PREVISTA PER OGGI LA SENTENZA
CONTRO NICOLA COSENTINO. UNA
ASSOLUZIONE PER ACCUSE DI ARIA
FRITTA O I 16 ANNI CHIESTI DAL
PUBBLICO MINISTERO? QUESTA SERA
L'EPILOGO DI UNA VICENDA CHE HA
SCOSSO L'OPINIONE PUBBLICA E IL
MONDO POLITICO CASERTANO. MA IL
VERO PERICOLO NON E' - SECONDO NOI - LA CONDANNA O MENO MA IL RISCHIO DEL SEQUESTRO DEI BENI UNA VOLTA RAGGIUNTA PROVA DELLA COLPEVOLEZZA...FINO A SENTENZA DEFINITIVA!!!
A 5 anni di distanza dall’inizio del processo e dopo 140 udienze, domani,
infatti, al tribunale di Santa Maria Capua Vetere e’ prevista la sentenza Eco4
dove si gioca la partita piu’ pesante tra le vicende giudiziarie che hanno
coinvolto in questi anni l’ex politico di Forza Italia, quella legata
all’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo quanto gia’
calendarizzato la scorsa settimana, domani mattina, dopo una breve replica del
pm Alessandro Milita, il collegio presieduto dal giudice Gianpaolo Guglielmo si
ritirera’ in camera di consiglio per poi emettere il verdetto nel tardo
pomeriggio. Milita lo scorso 13 ottobre, al termine della requisitoria, ha
chiesto per l’ex sottosegretario la condanna a 16 anni. “Spero che termini qui
e con la condanna richiesta la storia della famiglia Cosentino e spero che
questo processo serva a non creare piu’ emulazioni perche’ e’ facile fare soldi
e carriera in questo modo, ma poi si finisce inevitabilmente in carcere – ha
detto il pm in aula – questo processo sia da esempio affinche’ non accadano
piu’ certe cose”. Tra Cosentino e il clan dei Casalesi per l’accusa c’era un
patto, uno scambio politico mafioso “che ha origine con il padre per poi essere
tramandato al figlio”. L’ordinanza di arresto nei confronti di Cosentino, fu
firmata il 7 novembre 2009 dall’allora gip di Napoli Raffaele Piccirillo.
Arresto piu’ volte respinto dalla Camera fino al 15 marzo 2013, quando
Cosentino dopo essersi dimesso da coordinatore campano del Pdl in Campania, si
costituisce presso il carcere di Secondigliano e non si sottrae all’arresto del
5 agosto 2014, al termine del suo mandato parlamentare. Dopo due anni di carcere
preventivo, all’ex deputato sono stati concessi i domiciliari a Venafro il 2
giugno scorso. Secondo la Dda di Napoli, Cosentino sarebbe stato sin dal 1980
il referente politico-istituzionale dei clan casalesi, dai quali avrebbe
ricevuto sostegno elettorale e capacita’ di intimidazione e ai quali avrebbe
offerto la possibilita’ di partecipare ai proventi delle assunzioni e degli
appalti del ciclo dei rifiuti. L’impianto accusatorio ruota intorno alle
vicende degli sversamenti illeciti, della costruzione dell’inceneritore di
Santa Maria la Fossa che Cosentino avrebbe finto di osteggiare per favorire
invece un altro progetto e sul presunto controllo assoluto delle assunzioni e
degli incarichi all’interno della Eco4, la societa’ dei rifiuti del casertano con
a capo Sergio e Michele Orsi, imprenditori vicini al clan dei Casalesi, nonche’
societa’ operativa del Consorzio Ce4 con a capo Giuseppe Valente, diventato poi
nel corso del dibattimento uno dei principali teste della procura. Ma a dare il
via all’inchiesta giudiziaria fu il ministro dei rifiuti del boss Francesco
Bidognetti, il collaboratore Gaetano Vassallo. “L’ Eco 4 e’ una mia creatura,
la Eco 4 song’io”, avrebbe detto l’ex parlamentare a Vassallo. Secondo uno dei
passaggi chiave dell’ordinanza di arresto, Vassallo si sarebbe recato a casa di
Cosentino per incontrarlo e discutere di un suo ruolo in una societa’
controllata dalla Eco 4. Ne avrebbe ricevuto un netto rifiuto perche’, stando
al racconto del pentito, Cosentino gli avrebbe spiegato che in quel momento gli
interessi economici dei clan si erano spostati a Santa Maria la Fossa e li’
comandava il gruppo camorristico degli Schiavone, con conseguente estromissione
degli uomini di Bidognetti. L’accusa in questi 5 anni di udienza ha anche
tentato dimostrare che Cosentino avrebbe cercato di costruire un vero e proprio
ciclo dei rifiuti alternativo e concorrenziale a quello ufficiale gestito da
Fibe-Fisia-Impregilo attraverso il contratto stipulato con il commissariato per
l’emergenza, ovvero attraverso l’Impregeco. Per il pm Cosentino da un lato
aveva un progetto, quello di realizzare il ciclo integrato dei rifiuti nel
Casertano, e per questo con loro e con la Impregeco mette in atto un piano.
Dall’altro, sfruttava il suo ruolo e le sue relazioni per favorire la camorra
in cambio di voti. Lunga la lista di testi chiamati a deporre in aule in questi
anni, dall’ex governatore Antonio Bassolino, all suo ex braccio destro Massimo
Paolucci, l’ex parlamentare Lorenzo Diana, l’ex ministro Altero Matteoli. Tanti
anche i pentiti di camorra, tra i quali oltre a Vassallo, Luigi Guida, detto ‘o
drink, uno degli uomini piu’ influenti del clan Bidognetti, Anna Carrino,
Franco Di Bona e gli stessi protagonisti della vicenda, Valente e Sergio Orsi. “La
camorra non voto’ Cosentino e non c’e’ alcuna prova contro di lui e ci troviamo
di fronte ad un vuoto probatorio”, ha invece replicato la difesa composta da
Stefano Montone e Agostino De Caro nel corso dell’arringa del 27 ottobre scorso
che ha tentato di smontare l’impianto accusatorio mettendo in discussione anche
i collaboratori di giustizia secondo i legali “completamente inaffidabili per le
versioni discordanti”. Per la difesa, il pm non ha portato elementi concreti
che provino le accuse e per questo “va assolto”. Ora, a mettere un primo punto
giudiziario sulla vicenda sara’ la prima sezione C del Tribunale di Santa Maria
Capua Vetere
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