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mercoledì 18 settembre 2013

VERSO UN VERO CLAMOROSO SUCCESSO I REFERENDUM DEI RADICALI

Giustizia: Brezigar (Ucpi); i Referendum strumento efficace per l'attuazione della riforma




Riforma della giustizia, è iniziata la raccolta delle firme per il referendum. Ne parliamo con l'avv. Luca Brezigar membro della giunta nazione dell'Unione Camere Penali.

Avvocato, da anni si parla di riforma della giustizia, ritiene efficace il ricorso allo strumento del referendum per darle attuazione?
Da anni si parla di riforma della giustizia, e da anni l'Unione delle Camere Penali porta avanti con convinzione e determinazione assolute questa battaglia. Tuttavia di fronte ad una vera e propria "ingessatura" del potere legislativo lo strumento referendario può rappresentare un canale più efficace e risolutivo.

L'iniziativa referendaria è partita dal Partito radicale, e ha trovato un sostegno effettivo da parte del Pdl. Dove si colloca l'Unione in questo sodalizio?
La riforma della giustizia rappresenta senz'altro uno dei punti principali costantemente all'ordine del giorno nell'agenda dell'Unione. Di fronte all'immobilità del Parlamento abbiamo pertanto accolto favorevolmente i quesiti proposti dal Partito radicale in quanto tali, al di là degli schieramenti politici. Posso garantirle che avremmo sposato ugualmente la causa anche laddove la spinta propulsiva fosse stata offerta dal Pd o dal Movimento Cinque Stelle. E l'appoggio del Pdl non cambia affatto la nostra posizione. La visibilità garantita da Berlusconi senz'altro gioverà alla diffusione del referendum, tuttavia il nostro punto di vista è distante da quello dei partiti e si colloca sopra le parti a tutela delle garanzie dei cittadini. Resta ferma una piena condivisione di vedute. Innanzitutto è doverosa una precisazione. Il Partito radicale ha proposto 12 quesiti referendari, sei relativi alla riforma della giustizia e sei riguardanti i diritti civili, dal cosiddetto "divorzio breve" all'8xmille. L'Unione sta promuovendo la raccolta di firme per i sei quesiti relativi alla riforma della giustizia, fermo restando che anche altri dei quesiti evidenziano le lacune del nostro ordinamento e l'inerzia del potere legislativo.

Ad esempio?
Ad esempio nell'ambito dell'annoso tema del sovraffollamento delle carceri italiane, il quesito relativo alla eliminazione della pena detentiva per i fatti di lieve entità nella normativa sugli stupefacenti costituisce un passo verso la riduzione del carico penitenziario, considerato che un detenuto su tre è tossicodipendente. Torniamo ai quesiti sulla giustizia. Ben quattro su sei interessano la magistratura. La separazione delle carriere rappresenta un caposaldo tra gli obiettivi dell'Unione. Soltanto una distinzione netta tra la magistratura giudicante e quella requirente può garantire piena applicazione al principio costituzionale di terzietà. Quanto alla ricollocazione dei magistrati "fuori ruolo", in nome del principio di separazione dei poteri è giunto il momento di mettere fine alla commistione tra magistratura e potere esecutivo e stabilire confini chiari e inderogabili alle attribuzioni di incarichi extragiudiziari ai magistrati. I due quesiti relativi alla responsabilità civile dei magistrati, infine, intendono offrire una garanzia concreta ai cittadini vittime di errori giudiziari, svincolata dai requisiti oramai obsoleti del dolo e della colpa grave, attraverso un'azione civile risarcitoria che si estenda anche ai danni cagionati nell'attività di interpretazione di norme di diritto e di valutazione del fatto e delle prove. Uno dei quesiti riguarda l'abolizione dell'ergastolo. Sull'ergastolo è palese la contraddizione in termini in cui cade il nostro ordinamento.

Quale può essere la finalità rieducativa di una pena detentiva a carattere perpetuo? E sulla custodia cautelare in carcere?
Questo è un tema molto caro all'Unione. Numerose sono state le proposte di legge presentate nei due rami del Parlamento e anche il governo se n'è occupato con la legislazione d'urgenza. Purtroppo i risultati sono ancora lontani dalle aspettative. Ma resta una priorità. Basti ricordare che il 40% dei detenuti è in attesa di giudizio. Un numero sconvolgente. Porre dei limiti al ricorso alla misura cautelare della custodia in carcere favorirebbe migliori condizioni di detenzione ed eviterebbe l'attuale effetto anticipatorio della pena chiaramente in contrasto con il principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza.

Cosa pensa sulla presa di distanze del Pd rispetto alla raccolta firme?
Trovo la posizione del Pd in linea con la sua natura. L'antiberlusconismo è forse la piaga più dolorosa all'interno del Pd e anche in questa occasione il rischio che le proposte referendarie possano avvantaggiare Berlusconi appare più importante dei vantaggi che tali abrogazioni recherebbero.

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