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sabato 17 agosto 2013







La rivolta per l'autonomia di Cellole
BLOCCHI STRADALI  - INCENDI DEI PULMANN DI PETTERUTI – IL PROCESSO -   LE CONDANNE –   Il discorso del sindaco Antonio Consales –

I reati contestati andavano dal danneggiamento all'interruzione del pubblico servizio, dalla violenza privata al blocco ferroviario e stradale, dall'istigazione a delinquere alla incitazione alla rivolta, dall’oltraggio a pubblico ufficiale alle lesioni volontarie.



Nella  serata del 20 aprile 1970 si riuniva, in Sessa Aurunca, il consiglio comuna]e per
discutere, fra l’altro, della separazione ed erezione a comune autonomo della frazione di
Cellole. La questione era vivamente sentita dagli abitanti della predetta frazione i quali,
ritenendo che i loro interessi non fossero stati esaminati con quella solerzia e serietà che
il problema richiedeva, cominciarono a dare, nella notte sul 21 aprile, i primi segni di irrequietezza costituendo un blocco stradale sul corso principale di Cellole, all'altezza del
quadrivio di piazza Chiesa Nuova.
Con il passare del tempo si intensificavano le manifestazioni di protesta cui partecipava una folla sempre più citta e numerosa. Si moltiplicavano i blocchi stradali e gli episodi di intolleranza verso la forza pubblica, Pubblica Sicurezza e Carabinieri, accorsa anche da Sessa Aurunca, si che si rese, necessario l'intervento di rinforzi costituiti da contingenti del X' battaglione mobile dei Carabinieri di Napoli. Ai blocchi stradali si aggiungevano quelli ferroviari che interessavano la linea di grande comunicazione Roma-Napoli via Formia e interrompevano, pertanto, il transito dei convogli. I manifestanti, inoltre, circondavano un'autocorriera della ditta Petteruti di Sessa Aurunca, la quale stava eseguendo la manovra, essendo giunta al capolinea, per tornare indietro: essi svitavano i coperchietti delle valvole dei pneumatici facendone uscire l’aria immobilizzando, cosi, il mezzo che bloccavano, anche con due grosse travi di legno.

Le agitazioni e i moti si protrassero per tutto il 21 aprile, sin verso le 23.30, allorquando
si diffuse in Cellole la notizia che il consiglio comunale di Sessa Aurunca aveva approvato una delibera che rispondeva in modo più soddisfacente ai desiderata dagli abitanti della frazione i quali, quindi, desistevano dal loro comportamento oltranzista e si
decidevano, finalmente, a rientrare alle rispettive case.

Per i numerosissimi individui che presero parte alle manifestazioni sopra narrate venivano individuate dalle forze dell'ordine i responsabili dei disordini nei confronti dei
quali si emetteva, per la gravità dei reati, ordine di cattura. I reati contestati andavano dal danneggiamento all'interruzione del pubblico servizio, dalla violenza privata al blocco ferroviario e stradale, dall'istigazione a delinquere alla incitazione alla rivolta, dall’oltraggio a pubblico ufficiale alle lesioni volontarie. Reati gravissimi per i quali il Tribunale di S. ilaria C.V. con una sentenza emessa il l0 novembre del 1 970 condannò a vari anni di reclusione i rivoltosi di Cellole.



Molti di quei personaggi sono scomparsi, altri vivono quei momenti: Giovanni Verrengia, Michele Fusciello, Ersilio Di Paolo, Costantino Martucci, Vincenzo Martucci, Franco Freda, Luigi Fusciallo, Benmedetto Di Gasparro, Mario Quaranta, Guido Belardo, Vito Simeone, Pasquale Mezzo, Pasquale Memori, Ferdinando Ponticelli, Ines Verrengia, Alessandro Conte, Pasquale Balzano, Benito Martucci, Virgilio Di Florio, Ciro Di Lorenzo, Carmine Tedesco, Vittorio Vitale, Giacomino Serao, Cornelio  Leone, Michele Fusciello ed Adelmo Iacobucci. Ricordo un mio articolo pubblicato su “Il Roma”.  Dopo la rivolta e dopo lasentenza scrissi - ''i pesci piccoli sono fìniti nella rete della giustizia - e i maggiorenti politici che hanno fomentato i disordini e che gioveranno dell'autonomia, per gestire fette cospicue di potere sono rimasti alla finestra delle loro case.  E feci  anche i nomi...”.

Negli anni Settanta, quando ero cronista giudiziario de “Il Roma”, un giorno che seguivo il processo contro i rivoltosi di Cellole, quelli che lottarono in concreto, per l’autonomia di Cellole, che auspicavano il distacco dal Comune di Sessa Aurunca e che incendiarono i pullman della ditta Petteruti, mettendo a soqquadro la Domiziana, con blocchi stradali e devastazioni e per questo furono accusati di gravi reati. Tra l’altro, per quei resoconti, mi beccai anche una scomunica da parte del Vescovo di Sessa di allora, perché io sostenni - giustamente - che era logico che la casa comunale di Cellole fosse costruita su di un terreno di proprietà della Chiesa. Stavamo citando l’esempio del protagonismo dei pubblici ministeri. Ecco, dicevo, il pubblico ministero d’udienza” (preferisco non fare il nome, perché ha un figlio attualmente magistrato, e come è noto  i “soggetti” sono vendicativi e spesso usano il loro ufficio per fini personalissimi) dopo aver chiesto circa 100 anni di reclusione per i 67 imputati, scendendo dal suo palchetto si avvicinò a me, che ero seduto sugli scranni degli avvocati, e disse: “Non sapevo della presenza della stampa, altrimenti avrei chiesto qualche anno in più”.
     In proposito calza a pennello un brano che ho letto nel “Diario di un giudice”, di Dante Troisi:  “La semplicità con cui in genere il pubblico ministero si alza a reclamare la condanna degli imputati deriva e dall’obbligo di rispettare la parte di accusatore che si ritiene assegnata e dal privilegio di non partecipare in concreto a infliggerla. Questo spiega la disinvoltura nel manipolare le pene e come, fuori udienza, egli si dichiari d’accordo su tante assoluzioni e giudichi perfino ingiusta una decisione conforme alla sua richiesta”.  Un atteggiamento, quello del pubblico ministero del processo ai rivoltosi di Cellole, vergognoso, puerile. Del resto, va detto, per dovere di cronaca, che il “nostro” non era il solo e non era neppure nuovo a protagonismi del genere, fino al punto di arrivare al ridicolo, emettendo addirittura un “ordine di cattura contro ignoti!”.  Ma non è un caso isolato.
Il sindaco di Sessa Aurunca, Antonio Consales, ha spiegato, all'udienza del 29 ottobre,
quali sono state le cause che hanno determinato i fatti delittuosi per i quali si è poi svolto
il processo. Il consiglio comunale di Sessa Aurunca aveva approvato - ha detto - la sera
del 20 aprile, una delibera che esprimeva parere favorevole per la erezione a comune autonomo della frazione Cellole; la delibera, però, non aveva soddisfatto le aspettative,
invero risalenti a molti anni addietro, dei cittadini delle frazioni 14 i quali erano convenuti numerosi alla seduta consiliare. Anzi la gente accorsa a seguire i lavori del consiglio era rimasta, per la non sufficiente capienza della sala delle adunanze, sulla piazza antistante l'edificio del municipio, di guisa che, per dar modo a tutti di seguire i lavori, erano stati approntati degli altoparlanti che, per un guasto, ad un certo momento non funzionarono più. La concomitanza delle due circostanze, delibera poco aderente alle aspettative dei cellolesi e guasto dagli altoparlanti, aveva ingenerato malumore e sospetto in coloro che avevano atteso fuori dell'aula consiliare, si che, una volta rientrati in Cellole, l'agitazione che già cominciava a diffondersi fra gli abitanti della frazione assunse proporzioni più vaste sfociando in una vera e propria protesta di massa.  Soltanto nella serata de1 21 aprile, quando fu votata dal consiglio comunale, riunitosi d’urgenza, un'altra delibera ove, confermandosi il parere favorevole per l'erezione a comune della frazione di Cellole, meglio venivano esposti i motivi e i precedenti che a
tale parere avevano portato, i cittadini della frazione, ormai paghi per aver raggiunto il loro scopo, desistettero dalle agitazioni rientrando nelle loro abitazioni.



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