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venerdì 11 marzo 2016

Associazione Nazionale Magistrati, Davigo vuole la presidenza



Il pm della Dda di Roma Francesco Minisci con quasi 900 preferenze ha superato il più quotato collega di corrente Giuliano Caputo (pm a Santa Maria Capua Vetere)



Il Manifesto, 11 marzo 2016

Pronto il nuovo parlamentino delle toghe. La sinistra esce ridimensionata. Unicost, la corrente moderata, ha vinto. Ma l'ex del pool Mani pulite è il più votato. Per lui l'ostilità del gruppo legato al sottosegretario Ferri.
Raccolti i voti, si dividono i seggi per il parlamentino dell'Associazione nazionale magistrati e la vittoria di Unicost risulta ancora più evidente. Tredici seggi (su 36) per la corrente moderata delle toghe, uno in più del 2012. I centristi non pagano gli ultimi quattro anni di governo del sindacato unico. Al contrario di quello che accade alla sinistra. Area, l'altra corrente del ticket alla guida dell'Anm, perde tre seggi e si ferma a nove, come conseguenza di una flessione di oltre 400 voti (-18,7%). Stessa diminuzione per la destra-centro di Magistratura indipendente, che scende a otto seggi. Assorbiti con gli interessi dalla debuttante lista Autonomia e indipendenza, che ha conquistato sei seggi e sfiorato il settimo. Sulla base di questi numeri il comitato direttivo centrale dell'Anm dovrà costituire la nuova giunta che, stando alle dichiarazioni di partenza, potrebbe tornare a essere unitaria, come nei primi anni 2000. Cioè con tutte le correnti al governo.
Ma già qualche problema si annuncia per la scelta del presidente, carica alla quale ambisce Piercamillo Davigo, "inventore" di Autonomia e indipendenza e della scissione da Mi, nelle urne unico candidato ad aver superato le mille preferenze. Unicost mette le mani avanti: "Siamo gli unici a non aver subito l'effetto Davigo, la nostra lista è la più votata". Il pm della Dda di Roma Francesco Minisci con quasi 900 preferenze ha superato il più quotato collega di corrente Giuliano Caputo (pm a Santa Maria Capua Vetere).
Anche Mi prova a frenare lo slancio dell'ex magistrato del pool Mani Pulite: "Non è il momento di rivendicare presidenze. Noi non poniamo veti, anche se ricordiamo quelli che furono posti a Ferri nonostante avesse ottenuto 1.200 preferenze". Cosimo Ferri, leader ombra delle toghe conservatrici, è adesso sottosegretario alla giustizia (lo indicò Berlusconi nel governo Letta ed è rimasto nel governo Renzi). La rimembranza è rivolta soprattutto a Davigo, che proprio contro Ferri ha mosso la sua scissione, assieme all'ex pg di Torino Maddalena e al giudice di Napoli Alessandro Pepe. A questo punto, però, la prima mossa toccherà a Unicost, che il voto ha collocato in posizione centrale: nessuna giunta è fattibile senza i suoi 13 eletti. L'unica alternativa immaginabile alla più probabile giunta unitaria, è la riedizione della giunta Palamara del 2008: tutti dentro tranne Mi, che pure il mese scorso ha sostenuto con Ai su una linea di sindacalismo spinto il referendum per lo sciopero e per il tetto ai carichi di lavoro. "Lavoreremo per l'unità - dice la corrente di Davigo - che però non è un valore in sé ma dev'essere basata su un programma di tutela effettiva della magistratura sulla base delle indicazioni arrivate con il referendum".
Area intanto si lecca le ferite: "Abbiamo pagato noi il prezzo di una giunta non unitaria - dice il portavoce della corrente Glauco Zaccardi - abbiamo subito una perdita secca perché non siamo stati capaci di renderci interpreti del disagio per le condizioni di lavoro". Magistratura democratica (che con il Movimento per la giustizia è una delle due anime di Area) comincia oggi una riflessione su "Terrorismo internazionale, politiche della sicurezza e diritti fondamentali" in una due giorni organizzata a Pisa in ricordo del costituzionalista ed ex magistrato (tra i fondatori di Md) Alessandro Pizzorusso. Previsto tra i tanti l'intervento del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Franco Roberti.

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