Translate

sabato 31 dicembre 2016




Meno carichi pendenti nei tribunali: la fotografia Istat del pianeta giustizia

 

In calo omicidi e rapine, aumentano i furti - Nel 2014, sono stati 2.812.936, circa 46 ogni mille abitanti, i delitti denunciati dalle forze di polizia all'autorità giudiziaria (- 2,7% rispetto al 2013). Diminuiscono ancora gli omicidi volontari consumati (- 5,4%) e, al loro interno, quelli di tipo mafioso (-13,5%) che nel decennio 2004-2014 raggiungono il loro minimo.





Anche se i dati non sono recentissimi, l'Istat nel suo rapporto annuale fornisce l'identikit del mondo giudiziario, mettendo a fuoco anche la percezione di sicurezza delle famiglie. Prosegue la diminuzione dei processi arretrati. Nel 2014 il numero dei procedimenti pendenti a fine anno è in calo, rispetto al 2013, del 6,9% presso i giudici di pace, del 9,8% presso i tribunali ordinari e del 9,0% presso le corti di appello.
Si conferma anche una drastica riduzione dei ricorsi pendenti in primo grado presso i Tar : da 671.288 ricorsi in attesa di decisione del 2008 a 267.247 del 2014. La durata media di un ricorso presso il Tar nel 2014 si attesta a 3,5 anni da 9,6 anni del 2008.
Nel 2015 prosegue il calo del numero di titoli di credito protestati (- 18,8% sul 2014) e del loro valore complessivo (circa 1 miliardo 385 milioni di euro, 25,3%).
In calo omicidi e rapine, aumentano i furti - Nel 2014, sono stati 2.812.936, circa 46 ogni mille abitanti, i delitti denunciati dalle forze di polizia all'autorità giudiziaria (- 2,7% rispetto al 2013). Diminuiscono ancora gli omicidi volontari consumati (- 5,4%) e, al loro interno, quelli di tipo mafioso (-13,5%) che nel decennio 2004-2014 raggiungono il loro minimo. In calo anche le violenze sessuali denunciate (-5,1%) e lo sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione (- 6,0%), a conferma di un trend che ha portato negli ultimi cinque anni a un calo complessivo del 30,6%. Tra i delitti contro il patrimonio, crescono, rispetto al 2013, i furti (+1,2%), e soprattutto le estorsioni (+19,4% sul 2013; +37,2% sul 2010). Sono invece in diminuzione rapine (-10,3%), truffe e frodi informatiche (-5,2%) e la ricettazione (-1,3%), anche se questi cali compensano solo parzialmente gli incrementi registrati negli anni precedenti.

Cresce la percezione del rischio criminalità - Nel 2016 sono il 38,9% le famiglie italiane che indicano il rischio di criminalità come un problema presente nella zona in cui abitano (30,0% nel 2014). Nel Lazio una famiglia su due percepisce tale rischio (50,0% delle famiglie), seguono Veneto (45,7%), Emilia -Romagna (45,5%) e Lombardia (44,3%); quest'ultima occupava la prima posizione nel 2014 c on il 37,2%. La Campania risulta in quinta posizione, come nel 2014, ma la quota di famiglie è ben superiore (43,5% contro 33,3%).
Prosegue la riduzione del numero di condannati - Nel 2015 i condannati iscritti nel casellario giudiziale centrale per reato sono Stati 314.550, in diminuzione del 10,7% rispetto al 2013 e del 3,1% rispetto al 2014. I condannati per delitto, per i quali sono previste pene mediamente più gravi, sono stati 220.965 (uomini nell'83,4% dei casi), in diminuzione dal 2011, con un decremento più accentuato nel 2014 rispetto al 2013 (-8,1%). I condannati per contravvenzione, 93.585 nel 2015, diminuiscono sia rispetto al 2012 (-11,8%) sia rispetto al 2014 (- 4,3%). Alla fine del 2015 risultano in corso 26.159 misure alternative alla detenzione, l'1,6% in più rispetto all'anno precedente; quelle più frequentemente applicate sono state l'affidamento in prova al servizio sociale (46,2%) e la detenzione domiciliare (36,3%).

Ancora in calo il numero di detenuti, tre su dieci lavorano - Alla fine del 2015 nelle strutture penitenziarie sono presenti 52.164 persone, oltre 10 mila in meno rispetto al 2013 (-16,7%). Quasi un detenuto su tre è di cittadinanza straniera (33,2%) ma le differenze territoriali sono forti: i detenuti stranieri sono il 46,9% nell'Italia settentrionale, il 42,6 % in quella centrale e solo il 17,0%nel Mezzogiorno. Sale al 29,8% la quota di detenuti che svolgono un'attività lavorativa, nella maggior parte dei casi alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria (84,6% dei detenuti lavoranti).
Prosegue nel 2015 la discesa dell'indice di affollamento delle carceri (rapporto tra detenuti presenti e posti letto previsti), da 108 nel 2014 a 105,2.
Malgrado un notevole miglioramento, solo 8 regioni e una delle due province autonome (Trento) hanno un indice di affollamento inferiore a 100. In Puglia si conferma il maggiore sovraffollamento (131 detenuti per 100 posti letto regolamentari).

Fonte:  Il Sole 24 Ore, 30 dicembre 2016

.      









    

Nessun commento:

Posta un commento