Accadde a Mondragone
nel 1962: Fu un delitto d’onore
ASSASSINATO CON 4 COLPI DI PISTOLA IL
PROF. NICOLA STEFANELLI -
A far fuoco fu l’agricoltore Emilio Rota, per vendicare l’onore della figlia sedotta e abbandonata – Fu condannato a
13 anni di reclusione. Fu difeso dall’ avvocato Francesco Saverio Siniscalchi. Stefanelli
leader di un partito politico era consigliere provinciale e consigliere
comunale. Dopo 9 anni di fidanzamento decise
di sposare un’altra donna. Nel maggio
2012 vi è stata la celebrazione in occasione del 50° anniversario della scomparsa.
Mondragone – Anche la città di
Mondragone – ha rappresentato per un
certo tempo - una zona
traboccante di delitti che hanno
sconvolto l’opinione pubblica. In molti ricorderanno quello, assai singolare,
della Circe – la quale, mediante prestazioni sessuali “sui generis”, istigò i fidanzati delle
figlie ad uccidere il marito. Fu condannata
a 26 anni di carcere. Non ci sono precedenti con pagamenti così singolari, per far commettere un delitto ( esclusi quelli
che in camorra si pagano con dosi di cocaina); ma una verosimiglianza, la si
può cogliere confrontandola con il tentativo di omicidio che organizzò un
sindaco di Sessa Aurunca degli anni Settanta, quale mandante del delitto, sottoscrivendo cambiali ai killer, per far
uccidere a Fiuggi, il responsabile del Comitato Provinciale di Caserta della
Democrazia Cristiana, suo compaesano ed ex sindaco. I due cacciatori casalesi,
assoldati come killer e pagati con cambiali, però, poco convinti che le stesse sarebbero
state onorate, andarono direttamente dai carabinieri a denunciare il fatto.
Come pure in molti ricorderanno la squallida storia di quel padre – il
fatto accadde il 16 luglio 1956 – che
violentò la figlia tredicenne, Maria Pellegrino, il cui corpo fu trovato sotto un filare di
viti, in località Bonaggia di Mondragone.
Cinismo, aberrazione e crudeltà. Fu sospettato un pazzo evaso dal
manicomio di Aversa che stava per essere
linciato dalla folla. Il “mostro”,
invece, si appurò, era il padre.
Ma non possiamo sottacere che, purtroppo, Mondragone è stata anche la città teatro
delle gesta del clan La Torre ( a cui si deve l’assassinio del vice sindaco e
la gambizzazione di un sindaco deputato della Dc) e non è escluso che
possa avere delle responsabilità anche per il “rogo” dell’auto dell’avvocato
(noto penalista) Enzo Avino, trovato
bruciato all’interno dell’autovettura. Ve ne sono altri di “barbari” omicidi,
ma per ora ci fermiamo qui.
L’OMICIDIO
Oggi ci occupiamo dell’omicidio del Preside del Ginnasio, Assessore alla Pubblica Istruzione
nella Amministrazione provinciale di Caserta, prof. Nicola
Stefanelli, che fu assassinato nel
comune di Mondragone, dal padre di una donna che - secondo le prime informazioni - avrebbe
sedotta, rifiutandosi poi di sposarla.
Il prof. Stefanelli - che aveva
41 anni- era Preside del Ginnasio di
Carinola. L’omicida era l’agricoltore Emilio
Rota, che – all’epoca dei fatti – aveva
74 anni e possedeva una fattoria nella zona. Il Rota fece fuoco contro il preside sparandogli numerosi
colpi di pistola dall’interno della macchina all’indomani di un ultimo
colloquio in cui il preside si sarebbe rifiutato di “riparare”.
Trasportato immediatamente alla clinica “Pineta Grande” di
Castelvolturno, il preside veniva operato ma, nonostante l’intervento
chirurgico, egli moriva. L’impressione nelle province di Napoli e di Caserta,
ove lo Stefanelli era molto noto, fu vivissima. Le indagini, data la gravità e
la delicatezza del caso, furono
immediatamente iniziate dai carabinieri del Nucleo di Polizia
giudiziaria della Corte d’Appello di Napoli. Il comandante del Nucleo, ten.
col. Francesco Elia, si recò subito a Mondragone, – nel frattempo – l’omicida dopo il suo delitto, si era già costituito ai carabinieri del luogo.
Al tenente dei carabinieri Nicola Ricciardi, il Rota
dichiarò che il preside prof.
Nicola Stefanelli, si era rifiutato di
sposare, dopo un lungo fidanzamento, la figlia Luigina, e durante il fidanzamento egli aveva abusato
della figlia (che aveva 35 anni), e nonostante le promesse si era poi rifiutato
di sposarla. Fu anche interrogato l’autista che si trovava al volante
della auto “Innocenti”, su cui viaggiava
il professore, allorché finì sotto i proiettili. L’autista dichiarò
che, essendo rimasto il motore bloccato da una pallottola, aveva trasportato a
braccia il preside vicino ad un albero, caricandolo poi su un’altra macchina di
passaggio. Il prof. Stefanelli era anche consigliere comunale di Mondragone ed
apparteneva al partito socialdemocratico.
Nel prosieguo delle indagini si appurò che
lo Stefanelli doveva sposare dopo qualche settimana la nuova fidanzata e fu ucciso mentre si stava recando dal
parroco del paese. L’assassino lo freddò
con quattro colpi di pistola e confessò di avere commesso il crimine per
difendere l’onore della figlia che era stata
sedotta e abbandonata.
LE INDAGINI E I RISVOLTI
Continuavano, intanto, le indagini da parte dei carabinieri per
accertare i precisi motivi che spinsero il mediatore ad uccidere. La perizia
necroscopica, effettuata dal dott. Giuseppe
Palmieri, dell’Istituto di medicina
legale di Napoli, accertò che i colpi
che avevano raggiunto il prof.
Stefanelli erano stati quattro: uno di
essi aveva attraversato il basso ventre, un altro il fegato, un terzo l’addome
e il quarto - quello mortale - aveva forato l’aorta provocando emorragia interna.
I carabinieri procedettero,
inoltre, anche all’interrogatorio di un figlio del Rota, Antonio,
e di altri familiari. Nulla emerse sulla
premeditazione del delitto. Risultava che il Rota,
nella stessa mattinata, verso le 8,30, mentre sorbiva un caffè in un bar
intravvide il prof. Stefanelli che si recava in Municipio a prelevare i
documenti necessari al suo matrimonio con la signorina Maria Gallo, di Falciano di Carinola.
Uscito dal Comune, lo Stefanelli si recava dal parroco don Pasquale Broccoli, per congegnargli le carta per le pubblicazioni.
Il Rota lo seguì e, accertata ormai l’imminenza
delle nozze del prof. Stefanelli, mise in atto il piano delittuoso. Ore dopo,
infatti, egli si appostava a qualche centinaio di metri fuori dell’abitato, in
località “Crocelle”, sulla strada che doveva esser percorsa dal prof.
Stefanelli e scortolo nella sua macchina, fermo a conversare con due
cantonieri, gli sparava quattro colpi di pistola con una “Beretta” calibro
7,65.
Agli inquirenti era giunta la
notizia che una donna – restata nell’anonimato – aveva minuziosamente informato
il Rota di tutti i passi che lo Stefanelli stava compiendo per convolare alla
nozze con un’altra donna e addirittura gli orari per andare a prelevare i
documenti in Comune per poi portarli
al prete. La solita “capera” di paese? O un’altra amante tradita? Mistero!
IL PROCESSO
E venne il giorno del processo innanzi
la Corte di Assise del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, in quella
occasione i giornali riservarono all’avvenimento titoli a scatola: “UN VECCHIO DI 73 ANNI PROCESSATO PER
OMICIDIO PREMEDITATO” e ancora: “UCCISE
L’EX FIDANZATO DELLA FIGLIA CHE STAVA PER SPOSARE UN'ALTRA DONNA”.
Omicidio volontario premeditato: sotto questa
voce fu rubricato il delitto di Emilio Rota, che comparve – manette ai polsi - dinanzi ai giudici, per aver ucciso il fidanzato della figlia,
sospettando che questi fosse in procinto di sposare un’altra donna.
L’assassinio, fu definito all’inizio delle indagini un “delitto d’onore”; ma il
magistrato che condusse l’istruttoria
non lo ritenne tale e rinviò a giudizio il Rota, come abbiamo detto, per
omicidio volontario, con la terribile aggravante della premeditazione accusa
che prevedeva l’ergastolo.
Il grave fatto di sangue costituì l’epilogo
tragico di una situazione delicatissima della quale erano stati protagonisti il
prof. Nicola Stefanelli, consigliere provinciale del P.S.D.I. ed assessore alla
pubblica istruzione, e Luigia Rota,
di 32 anni, fidanzata del professionista.
Il prof. Stefanelli, che fu anche
preside delle scuole, era una personalità notissima in campo provinciale e uno
degli uomini di maggiore spicco del suo partito, nelle file del quale era stato
eletto consigliere provinciale. Uomo di vastissima cultura, soprattutto nel
campo delle lettere e della filosofia, la vittima era benvoluta da tutta la
popolazione di Mondragone per la quale egli si prodigava in ogni circostanza.
Era da nove anni, però, fidanzato
con Luigia Rota e in varie occasioni
aveva dato assicurazioni al genitori della giovane circa le sue buone
intenzioni di concludere il fidanzamento con il matrimonio. Emilio Rota, il
padre di Luigia, aveva preteso certe assicurazioni soprattutto dopo essere
venuto a conoscenza dell’esistenza di rapporti stretti fra i due ed anche in
quell’occasione lo Stefanelli confermò il suo proposito di mantenere fede alla
parola data. Ma negli anni seguenti l’affetto fra i due fidanzati si andò
gradatamente raffreddando, le visite del professore in casa di Luigia si fecero
sempre più rade, in breve i progetti matrimoniali sembrarono andare a rotoli e
svanirono del tutto.
Quando Emilio Rota ebbe la certezza che il
prof. Stefanelli non sarebbe tornato con Luigia, non esitò a compiere un
delitto che provocò profonda impressione fra gli abitanti di Mondragone e di
tutti i paesi circostanti, data la notorietà della vittima. Il Rota iniziò a seguire lo Stefanelli per
cercare il momento opportuno per
ucciderlo. Quel giorno la vittima si
avviò lungo la strada provinciale per recarsi all’Istituto di Grazzanise dove
era preside. Giunto in località “Crocelle”, si fermò, come era solito fare, a parlare con
due cantonieri di sua conoscenza: Pasquale
Palladino e Francesco Palmieri,
che assistettero impotenti al delitto. Emilio Rota che conosceva bene le sue
abitudini, si era appostato nei pressi e, appena scorse la macchina dello Stefanelli
che era fermo a parlare con i due cantonieri, sbucò improvvisamente da una
macchia e, avvicinandosi allo sportello, sparò a bruciapelo quattro colpi di
pistola all’addome del professionista che si abbatté riverso sul volante
dell’auto. Subito dopo l’omicida si dette alla fuga per i campi, ma dopo
qualche ora si costituì ai carabinieri.
LA
DIFESA: “E’ DELITTO D’ONORE”
Rinviato a giudizio e processato, con
la concessione delle attenuanti del
“motivo d’onore”, il Rota fu condannato soltanto a 13 anni di reclusione. Risultò
che effettivamente il contadino aveva compiuto il delitto per vendicare l’onore
della figlia, Gina, che - dopo aver vissuto per anni col preside - era stata da
costui abbandonata per un’altra donna, Maria
Cristina Gallo, insegnante di educazione fisica di un paese vicino, bruna e
molto attraente. La mattina del crimine il prof. Stefanelli si dirigeva alla
parrocchia di Mondragone per stabilire, col parroco don Broccoli, la data del
matrimonio con la giovane. Emilio Rota, approfittando che il seduttore della
figlia si era fermato a parlare, dall’interno della propria auto con alcuni
cantonieri, si lanciò verso di lui e, da distanza ravvicinata, attraverso il finestrino
dell’auto “Austin A40”, gli sparò quattro
colpi, tre dei quali raggiunsero il bersaglio.
In apertura di udienza, prese la parola il difensore dell’imputato,
avvocato Francesco Saverio Siniscalchi.
Egli dopo aver tracciato un profilo
morale dell’imputato, facendo rilevare ai
giurati il grande affetto che lo legava alla figlia Gina, l’unica
persona di famiglia che gli era rimasta
vicina, dopo aver perso la moglie; anche
perché gli altri figli erano lontano, vedeva
in Gina il suo unico scopo di vita. Il delitto fu quindi la reazione proporzionata
e comprensibile di un uomo colpito nel più sacro de gli affetti.
L’avv. Siniscalchi negò poi l’aggravante
della premeditazione, ricordando come la mattina del delitto lo Stefanelli
avesse già sorpassato con la propria auto il Rota - che
camminava a piedi per la strada principale di Mondragone - quando si fermò, diverse decine di metri più
avanti, a parlare coi cantonieri. La sosta durò da quattro a cinque minuti,
tempo che permise al contadino di raggiungerlo e di sparargli. “Tutto ciò non può costituire premeditazione”!
Il difensore concluse chiedendo per il
suo assistito le attenuanti per i motivi d’onore e la non premeditazione. La
Corte, - accogliendo in toto le doglianze della difesa - dopo 5
ore di camera di consiglio, condannò il
vecchio “padre-vendicatore” a 13 anni di carcere.
I
FUNERALI
I funerali del professore si
svolsero in pompa magna a Mondragone, col concorso di una larga schiera
di amici, dei rappresentanti dell’intero Consiglio provinciale di Caserta,
presenti il capo della segreteria particolare del ministro On. Luigi
Preti, il segretario della federazione provinciale socialdemocratica, il
provveditore agli Studi di Caserta, i sindaci di Mondragone, Casal di Principe,
Grazzanise e di altri comuni vicini, il corpo insegnante delle scuole medie di
Grazzanise e di Carinola; i componenti del Consiglio comunale di Mondragone. II
presidente del Consiglio provinciale di Caserta diete l’estremo saluto alla salma e dopo il rito
funebre nella chiesa parrocchiale di S. Angelo, dove il prof. Stefanelli
avrebbe dovuto sposarsi, seguì poi la
tumulazione nel cimitero di Mondragone.
L'Avvocato Giuseppe Garofalo sostenne la parte civile |
MAGGIO 2012: CELEBRAZIONE DEL 50° ANNIVERSARIO
DELLA SCOMPARSA DEL PROF. NICOLA STEFANELLI
Sabato 5 maggio 2012 la città di
Mondragone ha ricordato il prof. Nicola
Stefanelli, nel 50° anniversario dalla scomparsa, avvenuta il 5 maggio del
1962. Nato a Mondragone nel 1921, Nicola Stefanelli, dottore il Lettere, è
stato preside della Scuola Media di Carinola e Grazzanise, umanista nell’opera
“Umanesimo di Cicerone”, traduttore dal greco di testi omerici, poeta
nell’antologia “I dieci poeti”. Nel 1956 la sua opera “Salici e quattro vite”
vinse il Premio Nazionale di Narrativa. Pubblicista presso “Il Mattino”, “il
Tempo” e “il Giornale”, ha profuso il suo impegno, oltre che in ambito
letterario, anche in campo politico e sociale. Eletto nel consiglio provinciale
di Caserta nel 1952, sarà confermato anche nelle legislature successive,
assumendo l’incarico di Assessore Provinciale dal ’54 al ’56 e dal ’58 al ’62. Sono
innumerevoli le altre attività sociali svolte da Nicola Stefanelli. Solo per
citarne alcune: Giudice Conciliatore, Componente del Consiglio di Storia Patria
di Caserta, Presidente del Comitato Provinciale della Caccia, Ispettore
onorario per i monumenti e scavi nel mandamento di Mondragone, Rappresentante
delle Province italiane all’estero al Congresso Internazionale delle province
europee di Vienna nel 1962. È stato inoltre insignito di una Croce al merito
per aver partecipato in prima linea ai fatti d’arme, dove fu fatto prigioniero.
Nel 1984 la Provincia di Caserta ha istituito un Premio Letterario Nazionale
per la narrativa intitolato alla sua memoria. A Nicola Stefanelli è inoltre
dedicato l’Istituto Tecnico Commerciale Turistico di Mondragone. Per
ricordarlo, sabato 5 maggio, alle 17:30, è stata inaugurata una stele marmorea in piazzale
Nicola Stefanelli. E’ seguita poi una Messa officiata da Mons. Riccardo Luberto nella Basilica Minore
di Maria SS. Incaldana. Presso il Teatro
Ariston, si è tenuto un convegno
culturale “Incontro con Nicola Stefanelli”: moderatori: Dott.ssa Marilisa
Palmieri, sono intervenuti il Dott. Michele Capomacchia (commissario
straordinario di Mondragone), e i professori Fernando Tommasino, Angelo
Ambrisi e Raffaele Fiore; ha
partecipato all’evento anche il
Presidente della Provincia di Caserta On. Domenico
Zinzi.
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