IL DIBATTITO DELLE IDEE...
Lettere sulla solidarietà pelosa
(di Stelio W. Venceslai)
29/01/2019
Caro Stelio,
normalmente, preferisco non dare seguito alle tue
considerazioni sia per non aggravare con una ulteriore lettura il tuo gravoso
impegno, sia perché, come scrivi, sembra che tutto sia stato detto, poco o
pochissimo fatto, e che la più parte di quanto si possa ancora dire appare
stantio per i tanti luoghi comuni a quali nessuno di noi sembra ormai poter
sfuggire.
Oggi credo opportuno indicarti la lettura di un articolo
di Ilvo Diamanti sulla Repubblica perché trovo crudele, agghiacciante, per noi
di una certa età e di una certa formazione, il risultato di un sondaggio che
rileva come una larga maggioranza degli Italiani sia favorevole all’avvento di
un uomo forte che sia capace di far uscire il Paese dall’attuale pania senza
apparente via di uscita. Sembra proprio che la storia non ci abbia insegnato
niente. L’evidenza è comunque quella dell’esito finale di decenni di scarsa
qualità della scuola e della conseguente, inevitabile, attuale miseria
culturale.
Poche righe però per alcune considerazioni relative alle
migrazioni e all’immigrazione in Italia. Tutto giusto quello che dici. Non
trovo però neppure nelle tue parole quel tentativo di analisi da cui dovrebbero
discendere le relative conclusioni. In breve:
1- E’ chiaro che il
fenomeno è mondiale: non se ne potrà uscire senza una redistribuzione della
ricchezza, cioè futuri conflitti epocali;
2 - per quanto riguarda
l’Italia, è possibile che un giorno diano il Nobel per la pace a Salvini per
aver salvato un gran numero di emigranti. Ho molti dubbi sulla via migliore da
seguire ma quando c’è una vita in pericolo, i miei dubbi svaniscono: se uno
dice che sta affogando non posso dire, come Troisi: mò me lo segno. Lo salvo e basta
e poi si vedrà. Forse non avrò salvato il Paese ma almeno avrò, avremo,
salvato l’anima;
3 - è stupefacente come
sui media nessuno tenti una analisi con i dati già in nostro possesso da
diversi anni, in modo da legare il problema dei migranti non tanto alle nostre
esigenze, sarebbe palese sfruttamento, quanto alle nostre possibilità: a) quale
società vogliamo nell’Italia del futuro (chiusa, multietnica, bianca, colorata?);
4 - vogliamo una
decrescita controllata o un incremento della popolazione, e se sì, come? 5 -
quanti immigrati possono trovare lavoro nella nostra economia? (l’attuale
anarchia è stata ed è funzionale al loro sfruttamento: industriali e agrari
continuano ad arricchirsi ogni giorno sfruttando tanti poveri Cristi, per lo
più nel silenzio di chi potrebbe controllare). quelli che già lavorano, anche
se non del tutto in regola, vogliamo ributtarli al mare? Non sarebbe
masochismo?
5 - quando è possibile
l’accoglienza (leggi Riace) vogliamo rifiutarla per questioni di principio (non
sarebbe razzismo?);
6 - quanti paesi
spopolati dell’Appennino potremmo rivitalizzare con il concorso di tante buone
braccia? (siamo diventati così stupidi da rinunciarvi a priori?).
Caro Stelio, ho buttato giù confusamente alcune cose che
avevo dentro, non ci badare più di tanto. Quello che però mi stupisce è che non
si faccia almeno un po’ di ricorso agli studi dei demografi. Dentro ci sono già
molte risposte a queste confuse considerazioni e a tante altre, alle quali
seguono normalmente solo luoghi comuni. Ecco, mi piacerebbe che almeno tu
voglia farvi ricorso.
Un caro saluto.
Ennio Michele.
Caro
Stelio,
la cosa che più stupisce in questi frangenti non è la
miseria della politica e della plebe che siamo, ma l'assenza, il silenzio, il
letargo delle élites intellettuali. Non voglio citare il Vate dei bei tempi
andati, mi basterebbe qualche professore che si mettesse al moderatissimo
livello del Croce Benedetto.
Cosa è cambiato antropologicamente?
Effetti del comunismo, della femminilizzazione del
maschio, della mancanza di padri? Le idee sono molto meno chiare di un tempo.
E, in genere, sinistra e femminilismo prosperano nella confusione dei ruoli,
nel "trans".
Se dopo Weimar venne il "back-stop" nazista,
potrebbe accadere anche stavolta. In mancanza di un "dio che ci
salvi" potrebbe emergere un Salvini con i capelli biondi e senza doppio
mento.
Non lo escluderei, considerando la indicativa vittoria
del vecchio (e biondo) Donald.
Sempre che qualche professore universitario non si svegli
e cominci a spiegare alle élites perché la solidarietà ben gestita è
evolutivamente superiore alla competizione, per la specie umana.
Saluti da un depilato.
Fabio.
Caro Stelio,
Il
fatto vero è che questi poveracci arrivano in Italia perché è l'approdo più
vicino e, come risaputo, il loro sogno è raggiungere l'Europa del nord.
L'Italia non riesce a farsi sentire in Europa perché in
ambito comunitario, con questi politici che la rappresentano non gode di alcun
credito e quindi in merito alla condivisione dei migranti nemmeno ti
rispondono.
Ha detto Gianni Letta, nella commemorazione del
centenario della nascita di Andreotti, che il vecchio Giulio mai indossò nelle
tante manifestazioni ufficiali alle quali partecipò come ministro degli
interni, la divisa della polizia.
Se ricordo bene nemmeno Giorgio Napolitano, quando
ricopriva la stessa carica.
E poi vuoi che in Europa ti prendano sul serio?
Giordano.
Ho risposto all’amico
Giordano e questa risposta vale un po’ per tutti.
Caro Giordano,
purtroppo le polemiche in Italia si fanno sulle
stupidaggini. Quella della divisa è un'idiozia come l'accoglimento istituzionale
di Battisti. Se Salvini voleva ringraziare la Polizia poteva e doveva farlo al
Viminale, non a Ciampino.
Non è un'idiozia, invece, il non aver fatto nulla contro
i fuoriusciti "politici" accolti e foraggiati da Francia, Messico,
Nicaragua e Brasile. ma nessuno ha protestato, e questo è gravissimo.
Le stupidaggini le capiscono tutti. Le cose serie sono
più difficili e non se ne parla. Qual è il nostro punto di accettazione degli
emigranti? 10.000, 100.000 o uno o due milioni?
Respingerli tutti non ha senso come accoglierli tutti. Il
pietismo è stupido come il rancore.
A Siracusa i 46 emigranti stanno su una nave, alimentati,
vestiti e assistiti dalle autorità italiane. Non sono in pericolo di vita. Non mi
fanno pena. Mi fa pena la loro storia, ma che c'entriamo noi? Stanno scomodi,
ma sono vivi. Dov'è il dramma? Il dramma è nel Mediterraneo dove sono morti a
migliaia, in Libia, dove sono arrivati, nel deserto dove muoiono di sete.
Davvero è colpa nostra?
Usciamo dalle polemiche sul nulla. Chi ci lucra sulla
pelle di questi disgraziati? Come può essere accettabile questo tentativo
di ricatto vestito di umanitario o questo della Libia, che vuole sempre più
soldi da noi? Nessuno ha fatto nulla in passato. Oggi, forse, si fa troppo.
La politica è una cosa seria, ma non da noi. Un
abbraccio.
Stelio.
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