue lucide affermazioni rese durante l’interrogatorio. “Rifarei esattamente quello che ho fatto, se mi ritrovassi nelle stesse condizioni di allora”, mi rispose sprezzante, già certo che il suo orrendo crimine sarebbe rimasto, di fatto, impunito. Aveva ragione lui, purtroppo”.


Il procuratore Albano non si fa illusioni. “La Germania non concede l’estradizione per queste vicende, a meno che l’imputato non lasci la Germania. Ed Emdem avrà pure ottanta anni, però, è sveglio e attento a non commettere passi falsi: prima della condanna è stato visto in vacanza a Riccione, a godersi il nostro mare e il nostro sole. Dopo, ha rinunciato a qualsiasi visita italiana, ben consigliato dai suoi avvocati e si è ritirato nel suo paesino, dove, prima ha fatto l’imprenditore edile ed adesso fa il coordinatore delle feste di Carnevale, con cappellino e trombetta…”.





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