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martedì 20 aprile 2021

 


 

 



 

MERCOLEDì 21 APRILE 2021

 

 

 

Clamoroso
A Tokyo il 70% dei bambini è miope [Mercuriali, ItaliaOggi].
 
In prima pagina
• La Superlega si è sfaldata. Poco prima delle due di stanotte i dodici club ribelli hanno pubblicato una nota in cui dicono: «Il progetto è da riconsiderare». Decisive le pressioni di Boris Johnson, che ha minacciato sfracelli se le società inglesi vi avessero aderito
[le ultime notizie in Prima pagina]
• Il caso Grillo irrompe in Parlamento. Anche la moglie di Beppe difende via social il figlio Ciro: «Un video testimonia l’innocenza dei ragazzi». Conte non prende posizione
• Per l’Ema il vaccino Johnson & Johnson è sicuro, anche se ci sono possibili legami con rari casi di trombosi. In Italia sarà somministrato solo agli over 60
• Ieri ci sono stati altri 390 morti. I ricoverati in terapia intensiva sono 3.151 (-93). Il tasso di positività scende al 4,1%. Le persone vaccinate (due dosi) sono 4.637.728 (il 7,78% della popolazione)
• Un quinto dei detenuti in Italia è stato vaccinato. Anthony Fauci è stato nominato cavaliere da Mattarella
• A Minneapolis i dodici membri della giuria popolare hanno giudicato colpevole di omicidio Derek Chauvin, l’uomo che mise il ginocchio sul collo di George Floyd. Entro otto settimane il giudice deciderà la pena. Rischia fino a 40 anni
• In Ciad i ribelli hanno ucciso in battaglia il presidente Idriss Déby, al potere dal 1990
• In Germania la Cdu ha scelto Armin Laschet, 60 anni, Ministerpräsident del Nord Reno-Vestfalia, come candidato alla successione di Angela Merkel
• L’Unione Europea ha imposto nuove sanzioni contro la giunta militare del Myanmar
• Una donna di quarant’anni è morta dopo l’asportazione di un neo in un agriturismo: arrestati un medico e un santone
• L’assenteista record di Catanzaro: impiegato ospedaliero, in 15 anni mai un giorno al lavoro
• È morto a 93 anni Walter Mondale, vicepresidente degli Stati Uniti durante l’amministrazione Carter
 
Titoli
Corriere della Sera: La carta verde per viaggiare
la Repubblica: La scuola riapre a metà
La Stampa: Scuola, il governo cede / in presenza solo al 60%
Il Sole 24 Ore: Bonomi: «Evitare azzardi sul Def».
Avvenire: Un terzo del mondo non ci può credere
Il Messaggero: Il coprifuoco scatta alle 23 / Scuole, dad anche in giallo
Il Giornale: Conte molla Grillo
Leggo: Regioni gialle e green card
Qn: Prime riaperture, studenti beffati
Il Fatto: Abbiamo scherzato: scuole aperte a metà
Libero: Calcio, scoppia la rissa
La Verità: Lady Grillo dà il colpo di grazia al M5S
Il Mattino: Frenata sul ritorno in classe
il Quotidiano del Sud: Non sprechiamo la carta Draghi
il manifesto: Sesso, bugie e video choc
Domani: L’incarico segreto di Renzi per il maxi progetto di bin Salman

 

 

IN TERZA PAGINA

Jane Austen era razzista? (M. Feltri)
Ecco che penso del video di Grillo (Travaglio)
Zalone sceneggiato da Borges (Serra)
Il calcio etico è una menzogna (Ferrara)
Lo streaming è il male (Langone)

 

IN QUARTA PAGINA

INTERVISTA AL DOTT. ZORZI
Il chirurgo veronese «mato come un caval» che ha operato più di 3.000 ginocchi
di Stefano Lorenzetto

 

 

 

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IN TERZA PAGINA [vai]

Jane Austen era razzista? (M. Feltri)

Ecco che penso del video di Grillo (Travaglio)

Zalone sceneggiato da Borges (Serra)

Il calcio etico è una menzogna (Ferrara)

Lo streaming è il male (Langone)

Delitti e suicidi

Lunedì sera, a Torre Annunziata, in provincia di Napoli, nei dedali di viuzze spesso alla ribalta per fatti di cronaca, è scoppiato un diverbio per un parcheggio. Una donna, Maria Adriana Cerrato, di anni 20, ha spostato una sedia che occupava un posto auto e vi ha lasciato la propria macchina. Prima, si è ritrovata con uno pneumatico squarciato. Poi, quando il padre, Maurizio Cerrato, di anni 61, custode al parco archeologico di Pompei, è arrivato sul posto per aiutarla a cambiare la ruota, quattro o cinque persone, tutte appartenenti alla stessa famiglia, lo hanno aggredito, lo hanno colpito con un cric e lo hanno finito con una coltellata in pieno petto. L’uomo è morto mentre la figlia lo stava portando all’ospedale di Castellammare di Stabia.

«La giovane è stata interrogata fino alle quattro del mattino e poi ancora tutta la giornata di ieri. I carabinieri del gruppo di Torre Annunziata, coordinati dal procuratore della Repubblica Nunzio Fragliasso, sono a caccia degli assassini. Ma non possono contare, purtroppo, sulle telecamere a circuito chiuso puntate sulla zona del delitto perché si sono rivelate finte, semplici deterrenti. Hanno però altro, i militari, e si muovono in un ambito abbastanza ristretto di residenti che affacciano sullo spiazzo usato come parcheggio libero» [De Arcangelis, Rep].

 

 

TERZA PAGINA

«Questa pandemia

ci sta trasformando profondamente.

Ma lo spirito cazzaro non muore mai»

Dario Vergassola

Macchiolina

di Mattia Feltri

La Stampa

Non so se ricordate la scena di Schindler’s List in cui il comandante di Auschwitz controlla la vasca da bagno davanti allo schiavo che gliel’ha pulita, un ragazzino ebreo terrorizzato. Cerca qui, cerca là, finché una macchiolina non la trova. Oskar Schindler l’aveva convinto – furbescamente, per salvare qualche sventurato – della differenza fra Dio e gli uomini, non tanto nel diritto divino di disporre della vita e della morte, ma nella facoltà di perdonare. Così il comandante indica la macchiolina e al ragazzino raggelato glielo dice: io ti perdono. Mi sembra perfetto a proposito della messa sotto accusa di Jane Austen da parte della direttrice del Museo di Jane Austen. E già qui siamo ascesi a vette altissime: la custode della memoria di Jane Austen che pone in dubbio la memoria di Jane Austen. Ma ancora non ne conoscete le ragioni. Il padre di Jane era un reverendo e l’amministratore d’una piantagione di zucchero di Antigua. Insomma, un colonialista. Per molto meno si sono abbattute statue, quindi siamo nell’ordinario dell’ossessione. Ma Jane che c’entra? Eh, c’entra perché beveva tè, l’infuso sul cui commercio l’Inghilterra ha fondato buona parte dello sfruttamento degli indigeni. Poi perché, non contenta, il tè lo zuccherava pure, e presumibilmente con lo zucchero di Antigua. Insomma, la macchiolina l’abbiamo trovata ma, per ora, perdoniamo. La direttrice si limiterà a mettere nel museo dei pannelli per illustrare la possibile colpa, su cui clementi si sospende il giudizio. A proposito: il comandante di Auschwitz perderà presto il brivido del perdono, e sceglierà di regolare la questione a fucilate.

Mattia Feltri

Stupro

di Marco Travaglio

Il Fatto Quotidiano

L’altroieri non ho commentato il video di Beppe Grillo che difende il figlio Ciro dall’accusa di stupro di gruppo: da padre di un ragazzo e di una ragazza, ho vissuto per anni nell’incubo che potesse accadere loro qualcosa in una serata alcolica. Quindi sì, un po’ mi sono immedesimato. Ora però molti lettori mi chiedono che ne penso. Grillo non ha sbagliato a difendere suo figlio. E fanno ribrezzo quanti, col ditino alzato, deplorano la sua rabbia: vorrei vedere loro, al suo posto. Gli errori sono altri. Primo, far intendere che la consensualità del rapporto sessuale sia dimostrata dal ritardo di 8 giorni con cui la ragazza ha sporto denuncia: a volte possono passare anche mesi, e giustamente la nuova legge del “Codice rosso” ( firmata dal “suo” ministro Bonafede e dalla Bongiorno) ha raddoppiato i tempi per le querele da 6 mesi a 1 anno. Il secondo è l’assenza di una parola di vicinanza alla ragazza, che comunque, se ha denunciato, si sente vittima. Potrebbe esserlo, come pure non esserlo: alcune denunce di stupro si rivelano fondate e altre infondate. Sarà il gup a decidere se Ciro e i suoi tre amici vanno processati e altri giudici stabiliranno se fu stupro o no. Invece tutti parlano come se lo stupro fosse già certo, senza non dico una sentenza, ma neppure un rinvio a giudizio. E lo deducono, pensate un po’, dal fatto che Grillo ha fondato il M5S e il M5S è “giustizialista”. Sono gli stessi che ai loro compari applicano la presunzione di non colpevolezza anche dopo la condanna in Cassazione (tipo B. e Craxi) ed esultano per i vitalizi a Formigoni&C. Infilare la politica in un processo per stupro è quanto di più demenziale, anche perché Ciro Grillo non fa politica. La fa suo padre, il quale non risulta aver mai detto che si è colpevoli prima della sentenza (al V-Day elencava i parlamentari condannati in via definitiva). Chi paragona il suo video agli attacchi di B. o di altri impuniti alla magistratura non sa quel che dice. Grillo non ha detto che la Procura di Tempio Pausania è un cancro da estirpare o un covo di toghe antigrilline, né ha incaricato il suo avvocato (che fra l’altro non sta in Parlamento) di depenalizzare lo stupro di gruppo. Ha posto una domanda legittima: perché quattro presunti stupratori di gruppo sono a piede libero da 2 anni col rischio che lo rifacciano? E si è dato una spiegazione alla luce del filmato di quella notte che uno dei quattro ha sul cellulare: secondo Grillo e la moglie, insieme a successivi scambi di messaggi fra la presunta stuprata e i presunti stupratori, dimostrerebbe la consensualità. È la tesi difensiva. Noi, che il filmato e i messaggi non li abbiamo visti, non abbiamo nulla da dire sul punto. Se non che gli indagati hanno il diritto di difendersi e i loro genitori di difenderli.

Marco Travaglio

Borges

di Michele Serra

la Repubblica

C’è un signore di Catanzaro che ha preso per quindici anni uno stipendio da dipendente pubblico (presso il Centro Operativo Emergenza Incendi dell’Ospedale Ciaccio, tutto maiuscolo) senza presentarsi un solo giorno al lavoro. In quindici anni, non un solo giorno: insomma, la perfezione.

Così almeno documentano le indagini della Guardia di Finanza, sguinzagliata dalla Procura di Nicola Gratteri (un grande italiano, ma non è questa la sede per dirlo).

Come si può capire, questo non è un normale caso di assenteismo.

È un capolavoro. È un racconto di Borges.

È un caso di renitenza al dovere talmente assoluto da sfuggire a ogni analisi sociale o politica. Non è nemmeno fancazzismo, perché il fancazzismo è mediocre, ordinario, alla portata di tutti, e comprende tutte quelle affannose pratiche che il lessico mediatico accorpa nella categoria dei "furbetti", quello che fa timbrare il cartellino al cognato, quello che ha mal di denti o mal di testa un centinaio di giorni all’anno, quello che si imbosca a fumare sul terrazzino per le due-tre ore necessarie, quello che rifiuta il trasferimento a tre chilometri da casa di mammà.

Qui no. Qui è l’assoluto. Qui è il Mai, è il Niente, è il No che echeggia tra le galassie. È Checco Zalone sceneggiato — ripeto — da Borges. Come si usa dire, la giustizia farà il suo corso. Ma devo confessare che il mio totale disinteresse per il mondo del crimine in questo caso vacilla: di questo signore mi piacerebbe sapere qualcosa in più. Per esempio, nel caso abbia famiglia, che lavoro diceva di fare, alla moglie e ai figli, quando usciva di casa?

Michele Serra

Etica

di Giuliano Ferrara

Il Foglio

Club ricchi e famosi, indebitati, decidono un torneo esclusivo tra di loro, per fare soldi, e così svalutano gli altri tornei. Nasce un Olimpo europeo del pallone, blasonato, esclusivo (sempre che poi nasca davvero). Declassata la Champions League, che resta una competizione aperta ma con l’autoesclusione degli Dei dello stadio, declassato in parte anche il campionato nazionale, e impoverito per la sete di gloria denaro spettacolo delle grandissime. Questo l’annuncio della Superlega del calcio. Si può invocare il sentimento demo-romantico del calcio bene comune, sebbene anche questo benecomunismo della palla, che poi è il Maradona-pensiero, si scontri con la realtà, e con lo star system luccicante e supermiliardario. Ma non si può scomodare l’etica, come fanno la Uefa e la Fifa e i governi d’ogni specie e praticamente tutti i cercatori dell’oro consensuale. L’etica è la signorina più invocata e meno ossequiata, in effetti, che ci sia. In molti campi, campi di calcio inclusi. Stando a notizie controverse recate dal Guardian di Londra, per attrezzare i Mondiali di calcio del Qatar, con il sostegno e l’incoraggiamento delle cattedre di etica calcistica internazionali, in dieci anni si sono sacrificate vittime del lavoro a migliaia, su una scala confrontabile con la costruzione delle piramidi, i manufatti degli schiavi del Faraone. Migranti pachistani, filippini, kenioti, indiani e di molte altre nazionalità sono stati immolati sull’altare del gioco in calzoncini corti e maglia sponsorizzata. Il vile denaro e la gloria politica di regime, più che lo sport popolare e una alleanza del merito e del bisogno, hanno deciso tutto, anche il peggio delle grandi infrastrutture dello spettacolo più bello del mondo costruite a caro prezzo in un segmento del Rinascimento arabo. I professori di etica e i letterati del demo-romanticismo non contestano il sistema com’è, anzi ne sono alla base in molti casi, e il gioco delle illusioni ruota da decenni intorno alla moneta, al mercato degli scambi e degli ingaggi, producendo, non è una novità, briciole di eguagliamento per i club poveri e una sostanza ora carica di debiti per i club più ricchi. L’austerità dei tedeschi fa eccezione, a quanto pare, dico pare, ma non sistema. Se poi il debito del calcio di altissimo livello sia buono o cattivo lo decideranno altri, intanto è debito. Torino è Torino, e lì fu prodotta l’automobile, mentre Benevento, per quanto una tantum vittoriosa sul campo della Juventus, ha prodotto meravigliosi liquori, croccantini e ottime bufale e verdure, punto. Questo mi pare un dato ineludibile. Con un riflesso anche sui sogni e le velleità del mondo del calcio. Certo la Superlega cristallizza con un oligopolio dello show parte dell’eterna competizione tra ricchi e poveri, e questo può dispiacere, tanto più che il povero tifoso delle squadre ricche, chissà, alla fine potrebbe annoiarsi di un tran tran fra soliti noti, riducendosi i percorsi eccezionali e eccentrici. Ma tutto questo c’entra con l’industria, lo show business, l’espansione di pubblicità e consumi di massa, gli introiti da diritti televisivi, i modelli di riferimento di grandi e piccini, l’evoluzione storica del gioco del calcio, la crisi debitoria acuita dalla chiusura virale degli stadi, con l’etica c’entra poco o niente.

Giuliano Ferrara

Zoom

di Camillo Langone

Il Foglio

“Le presentazioni online non smuovono copie”. Sia lodato Paolo Bianchi che in Dell’inutilità della scrittura. Inchiesta sull’editoria italiana (Editrice Bibliografica) assieme alla superfluità della carta segnala, sempre parlando di letteratura, la sterilità dello schermo. E sia lodata Beatrice Rana che nelle interviste evidenzia i danni causati alla musica dal digitale: “Crea un grande appiattimento culturale e rende impossibile ai giovani artisti di emergere. Perché una persona dovrebbe ascoltare una sonata di Beethoven eseguita da un giovane quando ha a disposizione grandi artisti del passato?”. Presentazioni in Zoom e concerti in streaming sono la morte delle arti, che invece necessitano di tatto e di contatto, di vicinanza e di presenza. Che sono poi le necessità dell’amore, della vita intensa e vera. La cultura senza il piacere dei sensi perde senso (con gli scrittori voglio bere un bicchiere, le pianiste voglio ascoltarle dal palco di proscenio...). Prego che lo capiscano anche gli iscritti ad Amazon Prime.

Camillo Langone

’era una volta

Dieci anni fa

Venerdì 22 aprile 2011. «Il Papa è andato in televisione e ha risposto alle domande dei fedeli sull’anima, sul senso del male, sulla morte e sulla quantità di misteri da cui siamo circondati. Potremmo riassumere il significato profondo di quello che ha detto Benedetto XVI stralciando un pezzetto della risposta data sul terremoto in Giappone: “Un giorno le persone colpite in Giappone dal terremoto e dallo tsunami, anche i bambini, capiranno che questa sofferenza non era vuota, non era invano, ma che dietro di essa c’è un progetto buono, un progetto di amore”» [Dell’Arti, Gazzetta].

In Libia gli Stati Uniti autorizzano l’uso dei droni, i caccia senza pilota. La NATO si prepara a intensificare i bombardamenti sui siti militari a Tripoli [Il Post].

Un raduno di manifestanti a Damasco contro il regime siriano viene disperso a colpi di fumogeni. Altre proteste si svolgono contemporaneamente a Kamichlié e Amuda. In un sobborgo a nord della capitale, Duma, si registrano alcuni morti a seguito di scontri tra polizia e manifestanti, così come in altre città siriane. Nel corso della giornata, che vede man mano estendersi la protesta in numerose città del paese, oltre 100 persone muoiono a seguito della repressione.

È durato 12 ore il blitz dei terroristi filoceceni nello Swisshotel Bosphorus di Istanbul. Il commando ha radunato nella hall e nel ristorante oltre centocinquanta dei seicento ospiti dell’albergo. Tra di loro anche otto italiani: una notte di paura, scioltasi soltanto a mezzogiorno con la resa dei terroristi guidati da Muhammed Tokcan.

 

Venti anni fa

Domenica 22 aprile 2001. Un kamikaze palestinese giunto dalla Cisgiordania è morto ieri nella città di Kfar Saba facendo esplodere il suo carico esplosivo accanto a un gruppo di persone a una fermata dell’autodus. Oltre al terrorista ha perso la vita un israeliano di 50 anni, altri 40 sono rimasti feriti. Poche ore prima, nel cofano di un’automobile abbandonata alla periferia di Ramallah era stato trovato il cadavere di un israeliano assassinato. Alla notizia dell’attentato il premier Sharon ha reagito accusando Arafat di «non aver fatto assolutamente nulla per impedire né questo né gli attentati precedenti» [Sta].

Alberto Castagna, dopo i problemi di salute, torna in tv a Stranamore

 

Venticinque anni fa

Lunedì 22 aprile 1996. Felice Maniero ha lasciato il carcere. «Non c’è più il pericolo di fuga», ha stabilito il tribunale della libertà di Venezia, che ha così revocato l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del boss pentito della mafia del Brenta. I giudici hanno accolto l’istanza presentata dai difensori contro l’ordinanza emessa dalla corte d’assise il 7 luglio 1994. Maniero resta comunque in stato di detenzione extracarceraria. Su di lui pendono una richiesta di rinvio a giudizio per quattro omicidi e una condanna in primo grado a 33 anni per associazione per delinquere di stampo mafioso. Alla struttura criminale da lui capeggiata sono attribuiti 11 omicidi, 4 estorsioni, 22 rapine e un sequestro di persona [Sta].

 

Trenta anni fa

Lunedì 22 aprile 1991. «Un aumento mensile di un milione e mezzo di lire sta per piovere nei portafogli dei parlamentari: è questa la nuova sorpresa riservata dalla decima legislatura ai 630 deputati e 321 senatori (compresi quelli a vita) della Repubblica italiana. Si tratta, ovviamente, di un aumento al netto perché il lordo è di due milioni e ottocento mila lire. Questo incremento deriva dall’agganciamento delle retribuzioni dei parlamentari a quelle dei magistrati» [CdS].

 

Quaranta anni fa

Mercoledì 22 aprile 1981. Con un documento breve e abbastanza freddo, il Consiglio Superiore della Magistratura ha respinto all’unanimità le dimissioni del vicepresidente Zilletti, raggiunto nei giorni scorsi da una comunicazione giudiziaria per la vicenda Calvi. Zilletti ha risposto con una dichiarazione più breve ancora, riservandosi di “comunicare al Presidente e al Consiglio le sue definitive determinazioni con dolorosa sollecitudine”» [Sta].

Angelo Rizzoli, presidente e azionista di maggioranza della Rizzoli, ha ceduto il 40% delle azioni della Rizzoli Editore Spa alla Centrale Finanziaria Generale: questo il nocciolo di un comunicato che il gruppo Rizzoli-Corriere della Sera ha emesso in chiusura del consiglio di amministrazione della Rizzoli.

 

Cinquanta anni fa

Giovedì 22 aprile 1971. Guido Carli ha scelto Eugenio Cefis come nuovo presidente della Montedison.

 

Sessanta anni fa

Sabato 22 aprile 1961. Colpo di Stato in Algeria. Quattro generali francesi – Raoul Salan, Maurice Challe, Edmond Jouhaud e André Zeller, tutti contrari ai progetti di indipendenza – s’impadroniscono di Algeri e il generale De Gaulle dichiara lo stato d’emergenza. In uniforme il presidente De Gaulle comunica in televisione che «un potere insurrezionale si è installato in Algeria in seguito ad un pronunciamento militare... vieto ad ogni francese e, soprattutto, ad ogni soldato di eseguire alcuno dei loro ordini».

Il 26 i ribelli si ritirarono a 30 chilometri da Algeri e si arresero. 220 ufficiali furono estromessi dal comando e 114 arrestati. Molti di loro aderirono poi all’Organisation armée secrète.

 

Settanta anni fa

Domenica 22 aprile 1951. Guerra di Corea. «L’offensiva cinese di primavera, da lungo tempo attesa, ha investilo stamane le linee alleate su un vasto fronte della Corea costringendo le truppe dell’Onu a ripiegare in taluni punti. I Cinesi, che attaccano da nord-ovest, si sono spinti su un fronte di 24 chilometri oltre il fiume Imjin».

 

Cento anni fa

Venerdì 22 aprile 1921. Una quarantina di squadristi di Carpi incendiano gli arredi della Camera del lavoro di Marcaria e si recano successivamente a Viadana, dove devastano la cooperativa Chi lavora mangia [Franzinelli1].

In provincia di Cagliari all’assalto con bombe a mano alla Camera del lavoro segue la devastazione di diverse case di militanti della federazione minatori [Franzinelli1].

 

Centoventi anni fa

Lunedì 22 aprile 1901. «Nel pomeriggio, al castello di Costantino sull’Aventino a Roma, gli studenti offrirono una bicchierata a D’Annunzio. Lo studente Berardelli salutò con calde parole il poeta, il quale rispose ricordando come gli Ateniesi, nella gloriosissima battaglia di Micale (dove le armi di Xerse furono completamente sconfitte) avessero per parola d’ordine: “Ebe”, dea della giovinezza, e disse che soltanto nel nome della giovinezza potranno essere combattute e vinte le battaglie per ogni bella e alta idealità umana contro ogni bassa cosa. Fra i presenti era Augusto Sindici, il poeta delle Leggende della Campagna Romana, che fu pregato di dire alcuni suoi sonetti, e consentì tra gli applausi. D’Annunzio poi fu accompagnato lungo tratto da grande schiera acclamante. Oggi Menotti Garibaldi visitò il poeta pregandolo di tenere la lettura a profitto della Società dei reduci da lui presieduta e passare, il prossimo giugno, alcuni giorni nella sacra isola di Caprera. D’Annunzio accettò i due inviti» [CdS].

«Mosca. Non ho scritto per molto tempo. Sono stato sempre malato. Mi fanno male le braccia e le gambe e sento grande debolezza. Sembra che la risposta dia buoni risultati. Comunque non è affar mio. Non ho scritto niente. E devo: 1) rispondere alle lettere; 2) scrivere a Poša sull’istruzione; 3) per la guerra; 4) sull’allontanamento dalla religione; 5) finire Chadži-Murat. Tutto questo è già pronto, ma bisogna farlo. E io non faccio niente» [dai diari di Lev Tolstoj].

 

Centoquaranta anni fa

Sabato 22 aprile 1881. La Gazzetta Ufficiale di oggi contiene il Regio Decreto che istituisce il Consorzio per la costruzione ed esercizio della ferrovia Parma-Guastalla-Suzzara (Comandini)

 

Centocinquanta anni fa

Domenica 22 aprile 1871. Da Caprera Garibaldi indirizza a l’Armée francaise un proclama che incomincia: «J’ai eu l’honneur de combattre une fois avec vous et deux fois contre vous, toujours pour la cause de la justice» (Comandini).

Al Senato pronuncia un abile e forte discorso il ministro Visconti-Venosta in difesa delle Guarentigie; Le dice conseguenza del programma che sempre l’Italia affermò nella Questione Romana, e cioè Roma capitale d’Italia, Pontefice indipendente, Chiesa libera. Prospetta gli inconvenienti che derivano dalla fusione dei poteri religioso e civile del Pontefice, che non fu mai un principe nazionale, ma che rappresentò anzi un potere teocratico che si appoggiò spesso alle baionette straniere. Superfluo discutere se la Questione Romana sia internazionale o nazionale; essa è nazionale per l’affermazione del diritto nazionale su Roma, internazionale per quella parte che riguarda gli interessi religiosi di tutti i popoli cattolici, e conclude: «Se l’Italia sa ispirare fiducia, e saprà ispirarla, il mondo cattolico starà tranquillo, sapendo che dell’indipendenza del Pontefice e della libertà della Chiesa sono sicura salvaguardia la lealtà e la moderazione del popolo italiano».

 

Centosessanta anni fa

Lunedì 22 aprile 1861. Decine di ex garibaldini vogliono sfidare a duello il generale sabaudo Enrico Cialdini. Sono indignati per la lettera che ha inviato ieri a Garibaldi, dove si proclama suo nemico, dopo esserne stato amico. Sostiene che Garibaldi avrebbe ordinato di sparare sull’armata sabauda quando calò in Abruzzo. Dice che senza i Piemontesi la vittoria garibaldina sul Volturno sarebbe stata effimera. Sono offesi anche i deputati della sinistra. Ma, per tutti, oggi, così Garibaldi risponde a Cialdini: «Anch’io fui vostro amico. Oggi sarò ciò che voi volete, non volendo scendere certo a giustificarmi di quanto voi accennate nella vostra lettera, d’indecoroso per parte mia, verso il Re e verso l’esercito». Poi entra nel vivo: «Io non conosco altri ordini che quello da me dato: di ricevere i soldati italiani dell’esercito del settentrione come fratelli; mentre si sapeva che quell’esercito veniva per combattere “la rivoluzione personificata in Garibaldi”» come si riferì a Napoleone III. «Quale deputato credo di avere esposto alla Camera una piccolissima parte dei torti ricevuti e credo di averne il diritto. L’armata italiana troverà nelle sue file un soldato di più, quando si tratti di combattere i nemici dell’Italia. Altro che possiate aver udito di me verso l’armata sono calunnie. Noi eravamo sul Volturno al vespro della più splendida vittoria nostra, ottenuta prima del vostro arrivo; e tutt’altro che in pessime condizioni» [Lupo, CdS].

Alla Camera gran folla, credendosi che Garibaldi vi intervenga a svolgere il suo disegno di legge per l’armamento nazionale. Ma egli non interviene alla seduta, ed il progetto, consenziente il governo, è ugualmente preso in considerazione (Comandini).

 

Centottanta anni fa

Mercoledì 22 aprile 1841. A Salisburgo viene fondato il Mozarteum ovvero la scuola musicale e il luogo deputato alla raccolta e alla conservazione dei documenti relativi alla vita e all’opera di Wolfgang Amadeus Mozart.

 

Duecento anni fa

Venerdì 22 aprile 1821. «Tra i libri diversi si annunziano le Lettere sull’India di Maria Graham, autrice di un Giornale del suo soggiorno nell’India, nelle quali campeggia un curioso paragone del Sanscritto col latino, col persiano, col tedesco, coll’inglese, col francese e coll’italiano, e si parla pure a lungo delle principali opere composte in Sanscritto» [dallo Zibaldone del Leopardi].

Lettere


Dear Giorgio, «Agnelli è un Giuda», esplode Cairo. Che granata.

Ciao

Massimo Lodi

Caro Giorgio,

Dov Alfon, 60 anni, franco-israeliano, nonna livornese, intende rilanciare Libération, il giornale della gauche. Il nuovo direttore, autore di un thriller di successo, ex capo di Haaretz, un importante quotidiano di sinistra in Israele, è entrato in Libé casualmente per riflettere sulla tecnologia digitale. Tre mesi dopo, ha assunto la carica di direttore editoriale.

«Libertario e di sinistra»: così Alfon definisce il quotidiano, che nel 2023 compirà mezzo secolo. Intende accelerare la trasformazione in digitale (in un anno più che raddoppiati i lettori dell’edizione web), senza perdere l’anima di sinistra. La gauche, nei sondaggi, non è mai stata così in basso, in Francia.

Libé è stato attaccato dal governo, per aver stampato, in prima pagina, le dichiarazioni di esponenti di sinistra, non più disposti a votare Macron, neppure in caso di duello con Marine Le Pen. Ma, sinora, Alfon non ha mai pubblicato un’intervista alla leader di RN, che – sostiene - «rappresenta lo stesso pericolo di suo padre». Ed è molto preoccupato sia per il crescente odio contro gli ebrei sia per il razzismo anti-musulmani.

Pietro Mancini

Caro Dell’Arti,

Vedo che Lei trova convincente il dato sul vero numero dei morti per COVID fornito dal presidente dell’ISTAT. Il criterio usato mi pare nella sostanza lo stesso che avevo prospettato nella lettera dell’ undici gennaio scorso che Lei pubblicò senza commento... ma senza darmi del cretino, come avevo finto di credere potesse fare.

Spero vorrà perdonarmi l’autocompiacimento.

Cordialmente.

Guido Tamburini

«Non si può parlare di Gerusalemme senza amarla» diceva il Cardinal Martini. «Nascere non basta, è per rinascere che siamo nati» proclamava Pablo Neruda. «Vivere e respirare l’aria di Gerusalemme significa nascere una seconda volta. E io mi sento rinato» scrive Antonello Menne, autore del libro da leggere Da Roma a Gerusalemme. Diario di un cammino. Menne è un avvocato, milanese di adozione e formazione ma sardo di origine e sentimento: di Orotelli, nel nuorese, per la precisione. Forte e determinato come tutti i sardi, ha completato le tre “peregrinationes maiores” del Medioevo: quattro anni fa ha raggiunto a piedi Santiago de Compostela, poi ha percorso la Via Francigena, infine nel mese di agosto 2019 a 57 anni si è fatto un mese di cammino sotto il sole cocente da Piazza San Pietro a Gerusalemme, nell’occasione degli 800 anni dello sbarco di Francesco ad Akko in Alta Galilea, incrociando la storia e le religioni. Ha attraversato la Cisgiordania riflettendo sulle ragioni del conflitto e della pace. A fargli compagnia c’erano anche i figli Luca e Chiara, oltre allo zaino pesante e alle inevitabili vesciche. Ha iniziato a camminare da Tel Aviv fino ad Akko, il luogo in cui sbarcavano i crociati diretti a Gerusalemme. Passando da Nazaret, Monte Tabor, Lago di Tiberiade, Cafarnao, il deserto fino a Gerico. Sulle tracce di Gesù “storico”, sui luoghi della sua vita terrena. Dopo gli interessanti diari su Santiago e la Via Francigena, questo breviario laico su Gerusalemme raccoglie la tensione ma anche la gioia di tanti incontri. «Si parte con un’idea e si ritorna con i pensieri capovolti. Si fa esperienza di conoscenza alla fonte. Le ragioni degli arabi e quelle degli ebrei. La sofferenza di molti cristiani sempre più relegati e isolati». Quando negli anni Ottanta Menne studiava alla Cattolica di Milano, per il suo deciso carattere, era già soprannominato il Colonnello. Un motivo ci sarà stato.

Tiberio Fusco

 

 

C’è gente che si lucida le scarpe anche di sotto.

Ci vediamo domani.

 

 

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