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sabato 23 dicembre 2017

UNA BIBLIOTECA MOLTO SPECIALE…
QUELLA DEL CARCERE DI IVREA
Augusto La Torre nella struttura di Ivrea 


La sezione Ristrutturata è un grigio edificio che sorge isolato all’interno della Casa Circondariale, dove scontano la loro pena i detenuti  che necessitano di protezione particolare. Per lo più sono stati appartenenti alla criminalità organizzata, con condanne molto lunghe compreso l’ergastolo. Nonostante i miei lunghi anni di volontariato in carcere, trovarmi di fronte a  un “fine pena mai”  ha provocato in me una serie di emozioni forti e contrastanti, soprattutto per la “serenità” e “ l’ironia” con cui, per esempio dopo trent’anni,   viene vissuta. Mi sono trovata così, in questo mondo a parte, su incarico della direzione,   per  sistemare la sala adibita a biblioteca , in cui libri accatastati e polverosi sopravvivevano in completo abbandono, con la segreta speranza di invogliare alla lettura anche chi non ha mai preso un libro in mano.
Ho iniziato provando a coinvolgere alcuni detenuti nell’impresa di creare una biblioteca ordinata, calda e accogliente. Ho conosciuto R. il bibliotecario, ergastolano, e A., un detenuto di lungo corso appassionato di lettura e studente universitario.
Dopo un primo periodo di conoscenza reciproca e qualche incomprensione,  ci siamo capiti e piano piano tra noi si è creato un rapporto interpersonale molto bello. Abbiamo scoperto di avere molti interessi in comune e soprattutto ci piace dissertare di tematiche che riguardano molteplici aspetti della vita detentiva e libera, prendendo spesso spunto dai libri che passavano tra le nostre mani…
È stato molto bello vedere che A., R. e P., un bravissimo grafico, si sono impegnati per sistemare tutti i libri presenti nella vecchia biblioteca, eliminare quelli inutili e rovinati a causa dell’umidità e infine catalogarli per genere e in ordine alfabetico.
Durante i lavori di riordino sono stata presente anche tre volte a settimana proprio perché desideravo collaborare con i miei tre “ragazzi”, come chiamo affettuosamente A., R. e P.
Augusto La Torre mentre scrive le sue memorie
DA KRIMINALE A CRIMINOLOGO 

Abbiamo deciso di comune accordo quali e quanti libri conservare, dove sistemarli e quali e quanti mandare altrove.
Sempre assieme abbiamo stabilito come disporre gli scaffali nella sala al fine di ottenere maggior spazio anche perché nella stessa sala a breve inizierò un corso di cineforum.
Devo dire che “ i miei tre ragazzi” si sono dati molto da fare per creare una bella sala lettura e mi hanno reso molto felice quando, senza avvisarmi, hanno realizzato alcuni disegni, arricchiti da significative citazioni sulla lettura e non solo, sulle pareti della sala biblioteca.  
Come se non bastassero i bellissimi disegni, che potrei chiamare piccoli murales, “i miei tre ragazzi” hanno fatto realizzare, da altri detenuti bravi nel creare oggetti di legno, delle targhette indicanti le varie categorie. Hanno provveduto a sistemare la tenda alle finestre, hanno recuperato un monitor per il computer ed hanno effettuato altre riparazioni. Alcune riparazioni, disegni e migliorie sono state realizzate  per accontentarmi dopo aver espresso loro le mie idee. Sta di fatto che quando ritornavo scoprivo che puntualmente i miei desiderata erano stati realizzati.
In alcune circostanze  si è creata un’atmosfera così bella che mi sono perfino commossa.
È difficile, forse impossibile, riuscire a trasmettere le emozioni che mi regalano i miei ragazzi e gli altri detenuti a chi non è mai entrato in un carcere e non ha mai respirato gli odori unici e inconfondibili dell’ultima istituzione totale. Come potrei descrivervi le espressioni dei loro occhi ? Occhi che hanno visto il male ma che a me domandano solo bene.  Sguardi di uomini maturi, cresciuti dietro le sbarre, tra quattro mura, che dietro una parvenza di machismo e forza interiore emanano dolore e sofferenza ad ogni battito di ciglia. Ma non tutti possono cogliere i loro tormenti e i loro  stati d’animo se prima non riusciranno a conquistarsi la loro fiducia e la loro stima. Gli stessi occhi che a me domandano affetto e comprensione, spesso anche un casto perdono per il male fatto agli altri e ai propri cari, agli sconosciuti trasmettono distacco e freddezza o peggio il vuoto.
I miei ragazzi sanno di non essere delle vittime, e non si lamentano mai delle loro condanne, ma soltanto delle diseguaglianze e delle discriminazioni tra detenuti da loro percepite e non comprese, e con il loro sorriso ironico, sorridendomi mi dicono: ”Cara Marilena, la legge è uguale per tutti, ma non pensiamoci, leggiamoci un bel libro così viaggiamo con la fantasia”.

Marilena Pola e A. L.T.
               


    

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