UNA BIBLIOTECA MOLTO SPECIALE…
QUELLA DEL
CARCERE DI IVREA
La sezione Ristrutturata è un grigio edificio che sorge
isolato all’interno della Casa Circondariale, dove scontano la loro pena i
detenuti che necessitano di protezione
particolare. Per lo più sono stati appartenenti alla criminalità organizzata,
con condanne molto lunghe compreso l’ergastolo. Nonostante i miei lunghi anni
di volontariato in carcere, trovarmi di fronte a un “fine pena mai” ha provocato in me una serie di emozioni
forti e contrastanti, soprattutto per la “serenità” e “ l’ironia” con cui, per
esempio dopo trent’anni, viene vissuta.
Mi sono trovata così, in questo mondo a parte, su incarico della
direzione, per sistemare la sala adibita a biblioteca , in
cui libri accatastati e polverosi sopravvivevano in completo abbandono, con la
segreta speranza di invogliare alla lettura anche chi non ha mai preso un libro
in mano.
Ho iniziato provando a coinvolgere alcuni detenuti
nell’impresa di creare una biblioteca ordinata, calda e accogliente. Ho
conosciuto R. il bibliotecario, ergastolano,
e A., un detenuto di lungo corso
appassionato di lettura e studente universitario.
Dopo un primo periodo di conoscenza reciproca e qualche
incomprensione, ci siamo capiti e piano
piano tra noi si è creato un rapporto interpersonale molto bello. Abbiamo
scoperto di avere molti interessi in comune e soprattutto ci piace dissertare
di tematiche che riguardano molteplici aspetti della vita detentiva e libera,
prendendo spesso spunto dai libri che passavano tra le nostre mani…
È stato molto bello vedere che A., R. e P., un bravissimo
grafico, si sono impegnati per sistemare tutti i libri presenti nella vecchia
biblioteca, eliminare quelli inutili e rovinati a causa dell’umidità e infine
catalogarli per genere e in ordine alfabetico.
Durante i lavori di riordino sono stata presente anche tre
volte a settimana proprio perché desideravo collaborare con i miei tre
“ragazzi”, come chiamo affettuosamente A., R. e P.
Augusto La Torre mentre scrive le sue memorie DA KRIMINALE A CRIMINOLOGO |
Abbiamo deciso di comune accordo quali e quanti libri
conservare, dove sistemarli e quali e quanti mandare altrove.
Sempre assieme abbiamo stabilito come disporre gli scaffali
nella sala al fine di ottenere maggior spazio anche perché nella stessa sala a
breve inizierò un corso di cineforum.
Devo dire che “ i miei tre ragazzi” si sono dati molto da
fare per creare una bella sala lettura e mi hanno reso molto felice quando,
senza avvisarmi, hanno realizzato alcuni disegni, arricchiti da significative
citazioni sulla lettura e non solo, sulle pareti della sala biblioteca.
Come se non bastassero i bellissimi disegni, che potrei
chiamare piccoli murales, “i miei tre ragazzi” hanno fatto realizzare, da altri
detenuti bravi nel creare oggetti di legno, delle targhette indicanti le varie
categorie. Hanno provveduto a sistemare la tenda alle finestre, hanno
recuperato un monitor per il computer ed hanno effettuato altre riparazioni.
Alcune riparazioni, disegni e migliorie sono state realizzate per accontentarmi dopo aver espresso loro le
mie idee. Sta di fatto che quando ritornavo scoprivo che puntualmente i miei
desiderata erano stati realizzati.
In alcune circostanze
si è creata un’atmosfera così bella che mi sono perfino commossa.
È difficile, forse impossibile, riuscire a trasmettere le
emozioni che mi regalano i miei ragazzi e gli altri detenuti a chi non è mai
entrato in un carcere e non ha mai respirato gli odori unici e inconfondibili
dell’ultima istituzione totale. Come potrei descrivervi le espressioni dei loro
occhi ? Occhi che hanno visto il male ma che a me domandano solo bene. Sguardi di uomini maturi, cresciuti dietro le
sbarre, tra quattro mura, che dietro una parvenza di machismo e forza interiore
emanano dolore e sofferenza ad ogni battito di ciglia. Ma non tutti possono
cogliere i loro tormenti e i loro stati d’animo se prima non riusciranno a
conquistarsi la loro fiducia e la loro stima. Gli stessi occhi che a me
domandano affetto e comprensione, spesso anche un casto perdono per il male
fatto agli altri e ai propri cari, agli sconosciuti trasmettono distacco e
freddezza o peggio il vuoto.
I miei ragazzi sanno di non essere delle vittime, e non si
lamentano mai delle loro condanne, ma soltanto delle diseguaglianze e delle
discriminazioni tra detenuti da loro percepite e non comprese, e con il loro
sorriso ironico, sorridendomi mi dicono: ”Cara Marilena, la legge è uguale per
tutti, ma non pensiamoci, leggiamoci un bel libro così viaggiamo con la
fantasia”.
Marilena Pola e A. L.T.
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