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martedì 31 dicembre 2013

CRONACHE AGENZIA GIORNALISTICA

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Giustizia: ddl riforma, un collegio di giudici deciderà sulle richieste di custodia cautelare




di Dino Martirano

Corriere della Sera, 31 dicembre 2013

Tutte le novità del piano del governo: processi rapidi e lotta ai ricorsi. Più garanzie per l'indagato: in cella potrà sempre vedere il suo legale. La pericolosità sarà valutata anche con criteri di attualità e non solo in base al reato commesso.
Dopo due decreti svuota carceri, il governo Letta è pronto a varare ("Dal 6 gennaio tutte le date sono buone", dicono al ministero della Giustizia) un disegno di legge, messo a punto dagli uffici del Guardasigilli Annamaria Cancellieri, che affronta alcuni nodi strutturali della procedura penale. Il tema è quello della velocizzazione del processo ma anche delle garanzie, per esempio nell'adozione delle misure cautelari in carcere non più da un singolo giudice ma da un collegio di toghe. Il testo, che potrebbe subire ritocchi prima di entrare in Consiglio dei ministri, è il frutto del lavoro della commissione ministeriale guidata dal magistrato Giovanni Canzio ma va a sovrapporsi, almeno in parte, ad alcuni provvedimenti già all'esame del Parlamento.
Il 17 dicembre il governo ha deciso di non recepire nel decreto legge svuota carceri il testo già approvato all'unanimità (Lega esclusa) dalla commissione Giustizia della Camera in materia cautelare. In quell'occasione ci fu polemica perché è stata attribuita alla delegazione del Ncd, guidata dal vicepremier Alfano, la volontà di inserire una norma che avrebbe favorito Berlusconi (condannato a 4 anni per frode fiscale e sottoposto ad altri processi): quella che vieta il carcere per gli ultra 75enni mentre oggi può finire in cella per motivi eccezionali e rilevanti anche chi ha compiuto 70 anni. Così il governo ha preso tempo.
Su questo tema, dunque, il governo riparte dal disegno di legge in arrivo a gennaio. Il primo passo riguarda il rafforzamento delle garanzie per l'indagato che potrà ottenere sempre (esclusi i reati di mafia e terrorismo) un colloquio con il difensore fin dall'inizio dell'esecuzione della misura cautelare in carcere. Il secondo passo, invece, si avventura su un terreno minato e per questo il governo ha scelto lo strumento della delega: si propone infatti "la garanzia della collegialità del giudice per l'applicazione della misura della custodia cautelare in carcere in fase di indagine e si rafforza tale garanzia con la previsione del diritto di essere sentiti prima che la misura cautelare sia emessa". Lo schema prevedrebbe l'eliminazione del tribunale del Riesame limitando la possibilità di ricorso alla Cassazione.
Il 7 gennaio, quando la commissione Giustizia della Camera riprenderà i lavori, si porrà il problema se "accelerare" il testo sulla custodia cautelare, già votato dai deputati, e inserirlo nel ddl di conversione del decreto carceri (relatore David Ermini, renziano di ferro). Il testo approvato in commissione prevede una rimodulazione garantista dei presupposti che fanno scattare la misura cautelare in carcere: la pericolosità (reiterazione del reato e fuga) dovrà essere valutata anche con criteri di attualità e non solo in base alla gravità del reato. L'Associazione nazionale magistrati si è espressa negativamente sul punto perché finirebbe per lasciare in libertà, per esempio, gli autori di un omicidio fino a quel momento incensurati. Il presidente della commissione Giustizia, Donatella Ferranti (Pd), prima firmataria del testo, chiede rispetto del lavoro svolto dal Parlamento: "Che senso ha proporre una delega per un governo che si prevede duri un anno' Piuttosto se il governo è pronto con un emendamento sul giudice collegiale lo presenti al nostro testo che è in aula". Il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri (giudice fuori ruolo) osserva: "Il principio della collegialità del giudizio in materia cautelare è condivisibile. Andrà coniugato con i problemi dell'incompatibilità dei magistrati coinvolti e della nuova geografia giudiziaria".
L'archiviazione del procedimento per particolare tenuità del fatto fu trattata da Lanfranco Tenaglia (Pd) nella scorsa legislatura e ora è ripresa dalla proposta Ferranti, Orlando Rossomando. Eppure il governo si appresta a chiedere la delega non specificando se la causa di archiviazione varrà solo per i reati a citazione diretta (pena sotto i 4 anni). L'archiviazione dei processi "minori" porterebbe a un sostanziale alleggerimento dell'arretrato penale ma non scatterebbe se il reato bagatellare si configura come un comportamento seriale.
Seguendo il principio della "leale collaborazione tra le parti", il governo sta per sforbiciare gli accessi al ricorso per Cassazione. Si parte dalla cancellazione dei ricorsi confezionati dal condannato che rappresentano il 19% delle istanze (quasi tutte inammissibili). Per il solo patteggiamento il ricorso sarà limitato ai meri errori materiali, mentre in caso di doppia conforme assolutoria si potrà andare in Cassazione per vizi di violazione di legge.
L'elencazione chiara delle prove e della motivazione farà "recuperare una migliore leggibilità delle ragioni delle decisioni". Il governo imporrà ai giudici di scrivere le sentenze in maniera comprensibile e più ordinata.

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