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giovedì 31 gennaio 2019




Dignità perduta

(di Stelio W. Venceslai)









            Abbiamo dei giganti del pensiero al governo, non c’è che dire. Un Ministro della difesa decide lo smobilizzo dei nostri soldati dall’Afghanistan senza informare nessuno, non il Presidente del Consiglio, non il Vicepresidente, non il Ministro degli esteri. Non si sa neppure se sono stati informati i nostri alleati. Uno scollamento totale.

            È evidente che qualcosa che non funziona nel collegamento interministeriale. Se questo è il governo del cambiamento - perlomeno così è stato presentato e per questo votato – che cambiamento è se i ministri non parlano tra loro? Se la mano destra non sa quello che fa la mano sinistra, il preteso cambiamento va sul peggio.

            Il fatto è che è difficile essere critici di questo governo perché ha l’opposizione che si merita. Pensate all’eroismo del segretario uscente, candidato a segretario del PD, Martina, che con il Presidente dello stesso partito, Orfini, sfida il divieto di accesso della Capitaneria di porto di Siracusa, violando una regola, per poi tornare a casa e denunciare i Ministri dell’interno e dei trasporti che questa regola hanno imposto.

            Ma dovevano farsi belli dopo che gli on.li Magi, Fratoianni e Prestigiacomo, miracoli dell’opposizione trasversale, erano saliti a bordo della Sea Watch a portare la loro solidarietà ai 46 emigranti, cosa di cui questi ultimi devono essere stati felici.

            Come, tre partiti da quattro soldi vanno sulla Sea Watch e il maggior partito d’opposizione no? Bisogna rimediare con un atto eroico di presenza da sbandierare al prossimo Congresso. È il colmo che questi pseudo eroismi servano a fare opposizione in un Paese che perde pezzi da tutte le parti!

            Cosa si può cavare da una simile opposizione?

            La verità è che questo sistema è marcio nell’opposizione, è marcio nelle maggioranze fasulle, è marcio nell’incapacità di provvedere ai bisogni reali del Paese. Abbiamo al governo Castore e Polluce, una rivisitazione mitologica in attesa che diventino Caino e Abele, abbiamo una trinità bianca con Moavero, Conte e Tria, la faccia buona del gialloverdismo pimpante, abbiamo due figure palpitanti nell’ombra, Fico e Di Battista, l’ombra della dissoluzione e del maleficio governativo. Abbiamo tutto nel niente. Di che lamentarsi?

            È logico che non si parlino e che occorra un interprete italo-italiano per raffazzonare una decisione condivisa. A questo serve la trinità bianca e come in tutte le visioni hegeliane, al bianco si oppone il nero.

            Questo Paese ha perso la propria dignità. Basta guardare il livello generale della cultura e quello del dibattito politico che si ferma ostentatamente sulle stupidaggini, ignorando le questioni di fondo che interessano il Paese.

            Non si può continuare a ignorare la realtà e nascondersi dietro il velo delle solite scemenze che vengono dalla televisione o dai media, oppure dal quotidiano conversare della gente che parla solo di calcio, di donne, di cibo e di canzonette. Tutto il resto non conta, non esiste. Nessuno sa niente, nessuno capisce niente, tutti se ne fregano in una specie d’indifferenza egoista che è a breve termine, perché paghiamo tutti le tasse, perché siamo tutti nello stesso brodo andato male da vent’anni, perché è così che ci è stato tolto il futuro.

            Accusiamo sempre gli altri, loro, qualcuno che è sopra di noi tutti, un’entità impalpabile, come il destino cinico e baro. Il gioco dello scarico di responsabilità deve essere stato inventato al tempo delle invasioni barbariche. Gli Italiani, si sa, hanno il culto della storia. All’atto pratico, ad esempio, quando si tratta di andare a votare, lo facciamo con un senso di noia e di sopportazione.

            Non ci rendiamo conto che l’atto del votare è la forma principale di partecipazione del singolo individuo alla comunità cui apparteniamo.

            La gente che votiamo è quella stessa che parla di stupidaggini, che si gingilla in polemiche da cortile, forte con i deboli, arrogante con i pari, debole con i forti. È la stessa gente che ci carica di tasse, promettendo mari e monti, il paradiso, senza avere alcuna percezione della miserevole realtà nella quale siamo affondati.

            Il nostro Paese, che stato grande quando non era unito, ha cercato di esserlo quando si è unito, dopo la guerra, con una Costituzione social liberale che ha consentito il boom degli Anni Cinquanta. Quella spinta ideale volta alla ricostruzione e al rilancio del Paese, dopo una guerra inutile e disastrosa, si è spenta con una classe dirigente sempre peggiore. Colpa nostra. Abbiamo votato S. Giuseppe perché assomigliava a Stalin e la Madonna perché eravamo cristiani. Vi sembrano delle buone ragioni?

            Viviamo una condizione interna ed esterna miserabile.

            All’interno non c’è lavoro, non girano soldi, non ci sono speranze. I giovani al massimo sognano di andare all’estero. All’esterno contiamo poco più di zero solo se apriamo i porti. Altrimenti, competiamo con la Macedonia.

            La nostra istruzione è quella che è. Ogni anno cambia, come la legge elettorale, ma i risultati sono sempre pessimi, come quelli delle elezioni. Chi è bravo riesce a sfangarla e cerca lavoro fuori. Vorrebbe restare a casa, almeno in Italia, ma non c’è lavoro. Meglio fare lo sguattero in un pub londinese, anche se laureato in biologia o in ingegneria finanziaria, che stare a carico di mamma e papà a girarsi i pollici davanti alla TV.

            Così, spendiamo risorse a favore degli altri e non dei nostri ragazzi. Provate a dirlo a un politico qualunque, non importa che colore abbia addosso, se verde o giallo o rosso o azzurro. Novanta su cento il politico ti guarda come se venissi da Marte, stringe le spalle e dice: certo, avete ragione, ma, sapete, la situazione è difficile, c’è la crisi, c’è lo spread ma alle prossime elezioni, se mi votate, cambierà tutto.

            Balle. Cambierà solo per lui.

            In realtà, non gliene frega nulla, non fanno nulla perché non hanno la più pallida idea di cosa servirebbe a questo Paese dove si discetta di tutto, dalla legittima difesa agli emigranti su una barca, poveretti, alimentati, assistiti e curati con i nostri soldi, ma che soffrono molto perché non possono mettere piede a terra e i cessi della nave sono intasati. Si parla della divisa di Salvini, si fa la guerra a Macron per una storia vecchia di secoli a proposito delle ex colonie africane, ci vantiamo di essere forti rispetto i governi di prima, al punto che facciamo a pugni con l’Europa e così via. Stupidaggini.

            Nella realtà, al cittadino comune, di tutto questo non importa nulla. Il sistema gira a vuoto. Loro sono dentro e noi tutti fuori, i soldi non girano e il lavoro non c’è.

            Ingannati, tassati e sfruttati, abbiamo perso la nostra dignità.



Roma, 30/01/2019




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