Meno carichi pendenti nei tribunali: la fotografia Istat del pianeta
giustizia
In calo omicidi e rapine, aumentano i furti - Nel 2014, sono
stati 2.812.936, circa 46 ogni mille abitanti, i delitti denunciati dalle forze
di polizia all'autorità giudiziaria (- 2,7% rispetto al 2013). Diminuiscono
ancora gli omicidi volontari consumati (- 5,4%) e, al loro interno, quelli di
tipo mafioso (-13,5%) che nel decennio 2004-2014 raggiungono il loro minimo.
Anche
se i dati non sono recentissimi, l'Istat nel suo rapporto annuale fornisce
l'identikit del mondo giudiziario, mettendo a fuoco anche la percezione di
sicurezza delle famiglie. Prosegue la diminuzione dei processi arretrati. Nel
2014 il numero dei procedimenti pendenti a fine anno è in calo, rispetto al
2013, del 6,9% presso i giudici di pace, del 9,8% presso i tribunali ordinari e
del 9,0% presso le corti di appello.
Si
conferma anche una drastica riduzione dei ricorsi pendenti in primo grado
presso i Tar : da 671.288 ricorsi in attesa di decisione del 2008 a 267.247 del
2014. La durata media di un ricorso presso il Tar nel 2014 si attesta a 3,5
anni da 9,6 anni del 2008.
Nel
2015 prosegue il calo del numero di titoli di credito protestati (- 18,8% sul
2014) e del loro valore complessivo (circa 1 miliardo 385 milioni di euro,
25,3%).
In
calo omicidi e rapine, aumentano i furti - Nel 2014, sono stati 2.812.936,
circa 46 ogni mille abitanti, i delitti denunciati dalle forze di polizia
all'autorità giudiziaria (- 2,7% rispetto al 2013). Diminuiscono ancora gli
omicidi volontari consumati (- 5,4%) e, al loro interno, quelli di tipo mafioso
(-13,5%) che nel decennio 2004-2014 raggiungono il loro minimo. In calo anche
le violenze sessuali denunciate (-5,1%) e lo sfruttamento e favoreggiamento
della prostituzione (- 6,0%), a conferma di un trend che ha portato negli
ultimi cinque anni a un calo complessivo del 30,6%. Tra i delitti contro il
patrimonio, crescono, rispetto al 2013, i furti (+1,2%), e soprattutto le
estorsioni (+19,4% sul 2013; +37,2% sul 2010). Sono invece in diminuzione
rapine (-10,3%), truffe e frodi informatiche (-5,2%) e la ricettazione (-1,3%),
anche se questi cali compensano solo parzialmente gli incrementi registrati
negli anni precedenti.
Cresce
la percezione del rischio criminalità - Nel 2016 sono il 38,9% le famiglie
italiane che indicano il rischio di criminalità come un problema presente nella
zona in cui abitano (30,0% nel 2014). Nel Lazio una famiglia su due percepisce
tale rischio (50,0% delle famiglie), seguono Veneto (45,7%), Emilia -Romagna
(45,5%) e Lombardia (44,3%); quest'ultima occupava la prima posizione nel 2014
c on il 37,2%. La Campania risulta in quinta posizione, come nel 2014, ma la
quota di famiglie è ben superiore (43,5% contro 33,3%).
Prosegue
la riduzione del numero di condannati - Nel 2015 i condannati iscritti nel
casellario giudiziale centrale per reato sono Stati 314.550, in diminuzione del
10,7% rispetto al 2013 e del 3,1% rispetto al 2014. I condannati per delitto,
per i quali sono previste pene mediamente più gravi, sono stati 220.965 (uomini
nell'83,4% dei casi), in diminuzione dal 2011, con un decremento più accentuato
nel 2014 rispetto al 2013 (-8,1%). I condannati per contravvenzione, 93.585 nel
2015, diminuiscono sia rispetto al 2012 (-11,8%) sia rispetto al 2014 (- 4,3%).
Alla fine del 2015 risultano in corso 26.159 misure alternative alla
detenzione, l'1,6% in più rispetto all'anno precedente; quelle più
frequentemente applicate sono state l'affidamento in prova al servizio sociale
(46,2%) e la detenzione domiciliare (36,3%).
Ancora
in calo il numero di detenuti, tre su dieci lavorano - Alla fine del 2015 nelle
strutture penitenziarie sono presenti 52.164 persone, oltre 10 mila in meno
rispetto al 2013 (-16,7%). Quasi un detenuto su tre è di cittadinanza straniera
(33,2%) ma le differenze territoriali sono forti: i detenuti stranieri sono il
46,9% nell'Italia settentrionale, il 42,6 % in quella centrale e solo il
17,0%nel Mezzogiorno. Sale al 29,8% la quota di detenuti che svolgono
un'attività lavorativa, nella maggior parte dei casi alle dipendenze
dell'amministrazione penitenziaria (84,6% dei detenuti lavoranti).
Prosegue
nel 2015 la discesa dell'indice di affollamento delle carceri (rapporto tra
detenuti presenti e posti letto previsti), da 108 nel 2014 a 105,2.
Malgrado
un notevole miglioramento, solo 8 regioni e una delle due province autonome
(Trento) hanno un indice di affollamento inferiore a 100. In Puglia si conferma
il maggiore sovraffollamento (131 detenuti per 100 posti letto regolamentari).
Fonte: Il Sole 24 Ore, 30 dicembre 2016
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