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domenica 22 marzo 2015

Due delitti al mese:  Lezioni di un cronista giudiziario

Al  Corso di  Alta Formazione in Criminologia organizzato dalla Scuola Formed di Caserta


Con la  partecipazione straordinaria dell’Avv.  Giuseppe Garofalo per un processo di sesso e follia omicida: l’assassinio del medico sammaritano Enrico  Gallozzi e del suo fattore. Seguirà un dibattito sull’ultimo  libro dell’autore “L’Empia Bilancia”


 Nell’ambito delle lezioni settimanali  per V° Edizione del Corso di Alta Formazione in Criminologia,  organizzato dalla Scuola Formed di Caserta,  diretta dalla Prof.ssa Vittoria Ponzetta, che si avvale della collaborazione del Dipartimento di Giurisprudenza della SUN di S. Maria C.V.,  il cronista giudizio Ferdinando Terlizzi, terrà una serie di  conferenze  commentando alcuni efferati delitti della Provincia di Caserta. Il terzo appuntamento settimanale in programma  per martedì 24 marzo, alle ore 16.00,   prevede la partecipazione straordinaria dello storico e scrittore  Avv. Giuseppe Garofalo,  che risponderà alle domande dei discenti sulla trama di una storia di sesso, lettere anonime e follia omicida e riguarderà il processo per l’assassinio del medico sammaritano Enrico Gallozzi e del suo fattore.  Il cronista invece parlerà del delitto di Gaetano Barbarulo che a Marcianise  uccise il padre-padrone. L’avv. Giuseppe Garofalo – come è noto – è autore dei tre libri di successo. Noto penalista, è scrittore dotato di sorprendente ironia, che gli deriva forse dall’amara comicità che le vicende giudiziarie spesso racchiudono, quelle contemporanee, nonché quelle storiche, verso le quali egli mostra una dotta dimestichezza. Il primo libro,  che risale quasi a venti anni or sono “La Seconda Guerra Napoletana alla Camorra”, è uno spaccato della vecchia camorra e analizza il famosissimo processo Cuocolo,  celebratosi a Viterbo in una Chiesa Sconsacrata. Da camorristi a poliziotti nel giro di una settimana, e da poliziotti a carcerati qualche mese dopo: forse in nessuna città è mai accaduto che, per assicurare l’ordine pubblico nel pericoloso momento del cambiamento di regime, un Prefetto si rivolgesse ai capi della malavita organizzata promettendo, per ottenere i favori, gratificazioni che di lì a poco sarebbero state rinnegate. Accadde a Napoli nel settembre del 1860. Fu quella la “Prima guerra napoletana”, secondo la definizione dell’avvocato Garofalo, il quale precisando che la Terza è tuttora in corso - si occupa in questo libro della “Seconda guerra”, quella che presenta incredibili analogie e singolari somiglianze con eventi malavitosi e giudiziari più recenti. Il secondo libro di successo di Giuseppe Garofalo è stato “Teatro di Giustizia”. Per motivi di donne Cesare Riccardi, un prete di Cimitile, uccise, nel 1669, don Alessandro Mastrillo, duca di S. Paolo di Nola. Dallo scontro con i giudici, che accusò con pubblico manifesto di essere complici dei potenti e persecutori dei deboli, finì a capo della delinquenza organizzata del Regno di Napoli. Generoso e spietato, impose tangenti singole e collettive, rapinò, incendiò, sequestrò cittadini e giudici a cui impose il prezzo del riscatto. Giustiziò con ferocia i traditori, minacciò, e in parte eseguì, di interrompere i rifornimenti di viveri alla Città. Legislazione e giudici di emergenza contribuirono a rafforzargli la simpatia e la solidarietà dei napoletani. La narrazione della sua storia oscilla come un pendolo tra passato e presente sul secolare teatro di giustizia di Castelcapuano dove giudici, accusati, accusatori, difensori, pentiti, carcerieri, carcerati, protagonisti e comparse hanno recitato copioni spagnoli, borbonici, unitari, repubblicani. Senza novità. Alla ribalta è tornato anche un personaggio che Napoli avrebbe voluto cancellare dalla sua storia e dalla sua memoria: Onofrio Viscardi. Per aver salva la vita venne a patti col giudice. Si pentì e consegnò i figli innocenti alla giustizia e al boia. Il terzo libro – quello che sarà discusso e dibattuto martedì prossimo è “L’Empia Bilancia”. Gaspare Starace, cassiere maggiore del Banco dello Spirito Santo di Napoli, fu arrestato e processato dalla Gran Corte della Vicaria e dalla Real Camera di S. Chiara per spaccio di zecchini tosati (scarsi di peso), uso di bilancia e pesi truccati, abusivo esercizio di finanziamento, reati punibili con la pena di morte. La descrizione delle fasi e dei tempi dell’annoso processo ha richiesto il richiamo della legislazione sulle monete, sui banchi, di eventi storici, giudiziari e di cronaca collegati a coloro che, a vario titolo, si occuparono o ebbero a che fare con la vicenda giudiziaria. Un elenco nutrito: il re Carlo di Borbone, il capo del governo Gioacchino Montealegre, il ministro della Giustizia Don Bernardo Tanucci, i giudici, i testimoni, gli investigatori, gli avvocati, i carcerieri. Una folla di personaggi che si mosse per il palazzo e per Castelcapuano, secolare teatro di giustizia napoletana, in un sistema legislativo-giudiziario che di frequente l’autore confronta con quello attuale traendone conclusioni che il lettore giudicherà se giuste o non.







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