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giovedì 5 ottobre 2017

I coordinatori della Presidenza del Partito Radicale – Rita Bernardini, Antonella Casu, Sergio D'Elia e Maurizio Turco – hanno scritto al Presidente della Repubblica per sottolineare le gravi criticità del nuovo Codice antimafia.

antimafia? Stato di Diritto!

Signor Presidente,
è alla sua firma il nuovo Codice antimafia adottato infine dalla Camera dei Deputati con il contingentamento dei tempi per la discussione e l'approfondimento.
Il nuovo Codice antimafia estende i sequestri e le confische in assenza di giudicato ai sospettati di tutti i reati contro la pubblica amministrazione, compreso il peculato.
Con questa norma ci troviamo con un diritto penale e processuale che fa dell'emergenza la regola, del sospetto la prova, delle garanzie carta straccia, del giudicato una inutile ritualità.
Le misure di prevenzione sono figlie del diritto del cosiddetto doppio binario, un diritto autoritario adottato dopo l'Unità d'Italia per debellare i briganti, a fine ottocento contro i primi sindacalisti, dal regime fascista contro i dissidenti; e, negli ultimi due decenni, ne ha esteso i confini ed oggi con il nuovo Codice antimafia la giustizia del sospetto da patologia del sistema, da eccezione, diventa la regola.
Il cosiddetto giudizio di prevenzione è un procedimento che non prova la colpevolezza, ma la mera pericolosità sociale; che non acquisisce prove, ma valuta indizi e congetture; che non prevede un pieno contraddittorio tra accusa e difesa ma rende inutile il processo anticipando la punizione rispetto alla condanna.
Norme che stracciano il diritto e mettono in pericolo l'economia: ci sono oggi tra sequestri e confische preventive 18mila aziende e un patrimonio stimato in 21 miliardi di euro che sono destinate in nove casi su dieci al fallimento. 
Norme che sono un affronto alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo che nel febbraio scorso ha condannato l'Italia perché ha ritenuto che parte significativa del nostro sistema di prevenzione personale è incompatibile con il trattato Cedu in ragione della carente precisione dei presupposti di applicazione che con il nuovo Codice antimafia sono ancora meno precisi.
Norme che unitamente alle interdittive antimafia – misure amministrative prive di limitazioni temporali e di generalizzata applicazione in ogni settore economico, nel periodo e nei territori in cui persistono gli effetti dello scioglimento delle amministrazioni locali per infiltrazioni mafiose – incidono pesantemente sulle condizioni economiche e sociali di larga parte del territorio nazionale, di per sé debole e indifeso.

Signor Presidente, 
abbiamo ritenuto doveroso farla partecipe di queste considerazioni, già apparse su alcuni organi di stampa e che il Parlamento non ha voluto prendere in considerazione, affinché il nuovo Codice antimafia possa essere altro dalle norme di prevenzione illiberali, ingiuste, dannose, controproducenti che a nostro avviso violano apertamente i principi dello Stato di Diritto.

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