(di Stelio W. Venceslai)
Abbiamo
dei giganti del pensiero al governo, non c’è che dire. Un Ministro della difesa
decide lo smobilizzo dei nostri soldati dall’Afghanistan senza informare
nessuno, non il Presidente del Consiglio, non il Vicepresidente, non il
Ministro degli esteri. Non si sa neppure se sono stati informati i nostri
alleati. Uno scollamento totale.
È
evidente che qualcosa che non funziona nel collegamento interministeriale. Se
questo è il governo del cambiamento - perlomeno così è stato presentato e per
questo votato – che cambiamento è se i ministri non parlano tra loro? Se la
mano destra non sa quello che fa la mano sinistra, il preteso cambiamento va
sul peggio.
Il
fatto è che è difficile essere critici di questo governo perché ha
l’opposizione che si merita. Pensate all’eroismo del segretario uscente,
candidato a segretario del PD, Martina, che con il Presidente dello stesso
partito, Orfini, sfida il divieto di accesso della Capitaneria di porto di
Siracusa, violando una regola, per poi tornare a casa e denunciare i Ministri
dell’interno e dei trasporti che questa regola hanno imposto.
Ma
dovevano farsi belli dopo che gli on.li Magi, Fratoianni e Prestigiacomo,
miracoli dell’opposizione trasversale, erano saliti a bordo della Sea Watch a
portare la loro solidarietà ai 46 emigranti, cosa di cui questi ultimi devono
essere stati felici.
Come,
tre partiti da quattro soldi vanno sulla Sea Watch e il maggior partito
d’opposizione no? Bisogna rimediare con un atto eroico di presenza da
sbandierare al prossimo Congresso. È il colmo che questi pseudo eroismi servano
a fare opposizione in un Paese che perde pezzi da tutte le parti!
Cosa
si può cavare da una simile opposizione?
La
verità è che questo sistema è marcio nell’opposizione, è marcio nelle
maggioranze fasulle, è marcio nell’incapacità di provvedere ai bisogni reali
del Paese. Abbiamo al governo Castore e Polluce, una rivisitazione mitologica
in attesa che diventino Caino e Abele, abbiamo una trinità bianca con Moavero,
Conte e Tria, la faccia buona del gialloverdismo pimpante, abbiamo due figure
palpitanti nell’ombra, Fico e Di Battista, l’ombra della dissoluzione e del
maleficio governativo. Abbiamo tutto nel niente. Di che lamentarsi?
È
logico che non si parlino e che occorra un interprete italo-italiano per
raffazzonare una decisione condivisa. A questo serve la trinità bianca e come
in tutte le visioni hegeliane, al bianco si oppone il nero.
Questo
Paese ha perso la propria dignità. Basta guardare il livello generale della
cultura e quello del dibattito politico che si ferma ostentatamente sulle
stupidaggini, ignorando le questioni di fondo che interessano il Paese.
Non
si può continuare a ignorare la realtà e nascondersi dietro il velo delle
solite scemenze che vengono dalla televisione o dai media, oppure dal quotidiano conversare della gente che parla solo
di calcio, di donne, di cibo e di canzonette. Tutto il resto non conta, non
esiste. Nessuno sa niente, nessuno capisce niente, tutti se ne fregano in una
specie d’indifferenza egoista che è a breve termine, perché paghiamo tutti le
tasse, perché siamo tutti nello stesso brodo andato male da vent’anni, perché è
così che ci è stato tolto il futuro.
Accusiamo
sempre gli altri, loro, qualcuno che è sopra di noi tutti, un’entità
impalpabile, come il destino cinico e baro. Il gioco dello scarico di
responsabilità deve essere stato inventato al tempo delle invasioni barbariche.
Gli Italiani, si sa, hanno il culto della storia. All’atto pratico, ad esempio,
quando si tratta di andare a votare, lo facciamo con un senso di noia e di
sopportazione.
Non ci rendiamo conto che l’atto del votare è la forma
principale di partecipazione del singolo individuo alla comunità cui
apparteniamo.
La
gente che votiamo è quella stessa che parla di stupidaggini, che si gingilla in
polemiche da cortile, forte con i deboli, arrogante con i pari, debole con i
forti. È la stessa gente che ci carica di tasse, promettendo mari e monti, il
paradiso, senza avere alcuna percezione della miserevole realtà nella quale
siamo affondati.
Il
nostro Paese, che stato grande quando non era unito, ha cercato di esserlo
quando si è unito, dopo la guerra, con una Costituzione social liberale che ha
consentito il boom degli Anni Cinquanta. Quella spinta ideale volta alla
ricostruzione e al rilancio del Paese, dopo una guerra inutile e disastrosa, si
è spenta con una classe dirigente sempre peggiore. Colpa nostra. Abbiamo votato
S. Giuseppe perché assomigliava a Stalin e la Madonna perché eravamo cristiani.
Vi sembrano delle buone ragioni?
Viviamo
una condizione interna ed esterna miserabile.
All’interno
non c’è lavoro, non girano soldi, non ci sono speranze. I giovani al massimo
sognano di andare all’estero. All’esterno contiamo poco più di zero solo se
apriamo i porti. Altrimenti, competiamo con la Macedonia.
La
nostra istruzione è quella che è. Ogni anno cambia, come la legge elettorale,
ma i risultati sono sempre pessimi, come quelli delle elezioni. Chi è bravo
riesce a sfangarla e cerca lavoro fuori. Vorrebbe restare a casa, almeno in
Italia, ma non c’è lavoro. Meglio fare lo sguattero in un pub londinese, anche
se laureato in biologia o in ingegneria finanziaria, che stare a carico di
mamma e papà a girarsi i pollici davanti alla TV.
Così,
spendiamo risorse a favore degli altri e non dei nostri ragazzi. Provate a
dirlo a un politico qualunque, non importa che colore abbia addosso, se verde o
giallo o rosso o azzurro. Novanta su cento il politico ti guarda come se
venissi da Marte, stringe le spalle e dice: certo,
avete ragione, ma, sapete, la situazione è difficile, c’è la crisi, c’è lo
spread ma alle prossime elezioni, se
mi votate, cambierà tutto.
Balle.
Cambierà solo per lui.
In
realtà, non gliene frega nulla, non fanno nulla perché non hanno la più pallida
idea di cosa servirebbe a questo Paese dove si discetta di tutto, dalla
legittima difesa agli emigranti su una barca, poveretti, alimentati, assistiti
e curati con i nostri soldi, ma che soffrono molto perché non possono mettere
piede a terra e i cessi della nave sono intasati. Si parla della divisa di
Salvini, si fa la guerra a Macron per una storia vecchia di secoli a proposito
delle ex colonie africane, ci vantiamo di essere forti rispetto i governi di
prima, al punto che facciamo a pugni con l’Europa e così via. Stupidaggini.
Nella
realtà, al cittadino comune, di tutto questo non importa nulla. Il sistema gira
a vuoto. Loro sono dentro e noi tutti fuori, i soldi non girano e il lavoro non
c’è.
Ingannati,
tassati e sfruttati, abbiamo perso la nostra dignità.
Roma, 30/01/2019
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