Lettera aperta di un uomo ombra a Silvio Berlusconi.
“Da dove viene la
singolare pretesa di rinchiudere per correggere?” (M.Foucault)
Caro
Silvio,
spero che ti diano la
“Grazia” o l’affidamento al “Servizio Sociale” o qualsiasi altra cosa che
t’impedisca di entrare in carcere, perché la galera, specialmente quella
italiana, non si augura a nessuno.
Nell’inferno delle nostre Patrie
Galere scopriresti che ci sono alcuni detenuti che si tolgono la vita perché si
sta così male che preferiscono morire che vivere, perché dalla sofferenza puoi tentare di scappare,
ma non puoi cancellarla.
Scopriresti che dentro queste mura
persino i sorrisi sanno di tristezza, perché ci sono uomini che non accarezzano da
decenni le donne che amano.
Scopriresti che in carcere i piedi non
si alzano, si trascinano perché non si può andare da nessuna parte, c’è sempre
un muro davanti a noi.
Scopriresti che molti detenuti da
ragazzi non hanno mai ricevuto nessuna educazione e istruzione come invece
hanno ricevuto molte persone “perbene” ladre e molti politici corrotti.
Questa cosa
dovrebbe essere un’attenuante per i primi e un’aggravante per i secondi, invece i delinquenti poveri e ignoranti sono
sempre considerati più criminali e cattivi di quelli istruiti e ricchi.
Scopriresti che un carcere che non
funziona è criminogeno, ti fa sentire innocente per qualsiasi reato che hai
commesso e ti dimostra che gli altri sono più cattivi di te.
Scopriresti che il carcere in Italia
non ha solo una funzione diseducativa, ma ti fa passare anche la voglia di
vivere.
Per questo
sarebbe meglio una giustizia riparativa, che non aggiungere male ad altro male.
Caro Silvio, nelle nostre prigioni
scopriresti che ci sono uomini ombra,
murati vivi, condannati a essere cattivi e colpevoli per sempre, condannati
all’ergastolo senza benefici, che non usciranno mai, fino alla loro morte fisica. Ombre che si
muovono attorno al nulla aspettando la morte, osservando un mondo che non vedono
e non sentono più.
Scopriresti che ci sono funzionari
dell’Amministrazione Penitenziaria che maltrattano i prigionieri.
E poi forse
alla domenica s’inginocchiano in chiesa e pregano Dio, convinti che basti
pregare per essere innocenti.
Scopriresti che se anche molti detenuti
sono colpevoli, a differenza di molte
persone perbene, hanno ancora l’anima
pulita.
Scopriresti che quello che manca di più in carcere, a parte l’amore, è la
fiducia dei buoni.
E che in
questi luoghi si vive di nulla e si pensa al nulla perché anche la speranza in
questo inferno si consuma.
Scopriresti che l’Assassino dei Sogni,
il carcere come lo chiamano i detenuti, ti ruba l’anima, la mente, la memoria e
la vita.
E oltre a
non funzionare, crea un essere
vendicativo perché trasforma il colpevole in una vittima. Poi quando ricevi del
male tutti i giorni ti dimentichi di avere fatto a tua volta.
Caro Silvio, mi dimenticavo di dirti
un’ultima cosa: incredibilmente, il carcere è ancora uno dei pochi luoghi dove si
può ancora sentire l’odore di umanità.
Ti auguro
buona vita e di non finire in galera.
T’invio
anche un sorriso fra le sbarre.
Carmelo Musumeci
Carcere di Padova, settembre 2013
Nessun commento:
Posta un commento