L’”ANGIULLI”
IL VECCHIO RIFORMATORIO DA LUOGO DI PUNIZIONE
A SCUOLA DI
FORMAZIONE
Il Sindaco Avv. Antonio Mirra con un funzionario e il direttore Bovenzi alla firma del protocollo per la legalità |
Una
bella realtà di aggregazione di “Spazio dentro la Città” – Il direttore del
Dipartimento Giustizia Minorile intervistato dalla nostra Agenzia
Vincenzo Oliviero e Gennaro Stanislao |
Santa
Maria Capua Vetere - “Non
cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente. Costruisci un modello
nuovo che renda obsoleto il modello esistente”. La significativa frase di Richard Buckminster Fuller campeggia
sulla carta intestata del “Dipartimento della Giustizia minorile e di Comunità”
di Santa Maria Capua Vetere dove, l’altro giorno, abbiano incontrato – in una
visita guidata (insieme a Enzo Oliviero,
funzionario del comune e responsabile della struttura culturale e Gennaro Stanislao, direttore dei corsi
dell’Università della Terza Età) – il
direttore della struttura dott. Anselmo
Bovienzo il quale ci ha illustrato i nuovi indirizzi programmatici dell’”Angiulli”, la storica struttura un
tempo carcere minorile. “Stiamo apportando cambiamenti radicali – ha esordito
il direttore Bovenzi – che vanno nella direzione di creare uno spazio “Dentro
la Città” di formazione e di aggregazione per i giovani del territorio”. Ci illustri per i nostri lettori che cos’era
l’Angiulli nei tempi passati. “L’Angiulli di ieri richiama l’immagine del carcere
o del vecchio riformatorio giudiziario, alias le “Cappuccinelle”, luogo di
reclusione e punizione per i minorenni autori di reato; dal 1892 al 2015 è
stata questa la funzione prevalente
della struttura la quale nasce sul finire
del ‘700 come Convento per monaci francescani, gli “alcantarini”. La
struttura, passata dal 1865 nella disponibilità del pubblico demanio, fu
destinata prima a “Regio Riformatorio” e poi a “Casa di Rieducazione”. Negli
anni ‘70 divenne “Istituto di Osservazione” per minorenni e negli anni ‘80 “Istituto
Penale” per minori; ancora alla fine
degli anni ‘90 fu trasformato in “Comunità Pubblica” per l’esecuzione delle
misure cautelari non detentive”. Ma come si è presenta oggi la struttura del
complesso Angiulli? “L’Angiulli di oggi – ci ha detto il direttore – intende
scrivere una nuova pagina della sua storia. Dal gennaio 2016, infatti, questo
Istituto ha smesso la sua funzione “contenitiva/restrittiva” assumendo quella
“educativo/formativa” sempre a favore degli adolescenti della città e della
provincia, specialmente quelli che vivono un disagio sociale o relazionale. Il
passaggio da luogo di punizione a luogo di formazione è uno snodo fondamentale
e carico di complessità che noi vogliamo sottolineare chiamando in causa tutte
le risorse e le sensibilità del territorio. Convinti come siamo che il Carcere
non possa essere l’unica risposta ai comportamenti devianti degli adolescenti,
intendiamo sperimentare percorsi e soluzioni più efficaci che limitino la reiterazione
di atti criminosi, intervenendo sul versante della prevenzione secondaria per
spezzare quel circuito “disagio-reato-carcere-emarginazione-nuovo reato”. E’
encomiabile il vostro lavoro e lo sforzo finanziario del Ministero ma come
pensate di prevenire la cosiddetta mimi-criminalità (che poi, per certi versi,
non è affatto “mini”, come ci ha insegnato la cronaca, visto che spesso “queste
paranze di bambini” formano un bacino di rincalzi alla criminalità organizzata?
“Giusto, infatti, vogliamo fare ancora di più e occuparci della prevenzione
primaria al fine di evitare che i ragazzi “a rischio” entrino nel circuito
penale. Questo tipo di interventi consente di “risparmiare” in termini sociali
– ma anche economici – perché il costo della “gestione” ed il recupero di un
soggetto deviante sono enormi”. Ma quali saranno, in particolare, i meccanismi
che seguirete? “Non è un programma ambizioso, intendiamo creare un luogo di
opportunità formative/e di orientamento al lavoro; far emergere e valorizzare
nei ragazzi le potenzialità latenti, offrire occasioni per acquisire abilità e
competenza. Intendiamo attrezzare spazi, ambienti e laboratori professionali ma
anche luoghi di interazione e di costruzione di relazioni con persone,
operatori, imprenditori, associazioni, in grado di offrire un modello di vita
alternativa al deviante”. In concreto sono già una realtà alcuni laboratori che nel corso della visita abbiamo
incontrato ma quali sono nello specifico? “A partire dal 2015 abbiamo attivato una serie
di laboratori formativi (cucina, informatica, edile) e ricreativo/culturali (musica, cinema, sport)
e, forti del positivo riscontro, intendiamo proseguire ed incrementare questa offerta”.
Ma ci sono privati o Enti che collaborano? “Tra i primi il comune di Santa Maria, con il quale nei
mesi scorsi abbiamo sottoscritto con il Sindaco Avv. Antonio Mirra un protocollo di intesa per una proficua
collaborazione. Abbiamo, però, bisogno di sostegno e aiuto anche da parte di
altri partner sociali, di imprenditori, di volontari che ci diano una mano nel
costruire percorsi validi per ragazzi, con l’obiettivo di elevare la qualità
della vita dei nostri territori”.
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