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giovedì 19 giugno 2014

Il lato oscuro di un artista napoletano PIETRO LIGNOLA, MAGISTRATO, GIORNALISTA, ATTORE, SCRITTORE, COMMEDIOGRAFO E CAMPIONE EUROPEO DI BRIDGE

Il lato oscuro di un artista napoletano
PIETRO LIGNOLA, MAGISTRATO,  GIORNALISTA, ATTORE, SCRITTORE,   COMMEDIOGRAFO E CAMPIONE EUROPEO DI BRIDGE
        
di Ferdinando Terlizzi



Pietro Lignola è nato, da nobile famiglia napoletana di tradizione borbonica, il ventinove novembre millenovecentotrentaquattro a Napoli. È cavaliere dell'Ordine Costantiniano di San Giorgio. Magistrato dal millenovecentocinquantanove, ha presieduto  la Corte d'assise d'appello di Napoli ed è  stato impegnato nei lavori della Commissione ministeriale per la redazione del nuovo codice penale. Ha collaborato stabilmente, da oltre sette anni, come opinionista, con il quotidiano  “Roma” e con il mensile “Il monitore”. Ha scritto articoli anche per i quotidiani  “Il Tempo”,  “Libero”, “Il Giornale”, e “L'Indipendente”. 

Giocatore agonista di bridge, ha vinto tre campionati italiani ed ha partecipato a numerose  gare internazionali, conseguendo anche, nella squadra rappresentativa italiana della categoria seniores, un titolo di campione della Comunità Europea.
Ha scritto lavori teatrali in lingua napoletana, fra cui la fiaba “Petrusinella”, la commedia “Napule mo”, “Napulo tanno”, “Napule sempe”, e una riduzione della commedia "La Rosa" di Giulio Cesare Cortese.

Il suo  capolavoro, però, è  “A zita ntussecosa e o massaro tuosto”, edito da Guida nel 2004.  Una traduzione in lingua napoletana direttamente dal testo inglese de “La bisbetica domata” di William Shakespeare. Lignola, pur mantenendosi sostanzialmente fedele all’opera originale vi ha apportato tutti i ritocchi necessari per trasferire la vicenda nella Napoli del Seicento e per inserirla nella tradizione del teatro napoletano.

Il Presidente Pietro Lignola – facendo la parte di un presidente di Corte di Assise - ha partecipato al film “L’udienza  è aperta” di Vincenzo Marra,  presentato al Festival di Venezia nel 2006. Nel film era anche impegnato come attore  il penalista Alfonso Martucci. 
      

Il giudice Lignola a febbraio 2005 ha scritto la prefazione del libro “La Seconda Guerra Napoletana alla Camorra” di Giuseppe Garofalo. “Una guerra difficile – scrisse -  La seconda guerra napoletana alla camorra è un saggio di storia criminale e giudiziaria. Giuseppe Garofalo, assai modestamente, precisa nella prima pagina di aver soltanto riletto “un episodio di scontro fra società civile e società di malavita da cui, per gli errori della prima, la seconda trasse, non a torto, il ruolo di vittima”.
Il libro è certamente questo, ma anche altro. L’autore agisce da storico, anche se dilettante: dilettante fu del resto Heinrich Schliemann, cui la provenienza extraaccademica non impedì di ritrovare le rovine di Troia.
 Giuseppe Garofalo conduce, infatti, un’indagine rigorosa su ogni possibile fonte documentaria, dalla stampa d’epoca agli atti processuali, fornendone sempre, da illustre penalista qual è, una congrua e spassionata valutazione.
Egli ha saputo trarre, - scrive ancora Pietro Lignola -  tuttavia, da una ricerca che rischiava l’aridità delle scartoffie, un racconto avvincente, nel quale la realtà non ha nulla da invidiare alla fantasia dei più accreditati autori di thriller giudiziari.

Oggetto principale della narrazione è il processo Cuocolo, nato dalle indagini del capitano dei carabinieri Carlo Fabroni e dalle rivelazioni del “pentito” Gennaro Abbatemaggio, su un duplice omicidio, consumato il 5 giugno del 1906: vittime n’erano stati Gennaro Cuocolo, ladro, basista e ricettatore, massacrato con quarantasette coltellate in Torre del Greco, e la sua convivente Maria Cutinelli, uccisa nella loro abitazione napoletana in Via Nardones 95. Il processo Cuocolo, nonostante i grandi mutamenti della legge processuale, non appare, al lettore contemporaneo, granché diverso dai maxiprocessi d’oggi.  

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