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di Arachi, Basso, Frattini, Fubini, Galluzzo, Sclaunich, Sparisci, Vecchi, Venturini
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Unioni civili al voto | La Corte tedesca e la Bce | Il Papa in terra narcos |Cameron a Bruxelles | Parigi e le note interrotte | Renzi da Macri | Bibi e Angela |La crisi ucraina | Buon compleanno Dottore |
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Il Senato vota la legge Cirinnà
di Alessandra Arachi
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Oggi pomeriggio in aula al Senato si vota il disegno di legge sulle unioni civili. Non si era mai arrivati così in avanti con una legge che garantisce i diritti alle coppie omosessuali. Il primo testo in materia venne depositato in Parlamento nel 1986. Oggi alle 16.30, dopo trent’anni, si entra per la prima volta nel vivo con le votazioni degli emendamenti. Il primo è il cosiddetto «super canguro», ovvero l’emendamento premissivo presentato dal Pd che taglierebbe via le altre migliaia di emendamenti che gravano sulla legge. Ma forse qualcuno dei democratici cattolici potrebbe chiedere di mettere al voto lo «spacchettamento» del super canguro, così da votarlo per parti separate ed evitare la tagliola sugli emendamenti alla stepchild adoption, la possibilità di adottare il figlio biologico del partner. Il punto più divisivo di tutta la legge, soprattutto all’interno del Pd.
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Le scelte di Draghi alla Corte di Karlsruhe
di Federico Fubini
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Riprende oggi a Karlsruhe, a due passi dal Reno, il duello ormai antico sul programma della Banca centrale europea che nel 2012 salvò l’euro. La Corte costituzionale tedesca avvia un nuovo ciclo di audizioni sui ricorsi di alcuni cittadini contro il programma della Bce che salvò l’euro nel 2012. Tutto nasce dall’ormai celebre «whatever it takes» di Mario Draghi (foto Epa) e dalle Omt, le «Operazioni di mercato aperto» a cui quell’impegno a fare «qualunque cosa serva» per preservare l’euro dette luogo. Decine di migliaia di tedeschi si sono appellati alla Corte di Karlsruhe in questi anni, sostenendo che quel programma viola la costituzione della Repubblica federale: secondo loro, non possono esserci trasferimenti di bilancio potenzialmente illimitati da un Paese europeo all’altro, dalla Germania alla Grecia o all’Italia, tanto meno senza autorizzazione del parlamento di Berlino. Un primo parere espresso da Karlsruhe ha già accettato gli argomenti dei firmatari dei ricorsi, ma per la prima volta nella sua storia la Corte tedesca si era rimessa alla Corte di giustizia europea (che poi ha dato ragione a Draghi). Secondo gli esperti è probabile che anche in questo secondo ciclo di audizioni Karlsruhe cercherà un compromesso. Nel merito, la vicenda è ormai superata dalle innovazioni che la Bce ha introdotto nel frattempo, soprattutto dal programma di quantitative easing (acquisti di titoli di Stato sui mercati). Ma questa causa mantiene comunque un significato più generale: ricorda a tutti quanto sia difficile per la Bce muoversi contro l’opinione pubblica del Paese nel quale risiede. A Francoforte si potrà forse decidere qualcosa senza il voto dei rappresentanti tedeschi, ma non si può funzionare sempre e comunque contro di loro. Qualunque sia il costo di questo difficile stato di cose.
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Francesco nella capitale dei narcos
di Gian Guido Vecchi
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Morelia è un gioiello del barocco coloniale, patrimonio dell’umanità dell’Unesco, e insieme l’epicentro di uno dei più potenti cartelli del narcotraffico e di innumerevoli violenze. Per questo la tappa di oggi è fondamentale, nel viaggio di Francesco in Messico(nella foto Ap, l’arrivo del pontefice in elicottero ieri a San Cristobal de las Casas). Bergoglio nei giorni scorsi ha condannato i narcos «mercanti di morte» e la «metastasi» del traffico di droga. In particolare è atteso l’incontro che il Papa avrà con i giovani nel pomeriggio, allo stadio, quando in Italia sarà quasi mezzanotte: Francesco con i ragazzi parla in tutta libertà, a braccio. Il Papa arriverà in questa città, al centro geografico del Paese, per celebrare anzitutto la messa con sacerdoti, religiosi e seminaristi. Poi la visita alla cattedrale prima dell’appuntamento con i giovani e il ritorno a Città del Messico.
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Cameron-Juncker, nuovo faccia a faccia
di Francesca Basso
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La situazione è complessa. Per usare le parole del presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, «è un momento critico»: il negoziato con la Gran Bretagna, che sarà al centro del vertice europeo di giovedì e venerdì, è fragilissimo, il rischio rottura è molto alto. Per questo ogni fase della trattativa in questi giorni è fondamentale. Oggi il premier britannico David Cameron sarà a Bruxelles (ieri era a Parigi e venerdì scorso a Berlino): incontrerà il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker e in forma privata i leader delle famiglie europee. Inizialmente l’agenda prevedeva la partecipazione alla riunione della Conferenza dei presidenti al Parlamento europeo, poi il cambio di programma con la protesta del leader dell’Ukip, Nigel Farage, che sta cavalcando con successo l’euroscetticismo inglese, e che gli ha dato del «pollo». Tra i nodi del negoziato, i limiti all’accesso ai benefici del welfare britannico che vuole introdurre Londra. La Gran Bretagna sta negoziando i termini della sua adesione alla Ue e punta ad arrivare a un accordo al vertice europeo di questa settimana, in vista del referendum che Londra vuole tenere in estate. Tusk aveva presentato un pre-accordo il 2 febbraio per evitare la Brexit, con le posizioni della Ue in merito alle rivendicazioni della Gran Bretagna su immigrazione, sovranità politica, economia, welfare. Ma la distanza tra Bruxelles e Londra sembra ancora notevole.
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Parigi, tornano gli Eagles of Death Metal
di Greta Sclaunich
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Riprende stasera, al teatro parigino Olympia, il concerto degli Eagles of Death Metal interrotto la notte del 13 novembre con l’irruzione dei terroristi nella sala concerti Bataclan. Il gruppo era riuscito a salvarsi e aveva interrotto il tour, promettendo però che sarebbe tornato al Bataclan. La sala è ancora chiusa (ma dovrebbe riaprire entro la fine dell’anno), così la band ha deciso di terminare il concerto all’Olympia invitando tutti i sopravvissuti dell’attentato di novembre ed i famigliari delle 90 vittime. I posti in più (il Bataclan aveva venduto 1.500 biglietti, all’Olympia ci sono circa 1.800 posti) sono andati a ruba in poco meno di mezz’ora.
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Il vertice italo-argentino
di Marco Galluzzo
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Oggi Renzi sarà il primo leader europeo a varcare il portone della Casa Rosada, storica sede della presidenza dell’Argentina, nel nuovo corso di Mauricio Macri. Il politico di origini calabresi promette una svolta liberista per il suo Paese, afflitto da una crisi economica che dura ormai da decenni e ha sete di investimenti europei e di accordi commerciali con le aziende internazionali. La visita di Renzi a Buenos Aires, iniziata ieri con l’incontro con la comunità italiana, rinsalda anche un rapporto personale. Renzi e Macri si conoscono da tempo, da quando entrambi indossavano la fascia di primo cittadino, uno di Firenze, l’altro della capitale argentina. L’Italia è già presente in Argentina con tanti gruppi, da Fiat a Pirelli, da Enel a Trevi, da Techint a molte pmi. Con il presidente del Consiglio sono arrivati ieri anche rappresentati di Fs, Cdp e Finmeccanica.
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Netanyahu da Merkel (pensando all’Iran)
di Davide Frattini
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Come ogni settimana si è rivolta ai tedeschi. Ma tra gli interlocutori che Angela Merkel ha voluto raggiungere con il video messaggio, questa volta, c’era anche Benjamin Netanyahu. Il primo ministro israeliano parte oggi per Berlino in cerca di rassicurazioni dall’alleato più importante in Europa. La Cancelliera ha anticipato almeno una delle risposte: l’accordo con l’Iran sul nucleare, che Israele considera un «tradimento», è positivo e permette una maggiore trasparenza. Netanyahu assieme a Merkel guida la sesta riunione congiunta dei due governi e nell’incontro faccia a faccia le chiederà di premere sugli altri Paesi dell’Unione perché ammorbidiscano le posizioni come la volontà di etichettare i prodotti che arrivano dalle Colonie in Cisgiordania o la spinta francese per il riconoscimento di uno Stato palestinese, se i negoziati di pace non dovessero ripartire.
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Il governo di Kiev rischia di cadere
di Franco Venturini
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Se il calendario dei lavori parlamentari sarà rispettato, il Primo ministro ucraino Arseniy Yatsenyuk si presenterà oggi alla Rada di Kiev per informare i deputati sui «progressi compiuti» nell’attuazione delle riforme chieste dall’Occidente e promesse dal governo. La sua non sarà una passeggiata, perché le riforme sono in realtà ferme da tempo e nel Paese infuriano le polemiche contro il riemergere di una corruzione diffusa. È possibile che la Rada voti la sfiducia al governo e al premier, soprattutto dopo le clamorose dimissioni del ministro dell’economia Abromavicius e, ieri, del vice Procuratore generale Kasko. La crisi economica e politica in atto contribuisce a bloccare anche l’attuazione degli accordi di Minsk, dai quali dipende l’eventuale revoca delle sanzioni occidentali contro la Russia.
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Le 37 candeline di Vale. In pista
di Daniele Sparisci
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Oggi Valentino Rossi (foto Epa) compie 37 anni, una vita passata a regalare emozioni in moto e a contare vittorie: 112 su 330 gare. Festeggerà alla sua maniera, montando in sella e spingendo fra i curvoni che lambiscono l’oceano Pacifico. Sulla pista australiana di Phillip Island stanotte partono i penultimi test della MotoGp. Si prova fino a venerdì mentre il 20 marzo in Qatar parte il campionato. Il più bel regalo per il Dottore sarebbe recuperare qualche decimo sul velocissimo Jorge Lorenzo, compagno di squadra e suo primo rivale che l’anno scorso gli ha soffiato il decimo Mondiale con la complicità di Marc Marquez. Dimenticare il «biscotto» spagnolo, ritrovare l’entusiasmo e la forza di quel ragazzino che vent’anni fa da Brno con una 125 cc ha iniziato a riscrivere la storia del motociclismo. La Yamaha va forte, si è adattata bene alle nuove regole, meglio della Honda di Marquez frenata da problemi di elettronica e di gestione della potenza. Un punto a favore, Vale ha ancora tempo per decidere cosa fare da grande.
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