Egitto: i giudici non leggono il certificato di nascita,
ergastolo a bimbo di 4 anni
di Marco Arcano
Il Tempo, 21 febbraio 2016
Condannato a morte a 4 anni di età, per
"disordini" commessi quando ne aveva quasi uno e mezzo. Questa in
Egitto la chiamano giustizia. Pochi giorni fa un bambino è stato condannato in
contumacia all'ergastolo per omicidio. Ahmed Mansour Karni, era nella lista di
un gruppo 116 oppositori del governo condannati da un tribunale del Cairo con
le accuse di omicidio, danneggiamento di proprietà dello Stato, disturbo della
quiete pubblica e minacce a soldati e alla polizia, riferisce The Independent.
Reati commessi in occasione delle proteste del 3 gennaio
2014, quando il piccolo non aveva compiuto neanche 2 anni. Il suo avvocato,
Faisal Al-Sayd, ha spiegato al quotidiano israeliano Jerusalem Post che il nome
del bambino è stato aggiunto alla lista per errore. "Il suo certificato di
nascita è stato presentato dopo il suo inserimento nella lista degli accusati
da parte delle forze di sicurezza. Il caso è stato poi trasferito a un
tribunale militare, dove il certificato non è mai arrivato e il bambino è stato
condannato in contumacia. Questo prova che il giudice non ha studiato il
caso".
Il bambino è accusato di omicidio, otto tentati omicidi,
danneggiamento di proprietà del ministero della Salute nella provincia di
el-Fayoum, 70 chilometri a sud-ovest del Cairo, minacce a soldati e poliziotti
e danneggiamento di veicoli delle forze di sicurezza. La sentenza ha causato
una tempesta sui social media dove numerosi utenti si sono scagliati contro il
sistema giudiziario del Paese e hanno accusato il governo di corruzione. Un
altro avvocato, Mohammad Abu Hurria, ha scritto: "Ingiustizia e follia in
Egitto. Un bambino di 4 anni condannato all'ergastolo. Non c'è Giustizia in
Egitto. La logia si è suicidata tempo fa. L'Egitto è impazzito, è governato da
un gruppo di pazzi".
Il rapporto Amnesty International, sulle esecuzioni a morte
nel 2014 (pubblicato nell'aprile dell'anno dopo) dedica un paragrafo alla zona
del Sud-Est asiatico. "L'alta corte in Sri Lanka - scrive - ha condannato
a morte un uomo per un reato commesso quando aveva 12 anni. Maldive, Pakistan e
Sri Lanka hanno mantenuto la pena di morte per i minori autori di reati".
Invece, nel dossier firmato da "Nessuno tocchi
Caino", intitolato "Il volto sorridente dei mullah",
approfondisce il caso iraniano. In base alla legge della Repubblica islamica,
si legge nel documento che "le femmine di età superiore a 9 anni e i
maschi con più di 15 anni sono considerati adulti e, quindi, possono essere
condannati a morte, anche se le esecuzioni sono normalmente effettuate al compimento
del diciottesimo anno d'età".
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