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di Caizzi, Caprara, Farina, Martirano, Marvelli, Mazza, Mereghetti, Natale, Sarcina, Sideri
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Clinton-Sanders, nuovo dibattito | L’asta dei Btp | Gli scafisti di Aylan | Padoan all’Eurogruppo | Le onde gravitazionali | Conflitto di interessi, il ritorno | Berlino «cool» | La festa dell’Iran | La banda ultralarga | La crisi del Sudafrica |
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Clinton-Sanders, l’ora delle scintille
di Giuseppe Sarcina
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Per la prima volta dall’inizio della campagna elettorale il ruolo dell’inseguitore tocca a Hillary Clinton. Oggi ci si attende che l’ex segretario di Stato attacchi a fondo Bernie Sanders, fresco vincitore delle primarie nel New Hampshire. Il dibattito tra i due candidati democratici si terrà nello Stato del Wisconsin, a Milwaukee (che forse qualche lettore ricorderà come la città dei telefilm «Happy Days») e sarà trasmesso da Cnn e Pbs alle 21 orario di New York (le tre di mattina in Italia). Hillary ha rimaneggiato il suo staff e sta correggendo in corsa la sua strategia di comunicazione. Bernie vive un momento magico e prova ad aumentare le sue possibilità in vista di un altro doppio turno di voto, nel Nevada e poi nel South Carolina. Clinton deve rimontare tra i giovani, anche tra le giovani donne. Sanders cerca di fare breccia tra gli afroamericani e i latinos.
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L’asta dei Btp, un test e un’occasione
di Giuditta Marvelli
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Oggi il Tesoro affronta il test delle aste dei Btp su diverse scadenze. Non è un appuntamento qualsiasi perché capita dopo la burrasca che tra alti e bassi ha sconvolto Piazza Affari e ha riportato lo spread (la differenza di rendimento tra i nostri titoli di Stato decennali e quelli tedeschi) intorno a 150 punti nei momenti di maggior tensione. Poco se si torna al 2011, quando il differenziale schizzava anche sopra 500. Tanto se si ricorda che questo termometro dell’affidabilità italiana un mese fa era sotto i 100 punti. Che cosa fare allora con i Btp che verranno messi all’asta adesso? Sicuramente i loro prezzi e i loro rendimenti non sono passati indenni nella confusione dei giorni passati. Nelle previsioni degli operatori, lo scatto più sensibile toccherà al Btp triennale, che ieri scambiava allo 0,12% contro lo 0,02% dell’asta di gennaio. Il Btp a 7 anni dovrebbe salire invece il poco che basta per riportarlo sopra la soglia dell’1% lordo, mentre per il Btp a 15 anni ci si aspetta un rendimento ben sopra il 2%. Il mercato li vorrà? L’asta di ieri, quella dei Bot annuali che hanno mantenuto rendimenti negativi, è andata bene dal punto di vista della richiesta, superiore all’offerta. L’Italia, a questo punto, torna a offrire premi di rendimento che possono fare gola ai fondi e agli investitori istituzionali che cercano buone opportunità nel breve e medio periodo. Un ragionamento che vale soprattutto per i titoli a tre anni, sostenuti dagli acquisti della Bce. E i piccoli investitori? «Se, come pare di capire, quella di oggi viene considerata dai “grandi” un’occasione per comprare a prezzi più bassi titoli che meritano fiducia, senza dimenticare che il debito italiano è tra i più pesanti della Ue, chi desidera acquistare Btp perché non ne possiede o per aumentare l’attuale quota, a questi rendimenti può farlo con la speranza di ottenere buoni ritorni anche in conto capitale», dice Angelo Drusiani, esperto obbligazionario di Banca Albertini Syz.
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Gli scafisti di Aylan e le parole mute
di Maria Serena Natale
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Il procuratore chiede una condanna a 35 anni. Oggi a Bodrum si apre il processo ai due siriani accusati di essere gli scafisti del naufragio nel quale il 2 settembre 2015 perse la vita il piccolo Aylan, tre anni, curdo della città siriana di Kobane. La barca che doveva portarlo in Europa si ribaltò cinque minuti dopo aver lasciato la costa turca. L’isola greca di Kos era a mezz’ora di mare. Aylan finì inghiottito dalle onde, con il fratello Galib e la mamma Rehan. La sua foto, a pancia in giù sulla battigia, la maglietta rossa e i pantaloncini blu, spense tutte le parole e il rumore sulla crisi dei rifugiati. Sembrò cambiare la rotta dell’Europa e chiamare alla mobilitazione. Cinque mesi dopo, i due presunti scafisti devono rispondere di traffico di migranti e omicidio volontario plurimo, quattro complici restano a piede libero. La Ue conta ingressi e vittime del 2016 — duemila arrivi al giorno in Grecia, oltre 65 mila solo a gennaio, 366 morti —, la Turchia accusa l’Onu di immobilismo, la Grecia rischia di finire fuori da Schengen. Ancora parole mute.
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Banche e crescita, i fronti di Padoan
di Ivo Caizzi
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Nell’Eurogruppo dei ministri finanziari, in programma oggi a Bruxelles, risultano in agenda vari temi d’interesse dell’Italia come le prospettive di crescita, i problemi delle banche e l’instabilità dei mercati. L’asse tra il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble e il presidente olandese dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem difende le politiche di austerità finanziaria nei bilanci nazionali e tende a dilazionare di mese in mese la mutualizzazione dei rischi sui depositi bancari. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan appare schierato sul fronte opposto. Nelle valutazioni sui Paesi, oltre alla Grecia, spicca il Portogallo, dove è stata varata una legge di bilancio orientata alla crescita e alla lotta alla disoccupazione. Il governo del socialista Antonio Costa (appoggiato dalla sinistra radicale) non ha tenuto in gran conto le raccomandazioni di Bruxelles, che ha replicato ventilando una bocciatura in maggio: se non verranno attuate misure di austerità aggiuntive di riequilibrio dei conti pubblici.
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Una nuova finestra nel cielo della scienza
di Giovanni Caprara
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Oggi a Washington e a Pisa sarà il momento del grande annuncio: le onde gravitazionali che da un secolo sono ricercate dopo che Albert Einstein le aveva previste nella sua teoria della relatività sarebbero state catturate. Viaggiano nell’universo e le loro tracce sarebbero state raccolte dai due rilevatori americani della rete Ligo realizzati nello Stato di Washington e in Alabama. All’elaborazione dei dati hanno partecipato gli scienziati italiani del progetto Virgo che lavorano con l’antenna installata a Pisa dell’Istituto nazionale di fisica nucleare. Le onde gravitazionali sono emesse da corpi celesti in movimento e di cui raccontano la natura, mostrando caratteristiche che le onde elettromagnetiche e i fotoni finora raccolti non riescono a descrivere. Nulla ferma le onde gravitazionali consentendoci di vedere l’ universo come mai era stato possibile finora. Il risultato è stato conquistato grazie al miglioramento tecnologico introdotto nei rilevatori dopo anni di ricerche infruttuose e annunci poi smentiti. Ora si apre una nuova finestra nel cielo.
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Conflitto di interessi: la volta buona?
di Dino Martirano
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Dopo tante occasioni perse (con i governi Prodi e D’Alema non se ne fece niente) e leggi non certo risolutive, se non ad personam, varate sotto il governo Berlusconi (è del 2004 la legge Frattini), il testo sul conflitto di interessi torna a infiammare i lavori parlamentari. Da oggi, in commissione alla Camera, finisce la melina dei partiti perché si inizia a votare sui 280 emendamenti della nuova legge che punta a cancellare la «Frattini», introducendo regole più severe per i titolari di cariche nel governo e nelle Regioni anche per il cosiddetto conflitto di interesse «non patrimoniale». La strada della legge che approderà in aula alla Camera il 23 febbraio è tutta in salita: il Pd è schiacciato tra Forza Italia che vuole salvare la vecchia legge e il M5S che chiede poteri molto più stringenti per l’Antitrust inteso come controllore dei conflitti «non patrimoniali». L’ Ncd di Alfano, intanto, non scopre le sue carte. Che per la maggioranza diventeranno fondamentali al Senato.
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A Berlino apre il festival più «cool»
di Paolo Mereghetti
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Con la proiezione fuori concorso di Hail, Caesar! dei fratelli Coen si inaugura oggi la 66a edizione del festival di Berlino, secondo per importanza dopo Cannes ma primo per biglietti venduti e presenze di pubblico: l’anno scorso ben 340 mila. Un successo che si spiega con il coinvolgimento globale della città, dei suoi cinema e dei suoi spazi espositivi nella proiezione degli oltre 400 titoli annunciati. Dietro al Concorso, con la sua appendice non competitiva — dove appunto sono ospitati i Coen ma anche l’ultimo film di Spike Lee (Chi-Raq, rilettura colored della Lisistrata di Aristofane) — ci sono le sezioni più «sperimentali» tra cui Panorama, Forum , Generation, senza dimenticare l’ormai obbligatorio spazio dedicato al cibo:Kulinarisches Kino. Nemmeno Cannes o Toronto possono vantare altrettanti film in programma, il che la dice lunga sulle ambizioni «egemoniche» di un festival che sta diventando un appuntamento imprescindibile. Alla giuria, che può vantare un presidente come Meryl Streep, affiancata tra gli altri dalla nostra Alba Rohrwacher, toccherà scegliere l’Orso d’oro tra i 18 film in concorso, che il direttore Dieter Kosslick ha voluto capaci di essere «sismografo del mondo». Ecco allora l’italiano Fuocoammare di Gianfranco Rosi, che ha girato per più di un anno in una Lampedusa divisa tra la vita quotidiana e il dramma dei migranti.
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Iran in festa tra business e lotte di potere
di Viviana Mazza
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Due anni fa, in occasione del 35° anniversario della Rivoluzione islamica, il presidente Hassan Rouhani giurò che l’Iran non avrebbe «mai abbandonato il programma nucleare a scopi pacifici» e consigliò alle potenze che «credono che la soluzione di questa disputa sia militare» di «cambiare gli occhiali, perché il nostro Paese considera il linguaggio delle minacce maleducato e offensivo». Oggi per il 37° anniversario della rivoluzione islamica, Rouhani parla in un clima di «vittoria» — come ha sottolineato ieri nelle sue felicitazioni il presidente algerino — grazie alla rimozione delle sanzioni economiche in seguito all’accordo nucleare. Dai toni di scontro si è passati agli affari. Nei giorni scorsi Anas e Ferrovie dello Stato hanno firmato, tra gli altri, importanti accordi con l’Iran. All’interno, c’è però un clima di intensa lotta per il potere tra riformisti e conservatori in vista delle elezioni per il Parlamento e per l’Assemblea degli Esperti previste il 26 febbraio. Il Consiglio dei Guardiani, organo formato da clerici, espressione della volontà della Guida Suprema Ali Khamenei, ha escluso migliaia di candidati «moderati» — anche se sabato scorso è giunta la notizia che 1.500 sono stati riammessi. Intanto, due discorsi del presidente — il primo ai giovani iraniani, che ha invitato a prepararsi allo sviluppo post-sanzioni, e il secondo alle donne — sono stati in parte censurati, secondo l’agenzia Afp, sia dalla tv di Stato sia da quella iraniana in lingua inglese, Press TV.
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Chi controlla la banda ultralarga?
di Massimo Sideri
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Quello della conferenza Stato/Regioni di oggi può sembrare un appuntamento formale, con discussioni che non si scaricano a terra sulla vita dei cittadini. Ancor di più si può avere questa impressione quando all’ordine del giorno si legge di discussioni sull’intesa «per la gestione unificata delle risorse per la realizzazione della rete a banda ultralarga e della gestione unica della rete dopo la realizzazione». E invece dietro il burocratese della gestione unica della Rete si gioca molto del futuro della banda ultralarga. Com’è noto il governo, seguendo il progetto del vicesegretario generale di Palazzo Chigi, Raffaele Tiscar, ha optato per una Rete a proprietà sostanzialmente pubblica, anche per non incorrere nelle complesse procedure di Bruxelles sugli aiuti di Stato alle imprese. Ma visto che una parte dei fondi sono in realtà regionali ecco il vero nodo da sciogliere nell’appuntamento di oggi: le Regioni non sono disposte a dare i fondi per poi perdere sostanzialmente il controllo della rete nazionale, da cui la proposta di gestione unificata. Si vedrà oggi se si riuscirà a trovare il giusto equilibrio tra le pretese delle singole entità territoriali e la necessità di non rallentare ulteriormente l’infrastruttura digitale con cui agganciare la crescita. Con una speranza: che tutto non si risolva con la solita distribuzione di poltrone un po’ a tutti.
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La crisi di Zuma nel Sudafrica depresso
di Michele Farina
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Ultima chiamata per Jacob Zuma (e soprattutto per la Nazione Arcobaleno): oggi il presidente con 20 figli e oltre 700 denunce sul groppone terrà il discorso più importante dell’anno davanti al Parlamento sudafricano. JZ non è mai stato così azzoppato, e il Paese orfano di Mandela mai così a terra. Nella sua ricetta sullo stato dell’Unione Zuma dovrà spiegare come intende rialzare l’economia dell’ex locomotiva del continente. Crescita pressoché zero, moneta svalutata, disoccupazione al 35%, la forbice tra ricchi e poveri che non si riduce, il 50% delle imposte pagato dal 5% della popolazione. Il quarto presidente dal 1994 a oggi è quasi al giro di boa del secondo mandato. Il malcontento bolle nelle piazze (la rivolta degli studenti) come nel calderone del partito-padrone della lotta all’apartheid, l’African National Congress, che sembra destinato a perdere la maggioranza nelle grandi città come Johannesburg. Una prova della debolezza del capo è l’esito dello scandalo Nkandla, la residenza presidenziale ricostruita con i milioni pubblici. JZ ha dovuto cedere: risarcirà in parte lo Stato (anche per la piscina fatta passare per bacino anti-incendio). Troppo tardi secondo l’opposizione, che chiede l’impeachment. Quando fu eletto, nel 2009, le 700 denunce furono archiviate per incanto. Ora che il suo sistema di potere vacilla, il 73enne Zuma appare più vulnerabile. Il secondo quinquennio scade nel 2019. JZ già briga per farsi sostituire dall’ex moglie, Nkosazana Dlamini-Zuma, sperando in un’immunità perenne.
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