CHIESTA UNA NUOVA PERIZIA PER SETOLA E LA LIBERTA' PER FRONTERRE'
IL PROCESSO AGGIORNATO A LUNEDI 23 PER INCARICO PERITALE
Lo sciopero dei penalisti non fa slittare la prima udienza del
processo che vede alla sbarra uno spietato killer come Giuseppe Setola, lo
stragista del clan dei casalesi, ed un noto professionista, un barone della medicina come il professore Aldo
Frontarré oculista. Questi è in carcere da
ben nove mesi per aver certificato la cecità del boss attraverso una falsa
perizia. Il dibattimento si è aperto nella mattinata di ieri, dinanzi al collegio giudicante presieduto dal
dottor Luigi Picardi del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, perché a volere il processo sono stati proprio i
difensori di Frontarré gli avvocati Pasquale Coppola e Mario Imbimbo per conto
del loro assistito anche se ha rinunciato a presenziare. Al banco dell’accusa
il pm Giovanni Conzo della distrettuale di Napoli. Setola è difeso per questo procedimento non solo
dall’avvocato Elena Schiavone, ma anche
dall’avvocato Giuseppe Garofalo, lo stesso
legale che in prima battuta assisteva anche il giovane collega Girolamo Casella
per il quale si procede in separata sede con giudizio abbreviato dinanzi al gup
Ferri del tribunale partenopeo. Tante le richieste dei mezzi di prova
articolate dal pm e dalla difesa. Per quanto riguarda Setola la difesa ha
formalizzato una richiesta di una visita medica per accertare allo stato
attuale la capacità visiva del boss detenuto nel carcere di Milano Opera. Non è
proprio una richiesta di una perizia ma di un accertamento in merito al quale
il Tribunale si è riservato di decidere così come si è riservato sull’istanza
di revoca della misura cautelare a carico del dottore Frontarrè. Nel caso di
rigetto di quest’ultima istanza, la difesa potrà ricorrere dinanzi al
riesame per la libertà. Per quanto concerne il capitolato di prova presentato
dal pm Conzo la lista testimoniale è lunghissima: una sfilza di pentiti a
cominciare da Emilio Di Caterino, Oreste Spagnuolo,
Luigi Tartarone, Francesco Cantone, Luigi Guida, Francesco e Luigi Diana, Luigi
Grassia. Tra i pentiti citati vi è anche Michele Froncillo in merito a due
verbali che non compaiono dell’ordinanza di custodia cautelare che venne
eseguita il 23 dicembre del 2012. A
testimoniare per l’accusa ci sarà anche lo stesso Gerry Casella, come imputato di reato connesso
e gli altri coimputati Gabriele Brusciano e Massimo Alfiero, nonché il
direttore sanitario del carcere di Milano,
dell’ospedale San Raffaele e di Città di Milano.
L’accusa inoltre
sfodera come teste chiave il dottore Paludi, il medico consulente della DDA che
smantellò le perizie effettuate da Frontarrè. Per non parlare dei faldoni delle
intercettazioni telefoniche e ambientali la cui acquisizione non è stata fatta
ieri,perché non c’è stato accordo tra le parti. L’incarico per il
conferimento delle perizie verrà fatto alla prossima udienza del 23 settembre
prossimo. Una perizia collegiale per sbobinare e trascrivere tutto ciò che la
Dda ha intercettato tra Setola, i familiari e il suo
avvocato dell’epoca Casella. Tantissimi anche i testimoni della difesa come
tutti i medici che dal 2007 hanno avuto in cura Setola. Un processo dunque che
si prospetta molto più lungo di quello che si pensasse, per questo motivo forse l’avvocato Casella ha scelto di essere
giudicato con rito abbreviato, la cui udienza camerale
è fissata per il prossimo 27 settembre. Tutto ciò che Casella, difeso dagli
avvocati Vittorio Giaquinto e Alessandro Barbieri, avrebbe voluto lasciare solo tra le carte
della procura comunque uscirà nel dibattimento ora in corso per lo stralcio che
è stato fatto. Setola grazie a quella certificazione di Frontarrè venne
scarcerato e diede inizio alla sua strategia del terrore seminando panico e
morti. Le contestazioni sono quelle di associazione a delinquere di stampo
mafioso e falso. Casella e Frontarrè vennero tratti in arresto per aver redatto una
relazione tecnica attestante una patologia oculistica di Setola “in continuo
peggioramento” e per averla poi confermata, rendendo così false dichiarazioni,
durante il processo per la strage di Castelvolturno (ritenendo
l’incompatibilità con il regime carcerario per il superkiller). I fatti
contestati permisero a Setola di beneficiare, dalla fine del 2007, degli arresti domiciliari a Pavia da cui evase il 7 aprile del
2008. Da quel momento, fino al suo arresto del gennaio 2009, Setola si pose a
capo dell’ala stragista del clan dei Casalesi che nell’arco di poco più di 7
mesi si rese protagonista di una vera e propria strategia del terrore
commettendo ben 18 omicidi e ferendo 8 persone.
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