Dieci anni fa
Giovedì 28 aprile 2011. Prima missione di Tornado italiani armati in Libia. I caccia, partiti dall’aeroporto di Trapani, hanno sorvolato Misurata e forse Tripoli, ma sugli obiettivi delle missioni c’è il massimo riserbo delle autorità militari.
Bossi, pur essendo contrario ai bombardamenti in Libia, fa sapere che non vuole far cadere il governo.
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La Germania sosterrà la candidatura del Governatore di Bankitalia Mario Draghi alla presidenza della Banca centrale europea. Lo fa sapere il quotidiano Bild.
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Le Iene mandano in onda un filmato che documenta il furto, di fronte a vigili urbani indifferenti, delle monete della Fontana di Trevi.
Venti anni fa
Sabato 28 aprile 2001. Il miliardario Dennis Tito, primo turista spaziale della storia, viene lanciato nello spazio a bordo della navicella russa Sojuz TM-32. Per il suo viaggio in orbita ha pagato 20 milioni di dollari. «“Kharashò”, bene. è stata la prima parola pronunciata dal turista spaziale interrogato dal centro di controllo di Mosca che gli domandava come si sentisse. Ma ora che il miliardario americano Dennis Tito è riuscito a salire in orbita con la navicella russa Soyuz equipaggiato di una macchina fotografica e un lettore cd (con le canzoni di Bocelli e i Beatles e la musica di Verdi e Puccini) conquistando il titolo di primo turista cosmico, al centro di controllo della Nasa a Houston hanno aperto le ostilità. Un comunicato dell’ente spaziale avvisa che nessun sistema di comunicazione americano sarà utilizzabile per parlare con l’ospite indesiderato della stazione orbitale. Ma questo è solo l’inizio di una nuova storia che vede russi e americani separati in casa» [Caprara, CdS].
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«È morto in una sciagura aerea Agostino Rocca, 56 anni, presidente del gruppo industriale Techint, che occupa più di 50 mila dipendenti. Insieme con altre nove persone (due piloti e sette passeggeri, tra i quali il vicedirettore del quotidiano La Nación Germàn Soperia e l’avvocato milanese Federica Marchetti) stava volando da Buenos Aires verso la Patagonia per raggiungere il ghiacciaio Perito Moreno. Il Cessna 208 Caravan è caduto a 150 chilometri dalla capitale in una zona completamente allagata dalle piogge battenti delle ultime settimane. La causa pare sia un’avaria. Agostino Rocca era il maggiore dei tre esponenti della terza generazione della famiglia (gli altri fratelli sono Gianfelice e Paolo), probabile delfino del padre Roberto» [CdS].
Venticinque anni fa
Domenica 28 aprile 1996. Strage di turisti in Tasmania, l’isola a sud dell’Australia. «Un folle ha ucciso 33 persone e ne ha ferite altre 18 fra le rovine del vecchio penitenziario di Port Arthur, una delle località turistiche più frequentate. L’assassino si è quindi barricato in una casa con tre ostaggi: dopo ore d’assedio, un’altra sparatoria e un incendio è stato catturato. Non si conoscono i moventi del massacro, ma la polizia ne ha identificato l’autore: un giovane di 29 anni disturbato. L’uomo, dopo aver borbottato qualcosa contro i visitatori giapponesi, ha aperto il fuoco sui clienti di un bar, poi ha sparato contro un autobus e infine ha fatto strage fra gli ospiti di un hotel. Molte persone hanno tardato a mettersi in salvo perché credevano si trattasse di “uno spettacolo organizzato per i turisti”» [CdS].
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Scompare, in circostanze misteriose, durante una gita in canoa, l’ex capo della Cia William Colby.
Prima a Roma negli anni Cinquanta, poi in Vietnam tra il 1959 e il 1962 e poi di nuovo nel 1968 per seguire il programma Phoenix, pensato dalla Cia per sabotare l’infrastruttura politica dei vietcong. Direttore della Cia dal 1973, venne rimosso nel 1975 su ordine del presidente degli Stati Uniti Gerald Ford a seguito del Rapporto Pike. Ufficialmente la sua scomparsa sarà attribuita a un infarto. Ma i dubbi sulla sua scomparsa sono molti.
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Con due giornate di anticipo il Milan vince per la quindicesima volta lo scudetto. «Capita anche a un friulano di pasta dura come Fabio Capello di mettersi a piangere in mezzo a ottantamila persone, davanti alle telecamere che ti braccano, ti scrutano, ti frugano dentro, non ti lasciano un istante per ricomporti, bevono come vampiri le tue lacrime, le tue emozioni. Per la prima volta, dopo tante vittorie, non riesce a frenarsi; a mantenere la solita maschera orgogliosa (mascelle strette, occhi lampeggianti, bazza in fuori); quella sicurezza quasi arrogante; la voce tagliente, i giudizi lapidari esibiti sempre, nella buona e nella cattiva sorte. Quando conquistò il primo scudetto ridicolizzando chi l’aveva definito il maggiordomo di Berlusconi, quando distrusse il Barcellona di Cruyff, quando perse due Coppe campioni per un gol. Ma questa volta è diverso. In quel pianto c’è l’amarezza di chi si sente vittima di un’ingiustizia: non son bastati neppure quattro scudetti in cinque anni per farsi considerare insostituibile» [Tosatti, CdS].
Trenta anni fa
Domenica 28 aprile 1991. Saddam Hussein si sta riarmando. Attraverso una rete di società segrete e con la complicità della Giordania, l’Irak starebbe violando l’embargo e acquistando materiale bellico e tecnologia sofisticata in Corea del Nord e in Cina. Ora sarebbe in grado di produrre mortai, munizioni e blindature per carri armati. Oggi Saddam ha festeggiato il 54° compleanno, in una situazione ancora drammatica: ben 14 mila prigionieri iracheni si rifiutano di tornare in patria. Riuniti in Lussemburgo i ministri degli Esteri della Cee hanno deciso di appoggiare la proposta franco-britannica per l’invio di un contingente di poliziotti Onu che protegga i curdi [CdS].
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Dall’Albania riparte la grande fuga. Migliaia di persone hanno assediato tra sabato e domenica le navi in partenza da Shengjin e Durazzo per Brindisi. La polizia ha reagito duramente, bloccando le navi e usando lacrimogeni e sfollagente. Per protesta a Scutari e in diverse altre città dell’Albania sono scoppiati violenti disordini e la gente ha incendiato decine di vagoni ferroviari. Due persone sono morte [CdS].
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A Buenos Aires Diego Armando Maradona, arrestato due giorni fa per detenzione di cocaina, viene rilasciato su cauzione: 20mila dollari. «Maradona è tornato a casa dopo trenta ore di cella d’isolamento e i lunghi interrogatori, e ha potuto riabbracciare la moglie Claudia che lo aspettava piangendo. Diego, nervoso, con il viso stravolto e la barba lunga, l’ha stretta a sé e solo dopo lunghi minuti è entrato in casa. Erano le due del mattino, poco prima il suo rappresentante, Franchi, aveva versato la cauzione di ventimila dollari richiesta dalla giudice Berraz de Vidal per concedere la libertà provvisoria. La breve prigionia del giocatore è stata drammatica: sabato aveva avuto due lunghe crisi; disperato, aveva gridato: “Lasciatemi morire. Voglio morire”. Gli agenti però, abituati alle crisi dei tossicodipendenti, hanno fatto finta dì non sentire. Ora il campione dovrà affrontare un processo per uso di stupefacenti e distribuzione gratuita di cocaina».
Quaranta anni fa
Martedì 28 aprile 1981. Pertini ha ricevuto Juan Carlos di Spagna. «“Ella maestà ha un grande merito: quello di aver fatto il trapasso dalla dittatura durata quaranta anni, alla democrazia, senza spargimento di sangue. Ricordo le ore da me sofferte quando mi giunse notizia del tentativo di abbattere nuovamente la democrazia nel suo Paese. Trascorsi trepidante vicino alla radio quelle drammatiche ore. Quando, improvvisamente, udii la sua voce. Ella, pacato, sereno, ma con assoluta fermezza stava parlando al suo popolo. E io ascoltavo con ammirazione le sue parole. Parole ferme, semplici, senza retorica ma con la consapevolezza dell’ora grave suonata sul quadrante della storia del suo Paese, e con l’accento di chi sa di essere amato dal suo popolo. Parole in difesa della costituzione e della democrazia. E la democrazia, in Spagna, fu salva per merito suo, maestà. Sentii il bisogno di mettermi subito in contatto con lei: fu, la nostra, una conversazione esaltante, per me, che tutta la mia lunga vita ho dedicato alla lotta per la libertà. Le rinnovo qui, maestà, la mia ammirazione e la mia riconoscenza di uomo libero» [CdS].
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«Con un comunicato di quattro pagine – recuperato sotto un contenitore di rifiuti, dopo una telefonata di segnalazione, da un cronista de il Mattino – è stato rivendicato l’agguato di Torre del Greco, compiuto la scorsa notte e conclusosi con l’omicidio del brigadiere della Digos, Luigi Carbone, dell’autista Mario Cancello, e con il sequestro dell’ex presidente della giunta regionale, Ciro Cirillo, e il ferimento del suo segretario Ciro Fiorillo. Allegate al comunicalo vi sono alcune schede che riguardano noti esponenti politici, le maggiori aziende che operano in Campania e in Basilicata nelle opere di ricostruzione, nonché una fotografia a colori, Polaroid, che ritrae il sequestrato, in camicia bianca, con le mani incrociate dietro uno stendardo con la stella a cinque punte» [CdS].
Cinquanta anni fa
Mercoledì 28 aprile 1971. Quasi mezzo milione di lavoratori dipendenti da vari settori (ferrovieri, chimici, metalmeccanici e ospedalieri), oltre a più di due milioni e mezzo di commercianti e di pubblici esercenti, sono in sciopero. A loro si aggiungeranno forzatamente più di un milione di lavoratori dipendenti del settore commerciale, costretti a rimanere a casa per la chiusura dei negozi.
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Primo numero del quotidiano Il Manifesto, in precedenza rivista mensile fondata dagli eretici comunisti, radiati dal Pci nel 1969, Rossana Rossanda, Luigi Pintor, Lucio Magri e Luciana Castellina. L’editoriale è di Luigi Pintor. Dice, tra l’altro: «C’è chi giudica democratico lo stato che abbiamo, solo perché non è fascista e non ha cancellato le libertà formali. Per noi, è uno stato fondato su leggi e strutture repressive dove polizia e istituzioni, scuola e cultura ufficiale, forze politiche e maggioranze al potere, sono modellate per colpire o ingannare gli sfruttati e gli esclusi. O ancora c’è chi vive a suo agio nel mondo contemporaneo, giudicandolo passabilmente pacifico. Per noi è invece un mondo odiosamente segnato dal genocidio imperialista, che solo un rilancio del processo rivoluzionario mondiale può mutare».
Sessanta anni fa
Venerdì 28 aprile 1961. Sono mille le persone arrestate in Algeria dopo il fallito colpo di Stato. Il generale De Gaulle parlerà alla nazione il prossimo 8 maggio.
Settanta anni fa
Sabato 28 aprile 1951. L’ex presidente della Repubblica Enrico De Nicola viene eletto quasi all’unanimità presidente del Senato. «Rare volte il primo Senato della Repubblica ha potuto dare, nel corso della sua ancor breve vita, uno spettacolo di unanimità come quello di stamane per l’elezione del suo nuovo presidente. Toccò a Lina Merlin, quale segretaria della presidenza, di leggere il processo verbale della seduta precedente. Ha una voce chiara e squillante, la senatrice; e un movimento di sorridente curiosità si propagò tra il pubblico, specialmente tra le signore che, in grazia del suo noto progetto di legge, ne avevano già fatta larga conoscenza dalle colonne dei giornali e dalle riviste in rotocalco. Pure a lei toccò poi di cominciare, in ordine alfabetico, l’appello dei senatori per la votazione a scrutinio segreto. Il primo dei chiamati, Abbiate, non era presente, e pertanto primo a lasciar cadere la schedina verde nell’urna fu il socialfusionista Adinolfi, un conterraneo fragoroso e cordialone dell’on. De Nicola. Seguirono, abbastanza rapidamente, gli altri, via via che la Merlin pronunziava il loro nome […]. I votanti risultarono 296, le schede nulle 16, le schede con altri nomi 4; le rimanenti 276 andarono tutte a De Nicola, e fu, dunque, una votazione quasi plebiscitaria. Dall’alto del suo seggio, con viso soddisfatto e con voce rotonda, Alberti, reso noto l’esito, proclamò eletto presidente del Senato Enrico De Nicola. Senatori, giornalisti e pubblico sorsero in piedi, applaudendo a lungo, con cordiale unanimità: manifestazione veramente rara, oggi, in un’assemblea politica. Poco più tardi, i vice-presidenti Alberti, Molè e Zoli, con il segretario generale Galante, i questori e il direttore dell’ufficio di questura, Rossi, prendevano il rapido per Napoli. “Non posso che obbedire”, rispondeva loro, nella sua abitazione, De Nicola, dopo che gli ebbero comunicato l’esito della votazione. Aveva risposto così anche quando era stato chiamato ad essere il primo Presidente della Repubblica italiana» [CdS].
Ottanta anni fa
Lunedì 28 aprile 1941. «Questa storia di Tsolacoglu mi piace sempre meno. Anfuso informa che si tratta di riconoscere un Governo costituito con tutti i crismi. Benché sussista l’occupazione territoriale da parte degli eserciti dell’Asse, è chiaro che questo generale si propone di salvare l’unità nazionale ed etnica della Grecia. Ed è altresì chiara la connivenza germanica. Mi sembra che il meno che si possa fare sia richiedere ai tedeschi di lasciarci anche il Governo Civile dei territori che noi reclamiamo. Se no, temo che alla fine dei conti, l’utile a noi riservato sarà molto modesto. Casertano telefona che si sono fatti molti passi avanti coi Croati. Sia per quanto concerne le frontiere della Dalmazia sia per la possibilità di una istaurazione monarchica con un Principe di Casa Savoia. L’ho chiamato a Roma. Il Re insiste per la restaurazione monarchica in Montenegro. Temo che ciò creerà dei fastidi con l’Albania che vorrà una dinastia nazionale. Il Duce però ha già aderito e non voglio fare il guastafeste. Il Re del Montenegro sarà un nipote della Regina, giovane che il Duce definisce “figlio di pochi e poveri genitori”. Vive in Germania a Lobau, nell’oscurità e nella fame o quasi» [dai diari di Galeazzo Ciano].
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Grecia. Circa 43.000 britannici e polacchi del corpo di spedizione si reimbarcano nei porti di Nàuplion, Monemvasia e Kalàmai. All’evacuazione provvedono 6 incrociatori, 19 cacciatorpediniere e numerosi trasporti di piccolo tonnellaggio. Nella disastrosa campagna il corpo di spedizione ha perduto 12.712 uomini di cui 9000 caduti prigionieri dei tedeschi, e tutto il materiale pesante. L’evacuazione (operazione “Demon”) ha comunque successo. Il gen. Freyberg, comandante del contingente neozelandese del corpo di spedizione, giunge a Creta. Perdite italiane nei sei mesi della campagna di Grecia: 13.755 morti, oltre 50.000 feriti, 12.368 congelati gravi e 25.067 dispersi. Perdite tedesche fra Iugoslavia e Grecia: 1684 morti e 3752 feriti, 548 dispersi. Perdite greche: 15.700 fra morti e dispersi. Circa 300.000 uomini sono caduti prigionieri delle forze dell’Asse, ma a eccezione degli ufficiali saranno rilasciati quasi immediatamente.
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Malta. Formazioni aeree italo-tedesche compiono numerose incursioni sulle basi aeronavali dell’isola.
Cento anni fa
Giovedì 28 aprile 1921. A Piana dei Greci (Palermo) tre mafiosi appostati di sera in via Brutto a Piana, uccidono a colpi di fucile Vito Stassi. Il dirigente socialista stava tornando a casa, dove lo aspettavano la moglie Rosalia Talento e i suoi quattro figli, Giovanni, 11 anni, Antonia, di 9 anni, Serafina di 7 e Rosa Lussemburgo di 2 (in onore di Rosa Luxemburg). Rientrava da una riunione del circolo socialista. Il corpo di Stassi è rimasto per tutta la notte riverso sul selciato, vegliato dalla famiglia, in attesa della perizia dell’autorità giudiziaria.
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Interrotto il consiglio comunale di Crevalcore (Bo) e imposte le dimissioni agli amministratori «rossi» [Franzinelli1].
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A Caltanissetta le esequie del giovane fascista Gattuso sono turbate da una sparatoria: nella ressa che ne segue muoiono tre persone; devastate per ritorsione le sedi «sovversive» cittadine [Franzinelli1].
Centoventi anni fa
Domenica 28 aprile 1901. Per la prima volta nella storia la Juventus affronta il Milan. Pioviggina, l’ingresso allo stadio è gratuito ma a inviti. Vincono i rossoneri 3 a 2.
La Juve giocava con la casacca rosa.
Centoquaranta anni fa
Venerdì 28 aprile 1881. Si riapre il Parlamento. Il Presidente del Consiglio comunica che il Ministero ha ritirate le dimissioni (Comandini).
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Billy Bonney, detto Billy the Kid, già condannato a morte, evade dalla sua cella di Lincoln, nel New Mexico. Dietro di sé ha lasciato i cadaveri di James Bell e Robert Ollinger, due aiutanti di Pat Garrett lo sceriffo che lo aveva arrestato.
«La leggenda vuole che Billy si sia dato alla fuga a cavallo — un cavallo rubato, ovviamente — e che si sia allontanato dalla città galoppando, alzando grosse nuvole di polvere, cantando a squarciagola» [Coccia, Linkiesta]. Billy the Kid era stato arrestato da Pat Garret il 19 dicembre del 1880 e il suo processo era iniziato il 6 aprile 1881.
Centocinquanta anni fa
Sabato 28 aprile 1871. Muore a San Fruttuoso (Genova) il marchese Giuseppe Imperiali, principe di Sant’Angelo, senatore del Regno dal 26 novembre 1854 (n. Genova 27 febb. 1806) (Comandini).
Centosessanta anni fa
Domenica 28 aprile 1861. Da Majatico, Garibaldi scrive alla Società Operaia Napolitana accettandone la presidenza: «Vi è una necessità incontrastabile nella ricostituzione dell’Italia, e ch’io non cesserò di raccomandarvi — ed è: Di non lasciarsi sviare un solo momento dal programma: Italia e Vittorio Emanuele... Dunque, il Re Galantuomo a qualunque costo, — ma fuori la vipera dalla Città Eterna, con cui l’unità italiana diventa impossibile» (Comandini).
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All’«Accademia Pontaniana» di Napoli il medico militare Ferdinando Palasciano spiega che «le potenze belligeranti, nella dichiarazione di guerra, riconobbero reciprocamente il principio della neutralità dei combattenti, feriti o gravemente malati, per tutto il tempo della cura» [Lupo, Sta].
Sono parole che fondano con tre anni di anticipo i principi ai quali si ispirerà nel 1864 la Convenzione di Ginevra che darà origine alla Croce Rossa.
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A Palermo nel pomeriggio e a sera, a Villa Giulia; sul Corso Vittorio Emanuele, nelle piazze e vie principali assembramenti al grido: «Viva Garibaldi fuori i lumi !...» con sassate ai vetri delle case non sollecitamente illuminate (Comandini).
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L’imperatrice Elisabetta d’Austria, meglio nota come Sissi, ristabilita in salute, lascia Madera. Si ferma a Cadice, Siviglia, Maiorca e Gibilterra. Prosegue per Malta. Non ha fretta di tornare.
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