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lunedì 26 dicembre 2016

IL VINO RACCHIUDE
IN UN SOLO BICCHIERE
L’ODORE
DEL MONDO INTERO

Elaborato il lutto (la dipartita di mia sorella Rosaria, l’intellettuale della famiglia, professoressa di lettere e filosofia, partita per l’ultimo viaggio in punta di piedi, com’era nel suo stile di vita) sono entrato di nuovo nel tram tram quotidiano. Con l’affetto e la vicinanza delle persone care ho ripreso il mio lavoro di scribacchino, il “copia e incolla” delle storie degli altri. Storie vere. Ho incominciato a scrivere il racconto del delitto di un giovane di Francolise che ribellatosi all’imposizione di  un non gradito “menage a trois” e ad una suocera “ninfomane” ed una moglie “succube” della mamma, un bel giorno ho impugnato una pistola (se non fosse una  triste e drammatica vicenda mi verrebbe da dire e… “ha preso due piccioni con una fava”…) e ha ucciso la moglie (che aveva in braccio il suo figlioletto di un anno ) e l’odiata suocera. Il pezzo, come di consueto, sarà pubblicato lunedì 2 gennaio nelle pagine del quotidiano “Cronache di Caserta”. Ma la cosa che più mi ha “coinvolto” ed “intrigato” in questi due/ tre/quattro giorni di forzato riposo, è stata la lettura (un primo approccio si intende,  salvo un successivo approfondimento) del bellissimo libro del prof. Luigi Moio, “Il Respiro del Vino” (Mondadori, 500  pagine di cui ben 23 di  riferimenti bibliografici quasi tutti di autorevoli autori stranieri). Mi ha fatto molto piacere leggere che nei ringraziamenti il prof. Moio ha citato la collega, giornalista de Il Mattino,  Manuela Piancastella, autrice di trattati sul vino  e l’Avv. Peppe Mancini, mio compaesano e amico di vecchissima data. La colossale opera – illustrata con pregevoli schizzetti – nel corso della lettura ti fa rivivere le emozioni di quella che è stata definita la “civiltà del bere”. Vale per tutti la frase: “ Chi non ama le donne, il vino e il canto è solo un matto e non un santo” di  Arthur Schopenhauer. Naturalmente io sono intrigante e una volta avuto in mano il libro e appreso che Moio era… oltre che scrittore de professore universitario anche produttore di vino.  Ma già ne avevo sentito parlare, anche se sbagliavo casato) sono corso all’Enoteca sammaritana di Corso Aldo Moro (erede di una dinastia di pizzaioli “Il Quadrifoglio”) e il giovane proprietario, Gennaro Maurino, con il garbo, la competenza e la gentilezza mi ha consigliato due bottiglie di  vino: “Quintodecimo” delle Terre d’Eclano, un bianco e un rosso. La prima  prodotta dai “Vignaioli di Mirabella Eclano – Giallo D’Arleas – 2013 – bianco Greco di Tufo” e la seconda rosso -2013 – Irpinia Aglianico. Entrambe le bottiglie sono state “stutate” la vigilia e a Natale. 

“Vi parlerò di quel profumo coinvolgente, di quel suo respiro trattenuto, al quale è impossibile opporre resistenza, che anticipa tutto ciò che si sente in bocca subito dopo aver avvicinato il bicchiere alle labbra”. Esordisce così il Prof. Moio nella seconda di copertina del suo libro e prosegue: “Di quel profumo che può essere un effetto del sole di un’alba radiosa o delle nuvole che precedono la pioggia. Di quel profumo che forse è l’aspetto sensoriale più straordinario del vino, perché è anche il linguaggio della sua composizione, della sua storia, delle sue tradizioni, dei territori in cui nasce e dei microclima che ne accarezzano i giorni. Il vino è la sintesi sorprendente dei profumi di tutto ciò che ci circonda, perché ha nella sua natura più profonda le tracce della terra, dei fiori, dei frutti, delle spezie, del mare, della montagna, del vento, della luce e di tante altre cose che nobilmente rappresenta”.
 Luigi Moio è professore ordinario di Enologia all’Università degli Studi di Napoli Federico II.


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