Alfio Freni.
È un ergastolano, entrato in carcere da giovanissimo a 19 anni, e ininterrottamente detenuto da 24 anni. Ma non è una persona come tutti gli altri perché Alfio ha gravi problemi mentali. Chi
in carcere lo incontra racconta di una persona chiusa, estremamente remissiva, diffidente di tutto e di tutti e sembra spaventato dall’idea che vogliano da lui "confessioni": non comprende dove si trova, non sa difendersi, non si fadifendere. È un uomo completamente abbandonato dalla famiglia. A suo tempo era seguito solo dalla madre, ma ora è anziana, ammalata e non
ha soprattutto risorse economiche per aiutarlo. A tratti quel che ha dentro esplode in comportamenti violenti e spacca tutto quello che ha in cella, per poi finire quindi isolamento con altrettante denunce per danni. I suoi compagni di detenzione sono sconvolti dalle sue condizioni, soprattutto trovano incomprensibile l’atteggiamento delle istituzioni. E quindi hanno
preso a cuore il suo caso e si sono rivolti al presidente della Repubblica. Hanno deciso di non rimanere indifferenti, adifferenza delle istituzioni che hanno semplicemente rinchiuso
Alfio e buttato via la chiave. Per sempre.
Ci auguriamo che l’attuale presidente della Repubblica Sergio Mattarella prenda a cuore questo caso.
Ill.issimo Presidente della Repubblica
Italiana
Giorgio Napolitano
Signor Presidente,
Siamo
dei detenuti della Casa di Reclusione di San Gimignano (Siena), le scriviamo affinché interceda con un atto di Clemenza e di
Grazia nei confronti di un detenuto di questa casa di Reclusione. Le nostre
parole sono mosse soltano dalla compassione e dall'umanità che proviamo verso
quest'uomo, il quale è entrato poco più che maggiorenne ed è da 24 anni
detenuto ininterrottamente. Lo stesso, attualmente, per problemi "mentali"
non ha alcuna possibilità di difendersi, in balia di se stesso oltre che del
sistema giudiziario,e privo della capacità di intendere e di volere. Un diritto
questo garantito dalla nostra Costituzione, sia dall'art. 3( che assicura pari
dignità sociale a tutti i cittadini davanti alla legge), sia dall'art. 27( dove
si dice che le pene non possono consistere in un trattamento contrario al senso
di umanità, tendendo alla sua rieducazione).
Come detenuti, e in quanto tali cittadini,
anche se "ultimi degli ultimi" di questa società, ci appelliamo ad
Ella, massima carica Istituzionale Garante della Costituzione, proprio in nome
dell'imprendiscibile diritto alla dignità, ed umanità di tutti gli uomini,
nessuno escluso. Le scriviamo, di conseguenza, per porre fine ad un'infinita
sofferenza di una vita umana, ormai non più consapevole della realtà in cui
vive. Ci chiediamo a cosa serve allo Stato Italiano tenere detenuto, applicando
la legge, un essere umano senza che l'espiazione della sua pena non sia collegata
ad una speranza di rieducare collegata ad una tenue possibilità di libertà? O
forse, meglio per lui, la morte? Nemmeno nei Paesi dove è in vigore la pena di
morte è consentito l'applicazione di questa pena mostruosa, se il condannato a
morte non è consapevole del suo stato, per cui addirittura viene sospesa la
pena.
Questo
è il caso di Alfio Freni matricola n. KK029000779,
il suo fine pena è 9999, ERGASTOLO: ma l'unica cosa che Freni comprende è
fumare, o mangiare; e questo è possibile solo grazie allo spirito di
solidarietà nostra, che ci facciamo carico di tutto affinché non sprofondi in
un abisso senza ritorno. Quanto scriviamo è solo una piccola porzione della
vita giornaliera di Alfio, perché la sua non è una vita degna d'essere chiamata
tale; sarebbe meglio chiamarlo "stato vegetale", risultando egli
condannato ancor più dall'ergastolo della "natura", che da quello
Stato Italiano. Alfio Freni è in uno stato di completo ed assoluto abbandono,
l'unico collegamento della sua vita è la sua Mamma. Lei, pur in precarie
condizioni di salute, l'ha sempre sostenuto in qualche modo. Ma anche questo
legame, almeno per lui, si sta allontanando, i ricordi si fanno sempre più
fievoli, tanto che egli perde ormai ogni controllo delle sue azioni. Questa
povera donna è disperata, segue il figlio fin da quando, a 19 anni è entrato in
carcere, non sa come poterlo aiutare, non avendo risorse economiche per poterlo
fare.
Signor Presidente, Ella è l'unica speranza di
Alfio, ci sono moltissime cose che si potrebbero scrivere per meglio farle
comprendere quanta e quale sofferenza, inconsapevole, viva quest'uomo, che non
si rende conto né dello spazio né del tempo in cui vive.
Noi,
qui, non possiamo girare la testa dall'altra parte, facendo finta di non vedere
la cella dove vive, restando indifferenti. La nostra coscienza ci impedisce di
non provare una grande tristezza nell'assistere giornalmente a questo rito.
Non possiamo guardare solo la nostra anche se
dolorosa condizione, senza far nulla, e l'unica cosa che possiamo, dal posto
dove ci troviamo, è scriverle. Mettere a conoscenza la sua persona
caratterizzata, oltre che dall'alto profilo delle sue funzioni Istituzionali,
dalla sensibilità che Ella ha sempre avuto, come uomo, per i più deboli.
Pertanto, qualora ritenesse opportuno valutare
ed accogliere in qualche modo le nostre parole, ci renderebbe oltremodo felici
di poter offrire il nostro contributo per liberare dalle "catene" un
uomo, che non ha più nulla da chiedere alla vita, e che ha bisogno dell'umanità
di tutta la società perché si possa sottrarre ad una fine certa, oltre che
annunciata.
Per quanto esposto chiediamo la Grazia per
Alfio Freni, apponendo ognuno di noi la firma a sostegno della richiesta nella
speranza possa essere accettata.
Ringraziamo
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