Roma. Penalisti trattati da intrusi: esiste ancora il
diritto di difesa?
Dai vertici del Tribunale un provvedimento che
prevede attività a scartamento ridotto anche per settembre. Accedere alla
cancelleria per consultare fascicoli o depositare istanze è ridotta a
infastidita concessione degli uffici. Va tutelata la salute. Ma non a costo di
sfregiare i diritti. Che senza avvocati non esistono.
Ripartono le crociere ma non riparte la giustizia
penale, almeno a Roma. È del 4 agosto l'ultimo provvedimento del presidente del
Tribunale di Roma che ratifica anche dal primo settembre una partenza a marce
ridotte dei processi penali e di tutta l'organizzazione giudiziaria. Le udienze
riprenderanno a singhiozzo, le cancellerie riceveranno gli avvocati solo su
appuntamento, il deposito degli atti per tutti gli uffici avverrà presso un
presidio, così detto punto unico. E intanto arrivano i rinvii delle udienze
alla primavera 2021.
È fondamentale garantire la sicurezza sanitaria nei
luoghi di lavoro ma è altrettanto necessario attivare tutti gli strumenti
disponibili per far funzionare la giustizia penale, che rappresenta una
funzione prioritaria per uno stato di diritto. Il processo penale involge
diritti fondamentali dei cittadini. E questi diritti sono assicurati dalla
presenza e dalla prestazione professionale degli avvocati. Solo un'idea
populista di giustizia può identificare l'avvocato come un estraneo al sistema,
come un ostacolo al funzionamento della macchina.
C'è un cartello affisso nei pressi di una scala del
tribunale di Roma che ne riserva l'uso al personale interno, escludendo gli
avvocati. Ed è capitato a qualcuno di essere ripreso da un solerte dipendente,
salvo poi affiancarsi disinvoltamente al bar. L'accesso alle cancellerie per
appuntamento fissato a discrezione del personale amministrativo senza limiti di
tempo dalla richiesta costituisce una modalità di lavoro che condiziona - se
non pregiudica - l'esercizio del diritto di difesa. Le informazioni sui
procedimenti penali, il deposito delle istanze, la consultazione dei fascicoli
non può essere rimessa alla discrezionalità delle cancellerie.
Va dato atto di tante ottime individualità, ma gli
uffici devono essere a disposizione dei difensori come dei giudici e dei
magistrati del pubblico ministero. È una deriva pericolosa che si nasconde
dietro provvedimenti che, nel nome di un'emergenza sanitaria, finiscono per
tenere il difensore fuori dal tribunale e quindi dal processo. Perché il
processo è anche preparazione della difesa. La tecnologia è preziosa se
efficace e risolutiva, se il difensore può consultare da studio i fascicoli, se
può avere copia immediata degli atti o delle sentenze, se può avere
informazioni in tempo reale sullo stato del procedimento. Oggi siamo ben
lontani da questa realtà, purtroppo. Serve coraggio, e un intervento che
organizzi il funzionamento della giustizia penale in maniera efficace e con il
riconoscimento di tutti i ruoli. Avviso ai naviganti: il difensore è una parte
essenziale del processo che garantisce i diritti dei cittadini, per chi si
fosse distratto durante il lockdown.
(*) Fonte: di
Vincenzo Comi/ Il Dubbio, 8 agosto 2020/Vice presidente della Camera Penale di
Roma

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