Nell’Ambito della Settimana Nazionale della Letteratura in
Carcere promossa dal Ministro della Giustizia
LECTIO MAGISTRALIS DELLO SCRITTORE
CASERTANO FRANCESCO PICCOLO AL CARCERE
DI S. MARIA C.V.
Lo scrittore Francesco Piccolo durante il suo intervento al carcere di Santa Maria Capua Vetere |
Sceneggiatore per Moretti e
Virzì è finalista al Premio “Strega” con il suo ultimo lavoro:” Il desiderio di
essere come tutti”. Gli scrittori
raccoglieranno e faranno proprie le impressioni vissute nel corso di questi
incontri, trasformandole in un racconto corale da scrivere insieme ai detenuti
che sarà poi pubblicato nel sito del Ministero della Giustizia. – Gli applausi dei detenuti – Il plauso della direttrice -
Santa Maria Capua Vetere -
Nell’ambito della Settimana Nazionale della Letteratura in Carcere,
promossa dal Ministro della Giustizia si è tenuta l’altro giorno, presso il
carcere di S. Maria C.V., una “lectio magistralis” dello scrittore casertano Francesco Piccolo. Accolto con la
rituale cordialità, dalla direttrice, dott.ssa Carlotta Giaquinto e dal suo staff, nella grande sala numerosi
detenuti ( molti giovanissimi) hanno applaudito e fatto domande allo scrittore.
Francesco Piccolo – che si è detto
emozionato dalla singolare esperienza – che è sceneggiatore per registi
importanti come Nanni Moretti e Paolo Verzì, ed è finalista, tra l’altro,
con il suo ultimo libro “Il desiderio di
essere come gli altri” del Premio Strega, ha riportato all’esterno le sue
emozioni e le sue esperienze di
scrittore affermato.
In particolare ha detto che “lo scrivere è
comunque una passione che porta innanzitutto a narrare le esperienze personali
e che osservando la vita degli altri si possono trarre delle conseguenze e dei
paragoni per stilare un romanzo”. Ha spiegato il “segreto e le difficoltà della
sceneggiatura” ed ha risposto a molte domande dei detenuti presenti.
“Questo è il luogo più adatto - perché avete tempo e tranquillità per
scrivere- non è importante che poi lo
scritto non venga pubblicato, l’interessante è cimentarsi, confrontarsi”.
Infine, ha consigliato di leggere molto
ed ha promesso che pregherà la sua casa editrice di arricchire la biblioteca
del carcere con le sue opere.
Nel suo libro – finalista allo Strega ha
scritto – “Il 22 giugno 1974, al settantottesimo minuto di una partita di
calcio, sono diventato comunista”. Un
critico ha scritto “Ogni uomo vive almeno una storia d’amore che dura tutta la
vita: quella con il proprio tempo e il proprio Paese, il matrimonio (burrascoso)
tra la vita privata e la vita pubblica. La grande scommessa del romanzo
personale e politico, divertente, serissimo, provocatorio, è raccontare tutto
ciò che concorre a fare di noi quello che siamo”.
Francesco Piccolo è uno dei Sessanta
scrittori, noti al grande pubblico, che ha messo a disposizione il proprio tempo e il proprio
sapere per dialogare con i detenuti. L’iniziativa si inserisce nella “Settimana Nazionale della Letteratura in
Carcere”, promossa dal Ministro della Giustizia Andrea Orlando per dare visibilità e concretezza alle tante
esperienze che, in tempi e modi diversi, si svolgono nelle carceri italiane e
al rapporto tra carcere e cultura.
Gli scrittori che hanno aderito
all’iniziativa hanno dato vita ad un progetto di grande visibilità sui percorsi
risocializzanti dei detenuti, incentrati sull’importanza della lettura e della
cultura in un momento particolarmente critico per il mondo carcerario. Sessanta
autori che sono impegnati in una serie
di incontri in cui illustreranno ai detenuti le loro opere, il loro modo di
scrivere, il genere letterario a cui si ispirano o più semplicemente
presenteranno un capolavoro della storia della letteratura a cui sono molto
legati.
Inoltre, raccoglieranno e faranno proprie
le impressioni vissute nel corso di questi incontri, trasformandole in un
racconto corale da scrivere insieme ai detenuti che sarà poi pubblicato nel
sito del Ministero della Giustizia. L’iniziativa rientra fra le “attività
trattamentali” che il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria intende
rilanciare grazie a interventi tesi a formare o a consolidare nei detenuti
quelle attitudini utili ai fini del loro reinserimento nella società
civile.
Nessun commento:
Posta un commento