Il decalogo di tortura
al carcere
duro del 41 bis
Spesso
in carcere le ingiustizie più piccole pesano come macigni, specialmente le
ingiustizie gratuite. (Diario di un ergastolano. www.carmelomusumeci.com)
Un nuovo provvedimento
emanato dal DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria) del Ministero
della Giustizia regolamenterà, e torturerà democraticamente, i detenuti
sottoposti al regime di tortura del 41 bis.
Quando ho letto questa Circolare ho
pensato che difficilmente, per non
dire mai, il carcere riesce ad educare il prigioniero, ma alcune volte, per
fortuna, riesce a far riflettere.
Queste parole di Gherardo Colombo, ex Procuratore di Mani Pulite, che di gente in carcere ne
ha sbattuta parecchia, lo confermano:
“Se
vogliamo educare al bene, per farlo dobbiamo utilizzare il bene. La vendetta
non può bastare. Eppure, il nostro sistema penale fa proprio questo. E stop.
Garantisce nel migliore dei casi un risarcimento economico. Ma così il dolore
della vittima, con il quale solidarizza il nostro senso di giustizia, non
incontrerà mai il dolore del colpevole, anch'egli oggetto del nostro senso di
giustizia ("deve pagare"). In questo modo crediamo di
"fare giustizia", invece scaviamo un solco. Creiamo nuove
lacerazioni. E aumentiamo la recidiva. Fino a un certo punto della mia vita
sono stato convinto che il carcere fosse educativo. Poi ha cambiato idea. Se
vogliamo educare al bene, per farlo dobbiamo utilizzare il bene.”
Anch’io
la penso in questo modo. Questa
mattina all’uscita del carcere ho incontrato un detenuto che conoscevo da molto
e che ha finito di scontare la pena. Ho pensato che dopo tanti anni di carcere
ci vorrà tanto tempo perché si riadatti a una vita normale. Gli ho fatto
coraggio, come se stesse andando in guerra perché non gli sarà facile non
ritornare in galera. Credo che chi
commette dei reati vada fermato, ma una volta in carcere la pena dovrebbe fare
“male” esclusivamente per farti diventare buono. In realtà, invece, il carcere
in Italia fa male solo per farti diventare più cattivo o più mafioso di quando
sei entrato.
Per paura di
essere frainteso, scrivo subito che la mafia mi fa schifo e in carcere mi sono
sempre scontrato con la cultura mafiosa e a modo mio l’ho sempre combattuta. Mi
fa, però, schifo anche la mafia dei poteri forti, che finge di combattere i
mafiosi ma in realtà vuole prendere il loro posto, o mira a vantaggi mediatici
o politici.
Penso che tra le
istituzioni dell’antimafia ci siano tante persone buone, e in buona fede,
convinte di fare bene, ma ci siano anche tanti opportunisti.
Ecco alcuni
brani di questa circolare: “Il regime
detentivo speciale di cui all’art. 41 bis
dell’ordinamento penitenziario è una misura di prevenzione che ha come
scopo quello di evitare contatti e comunicazioni tra esponenti della
criminalità organizzata.”
Bene! Credo che su questo dovremmo essere tutti
d’accordo, ma io non sono d’accordo su alcune di queste restrizioni che non
hanno questo obiettivo, ma tendono
esclusivamente a complicare la vita dei prigionieri: “È vietato lo scambio di oggetti tra tutti i detenuti/internati, anche
appartenenti allo stesso gruppo di socialità.” A parte che la solidarietà è
un valore e se uno rimane senza sigarette, sciampo, dentifricio?
“Vietato
affiggere alle pareti foto.” Perché? Non credo che questo divieto consenta di prevenire contatti
del detenuto con l’organizzazione criminale di provenienza. Un
prigioniero vive di piccole cose e avere attaccato alle pareti della propria
cella le foto dei familiari è
importante.
“Gli
effetti personali relativi all'igiene personale, per loro natura pericolosi e
potenzialmente offensivi, verranno consegnati ai detenuti/internati
all'apertura della porta blindata della camera, e poi ritirati al termine della
giornata.” Perché? A mio parere questi oggetti sono
più “pericolosi” di giorno che di notte, quando il prigioniero è solo e murato
da un cancello blindato.
“È fatto divieto al detenuto/internato di ricevere libri e riviste dall’esterno, dai
familiari o da altri soggetti tramite colloqui o pacco postale.” Perché?
Credo che la lettura potrebbe aiutare molto
a sconfiggere l’anti-cultura mafiosa. “Può
detenere all’interno della
camera un numero massimo di quattro volumi per volta.” Perché solo quattro
libri? Penso piuttosto che ci dovrebbe
essere una buona legge per “condannare” i detenuti a tenere più libri in cella
e, forse, anche una norma per obbligare chi ha scritto questa circolare a
leggere di più.
“I detenuti/internati 41 bis possono permanere all'aperto per
non più di due ore al giorno.” Perché? L’aria è criminogena?
“È
consentito tenere nella propria camera immagini e simboli delle proprie
confessioni religiose, nonché fotografie in numero non superiore a 30 e di
dimensione non superiore a 20x30.” Perché troppe foto dei
familiari e figurine dei santi fanno male alla sicurezza?”
“Colloqui
visivi della durata massima di un'ora, nella misura inderogabile di uno al mese,
presso locali all’uopo adibiti, muniti di vetro a tutta altezza. Il chiaro
ascolto reciproco da parte dei colloquianti sarà garantito con le attuali
strumentazioni all'uopo predisposte. Il detenuto/internato potrà chiedere che i
colloqui con i figli e con i nipoti in linea retta, minori di anni 12,
avvengano senza vetro divisorio per tutta la durata (dell’ora di colloquio)”. I
colloqui sono audio/video registrati, allora perché impedire a una madre o a un
padre, anziani, di poter abbracciare il proprio
figlio?
Mi fermo qui,
non elenco tutte le numerose restrizioni di questo decalogo che disciplina questo girone infernale, che crea dei mostri
vegetali, perché dopo alcuni anni di regime di 41 bis il prigioniero non pensa
più a niente e diventa solo una cosa fra le cose. Non credo che proibire ai detenuti di
abbracciare figli, padri, nipoti e madri per decenni serva a sconfiggere la
mafia, come non serve a questo neppure proibire di attaccare le loro foto alle
pareti della cella.
Credo che lo Stato possa dire
di aver già sconfitto militarmente la mafia, ma forse continua a fare di tutto
per alimentare la cultura mafiosa, perché anche questo decalogo porterà odio
verso lo Stato e le sue istituzioni.
Carmelo Musumeci
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