La nebulosa dei boss
Ma chi sono, esattamente, i boss?
In assenza di un Albo professionale è inevitabile pensare che il termine
contenga, per comodità, un poco di tutto: dal grande criminale di stazza
internazionale al don Rodrigo di quartiere, dal Pericolo Pubblico numero uno
(espressione in disuso, popolarissima nel secolo scorso) alla pletora di
concessionari locali che gli reggono lo strascico, dal mostro stragista al
criminale qualunque, come ce ne sono tanti, ahimé. Non sarebbero, altrimenti,
“centinaia” i boss dei quali tanto si parla in questi giorni, come di una
comitiva ora in uscita dalle carceri, ora in procinto di rientrarci.
Magari dico una sciocchezza, o
qualcosa che non ha una sua applicazione concreta o richiede procedure
impossibili, ma non sarebbe meglio (vorrei dire: più giusto) distinguere caso
per caso, ovvero persona per persona? Chi è stato nelle carceri impara subito,
e con un certo sgomento, che a ogni reo corrisponde un essere umano. E dunque o
si fa come suggerisce, con invidiabile coerenza, il partito del “buttate via la
chiave”, per il quale carcerato significa immondizia, deiezione sociale, crepi
comunque e crepi presto; oppure si cerca di credere (e non è facile) che i
princìpi costituzionali, tra i quali il diritto alla salute, valgano anche per
i delinquenti. E che la sicurezza dello Stato sia un valore così alto, così
importante, che può permettersi di fronteggiare non già “centinaia di boss”,
come parrebbe dalle polemiche, ma centinaia di persone. Alcune da tenere
rigorosamente rinchiuse. Altre, chissà.
PS – Questa Amaca non è stata
oggetto di trattativa con alcuno, né frutto di pressioni di qualcun altro.
Fonte: Amaca di MICHELE SERRA/ La Repubblica
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