LE TRUFFE DI IERI…
TOSATI GLI ZECCHINI D’ORO DELLA
BANCA DELLO SPIRITO SANTO NEL REGNO BORBONICO….
E… QUELLE DI OGGI
RAI E BANCA ETRURIA
GETTONI D’ORO CON 5 GRAMMI MANCANTI…
Il
lettore, per sua esperienza o conoscenza, rileverà se pesi, pesatori, tosatori
e bilancia oggi in uso siano cambiati, e come, o siano sostanzialmente rimasti
quali erano, malgrado il decorso di quasi tre secoli. La scelta del processo
Starace è dovuta, oltre che alla sua risonanza, al particolare momento della
sua celebrazione (1744 - 1754). Erano gli anni in cui sulla giustizia soffiava
un vento di discredito e contestazione. Lo aveva sollevato qualche anno prima
il napoletano Giuseppe Aurelio Di Gennaro con la Repubblica Jurisconsultorum.
Lo aveva seguito Ludovico Antonio Muratori con De' Difetti della
Giurisprudenza. Poi gli aveva dato fiato ancora Di Gennaro con Delle Viziose
Maniere del Difendere le Cause nel Foro. Avevano tentato di smorzarlo i napoletani
Giuseppe Pasquale Cirillo e Francesco Rapolla, entrambi titolari della cattedra
di diritto all'università e il primo anche segretario della Giunta per la
compilazione del Codice. Tentativi risultati vani: giudici, avvocati, dottori,
giuristi, scrivani, erano finiti tutti a pezzi, accusati di non «maneggiare
rettamente le bilance della giustizia». A Castelcapuano si erano salvati i
portieri, ma solo perché non se ne era parlato. Gaspare Starace, cassiere
maggiore del Banco dello Spirito Santo di Napoli, fu arrestato e processato
dalla Gran Corte della Vicaria e dalla Real Camera di S. Chiara per spaccio di
zecchini tosati (scarsi di peso), uso di bilancia e pesi truccati, abusivo
esercizio di finanziamento, reati punibili con la pena di morte. La descrizione
delle fasi e dei tempi dell'annoso processo ha richiesto il richiamo della
legislazione sulle monete, sui banchi, di eventi storici, giudiziari e di
cronaca collegati a coloro che, a vario titolo, si occuparono o ebbero a che
fare con la vicenda giudiziaria. Un elenco nutrito: il re Carlo di Borbone, il
capo del governo Gioacchino Montealegre, il ministro della Giustizia Don
Bernardo Tanucci, i giudici, i testimoni, gli investigatori, gli avvocati, i
carcerieri. Una folla di personaggi che si mosse per il palazzo e per
Castelcapuano, secolare teatro di giustizia napoletana, in un sistema
legislativo-giudiziario che di frequente l'autore confronta con quello attuale
traendone conclusioni che il lettore giudicherà se giuste o non. Il racconto
della vicenda giudiziaria si snoda con un crescendo emotivo. Si avvia con una
descrizione distaccata dei personaggi, dell'ambiente, degli usi giudiziari, per
giungere a descrizioni di situazioni altamente drammatiche. Giuseppe Garofalo,
noto penalista, dall'attività professionale intensa, è autore di due libri di
successo, Teatro di Giustizia (Tullio Pironti, 1996) e La Seconda Guerra
Napoletana alla Camorra, (Tullio Pironti, 2005). In questa nuova opera pone
sotto gli occhi del lettore vizi antichi e difetti nuovi della bilancia della
giustizia. Con linguaggio semplice si muove tra la legislazione antica e
moderna con l'agilità e la disinvoltura di chi conosce i ferri del mestiere.
OGGI: “Premi in gettoni d’oro, quei cinque grammi mancanti”…LA TRUFFA DELLA
RAI E DELLA BANCA ETRURIA SUOI GETTONI “TOSATI”…
L'oro non purissimo (mancherebbero
circa 5 grammi per ogni kg), lo stesso fornitore (Banca Etruria) da anni e
la rivendita alla Zecca dello Stato che li ha coniati per ottenere un
conguaglio in denaro. L'inchiesta di Report, realizzata dal nuovo conduttore
Sigfrido Ranucci, rischia di mettere in imbarazzo la Rai ma soprattutto il
Poligrafico.
Tutto è partito dalla denuncia della concorrente di una trasmissione Rai che aveva ottenuto una vincita, ovviamente in gettoni d'oro dal momento che sono vietati i premi in denaro. La Zecca dello Stato, è risaputo, fornisce all'azienda radiotelevisiva pubblica i gettoni d'oro, comprando il minerale prezioso direttamente dallo stesso fornitore, anche dopo l'introduzione di una gara pubblica: Banca Etruria.
Per tramutare la vincita in denaro, però, denuncia Report, occorre superare due passaggi che ne decimano l'effettivo valore. Alla cifra ottenuta, infatti, vengono detratte le tasse, l’Iva, il costo del conio e la perdita fisiologica della fusione. Se poi si vuole cambiare i gettoni d'oro in moneta corrente, è possibile farlo sempre alla Zecca dello Stato. Anche in questo caso, però, vengono detratti la perdita fisiologica e il costo della fusione. Inoltre, sottolineano ancora Sigfrido Ranucci e Milena Gabanelli, chi vince premi non vede mai i gettoni d'oro: viene spontaneo chiedersi se essi siano stati effettivamente coniati e poi fusi. L'inchiesta ha portato il Poligrafico dello Stato ad aprire un'indagine interna e contemporaneamente presentare un esposto alla Magistratura.
Tutto è partito dalla denuncia della concorrente di una trasmissione Rai che aveva ottenuto una vincita, ovviamente in gettoni d'oro dal momento che sono vietati i premi in denaro. La Zecca dello Stato, è risaputo, fornisce all'azienda radiotelevisiva pubblica i gettoni d'oro, comprando il minerale prezioso direttamente dallo stesso fornitore, anche dopo l'introduzione di una gara pubblica: Banca Etruria.
Per tramutare la vincita in denaro, però, denuncia Report, occorre superare due passaggi che ne decimano l'effettivo valore. Alla cifra ottenuta, infatti, vengono detratte le tasse, l’Iva, il costo del conio e la perdita fisiologica della fusione. Se poi si vuole cambiare i gettoni d'oro in moneta corrente, è possibile farlo sempre alla Zecca dello Stato. Anche in questo caso, però, vengono detratti la perdita fisiologica e il costo della fusione. Inoltre, sottolineano ancora Sigfrido Ranucci e Milena Gabanelli, chi vince premi non vede mai i gettoni d'oro: viene spontaneo chiedersi se essi siano stati effettivamente coniati e poi fusi. L'inchiesta ha portato il Poligrafico dello Stato ad aprire un'indagine interna e contemporaneamente presentare un esposto alla Magistratura.
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