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venerdì 17 gennaio 2014




Giustizia: nuova grana per la Cancellieri, i pm di Roma indagano sugli appalti del piano-carceri

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di Lirio Abbate

L'Espresso, 17 gennaio 2014

Per due volte Annamaria Cancellieri ha offerto a Enrico Letta le proprie dimissioni da ministro della Giustizia. E in entrambi i casi lui le ha rinnovato piena fiducia, rassicurandola: "Non ci sono problemi, devi stare tranquilla". Affrontando lo scorso novembre il Parlamento che si doveva esprimere sulla fiducia in seguito al caso Giulia Ligresti, in cui ha sostenuto di aver "agito in piena correttezza", è stata applaudita da quasi tutti i banchi della maggioranza e anche dal premier.
La Cancellieri ha ripetuto che si occupa di tutte le segnalazioni che riceve quotidianamente dal momento che "ogni vita che si spegne è una sconfitta per lo Stato. Io ne sento tutto il peso". Nel caso di Giulia Ligresti ha sottolineato, "se non fossi intervenuta sarei venuta meno a miei doveri di ufficio".
Tutti le riconoscono l'eccezionale sensibilità istituzionale e la straordinaria esperienza di servitore dello Stato. Il mondo del carcere e i suoi problemi di sovraffollamento la stanno coinvolgendo talmente tanto che la scorsa settimana, a conclusione di un duro incontro in via Arenula con i vertici del Dap, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, guidato da Giovanni Tamburino, aveva pensato di sostituirli per dare nuovo impulso e trovare soluzioni per svuotare le celle. Sta tentato di tutto, anche con un decreto sulla "liberazione anticipata speciale", stroncato però in Commissione antimafia dal procuratore aggiunto di Messina Sebastiano Ardita, ex direttore generale al Dap. "Con il meccanismo previsto dal decreto lo sconto cresce con il crescere della pena" e "non essendovi sbarramento, vi è la possibilità di far uscire i soggetti più pericolosi sul piano criminale".
Si cerca, secondo Ardita "di svuotare il mare con un guscio, ma con l'effetto che si consentirà ai detenuti che hanno pene più gravi di uscire prima". A dicembre 2012 era stato chiesto e ottenuto dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano un decreto per la nomina del Commissario straordinario del governo per le infrastrutture carcerarie a cui affidare la guida del nuovo piano carceri che doveva risorgere dalle ceneri di quello varato dall'ex Guardasigilli Alfano. Il piano dispone di 468 milioni di euro e sulla gestione potrebbe abbattersi un'indagine dei pm della capitale che stanno valutando ipotesi di corruzione e falso a cui sarebbero legati alcuni lavori per la realizzazione di istituti di pena.
A piazzale Clodio le bocche sono cucite. Irregolarità nelle procedure di appalto? Se dovessero essere riscontrate potrebbero essere una buccia di banana per il ministro Cancellieri. Come nel piano carceri di Alfano anche in questo nuovo lavorano professionisti che sembrano scaturire da un intreccio familiare: responsabile della struttura amministrativa-finanziaria, ieri come oggi, è stata assunta la commercialista fiorentina Fiordalisa Bozzetti, moglie dell'architetto Mauro Draghi, coordinatore della struttura tecnica, come lo era stato con Alfano, con un passato ai servizi segreti e al Dap. Come diceva Tomasi di Lampedusa: "Cambiare tutto per non cambiare nulla".




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