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domenica 11 aprile 2021

 


Clamoroso

Il vaccino antirabbico di Semple, preparato sulla falsariga di quello di Pasteur del 1884, provocava un caso di encefalite demielinizzante allergica ogni 1.000 - 10.000 somministrazioni [M. La Placa, Principi di Microbiologia Medica, EdiSES, XIV 2014].



 

In prima pagina

• Nel Torinese un uomo di 83 anni ha ucciso la moglie, il figlio disabile e i proprietari dell’appartamento in cui viveva, poi ha tentato il suicidio senza riuscirci

• Conte incontra i deputati grillini e dice che il M5s «deve strutturarsi». Casaleggio attacca la linea Conte: «Si trasformano in un partito per mettere in difficoltà finanziaria Rousseau e permettere il terzo mandato»

• In 300 ragazzi in strada per girare il video del rapper Neima Ezza. Finisce in guerriglia con lanci di bottiglie e sassi all’arrivo delle forze dell’ordine

• L’ex commissario Arcuri è indagato per peculato nell’inchiesta sulle mascherine

• Da oggi tutta l’Italia è arancione tranne quattro regioni

• Ieri i morti registrati sono stati 344. Scendono i ricoverati in terapia intensiva (-15). Il tasso di positività risale dal 5,5% al 6,2%. Le persone vaccinate (due dosi): 3.921.770 (6,58%)

• In Abruzzo vaccinato un reduce di guerra quasi centenario. La mortalità tra i medici è scesa del 95%. Quelli di #ioapro vogliono assaltare Montecitorio

• Un virologo cinese ammette che i loro vaccini hanno una bassa efficacia. Nuova impennata di contagi negli Stati Uniti, il 40% dei marines americani ha rifiutato il vaccino

• Blackout al sito nucleare di Natanz. L’Iran accusa Israele: «È stato un atto di terrorismo»

• Nel carcere di Duenas, in Spagna, Igor il Russo, ha aggredito e mandato all’ospedale cinque secondini

• Il presidente uscente della repubblica di Gibuti è stato rieletto col 98 per cento dei voti

• L’Inter batte 1-0 il Cagliari, conquista l’undicesima vittoria di fila e mantiene il vantaggio di 11 punti sul Milan. La Juventus supera 3-1 il Genoa, il Napoli s’impone a Genoa contro la Samp, la Lazio vince 1-0 a Verona in pieno recupero e la Roma sconfigge il Bologna con rete di Borja Mayoral. Nel posticipo, Fiorentina Atalanta è finita 2-3

• Lorenzo Sonego ha vinto il Sardegna Open, il torneo Atp di Cagliari. Per il tennista italiano è il secondo titolo in carriera

• Un’irlandese fa la storia dell’ippica: è la prima a vincere il Grand National, la più importante corsa a ostacoli

• È morto di Covid Massimo Cuttitta, leggenda del rugby italiano. Aveva 54 anni

 

Titoli

Corriere della Sera: La corsa a trovare i vaccini

la Repubblica: «In estate saremo più sicuri»

La Stampa: «Tutta Italia aperta entro il 2 giugno»

Il Sole 24 Ore: Bonus casa e 110%, i requisiti impossibili che bloccano i lavori

Il Messaggero: Al ristorante solo se prenotati

Il Giornale: Salvini: cosa farò

Leggo: L’Italia riparte in arancione / Rosse 4 regioni

Qn: Prove di riapertura, sì di Speranza

Il Fatto: Le cure monoclonali ci sono / Ma le Regioni non le usano

Libero: Migliaia di case Inps / regalate ai raccomandati

La Verità: Fuori legge i ventilatori cinesi / Nel contratto il nome di D’Alema

Il Mattino: «Over 80, mancano i vaccini»

il Quotidiano del Sud: Recovery Plan, soluzione di Stato

Domani: Gli affari d’oro (nero) fra i Moratti ed Erdogan

IN TERZA PAGINA [vai]

Stammi lontano, Einstein (Benini)

I nazisti odiavano i gatti (F. Merlo)

Elogio della Traviata in tivù (Grasso)

Il lunedì di Sconcerti

 

Delitti e suicidi

In un appartamento al quinto piano nel centro di Rivarolo Canavese, comune di 12 mila anime a mezz’ora da Torino, sabato sera Renzo Tarabella, pensionato, 83 anni, ha preso la sua pistola, una semiautomatica calibro 9 legalmente detenuta, e ha sparato più volte uccidendo la moglie Rosaria Valovatto, 79 anni, e il figlio Wilson, 51 anni, disabile. Poi ha freddato anche una coppia di anziani coniugi, proprietari della loro abitazione, che vivevano al piano di sopra dello stesso stabile: Osvaldo Dighera, 74 anni, e la moglie Liliana Heidempergher, 70. A chiamare i carabinieri è stata la figlia di Dighera, Francesca, che abita a pochi metri e s’era preoccupata, non riuscendo a contattare i genitori. Quando i carabinieri sono entrati in casa, otto ore dopo gli omicidi, Tarabella ha provato a uccidersi sparandosi un colpo in bocca, senza riuscirsi. Portato all’ospedale San Giovanni Bosco di Torino, è stato operato d’urgenza e ora è in gravissime condizioni. «“È sempre stato un tipo burbero, sapevamo che aveva una pistola, ma non avremmo mai immaginato una cosa del genere”, ha commentato l’ex genero. “Perché lo ha fatto? Non lo so, ribadisce, “da quando mi sono separato dalla figlia ho troncato i rapporti. Parlate con gli assistenti sociali, chiedete a loro”. La famiglia era stata seguita, ma il sindaco Alberto Rostagno nega che ci fossero stati problemi: “Il figlio 51enne diversamente abile è stato seguito fino a poco tempo fa dai servizi sociali che hanno smesso quando il padre ha firmato perché non lo facessero più”» [Ribaudo, CdS]. «Non ci sono messaggi di addio. Non ci sono lettere. Soltanto le voci della piazza che raccontano come l’omicida, in qualche modo, guardasse con un po’ di invidia la famiglia dei vicini. Perfetta. Diventati nonni da poco. Felici. Soltanto voci, e pettegolezzi, ma per ora non c’è nulla di concreto o comunque in grado di spiegare fin in fondo questa strage» [Poletto, Sta].
 

TERZA PAGINA

«Se un uomo apre la porta dell’auto alla donna,
o è nuova l’auto o è nuova la donna»
Filippo di Edimburgo
Mascherine
di Annalena Benini
Il Foglio
Ieri per lavoro sono andata a casa di una persona. Una persona che ho conosciuto un anno fa per un’intervista, e di cui ho letto un libro molto interessante. Non ero sola, e avevo la mascherina e il referto del tampone appena fatto sul telefono, esattamente come le persone insieme a me. Esattamente come tutta la nostra vita degli ultimi dodici mesi. Abbiamo salito le scale dell’appartamento, all’ora stabilita, salutato con gentilezza i gatti di questa persona, e anche quelli che hanno il terrore dei gatti sono stati educati e hanno riso nervosamente, ma nel giro di cinque minuti abbiamo scoperto che questa persona a differenza nostra non aveva fatto nessun tampone, oltre a non indossare la mascherina e a non capire il nostro imbarazzo. Avremmo dovuto stare insieme, dentro casa, abbastanza vicini, per almeno due ore. Uno è scappato sul balcone, l’altro si è appiattito contro il muro, una terza è scesa in strada con la scusa di telefonare. Tutti spaventati, anzi scioccati, tutti a pensare al possibile effetto domino di quel contatto scriteriato. Tutti con qualche guaio, per forza. Uno ha una nonna in ospedale con il Covid e aveva da poco cercato di farle una videochiamata, ma la nonna era troppo stanca e non capiva dove guardare, un’altra ha tutta la famiglia positiva in una città lontana, ed era preoccupata ma cercava di sorridere lo stesso, uno ripeteva continuamente: io devo lavorare, non posso permettermi una quarantena, chi me la paga una quarantena? Io ero combattuta tra il dovere di restare gentile e composta e la voglia di scappare imprecando e urlando, e di fare scappare anche i gatti lasciando la porta spalancata. In quel momento, ho capito che è molto difficile amare gli esseri umani indiscriminatamente.
Provare affetto per l’umanità in generale nella difficoltà è un’altra cosa: sentirsi vicini a tutti quelli che hanno paura e soffrono, a quelli che aspettano il vaccino con fiducia, o che invece lo temono, a quelli che hanno lavorato giorno e notte per trovare questo vaccino, a quelli che non si vedono da mesi e mesi e ancora resistono. A quelli che sono morti da soli. A quelli che si sono lasciati. A quelli che non si sono lasciati. A quelli che prima di rientrare in casa, dopo il turno in ospedale, dopo le ore di scuola e di supermercato, si spogliano nudi in garage e si fanno la doccia. Al barbone che mi ferma sotto casa e dice: non dimenticarti di me, è stato un inverno brutto. Ai compagni di classe di mio figlio, che vengono a giocare a casa e non si tolgono mai la mascherina. Ai miei genitori, che non vedo da agosto. A quelli che in un anno sono invecchiati dieci anni, a casa da soli. A mia figlia, che ho perfino sgridato perché le è venuta l’allergia al polline e mi ha fatto preoccupare, ma poi ha preso l’antistaminico e le è passato tutto. Le ho chiesto scusa, ok?
A tutti quelli che si sono presi a cuore qualcuno. Anche a quelli che non si sono presi a cuore nessuno, e hanno chiuso la porta e basta. A quelli che aspettano solo di versarsi il vino addosso a una festa e limonare con il primo che passa. Alla mia vicina di casa, che ha perso la testa per il ragazzo delle consegne a domicilio e fa dieci consegne a domicilio al giorno. A quelli che danno le testate al muro perché vogliono la libertà e non ne possono più.
Ma se tu eserciti la tua libertà senza pensare nello stesso momento alle mie testate al muro, ai miei guai che non conosci, alle regole del vivere civile, alla sicurezza che è un tuo dovere perché non esiste un diritto senza un dovere, allora puoi anche essere Einstein reincarnato, o Giovanna d’Arco, ma a me non importa, stammi lontano. Stiamo lontani. Va’ a scoprire la teoria della relatività altrove. Ci riparliamo quando hai fatto il tampone, Einstein, ci riparliamo quando hai capito che cos’è una comunità.
Annalena Benini
Nazi
di Francesco Merlo
la Repubblica
A smontare la leggenda dei nazisti “animalisti”, precursori di una sensibilità moderna verso gli animali, ci pensa il gatto che i nazisti disprezzavano perché «perfido, falso, asociale», prodotto finale di un razza straniera e imprevedibile che, secondo le loro teorie, veniva dall’Oriente: «gli ebrei tra gli animali». La definizione è di Will Vesper, lo scrittore che componeva per Hitler fiabe sugli animali e, secondo Thomas Mann, era «uno dei peggiori buffoni nazionalisti» anche perché andava in giro puntando i gatti randagi con lo schioppo. La legge tedesca proteggeva, è vero, gli animali, ma solo quelli “padroni” e “predatori”, che avevano cioè le virtù del soldato nazista: «fedeltà, coraggio, resistenza, diligenza, obbedienza». Insomma «il cane germanico primigenio», il pastore tedesco, di cui Hitler fu per tutta la vita innamorato, fin da quando, caporale in trincea, incontro Wolf1, il suo solo compagno britannico, che gli fu poi rubato rendendolo pazzo di furore. Hitler ne ebbe sei: tre maschi, tutti di nome Wolf, e tre femmine, tutte di nome Blondi: «più conosco gli uomini e più amo i cani» ripeteva. L’ultima Blondi fu avvelenata dal suo padrone il giorno prima del suo suicidio insieme a Eva Braun a Berlino nel bunker sotterraneo il 30 aprile 1945. Vegetariano, Hitler disprezzava la caccia («la cosa più decorosa della caccia è la selvaggina»), che invece eccitava Hermann Göring , il quale collezionava teste di cervo e allevava in casa almeno un paio di leoni. Il lupo, totemico, e i leoni erano gli animali “padroni”. Ma i nazisti amavano anche “i camerati cavalli”, purosangue alti, nobili e veloci ai quali il ministero della guerra eresse un monumento e la Wermacht dedicava poesie. Speciale era il culto per i maiali. L’allevatore Richard Walther Darré, il teorico di “sangue e suolo”, che vedeva nel suino «la razza guida dei popoli nordici», «l’animale odiato dai semiti nomadi e parassitari», insegnò a Himmler ad applicare agli uomini le conoscenze che aveva appreso sui polli e sui maiali. Dunque Himmler, seduto alla sua scrivania e armato di lente d’ingrandimento, esaminava le foto tessere delle aspiranti SS scartando tutti i candidati con i peli-setole troppo scuri e ovviamente con il naso aquilino e con gli zigomi marcati: «sono un selezionatore di sementi» diceva di sé. È dunque chiaro che non un precoce animalismo ma una follia razziale dominava i rapporti tra i nazisti e le bestie. E Bestiario nazista si chiama il libro (Bollati Boringhieri) che lo storico Jan Mohnhaupt ha dedicato agli animali del Terzo Reich, ai famosi zoo che mimetizzavano i campi di concentramento, al disprezzo per le pecore e all’odio per i gatti. Nel marzo del 1936 un decreto straordinario di tutela ambientale incitò a catturare i gatti randagi e consegnarli alla polizia che, dopo tre giorni, li sopprimeva. E ai cacciatori fu permesso di sparare a ogni gatto che si trovasse a 200 metri da una casa abitata, come in una prova generale di sterminio.
Francesco Merlo
Violetta
di Aldo Grasso
Corriere della Sera
Ci voleva molto coraggio per realizzare e trasmettere in prima serata su Rai3 La traviata di Giuseppe Verdi. I cultori abituali dell’opera lirica non sono molti (la prima della Scala non fa testo, è un evento mondano), i teatri lirici sono in crisi profonda, non solo per la pandemia, gli appelli alla «cultura» sono sempre più disattesi. In un ventaglio di offerte televisive così vasto, a chi può interessare ancora l’opera?
E invece quasi un milione di spettatori (quanti teatri ci vogliono per fare un milione?) ha assistito alla messa in onda del film-opera voluto da Rai Cultura e dal Teatro dell’Opera di Roma, diretto da Mario Martone (Daniele Gatti dirigeva l’orchestra). Film-opera significa che questa Traviata è stata pensata subito per la tv (com’era successo con Il barbiere di Siviglia): il palcoscenico, la platea (eliminate le sedie), i foyer, le scale interne e i palchi del teatro sono diventati un unico set cinematografico per conferire dinamismo alle scene, per rompere la convenzione drammaturgica ottocentesca, per giocare di montaggio.
Martone si è concesso anche alcuni esterni, come le Terme di Caracalla, infischiandosene delle macchine che si intravedono. Il regista ha saputo sapientemente giocare con il Teatro dell’Opera, con le sue strutture, con le sue scene, quasi per un senso di rispetto misto ad affettuosità. E l’operazione gli è riuscita, senza troppo stravolgere l’impianto tradizionale.
Finora, nel teatro lirico, si è discusso degli aggiornamenti scenografici (per esempio, l’idea nefasta di ambientare un’opera ai giorni nostri, tanto per modernizzare). Credo, invece, che gli aggiornamenti debbano essere pensati nel tipo di ripresa, se si vuole percorrere la strada dello streaming (e dei cataloghi delle piattaforme) in maniera originale. E non è detto che il teatro (l’edificio) sia il luogo più adatto per un adattamento televisivo.
Aldo Grasso
Lunedì
di Mario Sconcerti
Corriere della Sera
Non ci sono avversari per l’Inter, ma non ci sono avversari per nessuno. Si gioca un campionato per quarte squadre, l’unico equilibrio è lì. Dentro questa classifica la vera crescita è di Milan e Napoli con 17 e 11 punti in più. La Juve solleva discussioni perché è la Juve, ma ha 13 punti meno, il giudizio arriva da solo. Abbiamo fatto diventare uno scopo laterale (il quarto posto) il vero scopo dell’anno. Questo salva tutto tranne il gioco. Chi arriva quarto è sempre incompleto. Siamo un mondo di deboli che ha accettato di scambiare per lusso la minor debolezza. Come la ricchezza di Suning: se è il più ricco dov’è il problema di Zhang, perché esiste? A volte ho l’impressione di essere dentro un bagno di bugie e assecondarlo. Tutti in lotta per i cinquanta milioni d’ingresso alla Champions, che comunque non bastano di certo a pagare i debiti. Non solo di Zhang, di tutte le migliori. Non c’è nessuno dietro l’Inter che sia pronto per vincere. Nemmeno il Milan, che infatti migliora tanto per poi arrivare a 11 punti dalla prima. Ha recuperato il facile, il difficile comincia adesso. È una fisica del calcio sbagliata, non ha matematica che la tenga insieme. Non esiste la più forte, non esiste dovunque. Il Liverpool un anno fa vinse il campionato con 20 punti di vantaggio, oggi è poco guardabile, tocca al City il distacco. L’Inter ha preso il posto della Juve, ma non vuol dire che siamo cambiati, migliorati. Vuol dire che è migliore l’Inter. Chi è a oltre dieci punti non è un avversario, è un vago compagno di viaggio. In Germania per la prima volta una squadra dell’Est corre per vincere, il Lipsia. Dovunque si hanno segnali di discontinuità, ma verso il basso. Può contare poco, il calcio si fonda sui risultati non sulla bellezza, è il risultato riuscito il suo splendore, sempre. Ma lo sarà a maggior ragione finché le nostre squadre giocheranno per arrivare quarte. E giocando con minor qualità, avranno ogni anno un avversario in più. Un anno fa staccarono tutti quattro squadre, oggi corrono in sette. Basta sempre qualcosa in meno, mai in più.
Mario Sconcerti
QUARTA PAGINA
«Il mondo dei giornalisti è pieno di invidie,
i cannibali al confronto sono dei vegani»
Giampiero Mughini
Mughini
di Concetto Vecchio
la Repubblica
Giampiero Mughini, i suoi si lasciarono quando lei aveva sette anni. Come visse la separazione nella Catania del 1948?
«Come un marchio. A scuola ero l’unico figlio di separati. Andai a vivere con la mamma dai nonni».
Perché si divisero?
«Mio padre era di una durezza spaventosa, tra lui e mamma c’erano vent’anni di differenza. Ma più di così non saprei entrare nel dettaglio. Si sono separati male».
Che ricordo le è rimasto?
«Mia madre dopo un po’ cominciò a frequentare un altro uomo, “lo zio Aurelio”. Anche lui era separato dalla moglie. Un giorno eravamo al cinema, io, la mamma e la nonna. Non appena si spensero le luci, si avvicinò a noi una donna, che nel buio della sala cominciò a insultare mia madre: era la moglie dello zio Aurelio. “Usciamo”, disse mamma, senza ribattere alla signora. Sgattaiolammo in silenzio, persi il film. Questa era l’Italia di allora».
Che rapporto aveva con suo padre?
«Lo vedevo ogni quindici giorni, in tutta la vita non mi ha rivolto più di trenta parole: ma sono state quelle decisive. Insieme a Clint Eastwood ha rappresentato il modello di uomo per me».
Che famiglia era la sua?
«Borghesia impoverita, che è peggio di essere proletari. I soldi per i quaderni me li dava mio padre, il ragionier Mughini: a Catania lo conoscevano tutti, perché era il commercialista più bravo della città. Quando morì, nel 1973, sul quotidiano La Sicilia venne salutato con un’intera pagina di necrologi».
Suo padre che idee politiche aveva?
«Era stato fascista, mentre io ero un ragazzo che faceva la contestazione. Una volta scrissi un pezzo in cui mi scagliai contro le squadracce fasciste. “Lo sai che ne facevo parte?” disse. Non era vero. Non aggiunse mai altro sul mio essere di sinistra».
Nel 1987 ha scritto Compagni addio, un libro con cui ha divorziato dalla sinistra.
«Mi sono dimesso dall’estremismo di sinistra. Non ne potevo più dei partitini di Mario Capanna, di Lotta Continua implicata nel delitto Calabresi, di Luciano Lama cacciato dall’Università. Volevo chiudere con un mondo che giustificava i terroristi come compagni che sbagliano».
Non ha salvato proprio nulla, però.
«Non è vero. Mi avvicinai ai socialisti che erano usciti dal Pci dopo i fatti d’Ungheria, nel 1956. Stimavo Antonio Giolitti, Luciano Cafagna, Giorgio Ruffolo, Giuliano Amato. E Bettino Craxi».
Divenne socialista?
«Sì, anche se non ho mai avuto tessere di partito. Sono stato anticomunista, ma ho frequentato molti personaggi del comunismo italiano, da Piero Ingrao a Giorgio Amendola, da Alfredo Reichlin a Paolo Bufalini. Quando entravo nella stanza di Bruno Trentin alla Cgil mi sembrava di mettere piede in un tempio, tale era il suo carisma. Sono stato amico di Emanuele Macaluso, una figura leggendaria. Erano uomini di una statura incomparabile se confrontata con i politici di oggi».
Molti a sinistra non le hanno mai perdonato il Bar sport in tv, da ultrà della Juventus.
«Non mi hanno mai perdonato i miei guadagni in tv, è diverso».
Non l’accusavano di fare il guitto?
«Invece ero me stesso. Facevo Mughini. Ho avuto successo. Mentre loro perdevano tempo a criticarmi, io scrivevo un libro all’anno. Ne ho pubblicati 33. La verità è che il mondo degli intellettuali e dei giornalisti è pieno di invidie, i cannibali al confronto sono dei vegani».
È diventato ricco con la tv?
«Non mi lamento. Nell’ultimo anno, a Controcampo mi davano sei milioni di lire a puntata, anche se metà se ne andavano in tasse. Mi sono sempre fatto trattare bene. Aldo Biscardi al Processo del lunedì mi offriva 500mila lire per sedere accanto a Gianni Brera, quando mi chiamò Maurizio Mosca chiesi il quadruplo. Indro Montanelli mi propose 250 mila lire a pezzo per la rubrica L’invitato sul Giornale. “Facciamo 300mila lire”, replicai. Ovviamente li ebbi».
Oggi per chi vota?
«Pd. Vorrei votare per Renzi, che è l’unico fuoriclasse sulla scena del centrosinistra, il suo partito però è inesistente».
Cosa pensa di Enrico Letta?
«Non capisco come si possa dire che servono due donne capigruppo. La Thatcher è diventata tale perché era la più brava di tutti. E lo stesso Nilde Iotti, Emma Bonino, Hillary Clinton. Credo che Elsa Morante e Marguerite Yourcenar si sarebbero sentite offese di fronte a un discorso di quote».
Non esiste una questione femminile?
«Nel lavoro non ho mai distinto tra un uomo e una donna, ho avuto spesso donne come superiori. Quando mi dimisi dal Centro universitario cinematografico, che a Catania editava Giovane critica , indicai una donna al mio posto: la professoressa Silvana Cirrone».
Come valuta i primi passi di Draghi?
«È uno che può dire che Erdogan è un dittatore senza prendere pernacchie. Ho sempre reputato Conte un avvocaticchio che se la cava, ma la cui autorità è zero».
Conte non ha il merito del Recovery?
«Quei soldi li avrebbero dati anche a me e a lei».
Che Paese è oggi l’Italia?
«Rovinato dalla frattura provocata da Tangentopoli. Ha distrutto le storie politiche che avevano innervato i partiti a cui dobbiamo la ricostruzione del Paese, la Dc, il Pci, il Psi: un periodo strepitoso».
Non ci siamo più ripresi?
«Dopo sono arrivate figure modeste, è rimasta la protesta di Bossi e Grillo. Non capisco come il 32 per cento abbia potuto votare per i Cinquestelle. Se uno vede Di Battista e Di Maio capisce che è gente che non ha una storia. L’80 per cento dei neoeletti grillini nel 2013 non aveva mai compilato una dichiarazione di redditi».
A 80 anni cosa ha capito degli italiani?
«Siamo il popolo che osannava Mussolini e che il 26 luglio si scoprì antifascista».
Ha sempre guardato con curiosità alla destra. È un debito verso suo padre?
«Per nulla. È una cultura con cui fare i conti, la destra ha contato qualcosa, basti vedere Céline, Pound, Jünger».
Che ricordi conserva di Lotta Continua?
«Per tre anni sono stato il loro direttore responsabile, mi prestai perché volevo che andassero in edicola: prima di me lo fecero Marco Pannella e Pier Paolo Pasolini. Presi tre condanne».
Pensa che i dirigenti di Lotta continua abbiano stretto un patto di omertà sull’omicidio Calabresi?
«D’acciaio. E lo hanno fatto per proteggere le loro carriere. Ma a me non la raccontano. Li conosco uno per uno. E ho letto tre volte le 600 pagine della sentenza di primo grado: Marino è credibile. Tutto questo non mi fa velo nel riconoscere il grande talento intellettuale di Adriano Sofri».
È rimasto amico di Nanni Moretti?
«Ho recitato in due suoi film. Lo stimo come regista, meno quando dice banalità politiche. Ci furono delle incomprensioni tra noi. Lo incrociai anni fa e gli proposi di mettere da parte ogni rancore. Lo invitai a cena. "Va bene" disse. Mai più sentito».
Quanti libri possiede?
«Circa 25mila».
Cosa ha cercato nei libri?
«Il giro del mondo. Da ragazzo era un modo per fuggire dal piccolo cortile di Catania».
La follia più grande fatta per un libro?
«Ho pagato 55milioni di lire le due litolatte dei futuristi».
Cinquantacinque milioni?
«Pagai con degli assegni postdatati».
Come mai non sta su Twitter?
«Perché io mi faccio retribuire per le mie opinioni espresse in pubblico».
Scrive spesso del suo rapporto con le donne.
«È stato complicato. Ho avuto un paio di volte dei no che sembravano dei ni, e alla fine ho capito che il ni è un no più sofisticato e diabolico» (Ride).
Cosa ne ha dedotto?
«Che la donna lo fa per vanità, per un briciolo di indecisione, e perché non vuole precludersi ogni possibilità. Giusto così. È parte del fascino femminile».
Ha sofferto molto per amore?
«La mia parte l’ho fatta. Sennò che uomo sei?».
Come mai si è sposato soltanto a 79 anni?
«Con Michela stiamo insieme da trent’ anni, "metti che schiatto" le ho detto un giorno».
Le dispiace di non avere avuto figli?
«No, perché sono sempre stato troppo preso da me. Non sarei stato un buon padre».
Concetto Vecchio
La sezione Stamattina è curata da Luca D’Ammando e Jacopo Strapparava.
Oggi
Tempo
Neve sulle Alpi e sulle Prealpi. Piogge e temporali sul resto d’Italia.

Spazio
È la Giornata internazionale del volo umano nello spazio. Giovanni Caprara sul Corriere della Sera: «“Dagli oblò vedevo le nuvole e le loro ombre leggere proiettate sulla lontana e cara Terra. Poi, guardando il cielo, si risvegliò in me il figlio del colcosiano: il cielo era nero, pieno di stelle, come un campo arato e seminato di fresco. Ero felice, ma c’era in me paura quando pensavo che m’era stato affidato questo ordigno cosmico, tesoro inestimabile costato tante fatiche e denaro al mio popolo”. Così Jurij Gagarin, tra emozione e celebrazione, raccontava le sue impressioni di primo viaggiatore dello spazio. Era partito alle 9.07 del mattino sulla navicella Vostok (Oriente) da una base allora segretissima, Bajkonur. Nella capitale sovietica nevicava quel 12 aprile 1961, e Radio Mosca aspettò 25 minuti dopo il lancio per leggere uno dei tre comunicati già preparati dal Kgb: gli altri due erano per un eventuale disastro. Compì un giro intorno alla Terra in 108 minuti e al rientro sfiorò davvero la tragedia, perché dalla capsula sferica che lo ospitava non si staccò il modulo con i razzi usati in orbita. La navicella, squilibrata, si mise a roteare fuori controllo finché la vampata di calore sprigionata dall’impatto con l’atmosfera non disintegrò i lacci metallici. Solo allora il volo tornò tranquillo. Ma, di nuovo, dopo essersi eiettato dalla capsula a 7 mila metri, durante la discesa in paracadute, accidentalmente si apriva pure il paracadute di riserva, e Jurij temette che le corde si aggrovigliassero, facendolo precipitare come un sasso. Per fortuna non accadde, e mise piede su una terra arata del colcos Léninski Put, non lontano dal villaggio Smielkova, a sud-est della città di Engels. Gli si avvicinarono Anna Takhtarova, la sua bambina e un vitellino, tutti impauriti da questo uomo vestito di arancione con un casco bianco. Temevano fosse un altro americano piovuto dal cielo, perché alla radio da mesi si parlava del pilota Gary Powers, abbattuto da un missile mentre spiava con il suo aereo nero il territorio sovietico. Jurij si tolse il casco, e con un sorriso disse: “Sono uno di voi, un sovietico, e sono il primo uomo dello spazio. Avete un telefono? Devo comunicare che sono arrivato sano e salvo”».

Funerali
Presso il Palasport San Lazzaro di Padova l’ultimo saluto a Michele Pasinato, tra i maggiori campioni della pallavolo italiana, stroncato da un male incurabile l’8 aprile. Aveva 52 anni.

Esteri
Visita ufficiale a Washington (Stati Uniti) del ministro degli Affari esteri Luigi Di Maio (fino a domani). Giovanna Vitale su la Repubblica: «Luigi Di Maio vola a Washington per incontrare il nuovo segretario di Stato americano Antony Blinken in occasione del 160° anniversario delle relazioni bilaterali Italia-Usa. Il titolare della Farnesina, primo fra i ministri europei a essere ricevuto dall’amministrazione Biden, vedrà […] il capo della diplomazia statunitense «per riaffermare – spiega – la forte amicizia” tra i due Paesi. Al centro del colloquio (il secondo, dopo la bilaterale a Bruxelles del 23 marzo, a margine del summit Nato) i principali temi internazionali in vista del G20 presieduto dall’Italia: in particolare, l’avvio della collaborazione per favorire l’accesso globale ai vaccini e la ripresa post-Covid, nonché le tensioni con Russia e Cina, anche alla luce delle dure prese di posizione del presidente Usa contro Mosca e Pechino. Un vertice utile a sancire quanto già annunciato da Biden nelle scorse settimane, e cioè che il pilastro della politica estera americana è l’Europa, con un occhio privilegiato per l’Italia guidata da Mario Draghi. In netta discontinuità con l’amministrazione Trump. Blinken e Di Maio discuteranno innanzitutto tempi e modi dell’aiuto promesso dagli States sui vaccini, una volta completata la campagna di immunizzazione in patria. […] Missione che incrocia un altro obiettivo, ancora più ambizioso. Le fabbriche Usa di vaccini sono localizzate per lo più in Cina, e ora Biden vorrebbe riportarle in Occidente. In questo processo di reshoring potrebbe inserirsi l’Europa, che si è scoperta fragile sotto il profilo della produzione e perciò interessata a creare propri stabilimenti dove sfornare i preziosi sieri. Da dislocare nei Paesi dell’Unione, a cominciare dall’Italia. […] Nel faccia a faccia verranno anche approfonditi gli scenari di crisi internazionale che preoccupano entrambi. A partire dai venti di guerra nel Donbass tra Russia e Ucraina, con Biden schierato a difesa di quest’ultima. Per poi proseguire con lo sterminio degli uiguri in Cina e la sistematica violazione dei diritti umani; il disimpegno Usa dall’Iraq; la difficile situazione in Libia, dove Draghi è appena stato in missione. Senza tralasciare le tensioni tra Italia e Turchia. A seguire Di Maio incontrerà il virologo Anthony Fauci e, il giorno successivo, la speaker della Camera Nancy Pelosi, chiudendo con l’omaggio alla salma di William Evans, l’agente di polizia travolto da un’auto il 2 aprile davanti alla sede del Congresso Usa».
Ad Ankara il presidente turco Recep Tayyp Erdogan accoglie il primo ministro libico Abdul Hamid Mohammed Dbeibah, arrivato in Turchia assieme a tredici ministri, al capo di Stato maggiore dell’esercito e al governatore della Banca centrale. Paolo Brera su Rep: «Se non è uno schiaffo, è certamente un avvertimento: Ankara mette sul piatto la sua enorme influenza conquistata sul campo di battaglia (difendendo Tripoli dall’avanzata del generale Khalifa Haftar e dei mercenari russi della Wagner) per costringere Roma a ritrattare le accuse al suo leader, con l’implicita minaccia di chiuderle la porta in faccia in Libia. E in ballo non c’è solo lo sviluppo economico: c’è il controllo delle migrazioni, la grande arma che Erdogan già usa sul fronte orientale dove ospita tre milioni di profughi siriani diretti in Europa dietro lauto pagamento Ue».
Bruxelles (Belgio) il commissario europeo per la Coesione e le Riforme Elisa Ferreira riceve il ministro romeno per gli Investimenti e i Progetti europei Cristian Ghinea.
Bruxelles il commissario europeo per la Salute e la Sicurezza alimentare Stella Kyriakidou riceve il presidente senegalese Macky Sall.
Colloquio in teleconferenza tra il commissario europeo per la Salute e la Sicurezza alimentare Stella Kyriakidou e il ministro greco per lo Sviluppo agricolo e l’Alimentazione Spilios Livanos.

Agenda politica
Palazzo Madama conferenza stampa «5 aprile 1991 – 5 aprile 2021. Per non dimenticare», con la partecipazione, tra gli altri, del sottosegretario al ministero dell’Interno Nicola Molteni (ore 15). Sap-nazionale.org: «Il 5 aprile 1991, nel corso di una violenta sparatoria, caddero sotto i colpi dei fucili a pompa dei rapinatori l’assistente della Polizia di Stato Giovanni Borraccino di 33 anni e l’agente ausiliario Giordano Coffen di 22 anni. I nostri colleghi erano intervenuti a seguito di una segnalazione di una rapina in corso presso un locale situato all’interno dell’ippodromo di Padova. Gli autori di quella che viene ricordata come la “strage delle Padovanelle” (dal nome del ristorante teatro dell’eccidio) furono arrestati dopo alcune settimane di latitanza: la banda era formata da guardie giurate corrotte e pregiudicati comuni. A trent’anni da questo evento doloroso sono state organizzate, soprattutto su iniziativa del senatore della Lega Manuel Vescovi, tra l’altro nostro ex collega, una serie di iniziative per ricordare i due caduti. In particolare si svolgerà il […] 12 aprile 2021 presso la Sala Caduti di Nassiriya in Senato una conferenza stampa alla quale parteciperanno i familiari degli agenti barbaramente uccisi. […] Alle ore 16 si svolgerà una Santa Messa in memoria dei due caduti presso la chiesa di San Luigi de’ Francesi, e a seguire ci sarà l’incontro con il presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati».
Presso il ministero dell’Istruzione, a Roma, incontro tra rappresentanti sindacali del mondo della scuola, esponenti del governo e il commissario straordinario per il Contenimento e il Contrasto della pandemia generale Francesco Paolo Figliuolo. Mauro Evangelisti e Lorena Loiacono su Il Messaggero: «L’altro giorno, all’incontro con le Regioni, il generale Francesco Figliuolo, commissario per l’emergenza Covid, ha spiegato il cambiamento di strategia alla base dell’ordinanza che aveva appena firmato: “Un professore di 29 anni, non ancora vaccinato, non è più in categoria prioritaria: deve aspettare che prima vengano immunizzati gli anziani, i fragili e quelli un po’ meno anziani. Se era già stato prenotato, l’appuntamento va cancellato”. Per il mondo della scuola cambia tutto. Certo, a chi ha già ricevuto la prima dose verrà data la seconda, ma tutti gli altri dovranno aspettare sulla base della loro età. […] Si alza la protesta dal mondo della scuola, che, da qualche giorno, ha visto le riaperture anche in zona rossa. […] Figliuolo ha convocato i rappresentanti sindacali e spiegherà loro il senso di questa decisione. L’Italia ha un numero medio di morti giornaliero tra le 400 e le 500 unità, tra i più alti in Europa, perché non ha protetto coloro che rischiano di più se si contagiano. […] Draghi ha detto: ora dobbiamo vaccinare gli anziani, ai giovani penseremo dopo. Ma così si interrompe la campagna vaccinale tra gli insegnanti. E si crea una disparità di trattamento tra i fortunati che hanno fatto in tempo a ricevere una dose (e quindi otterranno anche la seconda) e coloro che dovranno, probabilmente, aspettare la fine dell’anno scolastico per iniziare il percorso vaccinale. In parallelo, lo scontento nel mondo della scuola riguarda anche altro: la riapertura, per quanto voluta con forza dal governo, è avvenuta senza che nulla in sostanza sia cambiato sul fronte della prevenzione della diffusione del virus. La campagna dei tamponi tra gli alunni, che era stata proposta dall’ex coordinatore del Cts, Agostino Miozzo, oggi consulente del ministero dell’Istruzione, nei fatti non è mai partita. Ci sono iniziative delle singole regioni, come quella del Lazio, ma comunque i test sistematici per contrastare la circolazione del virus nelle classi non si fanno. Se è vero che i contagi in Italia, sia pure lentamente, stanno diminuendo, ora c’è il rischio, secondo alcuni esperti, che tra due settimane pagheremo il conto della ripresa delle lezioni con un incremento dei nuovi casi positivi. […] Il malcontento si farà sentire nell’incontro con la struttura commissariale».
Cultura
Libri
Su IicLondra.Esteri.it presentazione di Giudei di Gaia Servadio (Bompiani) (ore 19). Giuseppe Fantasia sull’Huffington Post: «“Un romanzo con molti riferimenti alla mia esperienza personale e alla mia famiglia”, […] ci dice […] la scrittrice, giornalista, saggista e pittrice. […] “È la storia di tre generazioni, che inizia con un fatto realmente accaduto di cui sono testimoni Aaron e Samuele, i miei due protagonisti, cugini e amici: l’incidente d’auto di Giacomo Puccini. Il 25 febbraio del 1903, mentre rientrava da Lucca a Torre del Lago a bordo della sua auto insieme a Elvira e al figlio Tonio, il suo autista imboccò una curva troppo velocemente e perse il controllo. L’auto uscì di strada, e a causa di quell’incidente Puccini fu costretto a stare a letto per mesi e la sua Madama Butterfly, allora in gestazione, subì un forte rallentamento. Da lì parte il mio racconto di finzione, che segue la storia italiana, con molte critiche”. È più facile scriverle in un romanzo che dirle a voce? “Guardi, nel mio caso, ho sempre detto quello che ritenevo giusto dire. Poi, si sa: la cosa importante è come uno dice le cose. In ogni caso, penso che sia più facile dirle in un romanzo che in un saggio. In questo, come in altri miei libri, mi ha aiutata molto la musica, una presenza costante anche nel mio vivere quotidiano. Davanti a un’esperienza brutta come bella, c’è sempre stata: è un conforto, un piacere, una salvezza”. Nel libro ci sono anche molti personaggi ispirati alla sua famiglia: come è stata e come è? “Molto interessante, ma non spetta a me dirlo. Posso però aggiungere che le vicende di una famiglia ebrea si assomigliano un po’ tutte per quello che, purtroppo, hanno vissuto e subìto. […] Aveva ragione Primo Levi quando diceva che pecca di più chi nega di chi ha fatto: chi ha ucciso fisicamente è più sopportabile di chi negava e di chi nega, di chi non voleva e non vuole sapere”».
Su Eventi.Mondadoristore.it presentazione di Non siamo mai stati bravi a giocare a pallone. Così abbiamo aperto un canale YouTube dei The Jackal (Rizzoli) (ore 18.30). Giovanni Bogani su Quotidiano nazionale: «The Jackal. Che vuol dire, letteralmente, “lo sciacallo”. […] "Siamo degli sciacalli perché ci piace fare a pezzi le sequenze dei film che amiamo, per poi rimontarle e creare qualcosa di nuovo", dicono. E questo “qualcosa di nuovo” sono dei video, che loro hanno cominciato a creare alle scuole medie, nel garage di uno di loro, con la telecamera sottratta ai genitori, registrando i loro primi esperimenti sulle sacre videocassette del saggio di danza della sorellina. Sono i The Jackal: ogni loro video, oggi, fa milioni di views. Ma hanno cominciato in un posto macchina umido a Melito, nord di Napoli. Hanno costruito una factory, una casa di produzione video di qualità altissima. Ma sempre, come dire?, a conduzione familiare. Anzi, amicale. […] The Jackal sono Simone Ruzzo, Ciro Priello, Francesco Ebbasta – il nucleo storico –, a cui si sono uniti Fabio Balsamo, Gianluca Fru, Alfredo Felco, Claudia Napolitano e Aurora Leone. E a una certa distanza, a sorvegliarli, sostenerli e in qualche modo proteggerli, Gianluca Cozzolino, il creatore di Fanpage.it. Adesso The Jackal hanno scritto un libro. […] Perché? Siete youtubers, create “pillole” per i media più giovani. Un libro non è un mezzo antico? "Al contrario. Per noi era un nuovo media, grazie al quale abbiamo potuto trovare un respiro diverso per raccontare tanti momenti della nostra storia che non avevamo mai raccontato". È un libro scritto in maniera molto composta, controllata: non cercate la battuta ogni due righe. "È vero. Sono le due anime che da sempre convivono in noi: la voglia di giocare, anche quando imitavamo i personaggi appena visti in tv, fra di noi; e una disciplina che ci porta a prendere le cose sempre sul serio". […] Riuscite ancora a essere amici, come all’inizio, quando creavate le prime cose in un garage? "È questa la base di tutto. Siamo molto legati, dopo tanti anni; e, per esprimerci davvero bene, è necessario per noi volerci bene, essere amici. Sembra impossibile, ma in tanti anni, con tanti momenti difficili, nei quali pensavamo che la nostra esperienza fosse al capolinea, con tanti problemi finanziari nonostante la popolarità, in tanti anni – dicevamo – non c’è mai stata una vera frattura fra noi"».
Miscellanea
Su TeatroCarcano.com Gli Internati militari italiani: i soldati che dissero «no» al nazifascismo con Paolo Colombo (ore 20.30). Claudia Cannella sul Corriere della Sera: «Viene raccontata l’epopea degli Imi, gli Internati militari italiani, ovvero quei 600 mila soldati italiani che, fatti prigionieri dai tedeschi dopo l’8 settembre 1943, preferirono i lager e i lavori forzati alla “libertà” di tornare a combattere per la neonata Repubblica Sociale di Mussolini. Ideatore e protagonista, sulla scena virtuale del Teatro Carcano, è Paolo Colombo, professore ordinario di Storia delle istituzioni politiche presso l’Università Cattolica di Milano, con Valentina Villa coautrice e i disegni dal vivo di Michele Tranquillini».
Calcio
Posticipo di campionato Benevento-Sassuolo (ore 20.45, su Sky Sport Serie A e Sky Sport).
Programmi Tv
Su Rai 2 W le donne! Tutte le donne della nostra vita con Riccardo Rossi (ore 23.10).
Tv Sorrisi e Canzoni: «Il personale punto di vista di Riccardo Rossi sulle donne, dalla mamma, la prima donna che tutti incontrano nella loro vita, fino alla moglie, la seconda moglie, la suocera e… la seconda suocera!».
Su Rai 3 Report con Sigfrido Ranucci: tra gli argomenti della puntata, vecchi e nuovi scandali vaticani, il controverso rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità sulla gestione iniziale della pandemia in Italia, il vaccino russo Sputnik tra scienza e geopolitica (ore 21.20).
Su Rai 3 Che ci faccio qui con Domenico Iannacone (ore 23.15).
Su Rete 4 Quarta Repubblica con Nicola Porro (ore 21.20).
Su Rai Movie Vento di terre lontane di Delmer Daves (ore 21.10).
Il Morandini 2018 (Zanichelli): «Jubal, cowboy senza macchia, accetta di lavorare per il ricco proprietario di un ranch. Pur respingendo le profferte della di lui moglie, viene accusato di adulterio. Sfidato a duello, vince. L’amore e il sesso hanno un peso insolito in questo solido western, che rimanda addirittura a Otello, con Steiger nella parte di Jago».
Su Iris Le avventure del barone di Münchausen di Terry Gilliam (ore 14).
Lietta Tornabuoni su La Stampa: «Fantastico: il barone vola in groppa al suo cavallo bianco giù dalle finestre dell’harem del sultano; scansa la Morte, scheletrico e barocco angelo nero; solca il cielo a bordo d’una palla di cannone o d’una mongolfiera fabbricata con mutande di attrici; incontra sulla Luna il re e la regina candidi, luminosi, le cui teste “si staccano per dedicarsi ad attività intellettuali mentre i corpi restano occupati in attività fisiche”; càpita nell’Etna, nella fiammeggiante officina del dio Vulcano, “fornitore di armi per tutte le guerre”, dove i Ciclopi fabbricano anche un missile nucleare a testata multipla; finisce nel ventre d’un mostro marino grande e roccioso quanto un’isola. Le avventure meravigliose del personaggio iperbolico, buffo e irresistibile, pieno d’audacia e di iattanza, ideato nel 1785 dallo scrittore tedesco Rudolf Erich Raspe, divenute popolarissime nel mondo, erano state ridotte in film già sei volte. Mai, però, con tale fantasia visionaria, grandioso splendore, perfezione e ricchezza creativa d’immagini, di scene, di costumi, e con tale intelligenza satirica. Terry Gilliam […] prende qualche distanza dalla fiaba collocandola sul palcoscenico del teatro d’una città in guerra, cinta d’assedio; il barone ormai vecchio vi fa irruzione per raccontare personalmente le sue ammalianti peripezie. Visivamente, Gilliam ricorre a effetti prodigiosi, ma soprattutto alle alterazioni e sproporzioni del sogno. Amplia la vicenda con allusioni contemporanee: il barone si racconta, e raccontandosi rimane vivo in eterno. […] Il film ha lasciato sconcertati molti spettatori internazionali. Certo è un’opera di fantasia classica, non riconducibile a “generi” più addomesticati, capace di risultare persino affaticante per la sua grande inventiva e ricchezza: ma molto bella, stupefacente e affascinante».
Su Iris I ponti di Madison County di Clint Eastwood (ore 16.35).
Valerio Caprara su Il Mattino: «Pur trattando una vicenda d’erotismo senile, oggettivamente sovraesposta ai rischi del ridicolo e dello sgradevole, I ponti di Madison County va a porsi suppergiù sullo stesso livello di Noi due sconosciutiPicnic o Breve incontro, classici del romanticismo accesi da un trasporto passionale ben più avido e più fotogenico. Una certa lentezza di schermaglia non fa che rispettare i minimalistici movimenti del rapporto, e al momento del the end si scoprirà che, in realtà, il film ha consumato esattamente il tempo necessario. Non si tratta, è bene aggiungere, di pura abilità di confezione, anche se tutto risponde ai migliori standard tecnici. […] Il cinema s’è reinventato ancora una volta la sua poesia».
Su Sky Atlantic al via The Nevers di Joss Whedon (ore 21.15).
La Repubblica: «Ideata da Joss Whedon, il papà di Buffy l’ammazzavampiri ma anche di Firefly, la serie The Nevers vede protagonista un gruppo di ragazze chiamate "Touched", dotate di super-poteri. Nella stupefacente Londra vittoriana queste donne dalle abilità sovrumane devono imporsi e sfuggire a una società soffocante mentre i puritani vorrebbero ucciderle perché le considerano una aberrazione. Nello stesso tempo devono impegnarsi a risolvere un complicatissimo intrigo tra club segreti, scienziati visionari e appassionati di ornitologia».
Su Sky Atlantic al via Barry di Alec Berg e Bill Hader (ore 22.15).
Gianluigi Rossini su Il Sole 24 Ore: «A sorpresa e senza grandi annunci, arriva in Italia Barry, […] piccolo gioiello seriale uscito tre anni fa su Hbo, premiatissimo e apprezzatissimo ma da noi ancora inedito. Una dark comedy che parte da una premessa tanto assurda quanto ben eseguita: un ex marine diventato assassino a pagamento vola a Los Angeles per un incarico, si imbatte per caso in un corso di recitazione e decide di cambiare vita. Creatore, sceneggiatore e interprete principale è Bill Hader, comico noto negli Stati Uniti soprattutto come presenza fissa al Saturday Night Live. […] Il grottesco e la bizzarria dei primi episodi di Barry varrebbero già di per se stessi la visione, ma la serie decolla davvero nella seconda metà, a mano a mano che emerge la componente tragica del racconto: più il protagonista risveglia le proprie emozioni, più la sua sofferenza viene a galla. Ciò che colpisce davvero è il delicato equilibrio tra una comicità ai limiti del demenziale e il coinvolgimento emotivo che i personaggi principali riescono a suscitare».

La sezione Oggi è curata da Simone Furfaro. Per segnalazioni scrivere a redazione@anteprima.news.
Santi e Vangelo
Santi del giorno
San Vittore, martire; sante Vissia e Sofia, vergini e martiri; san Giulio I, papa; san Zenone, vescovo di Verona; san Saba il Goto, martire; san Costantino, vescovo di Gap; san Damiano, vescovo di Pavia; san Basilio, vescovo di Pario; sant’Erchembodone, abate di Sithin e vescovo di Thérouanne; sant’Alferio, fondatore e primo abate di Cava; beato Lorenzo, sacerdote dell’Ordine di San Girolamo; santa Teresa di Gesù di Los Andes, vergine carmelitana scalza; san Giuseppe Moscati, medico; san Davide Uribe, sacerdote e martire messicano.

Vangelo del giorno
Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito» [Giovanni 3,1-8].
Domani
Compleanni
Nati il 13 aprile
lo sceneggiatore e scrittore Sergio Donati (88), l’attore Paul Sorvino (80), il premio Nobel per la letteratura Jean-Marie Gustave Le Clézio (81), l’ex presidente della Federazione internazionale dell’automobile Max Mosley (81), il premio Nobel per la medicina Michael Stuart Brown (80), il progettista Gastone Garziera (79), il mezzofondista, dirigente sportivo e imprenditore Franco Arese (77), l’attrice Agostina Belli (72), il paroliere e compositore Guido Maria Ferilli (72), il terrorista Bruno Seghetti (71), il calciatore Ivano Bordon (70), il batterista Max Weinberg (70), lo scrittore Dany Laferrière (68), la moglie di Emmanuel Macron Brigitte Macron (68), il regista e sceneggiatore Enzo Monteleone (67), il re del Buganda Ronald Muwenda Mutebi II (66), la giornalista e scrittrice Daria Colombo (66), il giornalista e conduttore Maurizio Mannoni (64), il medico personale di Silvio Berlusconi Alberto Zangrillo (63), l’autore televisivo Marco Posani (62), lo scrittore Michel Faber (61), l’allenatore ex calciatore Rudi Völler (61), lo scacchista e attivista Garri Kimovič Kasparov (58), il cabarettista Franco Neri (58), la giornalista e scrittrice ideatrice di W.I.T.C.H. Elisabetta Gnone (56), il progettista Filippo Perini (56), il giornalista e conduttore Marco Mazzocchi (55), l’attrice Debora Villa (52), l’attore Rick Schroder (51), l’attrice Michela Cescon (50), il fumettista Carmine Di Giandomenico (48), la conduttrice Claudia Cassani (47), l’attrice Valentina Cervi (47), il regista Ruben Östlund (47), il cantante Lou Bega (46), il calciatore Carles Puyol (43), la modella Sylvie Meis (43), il fumettista Sergio Badino (42), la modella Federica Felini (38), il fantino Giovanni «Tittìa» Atzeni (36), l’attrice, cantante e conduttrice Lodovica Comello (31), la modella e attrice Giusy Buscemi (28).

Nel 2019 abbiamo dedicato il profilo biografico a Garri Kasparov; nel 2018 a Brigitte Macron.
Altro compleanno
di Jessica D’Ercole
Margrethe Vestager nata a Glostrup (Danimarca) il 13 aprile 1968 (53 anni). Vicepresidente esecutivo per il Digitale Ue, commissario per la Concorrenza dell’Unione europea dal 2014, già vicepremier, ministro dell’Interno, della Famiglia, dell’Economia della Danimarca. In Europa ha anche guidato per sei mesi l’Ecofin, il tavolo dei ministri delle Finanze dei Ventotto. È stata anche deputata, presidente e leader dei Radikal Venstre, partito progressista.
Titoli di testa «Ho più paura di non fare nulla che di deludere».
Vita Figlia di Hans e Bodil, due pastori luterani danesi, è cresciuta a Olgod, un paese di poco meno di 4 mila abitanti «in mezzo al nulla» • Dai suoi ricevette un’educazione molto rigorosa: «Quando ero alle elementari, mi innamorai di un bambino. Sapevo che suo padre - che faceva parte di un club a ingresso riservato - lo avrebbe portato in una gita per tagliare alberi di Natale: e chiesi al mio di entrare nel club, e portare pure me alla gita. Mi rispose che non si sarebbe mai iscritto a qualcosa che non fosse aperto a tutti. All’epoca ci rimasi malissimo. Oggi penso che avesse ragione lui» • A 20 anni si candida per la prima volta per il Folketing, il parlamento della Danimarca, tra le fila della Sinistra Radicale – che però, a dispetto del nome, è un partito liberale e progressista fondato, fra gli altri, dal suo bisnonno. Non viene eletta • L’anno successivo, nel 1989 entra nella direzione del partito e nel 1993 ne diventa presidente • Una laurea in economia. Nel 1998, a 30 anni non ancora compiuti, diventa ministro dell’Istruzione e degli Affari ecclesiastici • Nel 2001 viene eletta deputata • «Nel 2007, poi, alle elezioni legislative, quando era a capo di Radikal Venstre, il partito perde la metà dei suoi seggi in Parlamento. La sua credibilità si sgretola, il quotidiano Politiken la giudica “senza talento per la politica”. A M di Le Monde ricorda “quelli che, all’epoca, evitavano di farsi fotografare con me”. Il suo stesso partito la definisce colpevole del fallimento elettorale e silenzia tutte le sue iniziative» [Figaro]. Ma lei, tenace, non cede • «La Vestager difende a tutti i costi le sue idee liberali. Denuncia l’aggressività dei dibattiti sugli immigrati in Danimarca, le restrizioni al diritto di asilo portate dalla destra e dai populisti. Una strategia che funziona. Anche se non si impone in politica, si insedia nel dibattito pubblico • Nel 2011 viene nominata vicepremier, ministro dell’Economia e dell’Interno nel governo di Helle Thorning-Schmidt: «Elimina le indennità di pensionamento anticipato e dimezza la durata delle indennità di disoccupazione. Una mossa che le varrà un gentile presente da parte di sindacati e operai: una statua di ceramica con il dito medio alzato che lei tiene in bella vista sulla sua scrivania: “Non mi pento delle mie decisioni. Hanno stimolato l’occupazione. Tuttavia la statua ricordata che ogni decisione che prende un politico ha delle ripercussioni sui cittadini e non sempre sono felici” • «Nel maggio 2014 presenta un piano di crescita dell’economia danese - all’epoca la più debole della Scandinavia - che viene messo sotto accusa dal leader dell’opposizione Lars Lokke Rasmussen (poi premier danese dal 2015 al 2019) perché “troppo piccolo”. Con un sogghigno, e sorprendendo molti, Vestager ribatte: “Alcuni definiscono ‘piccolo’ il mio piano. Sono un po’ cauta, quando sono gli uomini a fornire giudizi sulle dimensioni, io sono più interessata agli effetti: ma capisco che possa trattarsi di una prospettiva femminile”» • Dal 31 agosto 2014 – giorno della nomina a Commissario europeo per la concorrenza nella Commissione Juncker, la statua campeggia sulla sua scrivania di Bruxelles da dove governa 900 funzionari • Nel giro di cinque anni, Vestager apre indagini contro Apple, Google, Amazon, Fiat, Gazprom, Qualcomm, Starbucks, AB Inbev, Mastercard e altri.
Apple Il 29 agosto 2016, dopo un’indagine dell’Ue durata due anni, Vestager ha annunciato che Apple Inc ha ricevuto indebiti benefici fiscali dall’Irlanda e chiede per l’Irlanda 13 miliardi di euro, più gli interessi, in imposte non pagate per il periodo 2004-2014 • «Tim Cook è uno dei pochi a tentare il negoziato. Vola a Bruxelles dalla Commissaria danese per provare a spiegarle che i profitti di Apple sono generati negli Usa e non in Irlanda, dove il governo ha concesso a Apple di pagare solo lo 0,005% di tasse sui suoi ricavati. Niente da fare: sette mesi dopo la Commissione europea ordina a Apple di restituire all’Irlanda i 13 miliardi, la più grande multa per illecito fiscale mai imposta nella storia • «Non è una multa – spiega la Vestager – sono tasse non pagate. Quando vengo a sapere che Apple ha versato di tasse l’1% dei profitti, per poi arrivare a pagarne lo 0,005%, come cittadino mi sentirei arrabbiato». La tassazione media in Irlanda è del 12,5% • Dopo molta resistenza sia dal governo irlandese, sia dalla multinazionale americana, Apple ha pagato nel 2018 un totale di 14,3 miliardi per chiudere il caso. Il governo irlandese, però, ha dichiarato che avrebbe tenuto i soldi versati da Apple in un fondo separato fino alla conclusione del ricorso contro il provvedimento che era stato presentato alla Commissione Europea • Piccola curiosità: la Vestager è una macintoshiana della prima ora.
Google Anche se di poco è andata meglio a Google che in tre anni s’è vista infliggere tre multe: la prima da 2,42 miliardi di euro (2017) e la terza da 1,49 (2019) due per abuso di posizione dominante sul mercato delle ricerche in rete, la seconda da 4,34 miliardi per pratiche illegali legate al sistema Android (2018) • «I giganti della rete lavorano con i prezzi, come altri monopoli. È molto importante porre fine a questa finzione che stanno regalando servizi gratuitamente. Non lo fanno. Li paghiamo con dati, a volte molto personali, con il nostro comportamento in rete o semplicemente con il tempo che gli concediamo, ad esempio quando guardiamo la pubblicità. Questi gruppi si comportano come i monopoli della vecchia scuola. Google non è gratuito, è un’azienda sempre più dominante che impedisce ad altri di competere con lei» [L’Echo].
Altre indagini Sanziona Cyprus Airways (65 milioni di euro da restituire per aiuti di Stato illegali ricevuti nel 2012 e 2013); Amazon (250milioni da versare in Lussemburgo), Fca (30 milioni da versare in Lussemburgo); Facebook (110 milioni per avere ingannato Bruxelles nell’acquisto di WhatsApp); Qualcomm (997 milioni di euro per aver abusato della sua posizione dominante sul mercato dei chipset Lte) • Boccia la fusione tra la Borsa di Francoforte (Deutsche Börse) e la Borsa di Londra (London Stock Exchange) • Boccia la fusione franco-tedesca Alstom-Siemens: «Secondo la Commissione, il merger "avrebbe influenzato la concorrenza nei mercati dei sistemi di segnalamento ferroviario e dei treni ad alta velocità. Le parti non hanno proposto misure correttive sufficienti per rimediare a questi problemi". Il rischio che ha portato allo stop, nello scenario di nozze tra i due colossi, era che "tale concentrazione avrebbe comportato prezzi più elevati per i sistemi di segnalazione che garantiscono la sicurezza dei passeggeri e per le generazioni future di treni ad altissima velocità"» [Rep] • Al centro delle indagini di Vestager è finita anche la Broadcom: «Secondo la Commissione Ue l’azienda americana produttrice di microchip aveva una posizione dominante nel mercato, e ne abusava facendo firmare ai propri clienti contratti di fornitura esclusiva: “se vuoi comprare i miei microchip, non puoi comprarli dalla concorrenza”. Secondo la Vestager questa pratica era così grave che bisognava bloccarla prima ancora che le indagini del suo ufficio terminassero». Poco dopo la denuncia, il produttore americano di chip ha sospeso tutti gli accordi esistenti contenenti termini di esclusività o quasi esclusività e/o clausole di leveraging che creavano di fatto un monopolio • Nel 2019 ha multato la multinazionale belga-brasiliana AB InBev, la più grande società di produzione di birra al mondo, per 200 milioni di euro per aver ostacolato tra il 2009 e il 2016 le importazioni della birra Jupiler dai Paesi Bassi (dove costa meno) al Belgio (dove costa di più), abusando della sua posizione dominante nel mercato belga: «I consumatori in Belgio hanno pagato di più per la loro birra preferita a causa della strategia deliberata di AB InBev di limitare le vendite transfrontaliere», ha detto Margrethe Vestager • In questi anni la Vestager se l’è presa anche con Starbucks e Mc Donald’s accusandole di aver tratto aiuti di Stato dal Lussemburgo ma la corte di Giustizia Ue ha dato ragione alle aziende americane. Infine a maggio dello scorso anno il governo italiano decise che Alitalia sarebbe risorta con una nuova società, Ita, a cui destinò 3 miliardi di euro. Subito però mise a bilancio altri 350 milioni per ristorare la compagnia dai mancati ricavi dovuti alla pandemia. L’Antitrust di Margrethe Vestager ne ha però autorizzati solo 270 • Altre indagini a carico di Apple, Facebook, Amazon sono ancora aperte.
Critica «Sull’altra sponda dell’Atlantico, Washington è furente: se per il presidente Barack Obama la Dg Comp fa gli interessi delle imprese europee, il suo successore Donald Trump bolla Vestager come la “tax lady” europea, che “odia gli Stati Uniti forse più di chiunque altro”. Lei però risponde che tutte le sue decisioni sono state prese a tutela degli interessi dei consumatori e dei cittadini europei» [Ispi] • Trump l’ha soprannominata anche la «zarina dell’antitrust» • Nel 2019 il Presidente dell’Abi Antonio Patuelli ha invitato Vestager a dare le dimissioni, in conseguenza del giudizio della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che ha stabilito che i fondi concessi dal Fondo interbancario per il salvataggio di Banca Tercas nel 2014 non rappresentavano aiuto di stato, al contrario di quanto sostenuto dall’Antritrust UE e dalla Vestager in particolare. «La Vestager bloccò di fatto l’intervento del Fitd, apportatore di denaro privato, nelle seguenti crisi bancarie del 2016 e 2017 che hanno distrutto miliardi di euro di azioni, obbligazioni e risparmi e comportato un onere di oltre 30 miliardi di euro per i contribuenti italiani. Onere che sarebbe potuto risultare decisamente inferiore se la Commissione non avesse frenato l’azione del Fitd, meno invasiva e, soprattutto, basata su capitali privati» [Muratore, Insideover] • Il ministro dell’economia francese Bruno Le Maire commentò così il no alle nozze Alstom-Siemens: «Mi rammarico profondamente perché lo ritengo un errore economico, un errore politico che indebolisce l’Europa. Un errore che favorirà gli interessi della Cina. La commissione impedisce ad Alstom e Siemens, i due campioni della segnaletica e delle ferrovie, di fondersi per avere lo stesso peso del grande campione dell’industria cinese» (a France 2) • Il 18 luglio 2018, giorni in cui inflisse la multa a Google vestiva un kimono floreale colorato, giallo, blu, verde e rosso, gli stessi colori del logo di Google • «Il New York Times l’ha definita “completamente priva di sentimenti”, descrizione che cozza con i racconti non solo dei suoi collaboratori, ma dei suoi avversari negoziali, che non mancano di riconoscerle oltre alla competenza l’attenzione alle ragioni altrui» [D’Argenio, Rep].
Tv «È lei che ha ispirato la serie tv Borgen, è lei quella Birgitte Nyborg che impara l’arte del potere rifugiandosi in famiglia appena può. Quando hanno iniziato a girare la serie, ha raccontato la Vestager, mi hanno seguito per un po’, per vedere com’erano le mie giornate, e capire come funziona la vita di una che ha iniziato a fare politica a 25 anni e dice che “la politica serve a rinnovare la possibilità di fare libere scelte”» [Pedruzzi, Foglio].
Frasi «L’importanza delle grandi aziende tecnologiche per la società è cambiata radicalmente negli ultimi cinque anni. Oggi sono più importanti che mai per noi. Ma nella crisi del coronavirus sono emersi con chiarezza anche i problemi – ha sottolineato – Durante il mio ultimo mandato, ho avviato molti procedimenti in materia di concorrenza contro grandi aziende tecnologiche, e mi è diventato chiaro che contro Google o Facebook abbiamo bisogno di armi più potenti dei singoli procedimenti antitrust. II successo e il potere sono inseparabili dalla responsabilità, e i giganti della tecnologia non l’hanno ancora capito. Dobbiamo costringerli a essere all’altezza delle loro responsabilità» [a Kaiser, Rep] • «Internet è effettivamente dominato dalle grandi società statunitensi e il loro potere minaccia non solo le nostre democrazie, ma anche le nostre imprese. Democrazia ed economia sono correlate. Google e Co. non possono privatizzare lo spazio pubblico di cui abbiamo bisogno per lo scambio democratico. Abbiamo bisogno di un Internet aperto, anche per restare innovativi» [ibid.] • «C’è un’asimmetria. Chi viola la legge può farlo molto rapidamente, mentre chi è responsabile di far rispettare le regole è molto lento rispetto a quanto rapidamente si sviluppa il mercato» • «Una delle più grandi illusioni è credere che l’economia funzioni perfettamente da sola» • «L’industria del continente è forte, siamo innovativi, rilasciamo più brevetti di qualsiasi altra grande economia e abbiamo uno spirito imprenditoriale» [Kaise, cit.] • «Gli americani temono i giganti della tecnologia tanto quanto noi» • Sulla Web Tax: «Nessuna trattativa sulle tasse è facile. Ricordo un collega che, quando ero ministro dell’economia in Danimarca, mi disse che sarei dovuta passare sul suo cadavere per far passare una modifica fiscale. È sempre vivo, ed è passata. C’è ovviamente bisogno di tutto il sostegno degli altri Stati membri e a questo proposito l’Italia, dopo titubanze iniziali, dà il suo contributo. E si deve soprattutto capire che una frammentazione legislativa in questa materia è un lusso che l’Europa non può permettersi» [Staglianò, il venerdì] • «Sa qual è la differenza tra una politica di comunicazione repubblicana e una politica di comunicazione democratica? Per un repubblicano, la concorrenza leale è monopolio, duopolio o, nel peggiore dei casi, tre società che competono nello stesso settore. Per un democratico, sono quattro» [a Slate] •
Curiosità Capelli corti e brizzolati, occhi grigio-blu, sempre sorridente. È alta 1,85 metri e veste sempre abiti colorati. Ha una grande passione per la vita domestica, tant’è che all’inizio del suo incarico a Bruxelles si diceva disperata perché non trovando casa non poteva cucinare • Nel suo ufficio di Bruxelles, oltre alla statua con il dito medio alzato, ci sono una sedia di design danese, opere d’arte moderna, foto di famiglia, e un’infinità di pupazzi colorati, per lo più elefanti, che lei stessa sferruzza anche durante le riunioni: «Fare la maglia mi rilassa» • «Gli elefanti sono sociali, perspicaci. Vivono in comunità e – devo dire – in gruppi matriarcali. Non portano rancore, ma ricordano bene» • Nel suo ufficio è sempre presente anche il suo cane Karlo, un golden retriever al quale è solita ripetere i suoi discorsi [Figaro] • A Copenhagen andava al ministero in bici e al mercato con il cane • In un’intervista ha dichiarato che la sua eroina politica è Madeleine Albright, Segretario di Stato degli Stati Uniti ai tempi della guerra nei Balcani. Margrethe Vestager ne ammira la responsabilità che si assunse personalmente in quella circostanza per lavorare verso una soluzione di pace • È golosa di «tortini francesi chiamati canelés», il suo account preferito su Twitter è @OldPicsArchive, adora tutti i film di James Bond), la musica di Lukas Graham: «Dopo che lo hai ascoltato un paio di volte, non riesci a resistere alla voglia di cantarlo a voce alta». Libri per lei fondamentali Tutta la luce che non vediamo di Anthony Doerr e Stoner di John Williams • Ogni fine settimana torna a Copenhagen dalla sua famiglia • Ha una casa in Francia sull’isola d’Oléron, nella Charente maritime •
Amori Nel 1994 sposa Thomas Jensen, insegnante di matematica e filosofia a Copenhagen. I due avranno tre figlie Maria (1996), Rebecca (1999) e Ella (2003). Margrethe Vestager è stata la prima donna a partorire durante un mandato ministeriale.
Politica Si definisce di «centro».
Religione Cristiana
Titoli di coda «Sto cercando una risposta diversa dal solito per non dire niente».
JDE
C’era una volta
Dieci anni fa
Mercoledì 13 aprile 2011. «La Camera ha approvato il disegno di legge sul cosiddetto “processo breve” o “prescrizione breve” con 314 voti contro 296. Il provvedimento passa ora al Senato, che ne aveva già approvato una versione un anno fa. Se a Palazzo Madama non vi saranno ulteriori modifiche, il disegno di legge, fortissimamente voluto da Berlusconi e dalla sua maggioranza, diventerà legge […]. Il punto chiave è l’articolo 3. La prescrizione di un processo si calcola sul massimo della pena aumentato di un quarto. Nel testo passato a Montecitorio questo quarto diventa un sesto. Quindi per un certo reato la cui pena massima è di dieci anni, la prescrizione attuale scatta dopo 12 anni e mezzo. Quando la legge sarà passata, la prescrizione sarà invece di 11 anni e 6 mesi. Questa piccola modifica, riservata agli incensurati, basta a vanificare quattro dei sei processi in cui è coinvolto Berlusconi, e in particolare il processo Mills, in cui il presidente del Consiglio è accusato di corruzione e l’onta di una condanna in primo grado è ancora possibile. In generale (ma con un mucchio di eccezioni), il disegno di legge stabilisce che la durata del processo non possa superare i tre anni in primo grado, i due anni in appello, e l’anno e mezzo in Cassazione, per quanto riguarda i reati con la pena massima di 10 anni. Sei anni e mezzo in tutto, che a qualunque cittadino d’Occidente sembrerebbero comunque una durata monstre, ma che in Italia, con i tempi medi della nostra giustizia, risultano una procedura a razzo» [Dell’Arti, Gazzetta].
Il governo vara anche il Documento di economia e finanza (Def) e il Programma nazionale di riforma.

Venti anni fa
Venerdì 13 aprile 2001. Ciampi taglia il numero dei cavalieri. «Un freno alle onorificenze facili. Contro la “zecca delle patacche”, da oggi una nuova legge impone un tetto annuo di ottomila diplomi rispetto alla media dei 23 mila sfornati sino a ieri. Fra cavalieri, commendatori, ufficiali, grand’ufficiali, gran croci e gran cordoni, un italiano su trenta ha ricevuto una decorazione per un totale di 860 mila diplomi stampati dalla Repubblica. La concessione di titoli si era talmente svilita da rendere necessaria una frenata. Sparisce la promozione “per anzianità” e cambiano anche i simboli: via corone e aquile, troppo cupi, sì a fronde di ulivo e di quercia. Torna anche la “Stella della solidarietà”, dedicata agli emigranti, la prima onorificenza inventata nel 1947 su proposta dell’allora ministro degli Esteri Pietro Nenni».
Scovato ad Amburgo il boia di Genova: «Friedrich Engel ha 92 anni e da 56 vive ad Amburgo, nella sua villa in un’area residenziale. Durante la Seconda guerra mondiale si faceva chiamare Siegfried: capo delle Ss a Genova, è stato giudicato colpevole dalla giustizia italiana per la morte di 246 persone e condannato all’ergastolo. Una troupe del primo canale tv tedesco (Ard) lo ha scovato e ha puntato le telecamere sulle sue finestre: per mostrare quello che viene considerato forse il maggior criminale nazista vivente e che nel 1969 la magistratura tedesca considerò “non responsabile” archiviando il caso. Engel è incalzato da una nuova inchiesta, avviata nel 1998, e da nuovi documenti (indicati dalla stessa trasmissione tv) che dimostrano la sua colpevolezza nella strage del Passo del Turchino» [CdS].

Venticinque anni fa
Sabato 13 aprile 1996. Un aereo della Air Force USA con a bordo il Segretario di Stato per il Commercio Ron Brown precipita in Croazia: morti tutti i 35 occupanti l’aereo.

Trenta anni fa
Sabato 13 aprile 1991. Il governo giura ma il Pri, in polemica con il peso del Psi nella compagine ministeriale, abbandona la maggioranza.
Si dimettono i ministri repubblicani Adolfo Battaglia e Giuseppe Galasso. Il presidente del consiglio Giulio Andreotti assume, ad interim, i ministeri delle Partecipazioni statali e dei Beni culturali e ambientali.
L’inchiesta per la tragedia della Moby Prince viene affidata al pm Luigi De Franco. Sarà difficile fare chiarezza perché delle strumentazioni di bordo è rimasto davvero poco e perché tutto il personale, a parte il mozzo Bertrand, è deceduto a bordo del traghetto.

Quaranta anni fa
Lunedì 13 aprile 1981. Muore in carcere, ucciso dai fascisti Pierluigi Concutelli e Mario Tuti, il terrorista nero Ermanno Buzzi, condannato per la strage di Brescia. « Nel supercarcere di Novara si muore troppo facilmente. Numerose “sentenze” sono state eseguite negli ultimi mesi. Ermanno Buzzi, condannato all’ergastolo per la strage nera di piazza della Loggia, lo sospettava, lo temeva, lo aveva anche detto all’avvocato bresciano Giovanni Pinna, venerdì scorso, di prima mattina: “Mi vogliono mandare a Fossombrone o a Novara. Io non voglio. Ho paura. Là mi faranno la pelle”. Gli hanno fatto la pelle, durante l’ora d’aria, con una stringa da scarpe. Era la prima ora d’aria di Ermanno Buzzi a Novara. Gli è stata fatale. L’hanno chiuso in un angolo, fuori dalla visuale dell’agente di custodia, che prestava servizio sulla torretta, e fuori dall’occhio dello spioncino. “Abbiamo eseguito una sentenza nazionale e rivoluzionaria”, hanno dichiarato ai magistrati i fascisti Pierluigi Concutelli, assassino del giudice Vittorio Occorsio, e Mario Tuti, killer nero, altro campione dell’estremismo di destra. Anche Buzzi era un neofascista, lo avevano definito: “nazista himmleriano”, ma — probabilmente — era più colore che sostanza» [CdS].
I camerati consideravano Buzzi un confidente dei carabinieri e un omosessuale corruttore di minorenni.
La navetta spaziale americana riutilizzabile Columbia con gli astronauti Young e Crippen conclude questa sera il suo primo viaggio nello spazio: l’atterraggio è previsto per le 20.30 (ora italiana). Il momento più delicato e pericoloso sarà quello del rientro nell’atmosfera terrestre, quando il velivolo, per l’attrito, si troverà ad attraversare una vera “barriera di fuoco”, che metterà a dura prova le piastrelle di protezione antitermica, poi, senza motori, come un aliante, lo shuttle si poserà sulla pista della base di Edwards, in California.
Nuovo record del dollaro: è salito a quota 1.082 lire.

Cinquanta anni fa
Martedì 13 aprile 1971. Il giudice Stiz fa arrestare Franco Freda e Giovanni Ventura per la strage di Piazza Fontana e gli attentati del Dicembre 1969.
La crisi pachistana si è aggravata e minaccia di coinvolgere in un aperto conflitto non soltanto l’India, ma anche le grandi potenze. La esplicita presa di posizione del governo cinese a favore del presidente Yahya Khan ha esasperato gli animi nel governo di Nuova Delhi, costretto finora ad assistere impotente alla spietata repressione del movimento separatista nel Pakistan orientale. L’atteggiamento di Pechino è destinato ad accentuare l’opposizione di Mosca alla politica del governo di Karaci, già espressa qualche giorno fa in un severo telegramma del capo dello Stato, Podgorni.
Il grande esodo delle festività pasquali è stato funestato da 122 incidenti stradali mortali, che hanno provocato complessivamente 134 vittime. Questo è il bilancio da venerdì 9 a lunedì 12, fatto dalla polizia stradale e dai carabinieri. Gli incidenti sono stati 3.937, contro i 3.857 dello scorso anno: i feriti sono stati 3.257. Lo scorso anno i morti furono 124 e i feriti 3.093. I militi della stradale e i carabinieri hanno fatto centomila multe ed hanno ritirato 1l0 patenti. Nel 1970 le multe furono 97.600.
Il Corriere fa sapere che Alexander Dubček, leader della Primavera di Praga, fa il giardiniere. Una foto pubblicata sulla Bild-Zeitung lo ritrae davanti agli uffici dell’amministrazione forestale con il rastrello in mano.Titolo del giornale tedesco: «La fine di un uomo che voleva donare al suo popolo più libertà».

Sessanta anni fa
Giovedì 13 aprile 1961. Il presidente Gronchi viene accolto a Mendoza, la cittadina argentina che conta ottocentomila abitanti, quasi tutti piemontesi.
Tribuna politica. Alla domanda: «Vuole per cortesia spiegarci cosa è l’Eni», Enrico Mattei risponde: «Invece di fornire subito delle cifre o dei dati, preferisco incominciare raccontando un episodio personale. Una ventina di anni fa ero un buon cacciatore e andavo molto spesso a caccia. Avevo due cani, un bracco tedesco e un setter, e, cominciando all’alba e finendo a sera, su e giù per i canaloni, i cani erano stanchissimi. Ritornando a casa dai contadini, la prima cosa che facevamo era dare da mangiare ai cani e gli veniva dato un catino di zuppa, che forse bastava per cinque. Una volta vidi entrare un piccolo gattino, così magro, affamato, debole. Aveva una gran paura, e si avvicinò piano piano. Guardò ancora i cani, fece un miagolio e appoggiò una zampina al bordo del catino. Il bracco tedesco gli dette un colpo lanciando il gattino a tre o quattro metri, con la spina dorsale rotta. Questo episodio mi fece molta impressione. Noi siamo stati, per i primi anni, come il gattino alle prese con i cani, tanti erano gli interessi coalizzati contro di noi. Eravamo al centro di una polemica gigantesca, ma abbiamo seguitato a lavorare, a rafforzarci, cercando di non farci colpire. Il tentativo era o di soffocarci o di mantenerci deboli. Pian piano, lavorando con tenacia, ci siamo rafforzati, e oggi il gruppo Eni è una grossa forza, una grande impresa, che può guardare al futuro con tranquillità e fronteggiare vittoriosamente la grande coalizione dei colossi petroliferi» [Enrico Mattei all’omonimo giornalista Enrico Mattei, Enrico Nobis e Ettore Della Giovanna in un’intervista alla Rai].
Nota: Alcuni siti hanno datato questa intervista al 12 aprile, altri al 23 marzo 1961, altri ancora al 1960.

Settanta anni fa
Venerdì 13 aprile 1951. Ancora polemiche sul caso del generale Douglas MacArthur, dopo che due giorni fa il presidente statunitense Harry Truman lo ha sollevato, per grave insubordinazione, dall’incarico di comandante in capo delle forze delle Nazioni Unite nella guerra di Corea : «L’ho licenziato perché non ha rispettato l’autorità del presidente. Non l’ho fatto perché era un maledetto figlio di puttana, sebbene lo fosse. Ma questo non va contro le regole dei generali, altrimenti tre quarti di loro sarebbero in carcere». Tuttavia Truman non si oppone all’iniziativa del Congresso di invitare il generale ad esporre le proprie ragioni.
«Il Generale aveva assicurato al presidente Truman che la guerra in Corea avrebbe avuto vita breve. Inizialmente, infatti, le forze dell’ONU guidate da MacArthur riuscirono a respingere a nord del 38° parallelo l’esercito della Corea del Nord ma MacArthur si spinse oltre, arrivando al confine con la Cina, convinto che le possibilità che quest’ultima intervenisse fossero scarse. Così non fu. Nel novembre del 1950 le divisioni cinesi lanciarono un attacco alle forze americane, respingendole a sud. Fu a seguito di questa risposta cinese che MacArthur pensò di utilizzare l’arma atomica contro la Cina comunista e di far leva sui nazionalisti cinesi a Taiwan. L’eccessiva intraprendenza del Generale non piacque però a Truman: per quest’ultimo la guerra doveva essere limitata, con lo scopo di bloccare l’avanzata comunista in Corea del Sud mentre per MacArthur rappresentava l’occasione di liberare la penisola coreana. Per questa ragione il Generale voleva forzare la mano» [Fattiperlastoria].

Ottanta anni fa
Domenica 13 aprile 1941. Fronte greco-albanese. Robusta offensiva italiana contro i greci. In Albania sono riconquistate Corcia (Korcë), Permeti (Permet), Argirocastro (Gjinokastrë), Porto Palermo (Portë e Palermos), mentre alcune divisioni avanzano nell’Epiro. [Salmaggi Pallavisini]
Africa settentrionale. Rommel dichiara di voler proseguire la sua avanzata almeno fino a Mersa Matruh, in Egitto, indipendentemente dall’evolversi delle operazioni attorno a Tobruk. Da Berlino invece si suggerisce di consolidare il fronte a Sollum, al confine tra Libia ed Egitto, e soprattutto di eliminare in qualsiasi modo la resistenza della guarnigione inglese di Tobruk. [Salmaggi e Pallavisini]

Cento anni fa
Mercoledì 13 aprile 1921. D’Annunzio non accetta candidature. «Brescia. Una comunicazione di D’Annunzio ai giornali di qui smentisce le notizie pubblicate intorno alle sue presunte candidature, e per mettere fine alle insistenze degli amici, il Poeta dichiara che non ha accettato né accetterà le offerte di nessuna circoscrizione elettorale».
Ucciso da una rivoltellata nel cortile della scuola elementare in via Contessa Matilde, nel sobborgo Porta Nuova, l’insegnante ventitreenne Carlo Cammeo, attivista del Sindacato magistrale italiano e firmatario di articoli polemici con le donne fasciste sul settimanale socialista «L’Ora Nostra». Una vittima degli squadristi anche a Incisa Valdarno (Fi) [Franzinelli1].

Centoventi anni fa
Sabato 13 aprile 1901. Il municipio di Vercelli istituisce un Consiglio del lavoro e un Ufficio del lavoro per la tutela degli interessi operai e la pacifica mediazione nelle controversie fra industriali e operai.
Genova. Sciopero del personale di bordo dei piroscafi mercantili. Quasi tutti i vapori devono sospendere la partenza. Lo sciopero dura molti giorni con grave danno del commercio.

Centoquaranta anni fa
Giovedì 13 aprile 1881. Negli Usa, dopo una seduta di consiglio di un quarto d’ora, i giudici condannano a morte per impiccagione Henry McCarty, conosciuto anche con il nome di Henry Antrim, William Harrison Bonney o, ancor meglio, Billy the Kid. L’esecuzione è fissata un mese dopo, il 13 maggio 1881.

Centocinquanta anni fa
Venerdì 13 aprile 1871. «Sono alcuni che nell’insurrezione parigina affermano di scorgere un progresso sociale. Temiamo invece che in qualche punto ci faccia retrocedere di una quarantina di secoli. Gli ebrei in caso di ferimenti volevano che si rendesse Oculum pro oculo dentem pro dente. I comunisti di Parigi rimettono in voga la pena del taglione, senonché invece di strappare un dente per un dente, strappano addirittura una mascella. Ed applicano poi quella pena in modo affatto speciale, poiché del dente viene privato non chi ne tolse uno altrui, ma chi è innocentissimo di quel reato. Infatti il Comune di Parigi col lodevole intento di conciliare la salute comune col rispetto delle libertà pubbliche ha decretato: 1. che ogni persona indiziata di complicità col Governo di Versailles sia immediatamente posta in istato di accusa; 2. che si instituisca entro 24 ore un giurì d’accusa per investigare i crimini che gli saranno denunciati; 3. che il giurì dia il suo giudizio entro 24 ore; 4. che tutti gli accusati, il cui arresto venga mantenuto dal giurì di accusa, siano ostaggi del popolo di Parigi; 5. che l’esecuzione capitale di un prigioniero di guerra o di un partigiano del governo regolare sia immediatamente seguita dall’esecuzione capitale di un triplice numero di ostaggi, tenuti in arresto in virtù dell’art. 4 e che vennero disegnati dalla sorte. Ora, giacché un partito in Italia loda il Comune di Parigi e alcuni nostri archimandriti vorrebbero affidato il potere dittatorio al cittadino Pyat, porta il pregio di spendere qualche parola nell’esame di quel decreto. I partigiani del Governo di Versailles sono considerati in esso non come nemici di guerra, ma come delinquenti. Ora, piaccia o non piaccia quel Governo, esso è il risultamento della volontà della nazione espressa con suffragio universale» [Sta].
La Camera inizia la discussione del progetto di legge sulla istituzione delle Casse di Risparmio o postali (Comandini).
A Milano, stasera, alla Scala, solenne inaugurazione della statua di Rossini, opera del Magni (Comandini).

Centosessanta anni fa
Sabato 13 aprile 1861. Alla Camera il presidente Rattazzi dà lettura della seguente lettera del gen. Garibaldi: «Alcune mie parole malignamente interpretate hanno fatto supporre un concetto contro il Parlamento e la persona del Re. La mia devozione ed amicizia per Vittorio Emanuele sono proverbiali in Italia, e la mia coscienza mi vieta di scendere a giustificazioni. Circa al Parlamento Nazionale la mia vita intiera, dedita all’indipendenza ed alla libertà del mio Paese, non mi permette neppure di scendere a giustificarmi d’irriverenza verso la maestosa Assemblea dei rappresentanti di un popolo libero, chiamata a ricostituire l’Italia e a collocarla degnamente accanto alle prime nazioni del mondo. Lo stato deplorabile dell’Italia meridionale e lo abbandono in cui si trovano così ingiustamente i valorosi miei compagni d’armi mi hanno veramente commosso di sdegno verso coloro che furono causa di tanti disordini e di tanta ingiustizia. Inchinato però davanti alla santa causa nazionale, io calpesto qualunque contesa individuale, per occuparmi unicamente ed indefessamente di essa. Per concorrere, per quanto io posso, a cotesto grande scopo, valendomi della iniziativa parlamentare, le trasmetto un disegno di legge per lo armamento nazionale, e la prego di comunicarlo alla Camera, secondo le forme prescritte dal regolamento. Nutro la speranza che tutte le frazioni della Camera si accorderanno nello intento di eliminare ogni superflua digressione, e che il Parlamento italiano porterà tutto il peso della sua autorità nel dare spinta a quei provvedimenti che sono più urgentemente necessari alla salute della Patria» (Comandini).
Il principe Napoleone dopo avere conferito ieri con Napoleone III scrive a lungo al co. di Cavour esponendogli tutto il piano di un’intesa italo-francese per un accordo italo-pontificio, da consacrarsi in apposita convenzione (Comandini).
Esce a Versailles un opuscolo scritto dal duca d’Aumale, ed intitolato Lettre pour l’Histoire de France: ha l’aria di volere rispondere al discorso 1° marzo del principe Napoleone in Senato, ma in realtà è tutta una filippica, dal punto di vista clericale, contro Napoleone III. Il governo francese ne ordina il sequestro.
Sequestrato in Milano il giornale mazziniano l’Unità Italiana (Comandini).
Urla, fischi e risate hanno accolto all’Opéra di Parigi il Tannhäuser di Wagner: «Ai ripetuti timori espressi sulla lunghezza del lavoro, replicai che non comprendevo tale inquietudine. Non era possibile, infatti, annoiare un pubblico abituato a divertirsi nell’ascoltare la Semiramide di Rossini. Tuttavia, io dimenticavo che in queste rappresentazioni il pubblico non si cura né dell’azione né della musica, e che la sua attenzione si rivolge solo ai virtuosismi dei cantanti. Ora, il Tannhäuser non era stato composto per le esibizioni dei cantanti…» (Wagner). «Gli ascoltatori parigini erano ben disposti verso le novità, anche brusche, ma respinsero il linguaggio musicale dell’opera germanica per eccellenza: qualcosa di analogo, ma amplificato fino ad un esito catastrofico, si ebbe con il successivo sforzo di importazione musicale, il Tannhäuser del 1861, fischiato da un pubblico di autentici congiurati, intellettuali, aristocratici, membri del Jockey club: con una conseguente sfortuna teatrale del malcapitato, duramente respinto» (Mario Bortolotto).
Guerra civile americana. Fort Sumter si arrende alle forze confederate.

Centosettanta anni fa
Domenica 13 aprile 1851. A Sassari viene fondata la prima Società di Mutuo Soccorso della Sardegna.



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