Devi sapere che il carcere è una
creatura mostruosa di ferro e cemento. Ed è la creatura più mostruosa e
criminale di qualsiasi altro mostro, perché non ha nessuna compassione, nessuna
pietà e misericordia. Forse, però, è anche il mostro più infelice e disperato
che io conosca. Forse anche lui è una vittima di sé stesso e dei suoi
governanti.
(Da “La Belva della
cella 154”, ultimo libro di Carmelo Musumeci, distribuito da Amazon)
Molte persone, non tutte in
buonafede, si sono scandalizzate che il movimento politico “Potere al popolo”
abbia inserito l’abolizione dell’ergastolo e del regime di tortura del 41 bis nel
programma elettorale sulla giustizia. Molti hanno persino dichiarato che è un
suicidio politico. Io, invece, la penso diversamente. Forse perché in tanti
anni di carcere ho capito che la mafia che comanda si sconfigge dando speranza
e affetto sociale ai suoi gregari, facendoli così cambiare culturalmente e
uscire dalle organizzazioni criminali. Sì, è vero, molti ergastolani non sono
dei santi e se stanno dentro è perché hanno commesso gravi reati. Questo lo sanno anche loro, ma non sono più gli
uomini del reato di 20 o 30 anni prima, non sono più i giovani di allora. Ormai
sono uomini adulti, o anziani, che non hanno alcuna prospettiva reale di uscire
dal carcere, se non da morti. Molti di loro sono stati condannati alla pena
dell’ergastolo per reati commessi a 18/20anni, appena maggiorenni, e, per quante
ne possano aver fatte, non potevano certo essere i boss della mafia che ha
distrutto l'Italia. Sono stati, al massimo, manovalanza a servizio della mafia.
Ora sono persone che sanno di aver fatto errori, anche grossi, che stanno pagando e l'unica cosa che chiedono
è una data certa del loro fine pena.
Non dimentichiamo inoltre che il dramma dell'ergastolo si ripercuote non solo
su chi lo sconta, ma anche su tutta la sua famiglia. In tanti anni di carcere,
parlando e vivendo con loro, ho capito che la mafia non si sconfigge solo per
strada, ma soprattutto nei palazzi del potere e questo potrà accadere quando
gli elettori voteranno a sinistra, a sinistra della sinistra. Penso anche che, purtroppo,
nella nostra amata Sicilia tutto cambia per non cambiare nulla e, senza
generalizzare, credo pure che in alcuni casi la mafia si è trasformata in
antimafia. Molti forse non sanno, o fanno finta di non sapere, che persino
Giuseppe Garibaldi nello sbarco dei mille in Sicilia ha dovuto scendere a compromessi
con i poteri mafiosi di allora, per non parlare degli americani che nella
seconda guerra mondiale sono sbarcati in Sicilia per aver fatto la stessa cosa. E anche durante la guerra fredda la Sicilia è
sempre stata un serbatoio di voti dei partiti che hanno governato l'Italia, perché
da sempre chi vince le elezioni in Sicilia (considerando l’alto numero dei
seggi) governa l'Italia.
Si fa finta di non sapere che la mafia è un potere borghese, economico e
politico, non certo un potere dal basso ma dall’alto, e ordina e fa sempre votare solo i partiti che
possono andare al governo.
Il movimento politico “Potere al popolo” ha capito più di tutti che per
sconfiggere questo fenomeno criminale bisogna prima liberarsi della mafia
mediatica, politica, religiosa, finanziaria. E poi saremo liberi dalla mafia
che spara e dai “picciotti” che si fanno usare come carne da cannone dal potere.
A mio parere i mandanti mafiosi non sono solo criminali, sono molto di
più: sono criminali disonesti, cattivi e malvagi, perché usano la legge, il
potere, la cultura e il “bene” per fare il male. E di questi mafiosi
"perbene", credetemi, non ne ho mai trovato uno in carcere, in più di
un quarto di secolo.
La vera mafia è molto diversa da come
viene descritta nei salotti televisivi.
Provo rabbia quando sento certe dichiarazioni sulla criminalità
organizzata di alcuni politici allo sbaraglio. Non si rendono conto, infatti, che
un certo tipo di antimafia produce solo altra mafia, perché la devianza e la
criminalità si sconfiggono soprattutto culturalmente. Sia il centrosinistra che
il centrodestra sono d'accordo solo su una cosa: riempire le carceri come delle
scatole di sardine e usare l'emergenza mafia per continuare a prendere voti, e così continuare a produrre mafiosi…
In carcere quello che manca più di tutto è proprio la speranza di riavere
affetto sociale. Solo questo può sconfiggere la mafia e creare sicurezza. I
padri della nostra Costituzione lo sapevano bene- forse perché alcuni di loro
in carcere hanno trascorso tanti anni- se hanno stabilito che la pena deve
avere solo una funzione rieducativa.
Infine, ricordo che nella Francia della rivoluzione l’orrore per la pena
dell’ergastolo fu così tanto che l’Assemblea Costituente, mentre mantenne la
pena capitale, vietò le pene perpetue: fu così che nel codice penale del 28
settembre 1791 la pena più grave dopo la condanna a morte era di ventiquattro
anni di carcere.
Carmelo Musumeci
Febbraio 2018
Carmelo Musumeci è nato nel
1955 in Sicilia. Condannato all’ergastolo, è ora in regime di semilibertà nel
carcere di Perugia. Ha trascorso buona parte della sua vita in carcere e da
questa esperienza scaturiscono i suoi scritti e i suoi romanzi. Ha sempre studiato in carcere da autodidatta
fino a conseguire tre lauree: nel 2005 in Scienze Giuridiche, con una tesi in
Sociologia del Diritto dal titolo “Vivere l’ergastolo”; nel Maggio 2011 in
Giurisprudenza, con una tesi dal titolo “La ‘pena di morte viva’: ergastolo
ostativo e profili di costituzionalità”; nel 2016 si è laureato in Filosofia,
con votazione 110 e lode, discutendo la tesi “Biografie devianti”.
Nel suo ultimo libro “La Belva della cella 154” affronta il tema dell’ergastolo e
del carcere duro.
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