Clamoroso Nella moschea Fatima di Parigi a guidare la preghiera c'è un imam donna [Paci, Sta]. In prima pagina • Gli Stati Uniti bloccano il vaccino di Johnson & Johnson. Rinviate le consegne in Europa • Il ministro dello Sviluppo economico Giorgetti dice che a maggio riapriranno le attività economiche ora ferme • Le partite dell'Europeo di calcio a Roma si giocheranno. È intervenuto Draghi, dopo l'ingerenza della Turchia • Ieri i morti sono stati 476. Il tasso di positività scende al 4,4%, cala il numero di ricoverati in terapia intensiva (-67). Le persone vaccinate (due dosi) sono 4.018.236 (il 6,74% della popolazione) • Quelli di #ioApro continuano a manifestare, alcuni ristoratori hanno bloccato la A1 a Orte, Daniele De Rossi ha lasciato lo Spallanzani, Sammy Basso si è vaccinato, Mick Jagger ha scritto una canzone sul lockdown • In Germania rallenta il ritmo delle vaccinazioni e Angela Merkel impone un nuovo lockdown. Il ministro della Salute austriaco si dimette, provato dal troppo lavoro per la pandemia. Alla Mecca misure straordinarie per il Ramadan • Biden aumenta il numero di soldati statunitensi in Germania ed è pronto a ritirare dall'Afghanistan entro l'11 settembre le truppe • In America riesplodono le tensioni razziali • L'Iran arricchirà l'uranio al 60 per cento, un livello mai raggiunto finora. L'ha detto il viceministro degli Esteri iraniano • Il Giappone verserà l'acqua contaminata di Fukushima in mare. Protestano Cina e Corea del Sud • Il dissidente cinese Joshua Wong è preso altri 4 mesi di carcere • In Perù il maestro elementare Castillo è il più votato al primo turno delle presidenziali. Al ballottaggio sfiderà la figlia di Alberto Fujimori • Alessandra Galloni sarà la prima donna alla direzione dell'agenzia di stampa Reuters • Roberto Formigoni riavrà il suo vitalizio da parlamentare anche se è ai domiciliari • L'attore Macaulay Culkin ha avuto un figlio: ha deciso di chiamarlo Dakota, come la sorella morta in un incidente nel 2008 • Champions League, Psg e Chelsea in semifinale • Gasperini rischia 20 giorni di squalifica Titoli Corriere della Sera: Vaccini, la nuova frenata la Repubblica: Vaccini Usa, sospeso J&J / «L'Italia non si fermerà» La Stampa: Dal 2022 stop a AstraZeneca e J&J Il Sole 24 Ore: Criptovalute all'esame di Wall Street: maxi quotazione da 100 miliardi Avvenire: Vaccini, altro inciampo Il Messaggero: A giugno si torna allo stadio Leggo: Vaccini, J&J sospende la fornitura Qn: Stop anche a J&J, ora l'Italia è nei guai Il Fatto: Derubano la sanità e vincono il vitalizio Libero: Morire di Covid o di fame La Verità: Speranza è l'ultimo a cadere Il Mattino: Vaccini, la follia del nuovo stop il Quotidiano del Sud: Morire di propaganda il manifesto: Fukushock Domani: Arriva il Recovery degli scarti / Miliardi di nuovo debito / per i progetti che l'Ue non vuole
PRIMA PAGINA «Lo sa che è più facile morire cadendo dal letto che prendendo un siero anti-Covid?» Silvio Garattini Stop al vaccino Johnson & Johnson La Food and Drug Administration, l’ente che regolamenta i farmaci negli Usa, e i Centers for disease control, il più importante organismo di controllo sulla sanità pubblica statunitense, hanno chiesto di fermare con effetto immediato le somministrazioni del vaccino monodose di Johnson & Johnson. La sospensione è già operativa nei centri federali, mentre i singoli Stati potrebbero, in teoria, decidere altrimenti. La decisione si deve alle reazioni di sei donne di età compresa tra i 18 e i 48 anni nelle due settimane successive al vaccino: hanno sviluppato una rara malattia legata ai coaguli di sangue. Una delle sei donne è morta, un’altra è in condizioni critiche. Negli Usa hanno ricevuto l’unica dose del vaccino Johnson & Johnson 6,8 milioni di persone, e altre nove milioni di dosi sono già state inviate ai diversi Stati. • «La notizia ha scosso l’America. Gli scienziati hanno subito evocato il problema sorto in Europa con AstraZeneca, mentre 30 governatori su 50 hanno immediatamente escluso J&J dalla campagna vaccinale. Per una volta sono saltate le differenze politiche o geografiche. Si va dalla California alla Florida, dal Michigan all’Ohio, da New York alla Louisiana» [Sarcina, CdS]. • Dopo lo stop negli Usa, Johnson & Johnson ha deciso di rimandare la distribuzione del vaccino nell’Unione europea, che per contratto deve ricevere 200 milioni di dosi entro fine anno. • «Una doccia fredda per l’Italia arrivata proprio poche ore dopo le primissime consegne di J&J nel nostro Paese. Tant’è che le 184 mila dosi di Janssen arrivate ieri all’hub nazionale della Difesa di Pratica di Mare, per ora si è deciso di tenerle lì, stoccate in attesa che la situazione si sblocchi. Come, però, è presto per dirlo» [Malfetano e Rosana, Mess]. • A Roma si è tenuta una riunione al ministero della Salute sul caso J&J, presente anche i rappresentati dell’Agenzia italiana del farmaco. «Valuteremo nei prossimi giorni, appena Ema e gli Usa ci daranno notizie più definitive, quale sarà la strada migliore ma io penso che anche questo vaccino dovrà essere utilizzato perché è un vaccino importante», ha detto a Porta a porta il ministro della Salute Roberto Speranza. • L’Agenzia europea per i medicinali (Ema) ha dichiarato che «al momento non è chiaro se esista un nesso causale tra la vaccinazione con il farmaco contro il Covid-19 di Johnson & Johnson e i casi di coaguli di sangue». Il comitato per la sicurezza dell’agenzia europea «sta indagando e deciderà se potrebbe essere necessaria un’azione normativa». • «Secondo quanto detto alla Stampa da una fonte del ministero della Salute, la Commissione europea, d’accordo con i leader di molti Paesi, avrebbe deciso che alla scadenza dei contratti validi per l’anno in corso non saranno rinnovati quelli con le aziende che producono vaccini a vettore virale (AstraZeneca, J&J e Sputnik. Si vuole puntare tutto sui sieri a Rna messaggero, che trasporta le istruzioni per la produzione della proteina Spike utilizzata dal coronavirus, permettendo così all’organismo di produrre anticorpi specifici e di immunizzarsi. Sarebbe il trionfo di Pfizer e Moderna, che fino ad ora hanno dato più sicurezza (anche sul fronte contrattuale, dicono nel governo) mentre verrebbero penalizzati AstraZeneca, J&J, già autorizzati dall’Ema, Sputnik, che ancora deve ricevere il via libera, ma anche il vaccino made in Italy, in fase di sperimentazione, ReiThera» [Lombardo e Russo, Sta].
A maggio si riapre, dice Giorgetti Incontrando i rappresentanti di Fipe-Confcommercio, il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha detto che la decisione sulle riaperture delle attività commerciali «sarà presa probabilmente la prossima settimana dal Consiglio dei ministri», che gli indicatori stanno migliorando e che «presumibilmente maggio sarà un mese di riaperture».
Draghi sblocca il caso Europei a Roma «Mario Draghi sblocca gli Europei di calcio in Italia e salva l’evento previsto a Roma, prima data prevista 11 giugno. Ieri è partita una lettera firmata dalla sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali con allegate le necessarie garanzie richieste per ospitare l’evento. Si chiude così, nel migliore dei modi, una vicenda che stava prendendo davvero una brutta piega e che rischiava di causare più di qualche imbarazzo a livello internazionale per il premier. L’Uefa chiedeva a Roma un impegno formale ad ospitare le tre gare in calendario con il pubblico in presenza (per almeno il 25 per cento della capienza dello stadio). Il ministro Speranza aveva chiesto al Comitato Tecnico Scientifico il permesso, il Cts a sua volta si era rifiutato di assumersi una responsabilità ben poco scientifica e meramente politica e la palla era rimasta sospesa nell’aria fritta della formulazione ministeriale di una lettera che non diceva nulla. A rendere ancora più difficile la posizione del governo italiano l’offerta tattica del premier turco, Recep Tayyp Erdoğan – appena definito «un dittatore» da Draghi – che si era detto pronto a fornire all’Uefa tutte le garanzie richieste per scippare a Roma l’evento. Ricevuto l’interessamento formale di Erdoğan, l’Uefa ha fatto sapere a Roma di essere pronta a cambiare cavallo nel giro delle successive 24 ore, termine ultimo giovedì mattina. A quel punto Draghi ha deciso di intervenire personalmente e ha chiamato in sequenza ravvicinata il ministro Speranza e la sottosegretaria Vezzali» [Mensurati e Pinci, Rep].
Il coronavirus in Italia Persone vaccinate (2 dosi): 4.018.236 (il 6,74% della popolazione) Prime dosi (totali): 9.358.909 (il 15,69% della popolazione) • Attualmente positivi: 519.220 Deceduti: 115.088 (+476) Dimessi/Guariti: 3.158.725 (+18.160) Ricoverati: 30.478 (-444) di cui in Terapia Intensiva: 3.526 (-67) Tamponi: 53.550.491 (+304.990)
Totale casi: 3.793.033 (+13.447, +0,36%) [YouTrend] • Il tasso di positività è calato di 0,7 punti: lunedì era al 5,1%, ieri al 4,4%. • «Fonti di palazzo Chigi smentiscono le indiscrezioni che vorrebbero Mario Draghi intenzionato a sostituire il ministro della Salute, ricordando le parole pronunciate dal premier nell’ultima conferenza stampa: “L’ho voluto io nel governo e ha la mia stima”» [Sta]. • Ieri, a Roma, centinaia di ristoratori e esercenti del movimento #IoApro si sono riuniti di nuovo, stavolta al Circo Massimo, per manifestare contro le chiusure. Le loro richieste: una data certa in cui poter ripartire, possibilità di lavorare a pranzo e cena, coprifuoco posticipato a mezzanotte. Ci sono stati momenti di tensione con la polizia quando un gruppo di loro ha tentato di lasciare il presidio per dirigersi verso piazza Montecitorio. Alla fine, una delegazione di cinque persone è stata ricevuta in largo Chigi dal sottosegretario Deborah Bergamini. «“Libertà” è stato il coro intonato a più riprese dai manifestanti, alcuni dei quali hanno alzato un filo di mutande gialle, arancioni e rosse come le zone con cui il governo sta gestendo il contagio nelle differenti regioni: “L’Italia a colori ci ha lasciato in mutande ma ora basta”. Una donna ha donato a un poliziotto un mazzolino di fiori: “Siamo uguali – gli ha detto – anche voi avete figli. Io ho un’attività, ho aperto da sei mesi e da 5 e mezzo sono chiusa. Non ho più niente”» [Sta]. • Un gruppo di ristoratori, sotto la sigla Tutela Nazionale Imprese, ha bloccato il traffico sull’autostrada A1 invadendo la carreggiata all’altezza di Orte. Tra gli slogan urlati: «Libertà contro la dittatura». • «In Liguria, una coda tra l’A10 e l’A26, causata dalla rottura di un macchinario che ha ritardato la riapertura del tratto interessato, le dosi di Pfizer previste per l’hub vaccinale di Rossiglione (Valle Stura) e destinate a una settantina di ultraottantenni sono arrivate a destinazione con quasi 4 ore di ritardo, alle 11,45 invece che alle 8. Assente per lo stesso motivo anche l’équipe vaccinale, molti anziani in attesa hanno deciso di tornare a casa» [Sta]. • Francesca Paola Vizzini, 75 anni, di Palermo, era stata vaccinata con AstraZeneca martedì e domenica è morta. Le figlie hanno presentato denuncia ai carabinieri. La Procura ha aperto un’inchiesta, di modo da poter disporre un’autopsia. • A Milano una ragazza di 26 anni, impiegata in uno studio dentistico e vaccinatasi con AstraZeneca sedici giorni fa, è ricoverata da lunedì in rianimazione al Policlinico per una trombosi cerebrale. «Nonostante l’Ema (l’Ente europeo per i medicinali) abbia spiegato che questa forma di trombosi rara riguardi 30 casi, di cui sette mortali, su 18,1 milioni di vaccinati e il database europeo sulla sicurezza dei farmaci conti 222 segnalazioni su 34 milioni di vaccinati, le code che si accumulano e si allungano ogni giorno davanti agli hub vaccinali hanno un unico comune denominatore: i dubbi e le paure della gente che leggendo degli episodi avversi del vaccino anglo-svedese vuole essere tranquillizzata» [Landi, CdS]. • Daniele De Rossi, 37 anni, ex centrocampista della Roma e da poco membro dello staff della Nazionale, è stato dimesso dallo Spallanzani. Si era contagiato in Lituania, durante la partita di qualificazione ai mondiali del 31 marzo scorso. Era ricoverato da venerdì. Ora proseguirà le cure a casa. • Sammy Basso, il 25enne veneto affetto da progeria, ha ricevuto ieri la prima dose di vaccino. • Mick Jagger, 77 anni, da otto mesi residente a Noto, in Sicilia, ha scritto una canzone che parla del lockdown. Si intitola Eazy Sleazy. Il testo parla di lui che pulisce il lavandino, si fa da bere e si annoia.
Il coronavirus nel mondo Giovedì scorso, in una riunione riservata dell’Interpol cui partecipavano i delegati dei corpi di polizia di tutto il mondo, si è discusso del caso dei finti vaccini Pfizer che vengono messi in vendita su internet. «In Messico a molte persone è stato somministrato il vaccino fake, con quali conseguenze è ancora presto per dirlo. Ciò che è certo è che veniva venduto a 2mila dollari ad iniezione. Dal momento che il farmaco made in Usa richiede la doppia puntura, i clienti sborsavano intorno ai 4mila dollari» [Scarpa, Mess]. • In Gran Bretagna il primo ministro Boris Johnson ha detto: «Naturalmente il programma di vaccinazione ha aiutato ma la gran parte del lavoro per la riduzione dei contagi è stato fatto dal lockdown». Quindi, ha aggiunto, «il risultato delle aperture sarà inevitabilmente un aumento di infezioni e, purtroppo, vedremo anche più ospedalizzazioni e decessi. La gente deve comprenderlo». • In Germania il governo federale sta studiando due provvedimenti per sospendere di fatto le autonomie dei Länder in materia sanitaria e imporre regole automatiche uniformi su tutto il territorio nazionale. «La bozza delle modifiche alla legge sulle infezioni prevede, quando l’incidenza settimanale supera i 100 nuovi casi, il coprifuoco dalle 21 alle 5; la chiusura dei negozi di beni non di prima necessità oltreché teatri, zoo e altri centri ricreativi; riunioni con una sola persona in aggiunta al nucleo familiare; limitazioni delle attività sportive. Quando l’incidenza settimanale supera i 200 nuovi contagi per 100mila abitanti, le lezioni in presenza nelle scuole non saranno consentite» [Bufacchi, Sole]. Ieri, con una breve conferenza stampa, Angela Merkel ha auspicato l’entrata in vigore delle nuove regole in tempi rapidi, ma l’intervento del governo ha destato parecchi malumori al Bundestag e al Bundesrat e non è detto che le cose vadano davvero come spera la cancelliera. • Il primo ministro olandese Mark Rutte, che aveva promesso un allentamento delle misure di contenimento della pandemia entro il 21 aprile, ieri è dovuto tornare sui suoi passi: la situazione è ancora troppo grave e il lockdown proseguirà. • Il 16,7% della popolazione della Spagna (7,9 milioni) ha ricevuto una dose di un vaccino contro il Covid, il 6,6% (3,1 milioni) ne ha già avute due. Tra gli over 80 il 95,6% ha avuto una dose, il 52,5% due. • La Francia ha sospeso tutti i voli dal Brasile per paura della variante del coronavirus P.1, particolarmente contagiosa. • Rudolf Anschober, 60 anni, ministro della Salute austriaco, ha annunciato le dimissioni: non riesce più a sopportare il lavoro e la pressione causati dalla pandemia. • È iniziato il secondo Ramadan della pandemia. In Arabia Saudita le autorità hanno stabilito che ai luoghi sacri della Mecca potrà accedere solo chi ha ricevuto la prima dose o chi è già guarito dal Covid. I pellegrini che non rispetteranno le regole saranno multati. La moschea che contiene la Kaaba sarà sanificata dieci volte al giorno con 60 mila litri di gel. TERZA PAGINA «Draghi è un uomo che ha dei principi, ma non capisco quali siano i suoi fini» Vittorio Feltri Sovranità di Mattia Feltri La Stampa Prendete la cartina e guardate dove sta il Montenegro: di fronte alla Puglia al di là del mare. E leggete che gli è capitato: doveva costruire un’autostrada per collegare Podgorica, la sua capitale, con la capitale serba, Belgrado. E poiché era a corto di denaro, se n’è fatto prestare dai cinesi. Un miliardo di euro. Nemmeno una cifra spaventosa, se non si è il Montenegro, dove un miliardo è un quinto del Pil. E ora non riesce più a restituirlo, e siccome coi cinesi non è che si scherza, non è come facciamo noi coi prestiti dei cattivissimi mercati o della cattivissima Unione europea o degli imperialisti americani, che se non ce la facciamo a ridargli i soldi glieli ridaremo più avanti, ecco, siccome coi cinesi non si scherza, se ora non scuciono il miliardo i cinesi si prendono il controllo di una parte del territorio. Può essere che il governo di Podgorica ci stia marciando un po’, per avere un prestito dall’Europa a condizioni più vantaggiose. Ma, in ogni caso, questo è lo stile cinese. Lo si dice perché ieri, sulla Stampa, Carlo Cottarelli ricordava che dopo l’emergenza pandemica non ci sarà da allestire chissà quale festa, perché toccherà fare i conti con l’emergenza economica, il deficit, la svalutazione, l’aumento dei tassi d’interesse e l’Italia, come l’intero meridione del continente, Francia compresa, si troverà dentro in pieno. Giusto per ricordare che far parte dell’Unione europea non è cessione ma condivisione di sovranità, mentre cercare denaro facile, e che arriva alla svelta, come dimostra il caso del Montenegro, la cessione di sovranità la comporta nei modi più spettacolari. QUARTA PAGINA «Solo quando siamo innamorati, l’esistenza, o l’inesistenza, di Dio non ci turba» Roberto Gervaso Celibato di Fabrizio Caccia Corriere della Sera «Erano le 11,27 di domenica 11 aprile, piangeva il cielo e piangevo io. Stavo correndo in macchina sotto la pioggia verso Massa Martana per l’ultima messa della mia vita, l’ultima messa celebrata da me, voglio dire. Avevo fretta, dunque, ma a un certo punto davanti mi si è parato un carretto che trasportava un albero d’ulivo. Il carretto andava piano e io avevo voglia di superarlo. Ma poi mi è venuta in mente la storia che imparai da piccolo al catechismo: la pianta che viene spostata, un giorno fruttificherà altrove. Ecco, io ora mi sento come quella pianta d’ulivo. Mi sto spostando. Per me è stato un segno di Dio». Si ricorda anche l’ora esatta di quel momento: le 11,27. «Ho visto l’orologio. Beh, credo che almeno per me sarà indimenticabile». Don Riccardo Ceccobelli, 42 anni, ha chiesto già a Gualtiero Sigismondi, vescovo della diocesi di Orvieto-Todi, la grazia della dispensa dall’obbligo del celibato e la dimissione allo stato laicale. Dice che non tornerà più indietro. L’ha fatto per una donna. Ci vuole raccontare, don Riccardo? «Appena si è saputa la notizia, mi ha chiamato una mia amica. Mi ha detto: Ma che hai fatto? Ti sei rincoglionito per una donna, hai proprio scapocciato, come si dice dalle nostre parti in Umbria. E adesso tutti a pensare chissà che cosa, ma io dovevo farlo questo salto nel buio, perché è vero che ho smesso di fare il prete ma non di essere prete, che questo sia chiaro. E non potevo continuare perciò a tenermi questa cosa dentro di me. Lo dovevo a Dio, al mio vescovo, ai miei parrocchiani. Una questione di onestà, di libertà, di trasparenza». Quando ha scoperto di essere innamorato di Laura? «Noi ci conosciamo da quattro anni, perché io da sei sono, ero, il parroco di Massa Martana e ci siamo incontrati in parrocchia. Ma è da settembre scorso che è cambiato per sempre qualcosa dentro di me. Ho cominciato a percepire dentro un’emozione, io però all’inizio ho fatto di tutto per tenere sotto controllo la situazione, ve lo giuro, ho sperato che trovasse un fidanzato, ma ogni giorno che passava stavo sempre più male. Una sera ho provato forte il bisogno di chiamarla al telefono. Non riuscivo a dormire senza sentire la sua voce. Quando lei mi ha risposto, io le ho detto: “Pronto? Ciao, sono io”. E subito dopo ho avvertito un benessere, una grande pace dentro di me. E mi sono addormentato. A gennaio ho presentato le dimissioni al vescovo». Laura adesso è vicino a lui, ha 26 anni, fa l’infermiera e anche la catechista e per questo, dice, “noi comunque vogliamo restare nella Chiesa, se ci sono delle regole da rispettare vogliamo farlo, senza dare scandalo”. Insieme sembrano davvero due ragazzi innamorati. Lo sono. Riccardo vuol condividere con noi un bel ricordo dell’inizio. Loro due si sono conosciuti così. «Quattro anni fa, eravamo in nove sul pulmino della parrocchia sulla strada da Orvieto a Todi, un nostro amico aveva messo un cd di un rock metallico tremendo, allora io mettevo il dito sul volume per abbassarlo e lei lo rialzava, io abbassavo e lei rialzava, finché non mi ha rotto il dito. All’ospedale mi hanno dovuto mettere tre chiodi. Così di recente, stavamo parlando delle nostre eventuali nozze future, io un po’ per scherzare le ho detto: “Che bisogno c’è di sposarsi, io la fede la porto già incastrata nel dito da quattro anni”». Per adesso, però, non si parla nemmeno di fidanzamento. «Stiamo aspettando la dispensa dall’obbligo del celibato», dice Laura. «Io non sono ancora mai andato a cena dai suoi genitori e già mi tremano i polsi solo al pensiero», aggiunge lui sorridendo. Però don Ceccobelli adesso sta soffrendo di nuovo moltissimo. Ha l’occhio sinistro bendato per quanto ha pianto in queste ultime tre notti, da quando la notizia è diventata ufficiale. «Sì il tanto pianto, a causa delle lenti a contatto, mi ha fatto venire un’infiammazione. Il mio oculista s’è spaventato, gli ho dovuto dire il perché». In un momento così, si sente di dire qualcosa a Papa Francesco? «Gli chiedo di pregare per me, di pregare anche per tutti i parroci del mondo e per quelli in particolare che si trovano nelle mie condizioni. In questi giorni ho pensato molto a certe coincidenze: l’11 aprile, cioè la data della mia ultima messa, nell’anno 1123 si chiuse il concilio lateranense con la dichiarazione dell’obbligo del celibato per i sacerdoti. E il 12 aprile, quando si è aperto il mio processo canonico, 388 anni prima fu processato Galileo Galilei. Voglio dire che forse dietro tutto questo c’è il disegno di Dio. Il celibato è un dono ma è un dono anche quello che mi sta succedendo. Non spetta a me cambiare certe regole, ma forse è un invito a riflettere. Me lo ha detto anche il vescovo: questo sarà un tema della Chiesa. So già che il mio vescovo lo faranno santo». Quanti pettegolezzi, quante cattiverie adesso dovrà sopportare. «Niente mi spaventa con l’aiuto di Dio. Mi chiamano gli amici, i parenti, magari lo dicono con mille attenzioni, ma vogliono tutti capire se in questa storia c’è anche il sesso. E non sanno invece che io e lei non siamo ancora mai usciti una volta da fidanzati, mano nella mano». Le chiederanno se intende sposarsi, avere dei figli... «Sì se Dio vuole, ma io che ne so, potrebbe finire tutto anche tra una settimana. Da ragazzino ho avuto nove fidanzate ma da più di vent’anni non ho una storia. Lei poi è una donna forte: quante volte mi ha detto “se vuoi mi allontano, fai la tua scelta”. E io adesso l’ho fatta. E mi sento libero». Però ha attraversato anche una crisi profonda. «Certo, ma non ho mai messo davanti al popolo di Dio i miei bisogni e le mie necessità. Per questo ho dovuto lasciare, non potevo più continuare». Don Riccardo è appena rientrato a casa dopo sei anni vissuti in parrocchia. La sua Polo nera è carica di bagagli, c’è dentro pure una carabina. «Eh sì mi hanno messo tanto in croce i parrocchiani perché una volta l’ho utilizzata per spaventare un piccione. Ma la verità è che mi scagazzava sopra la tovaglia dell’altare e per pulire la tovaglia dell’altare in tintoria ci vogliono cento euro perché è larga 8 metri e lunga 3. Ahivoglia il Papa a dire di non fare offerte per i matrimoni! I soldi ai parroci servono eccome per mandare avanti la baracca». Dalla Polo spuntano anche tutti i vangeli chiusi in una busta, la tonaca bianca, il materasso. Lui è scalzo, solo un paio di sandali ai piedi, malgrado il freddo dell’Umbria alle cinque della sera cominci a farsi sentire. Un pile nero, pantaloni tecnici da montagna, gli occhiali da sole a goccia per nascondere la benda. Era un prete di strada, don Riccardo, sempre in mezzo ai giovani. Lo è stato fino all’ultimo giorno da quando fu ordinato sacerdote 12 anni fa. Adesso è molto provato, i capelli lunghi come la barba, fuma una sigaretta dopo l’altra, ma ha voglia di andare avanti. «Non voglio spoilerare niente ma in giro m’hanno già offerto cinque lavori. Non ho paura di questo salto nel vuoto, sono pronto a prendermi tutte le mie responsabilità, ho il crocefisso al collo che mi accompagna». I suoi genitori, Carlo e Mirella, ma anche il fratello Alberto e la sorella Carla sono vicino a lui. Tutti insieme nel salotto di casa guardano la televisione che sta parlando della vicenda. Il sindaco di Massa Martana, Francesco Federici, usa parole di grande umanità e comprensione verso il suo parroco. Ma tutto il paese ha solidarizzato subito, già domenica, quando c’è stato l’annuncio del vescovo in chiesa: don Riccardo Ceccobelli si è innamorato e ci lascia. Che dicono papà Carlo e mamma Mirella? «Loro due mi hanno sempre detto: se hai fatto questa scelta, hai fatto bene, se sei contento tu siamo contenti noi. Mio fratello Alberto all’inizio era contrario, ma poi ha letto la felicità nel mio volto».
C’era una volta Dieci anni fa Venerdì 15 aprile 2011. A Torino la sentenza di primo grado che condanna, Harald Espenhahn, l’amministratore delegato della ThyssenKrupp, a 16 anni e sei mesi per omicidio volontario con dolo. «La notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007 una violentissima vampata di olio e fuoco si sprigionò sulla linea 5 dell’acciaieria ThyssenKrupp, in corso Regina Margherita a Torino. Una nuvola di liquido caldissimo vaporizzato, come spiegheranno i medici legali, investì un gruppo di operai e fece una strage. Le vittime furono sette. Antonio Schiavone, 36 anni e tre bambini piccoli, l’unico a morire subito, in fabbrica. Roberto Scola, 32 anni, nonostante le ustioni sul 95 per cento del corpo, arrivò cosciente in ospedale e chiese di vedere i due figli, l’ultimo di 18 mesi: spirò all’alba del 7 dicembre. Angelo Laurino, 43 anni e due figli, morì poche ore dopo, Bruno Santino, 26 anni, il giorno seguente: anche per loro ustioni su tutto il corpo (“erano intatte solo le piante dei piedi”). Più lunga l’agonia di Rocco Marzo, 54 anni, il capoturno avvolto dalle fiamme mentre si trovava per caso a quell’ora nel reparto: se ne andò all’altro mondo il 16 dicembre lasciando moglie e due figli. Tre giorni più tardi cedette il cuore di Rosario Rodinò, 26 anni, ricoverato subito dopo la tragedia in una clinica di Genova. Giuseppe Demasi, un altro ventiseienne, fu l’ultimo ad andarsene, “senza soffrire e senza riprendere conoscenza” diranno i medici, il 30 dicembre al reparto grandi ustionati del Cto di Torino» [Dell’Arti, Gazzetta]. • Barack Obama, David Cameron e Nicolas Sarkozy firmano un articolo sul Figaro, sul Times, sull’International Herald Tribune e su Al Hayat per spiegare le ragioni dell’intervento militare in Libia e per illustrare la loro strategia per la pacificazione del paese. La tv di stato libica mostra un video di Muammar Gheddafi in macchina a Tripoli, sostenendo che sarebbe stato girato durante un attacco aereo da parte della Nato [IlPost]. • Berlusconi dichiara che le missioni all’estero sono «da rivedere» e che «non bombarderemo la Libia». • Sul Corriere della Sera Veltroni e Beppe Pisanu propongono un «governo di decantazione» per il «rasserenamento del Paese».
Venti anni fa Domenica 15 aprile 2001. I militari della Sfor arrestano a Zvornik l’ex colonnello dell’esercito serbo di Bosnia Dragan Obrenovic, uno dei responsabili del massacro dei musulmani di Srebrenica. Obrenovic sarà poi processato all’Aia.
Venticinque anni fa Lunedì 15 aprile 1996. Gli aerei di Israele hanno colpito un’altra centrale elettrica. Beirut resta al buio. Dal Libano meridionale continua l’esodo dei civili. • Accordo elettorale fatto tra Marco Pannella e Silvio Berlusconi: posti di governo in cambio dell’appoggio nell’uninominale. Ma Ccd e Cdu respingono le posizioni del Polo su droga e aborto • La Ferrari ha deciso la costruzione di una nuova galleria del vento da 15 miliardi in grado di simulare la corsa a 250 chilometri all’ora di un modello di F1 grande fino al 65% della scala reale (ora si arriva solo al 50%). L’impianto sarà realizzato a fianco della pista di Fiorano. Dietro alla scelta di costruire la galleria a Fiorano c’è l’idea di tornare a fare da sé, abbandonando l’impianto inglese di Bristol, «dove per provare paghiamo un affitto», spiega Montezemolo. L’ opera, 52 metri di lunghezza, sarà progettata dall’architetto Renzo Piano
Trenta anni fa Lunedì 15 aprile 1991. I ministri degli Esteri della Cee chiedono al segretario generale dell’Onu Perez de Cuellar di portare Saddam davanti a un tribunale internazionale. Deve rispondere di genocidio contro curdi e sciiti. • Frank Zappa si candida alla Casa Bianca. Lo fa durante un’intervista con Charles Amirkhanian nel programma Ode To Gravity in onda sulla stazione radio di Berkeley. Con lui al governo vorrebbe John Cage e Noam Chomsky. Dice che taglierebbe di brutto le spese militari, che cambierebbe tutti i testi scolastici («chi può biasimare uno studente che non ha voglia di studiare su un libro che contiene poche o nessuna informazione utile»). • Nasce la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, con il compito di gestire il credito verso i paesi dell’est ed avviarli verso l’economia di mercato. Presidente è Jacques Attali, vice presidente l’italiano Mario Sarcinelli. • «Giovanni Trapattoni ha chiesto all’Inter la rescissione anticipata del contratto che scade nel giugno 1992. L’allenatore ha giustificato la sua richiesta di divorzio con la mancanza di stimoli: “Sento la necessità di cambiare”. In realtà, dietro questa sorprendente iniziativa, vi sarebbe la lunga mano della Juventus intenzionata a riavvalersi delle prestazioni del suo ex tecnico. Il presidente dell’Inter Pellegrini sembra orientato ad accettare: inutile trattenere un allenatore demotivato. Candidati alla sostituzione Bcckenbauer e Bianchi» [CdS].
Quaranta anni fa Mercoledì 15 aprile 1981. «Il successo del Columbia ha funzionato da tonico psicologico per gli Stati Uniti. Mentre i due astronauti John Young e Robert Crippen trascorrono alcune ore in famiglia, prima di riferire ai tecnici della Nasa tutti i particolari sul primo viaggio della navetta spaziale riutilizzabile, i commentatori dei giornali fanno il punto sulla gara spaziale tra Usa e Urss. Secondo il Washington Post con lo Shuttle gli americani si sono portati in vantaggio di almeno 10 anni sui sovietici. La corriera delle stelle americana è in grado di portare in orbita un carico di circa 40 mila chili (contro i circa ottomila chili portati dai razzi vettori dell’Urss). Inoltre lo Shuttle consentirà di installare satelliti sempre più grossi e perfezionati [Stille, CdS]. • Il «libro rosso» dei presunti evasori fiscali (cosi li ha definiti il ministro delle Finanze Reviglio) traccia una mappa dell’Italia che (presumibilmente) non paga le tasse. Tra i quasi 200 mila cittadini sottoposti a verifica (in moltissimi casi i procedimenti non sono conclusi) si trovano personaggi noti in tutti gli ambienti: industriali, commercianti, costruttori, attori, cantanti, petrolieri, musicisti, finanzieri. Oltre 10 mila contribuenti non avevano presentato alcuna dichiarazione dei redditi. Tra questi il fisco ha individuato 17 miliardari. I più grandi presunti evasori (maggiore imposta accertata superiore al miliardo) sono una trentina [Dragosei, CdS].
Sessanta anni fa Sabato 15 aprile 1961. «La situazione a Cuba ha avuto, nelle ultime 24 ore, sviluppi estremamente drammatici; non è improbabile che ci si trovi alla vigilia di avvenimenti ancora più gravi. Alcuni aerei leggeri da bombardamento, con i colori dell’aviazione cubana dipinti sulle ali e sulle fusoliere, hanno attaccato, con bombe e spezzoni, vari obiettivi militari, prendendo particolarmente di mira gli aeroporti dell’Avana e di Santiago di Cuba, nell’estremo est dell’isola, e provocando dappertutto ingentissimi danni e un numero imprecisato di vittime. L’attacco improvviso, come è facile immaginare, ha esasperato lo stato di tensione del Governo castrista il quale ha reagito con una serie di misure che contribuiranno indubbiamente ad alimentare la psicosi d’invasione». Una mozione di Cuba all’Onu parla di aggressione americana.
Settanta anni fa Domenica 15 aprile 1951. Il generale Mac Arthur, arrivato oggi a Honolulu, parlerà al Congresso venerdì prossimo. «Il suo ritorno in patria provoca una tempesta che scuote ogni animo ed ogni istituzione politica americana. La natura delle emozioni popolari è legittima e comprensibile. Le reazioni dei politici lo sono assai meno. È ormai evidente che i repubblicani vogliono servirsi del caso Mac Arthur per sbarazzarsi di Truman e dell’amministrazione democratica. È più che mai dubbio che il generale accetti passivamente di divenire lo strumento delle ambizioni repubblicane (semmai servirà le proprie) ma questo non cambia i piani dei suoi non disinteressati sostenitori» [Sta].
Ottanta anni fa Martedì 15 aprile 1941. Igor Sikorsky fa volare il suo Vought-Sikorsky VS-300, un prototipo di elicottero a tre pale, per un’ora, cinque minuti e quindici secondi
Novanta anni fa Mercoledì 15 aprile 1931. «La partenza del Re da Madrid è avvenuta, come vi abbiamo telefonato ieri sera, poco dopo le ore 9 quando la piazza era ancora invasa dalla marea rivoluzionaria […]. Prima di lasciare la Reggia Re Alfonso scese nell’appartamento del Principe delle Asturie, che si trovava a letto indisposto ed era circondato da parecchie personalità dell’aristocrazia palatina. All’entrare del re tutti i presenti si ritirarono nell’anticamera: il commiato fu brevissimo. Il Sovrano poi si diresse sorridente verso quelli che lo aspettavano. Nessun segno di emozione o di agitazione sul suo volto: i suoi movimenti, le sue maniere, il suo modo di salutare, la sua voce erano quelli ordinari. - “Desidero mostrare – disse – che sono più democratico di quelli che si considerano tali. Dal momento in cui ho conosciuto i risultati della votazione di domenica, ho visto molto chiaro che non mi restava altro da fare che quello che sto facendo, oppure provocare un atto di forza che avrebbe portato a conseguenze gravissime e dolorose”. I presenti salutarono molto commossi. La scena ebbe una solenne semplicità: molti di quelli che vi assistevano non potevano contenere le lagrime. Il re cercava di rincuorare i vicini con frasi affettuose mentre li abbracciava uno per uno. Accompagnalo dall’Infante Don Alfonso d’Orleans, salì al piano superiore per prendere una cena leggera; dopo un quarto d’ora egli discese di nuovo al piano principale per accomiatarsi dalla Regina e dalle Principesse. Anche questa scena fu particolarmente commovente. Il Re pregò vivamente la Regina di ritirarsi subito nei suoi appartamenti; quindi abbracciò e baciò ripetutamente le principesse Maria Cristina e Beatrice […]. Al passare davanti alla Guardia degli alabardieri, questi resero gli onori: si visse allora un momento di grande solennità. Un ufficiale che comandava la guardia ruppe il silenzio con il grido: “Viva il Re!” che fu raccolto da tutti i presenti. Fu l’unico momento di visibile emozione del Monarca. Un istante dopo, entrando nell’ascensore, egli si era già riavuto e voltandosi eretto, tranquillo e sereno, lanciò ai presenti un grido solo: “Viva la Spagna!”» [CdS].
Cento anni fa Venerdì 15 aprile 1921. Devastata a Mortara (Pv) la redazione del Proletario. Danneggiate le sedi socialiste di Sansepolcro e Anghiari (Ar), intimate le dimissioni agli amministratori comunali. Incendiata la Camera del lavoro di Spello (Pg) [Franzinelli1]. • Un deputato socialista viene percosso e scacciato da Barletta (Ba), dove le camicie nere bruciano e saccheggiano Camera del lavoro, Circolo mutilati e invalidi di guerra, Cooperativa Rinascente, Circolo ferroviario [Franzinelli1].
Centoventi anni fa Lunedì 15 aprile 1901. Bentivoglio (Bo), scioperano i braccianti che chiedono 40 centesimi di aumento giornaliero. Due giorni dopo a Malalbergo, 340 avventizi occupati in alcune aziende agricole, incrociano le braccia chiedendo aumenti salariali. Le agitazioni si moltiplicano: il 18 aprile scioperano gli avventizi di San Pietro in Casale, poi tocca ai braccianti di Castel d’Argile e Budrio. Dal giorno 20 la protesta si estende a Molinella e San Giorgio di Piano, mentre ad Argelato i braccianti rifiutano di lavorare per solidarietà con gli scioperanti degli altri comuni. Entrano poi in lotta i braccianti di Sala Bolognese, Persiceto e Baricella. Le vertenze si chiuderanno tutte positivamente. Durante l’anno, nel bolognese ci saranno 22 scioperi (che investirono 15 comuni della Bassa) di cui 20 dureranno da due a 40 giorni, coinvolgendo oltre 16.000 lavoratori per complessive 228.327 giornate.
Centotrenta anni fa Venerdì 15 aprile 1891. Secondo protocollo d’intesa per la Somalia. L’Italia ha ora a disposizione le cinque stazioni di Kismaio, Brava, Merka, Mogadiscio e Uarsei e territori limitrofi. È cominciata la penetrazione nel paese.
Centoquaranta anni fa Sabato 15 aprile 1881. La crisi ministeriale si protrae, causa il rifiuto dell’on. Cairoli ad entrare nel Ministero (Comandini).
Centocinquanta anni fa Domenica 15 aprile 1871. Il Ministero dell’Interno accorda un premio di lire 900 a quei professori di musica che presenteranno a quel dicastero, entro il 30 aprile corrente, una messa di requiem in suffragio dell’anima di re Carlo Alberto. Sono a carico del compositore le spese di copie e le retribuzioni dei cantanti e suonatori.
Centosessanta anni fa Lunedì 15 aprile 1861. Dichiarando lo stato di insurrezione, Abraham Lincoln, presidente degli Stati Uniti, richiama alle armi 75.000 soldati con l’obiettivo di riconquistare i possedimenti federali finiti sotto il controllo della Confederazione. Il primo a dichiarare la secessione è stato il South Carolina (20 dicembre 1860). Non avendo l’allora presidente James Buchanan intrapreso alcuna azione per preservare l’Unione, sono arrivate le secessioni di Mississippi (9 gennaio 1861), Florida (10 gennaio 1861), Alabama (11 gennaio 1861), Georgia (19 gennaio 1861), Louisiana (26 gennaio 1861), Texas (23 febbraio 1861). Il 4 febbraio 1861, a Montgomery (Alabama), è stata formata la Confederazione degli Stati d’America, il cui Congresso ha approvato l’11 marzo scorso una Costituzione che vieta la messa fuorilegge della schiavitù e stabilisce la sovranità degli Stati membri a discapito del governo centrale. • Alla Camera il deputato Musolino ritira la sua proposta, già stata ammessa dagli uffizi, per un assegnamento annuo di lire centocinquanta mila al gen. Garibaldi, in forma di beni nazionali a lui dati in dono; avendogli il gen. espresso il desiderio che la ritirasse (Comandini). • Una statistica pubblicata a Torino dal Ministero per l’Interno assegna al Regno d’Italia attualmente una popolazione di 21.728.452 abitanti, divisa in 59 provincie, 193 circondari, 1.597 mandamenti, 7.706 comuni (Comandini). • Il brigante Carmine Crocco Donatelli, dopo aver conquistato militarmente molti paesi del Vultura, è entrato in Melfi, acclamato dalla plebe e dai notabili del posto. • «Insonnia da ieri. Non giudico l’educazione e l’istruzione, ma osservo con più serenità l’istruzione germanica; sono andato piacevolmente e senza fatica a piedi a Jena. Zenker: un ubriacone e brutta bestia che approva il bastone. Schefer: matematico per carattere, un tipo. Thibaut e Elkund, Zeiss. Con questi, conversazioni sulla pedagogia. Cominciamo da capo e su nuove basi. Di nuovo insonnia e angoscia fino all’una. Libri di Zenker e di Stoj. Solo la Germania ha elaborato una pedagogia dalla filosofia. Riforma della filosofia. L’Inghilterra, la Francia, l’America l’hanno imitata» [dai diari di Lev Tolstoj].
|
|
Nessun commento:
Posta un commento