INTERVISTA
AD ANGELA LUCE
“Totò mi baciò sul
seno. Sordi era un vero galletto. Eduardo è il mio maestro. Ho recitato con
tutti i più grandi attori, “eppure Wikipedia non mi vuole credere”.
Come lei (quasi)
nessuna. “Ho avuto la fortuna, la gioia e l’onore di lavorare con i più grandi
registi del cinema, del teatro e della televisione; il 3 dicembre ho compiuto
83 anni e ne ho 67 di carriera”.
Il grazie. “A
Eduardo (De Filippo), è stato il mio maestro, accanto a lui ho imparato le
basi, e non solo, di questo mestiere. Ho capito la magia e cos’è la dedizione
assoluta al teatro”.
Il nome. “Mi
chiamo Angela Luce perché ispirata dall’allora ambasciatrice degli Stati Uniti
in Italia, donna bellissima. E mi ha portato fortuna”.
Se ci fosse una
Rosa dei Venti dedicata all’arte, Angela Luce avrebbe ogni direzione possibile,
a favore o contro, sul palco o davanti a una cinepresa, nazionalpopolare con
Totò, o di rottura come nel Decameron di Pasolini; ha cantato a Sanremo, ha
conosciuto Margaret d’Inghilterra, ha girato il mondo con Garinei e Giovannini
(“Dal Canada al Sudamerica”), e c’è un punto che la amareggia, per non dire
peggio: “Wikipedia censura la mia carriera come se non fosse possibile”.
Il
suo primo palco.
La Festa di
Piedigrotta. Lì ho cantato una canzoncina, ed ero bellissima, con un ‘però’:
ero molto giovane, mancava ancora un mese e mezzo al compimento dei miei 14
anni, per questo mi accompagnava mamma. Poi ho partecipato a un concorso di
bellezza.
Vinto.
Premesso: ero
proprio bella, bella e naturale, senza bisturi né punturine; mi eliminarono
perché mancavano due mesi all’età minima per partecipare.
Mortificata.
Non avevo più
lacrime, mi consolò Francesca Bertini (storica attrice): era tra i giurati
insieme a Curzio Malaparte.
Da
dove arriva l’ispirazione artistica?
Sono
un’autodidatta assoluta, non ho mai studiato canto, recitazione, o altro.
Proprio niente.
Natura.
Probabile, ma
Napoli ha nella sua pancia una vena artistica; comunque, come attrice, devo la
mia scoperta a Eduardo De Filippo: con lui non sono passata neanche dal
classico provino, ma ho subito firmato il contratto.
Folgorato.
(Sorride) Sul
giornale avevo letto che Eduardo cercava nuove reclute sia per la sua compagnia
che per quella ‘Scarpettiana’ al Teatro San Ferdinando di Napoli; allora chiesi
a Ugo D’Alessio (noto attore napoletano), grande amico di famiglia, in
particolare di mio padre, dove si tenevano queste audizioni.
E
lui le diede le dritte.
In realtà la sua
prima reazione fu di stupore: ‘Ma come, hai già debuttato da cantante…’ ‘E
allora? Voglio diventare attrice’. ‘Come vuoi’. Così Ugo il giorno dopo mi
portò da Eduardo, e sul palco il maestro mi chiese: ‘Cosa hai portato?’. ‘Due
poesie: una di Salvatore Di Giacomo e l’altra di Garcia Lorca’. Attenzione: pronunciai
‘Garcia’ con la lingua tra i denti, in maniera perfetta, tanto da colpire
Eduardo che si rivolse a D’Alessio: ‘Questa non ha bisogno di provini. Va bene
il contratto’.
Eduardo
aveva fama di uomo molto severo. Proibiva le storie d’amore in compagnia.
Aveva ragione: il
teatro va rispettato, è un luogo cosparso di polvere sacra, e non basta solo
l’amore e la passione, ma è fondamentale la totale dedizione.
Anche
allora la pensava così.
A quel tempo presi
una scuffia per un collega di compagnia ed Eduardo mi punì non rinnovandomi il
contratto. Eppure non ero colpevole.
Aveva
ragione lo stesso?
Questo attore
dedicava le sue attenzioni a un’altra attrice del gruppo, e per fare il
galletto con lei, entrò in scena fuori tempo: errore gravissimo, e da lì mi
accusarono di averlo distratto. Peccato che quella sera non c’ero, non
lavoravo.
E
allora?
Fui punita, e in
quel momento odiai Eduardo, poi con il tempo ho capito le sue ragioni, le sue
dinamiche, la sua integrità. Per lui contava solo la sacralità del palco; anni
dopo mi richiamò per ruoli da protagonista, e ho recitato in Natale in casa
Cupiello…
Come
giudica la versione con Castellitto?
(Prende tempo,
riflette, media con se stessa) È bello. È sempre bello rappresentare Eduardo. E
va bene così.
Eduardo
fuori dal teatro…
Non c’erano molte
occasioni, lui era perennemente concentrato sul palcoscenico; ricordo però un
pranzo a Ischia e lì ho scoperto un uomo più semplice, disponibile, meno
severo; con quel volto lì, così scavato, sofferente, teatrale, non gli serviva
accentuare certi lati del carattere; (ci pensa) ho lavorato con tutti e tre i
De Filippo.
Titina
la meno celebrata.
Una donna
semplice, mite, suscitava quasi tenerezza, anche per le sue precarie condizioni
fisiche dovute a un cuore debole; però era facile percepire la sua grandezza.
Mentre il più estroverso, anche con me, era Peppino.
Innamorato
di lei.
No, lui era molto
serio; (cambia tono) in realtà, sul lavoro, giusto qualche volta ci hanno
provato, tra questi Alberto Sordi, un vero galletto; (ride) era un modo per
divertirci, non per creare imbarazzo.
Ha
recitato con i più grandi.
L’altra sera, in
televisione, hanno trasmesso un film con protagonisti Alberto Sordi, Marcello
Mastroianni e Ugo Tognazzi: ho recitato con tutti loro, e solo io sono ancora
viva. Quasi mi vergogno.
Nella
sua lista c’è Totò…
Quando cantavo mi
guardava e con i suoi gesti sentenziava: ‘La tua voce mi fa sentire il profumo
di Napoli’…
Il
principe in Signori si nasce la bacia sul seno.
In teoria doveva
essere sulla guancia, e invece puntò alle tette e sono stata costretta a darmi
un pizzico per non scoppiare a ridere; poi, da sciocca, risolsi quel momento
come una ‘scena sbagliata’, tanto da raggiungere il regista, Mario Mattoli, per
segnalargli l’errore. E lui: ‘Quale?’ ‘Invece delle guance ha puntato alle
tette’. ‘Tu sei pazza, questa è una scena cult, ne parlerà l’Italia intera e
per sempre’. Aveva ragione.
Un
rimpianto professionale.
Dovevo entrare nel
cast di Rocco e i suoi fratelli, Visconti mi aveva scelto, ma poco prima delle
riprese salii su una bicicletta senza accorgermi che non aveva i freni. Finii
in ospedale.
Però
era ne Lo straniero…
E durante le
riprese Visconti mi chiese di cantare So’ Bammenella ’e copp’ ’e Quartiere, e
io ‘volentieri, conte’; lo spettacolo di Bammenella l’ho portato anche a
Londra, e al ricevimento del Consolato ho conosciuto Margaret d’Inghilterra, e
Wikipedia non accetta questa notizia. Questo ostracismo mi offende
Che
succede?
Ogni volta che
provo ad aggiornare la mia pagina, quel sito sostiene che non sono notizie
verificabili, e mi provoca un nervoso assoluto, mette in dubbio la mia serietà.
Vorrei sbattergli in faccia le centinaia di pagine di rassegna stampa che
certificano la realtà..
Torniamo
alla sua carriera: Pasolini.
Mi ripeteva: ‘Non
mi guardare così, con quegli occhi mi scavi dentro’.
Con
lui ha girato Decameron, uno dei più censurati.
Oggi sarei una
donna ricchissima, se avessi accettato le proposte successive a quel film.
Sempre rifiutate.
La
desideravano nuda.
Spogliarsi è
facile, rivestirsi è difficile, per questo ho risposto di no pure a Tinto
Brass; dopo ogni rifiuto, registi e produttori mi ripetevano sempre la stessa
frase: ‘Ma lei si è già denudata sul set’. E io: ‘Sì, per Pier Paolo Pasolini,
non con voi’; ho cambiato idea solo nel 1995 e con Mario Martone.
Ne
L’amore molesto.
Ho vinto il David
e neanche volevo accettare, non credevo di avere l’età per spogliarmi, ed è
grazie a Mario se mi sono convinta.
Del
Me Too cosa ne pensa?
Anche a me è
successo, ma quell’episodio lo lascio nel passato, non intendo riesumarlo,
altrimenti avrei la sensazione di specularci.
Sul
set ha mai avuto soggezione di qualcuno?
(Ci ripensa e
torna a prima) Ho strappato il contratto in faccia a un produttore del quale
non rivelerò mai il nome, e non per rispetto a lui, che è anche morto, ma per
me stessa; il giorno della rottura mi disse che voleva portarmi a cena e poi
sarei dovuta restare con lui, e io: ‘Sono qui in quanto attrice non come prostituta’.
E…
Se avessi firmato,
quell’anno avrei partecipato a sei o sette film, e invece l’ho stracciato e
sbattuto in faccia. Lui diventò rosso. Io senza alcun rimpianto, perché tutto
quello che ho realizzato, è solo grazie a me stessa.
Solo
lei.
(Sorride)
Confesso: solo una volta ho cercato la raccomandazione di un politico,
attraverso amici comuni.
Per
cosa?
Una trasmissione
televisiva, ma quando ho conosciuto il politico, me ne sono innamorata al primo
sguardo. E lui di me.
Per
la carriera a cosa ha rinunciato?
A un figlio; (ci
pensa e cambia tono) una volta sono rimasta incinta, ma il mio compagno di
allora non lo voleva, ‘altrimenti mi rovini la carriera’. Lo persi. Poco tempo
dopo lui tornò da me, ‘abbiamo sbagliato’, ma chiusi la porta. La situazione
era oramai rovinata; (abbassa la voce) alla fine la mia di carriera è
proseguita e bene, lui è quasi finito.
Vittorio
De Sica…
Un grande signore
e un grande attore, da uno così s’imparava anche solo standogli accanto; con
lui ho girato tre film, in Gastone ho improvvisato il mio primo spogliarello,
però mi toglievo solo il reggiseno e lo sbattevo in faccia a Magali Noël.
Una
lezione fondamentale che ha ricevuto?
Forse non è
chiaro, ma ho la quinta elementare, sono un’autodidatta, e le mie medie,
superiori e università le ho superate con la scuola di Eduardo.
I
suoi di cosa si occupavano?
Papà artigiano di
scarpe, medaglia d’oro per la professione; mamma realizzava fiori di stoffa, ma
pensava più a badare a noi figli e al negozio con in vendita l’opera di mio
padre.
Lei
celebre anche per la musica.
Sono arrivata
seconda a Sanremo con Ipocrisia (1975) e per quel brano mi sono arrivati i
complimenti di Peter Ustinov e Alain Delon.
Come
giudica Sofia Loren?
È bravissima, una
grande attrice, con lei dico solo ‘chapeau’.
Chi
ha deciso di chiamarla ‘Luce’?
Io e da ragazzina:
a Napoli venne l’ambasciatrice degli Stati Uniti, Clare Boothe Luce, andai a
vederla e la trovai altissima e bellissima; un giorno anche Eduardo mi chiese
il perché e io iniziai a balbettare: temevo non gli piacesse, e invece mi
riempì di complimenti ‘ti sta proprio bene’; il maestro prima di morire stava
scrivendo una commedia dal titolo ‘Angela Luce’, me lo rivelò lui, ma non finì
in tempo.
Il
regalo più bello?
La mia vita e la
mia arte.
Chi
è lei?
Una donna
semplice. Vera. Sincera. Fortunata. E suscettibile.
Fonte: di
Alessandro Ferrucci | 27 DICEMBRE 2020/ Il Fatto Quotidiano/



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